BIANCANEVE
Biancaneve, nota anche come Biancaneve e i sette nani, è una fiaba popolare europea. La versione attualmente conosciuta è quella scritta dai fratelli Grimm in una prima edizione nel 1812. I fratelli Grimm trascrissero la fiaba di Biancaneve così come era raccontata nella tradizione orale in Germania. Tuttavia dalla prima versione del 1812 alla settima del 1857 i cambiamenti furono consistenti, come vedremo nell'analisi successiva.
Come ogni fiaba anche Biancaneve nasconde dei profondi messaggi esoterici, delle verità interiori degni di una scoperta psicanalitica del profondo, un immagine dell'anima molto diversa e sopratutto, il punto focale, la relazione con i genitori quanto possa essere distruttiva. Infatti possiamo già domandarci per dare un abbozzo alla fiaba: è possibile che sia la bellezza della figlia il delirio di follia che porta la madre ad istinti di omicidio? Il padre di Biancaneve, dov'è? ecco un padre assente e dominato dall'Ego assoluto di una regina divoratrice di potere. Il bisogno impellente che hanno i giovani di fuggire dalla casa paterna per ritrovarsi nella loro potenzialità e rinascita e tanti altri spunti davvero meravigliosi.
LA GESTAZIONE DELL'INVERNO
La fiaba di Biancaneve inizia con alcuni simboli molto precisi: "Era una fredda giornata d'inverno; bianchi fiocchi cadevano volteggiando dal cielo come piume leggere e una regina sedeva ricamando accanto alla finestra aperta..." L'inverno è la stagione della morte, il sole fiacco e il freddo potente, ma nello stesso tempo è il momento della gestazione, nel grembo della terra tutti i semi come nell'utero si preparano per la prossima primavera, infatti si dice che sotto la neve dorme il pane perchè il grano viene seminato prima delle nevicate e sorge in primavera. Vi siete mai chiesti perchè è così dolce la sensazione che proviamo quando nevica? la fiaba lo dice e continua così: " Mentre così se ne stava, ricamando e guardando la neve, si punse un dito con l'ago e tre gocce di sangue rosse come rubini caddero sul bianco manto nevoso..." il feto galleggia dentro il ventre materno nel liquido amniotico proprio come galleggia un fiocco di neve nell'aria, la nostra psiche riconosce quella sensazione, se la sente a pelle, lo sa che l'ha vissuto in un altro momento, quel silenzio ovattato che crea anche la nevicata è una nostalgia intrauterina, una reminiscenza ti trapassa l'anima, è magico quando nevica, il silenzio è penetrante, la luce è tenera, quasi onirica perchè soffusa, l'aria è quasi tangibile ed impregnate. Ma in quel momento avvenne qualcosa di molto penetrante: Una ferita!!!
LA RINASCITA DEL FEMMINEO INTERIORE
LA GESTAZIONE DELL'INVERNO
La fiaba di Biancaneve inizia con alcuni simboli molto precisi: "Era una fredda giornata d'inverno; bianchi fiocchi cadevano volteggiando dal cielo come piume leggere e una regina sedeva ricamando accanto alla finestra aperta..." L'inverno è la stagione della morte, il sole fiacco e il freddo potente, ma nello stesso tempo è il momento della gestazione, nel grembo della terra tutti i semi come nell'utero si preparano per la prossima primavera, infatti si dice che sotto la neve dorme il pane perchè il grano viene seminato prima delle nevicate e sorge in primavera. Vi siete mai chiesti perchè è così dolce la sensazione che proviamo quando nevica? la fiaba lo dice e continua così: " Mentre così se ne stava, ricamando e guardando la neve, si punse un dito con l'ago e tre gocce di sangue rosse come rubini caddero sul bianco manto nevoso..." il feto galleggia dentro il ventre materno nel liquido amniotico proprio come galleggia un fiocco di neve nell'aria, la nostra psiche riconosce quella sensazione, se la sente a pelle, lo sa che l'ha vissuto in un altro momento, quel silenzio ovattato che crea anche la nevicata è una nostalgia intrauterina, una reminiscenza ti trapassa l'anima, è magico quando nevica, il silenzio è penetrante, la luce è tenera, quasi onirica perchè soffusa, l'aria è quasi tangibile ed impregnate. Ma in quel momento avvenne qualcosa di molto penetrante: Una ferita!!!
LA RINASCITA DEL FEMMINEO INTERIORE
In quel momento la Regina si punge il dito, è il dolore materno, il sangue del parto e la fiaba prosegue di fatto così: " Tanta era la bellezza di quelle tre stille rosso fiamma sul bianco immacolato che la regina pensò: "Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!"... La regina in questo caso è simbolo della nostra interiorità spirituale, il femmineo, che sogna la creazione, il riprodursi: i capelli (testa) neri sono il desiderio del pensiero profondo che coglie il mistero (dark), le labbra rosse sono la passione pura ma anche la vivacità delle parole (la bocca) che parla di ciò che nel cuore abbonda, mentre la pelle bianca indica la purezza dell'intenzione. Biancaneve è l’anima umana o il Sé Superiore, cioè il nostro FEMMININO SACRO INTERIORE, ed è per questo che è bianca, candida come la neve. Il simbolo esoterico dell'acqua è un triangolo a punta verso il basso cioè verso il ventre, utero, inverno, mentre la riflessione è fatta dal freddo intenso, il raccoglimento, ed ecco la neve = acqua+ghiaccio, donde Biancaneve è simbolo di femmineo, la dimensione del Yin interiore.
L'ASSENZA DELLA MADRE E' LA PRESENZA DEL DIVINO
Come spiegato altrove, in moltissime fiabe la madre muore, il protagonista è spesso orfano, il Re padre si risposa ed entra in scena la matrigna cattiva: "Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Ma dopo poco si ammalò gravemente e morì. Un anno dopo il re si risposò". In realtà nella versione più originale la madre si mostra invidiosa dei propri figli e manifesta degli istinti infanticidi, essa viene fatta morire e sostituita con una matrigna cattiva, perchè nella mentalità comune è un tabù pensare ad una madre cattiva, ma credo che questo passaggio meriti un approfondimento, quindi fermiamo ci qui per un attimo: Dietro la nostra madre, che è l'origine della nostra vita, potrebbe nascondersi un ombra psichica mostruosa, la nostra fine, la nostra rovina. Bisogna adesso analizzare questo delicato passaggio interiore tra la donna e la madre.
IL FEMMINEO MORTALE
Il femmineo in noi è quella dimensione interiore portatrice di vita, come lo è la donna che genera e partorisce, anche nella psiche il femmineo dà la luce, l'illuminazione, la consapevolezza. Però quando questo femmineo è malato, storto, addormentato, prende le veci della matrigna perbenista crudele o della strega cattiva (attenzione, questa figura prende anche le sembianze della suocera irrazionale: non sei mai alla mia altezza come mamma per mio figlio), ma vediamo come prosegue la fiaba: "La sua seconda moglie era bella, ma anche gelosa e crudele , e non poteva tollerare neppure il pensiero che esistesse al mondo qualcuna più bella di lei". Il perno su cui gira la problematica di Biancaneve si sa, è uno scontro mortale tra donne, basato sull'invidia, sul problematico rapporto madre-figlia, sull'incedere impietoso del tempo che avanza sopra la bellezza e il potere della gioventù. Questa Ombra materna negativa ce l'abbiamo tutti noi dentro (noi adulti pensiamo sempre che i giovani sono stupidi e che noi abbiamo ragione per esperienza), in un angolino nascosto dell'anima, prima o poi salta fuori e ci mette con le spalle al muro: lei vuole dominare, non ci vuole far crescere, ci vuole tenere al buio, sottomessi. A livello psicanalitico tutti noi abbiamo avuto un modello materno, di cura, di attenzione, di donazione, di dedizione, di amore. Quando questo modello è mancante o deformato, in noi nasce la matrigna (sempre zitella, perchè mai contenta, i figli non sono frutto dell'amore paterno): lei ama mio padre (la mia ragione) più e meglio della mia stessa madre (il mio sentimento), donde vediamo le tipiche persone in preda all'arroganza, la tirannia, la testardaggine e persino della crudeltà. Queste persone non hanno una vita per cui devono occuparsi della vita degli altri (invidia) e quando trovano la vittima (Biancaneve) trovano lo scopo della loro vita: la morte da infliggere.
L'EGO IMPRIGIONATO IN SE STESSO (SELFIE)
La fiaba prosegue: "La seconda moglie del re è una donna bellissima e vanitosa che possiede uno specchio magico al quale chiede in continuazione chi fosse la più bella del regno, sentendosi continuamente rispondere che è lei". Lo specchio è simbolo del riflesso di se stessi quindi della nostra auto proiezione dell'Ego. Ma l'ego non si può evolvere se non esce al di fuori di se stesso, ragione per cui guardarsi sempre allo specchio è cadere nel vortice di una perdita dell'anima (ahimè come la nostra generazioni moderna che non fa altro che selfie... 50 scatti di un viso che sono tutte uguali, ma per il narciso, non bastano mai e poi mai), rispecchiarsi sempre è rimanere prigionieri di un vampirismo immaginario che ti succhia l'energia della personalità e ti svuota. Lo specchio usato in modo negativo porta al narcisismo: vedere solo stessi, è una brama, un vizio, un cancro (specchio delle mie brame). Sono persone insicure, bisognose sempre di conferma, di ammirazione, molto superficiali. Tutte le nostre parti interiori hanno delle ombre, un risvolto, mentre la parte più profonda ed essenziale (il sè, il contatto con il Divino) ha un ombra così immensa (come i buchi neri) che non riflette alcun immagine e soltanto quella dimensione ha il nostro vero volto, ragione per cui ci sentiamo attratti fatalmente da questo punto incerto psichico. Per questo abbiamo paura di guardare quel vuoto, perchè lì scopriremo che non siamo nulla, che non siamo nessuno, che nell'infinito siamo così insignificanti che nulla di ciò che abbiamo o possediamo hanno valore. Per una donna bella è terribile guardare quel brutto vuoto, per un uomo ricco è spaventoso vedere quella sua povertà ... tutti fuggiamo da quello specchio e lo faccio parlare con un fantasma che ci inganna per tenerci tranquilli e ci dice: sei tu il migliore, sei tu la più bella del reame, sei tu il più in gamba della scuola... e via dicendo (per ulteriori informazioni vedere SPECCHIO MAGICO nella nostra pagina dei Puzzle di una fiaba)
SPECCHIO SPECCHIO DELLE MIE BRAME
Molte sono le fiabe dove lo specchio è il paradigma che porta tutto il dramma. Come detto in precedenza lo specchio quando è magico non ubbidisce alle nostre aspettative. Nel mondo di Sofia la ragazza allo specchio strizzò gli occhi mentre lei non lo fece. Ricordiamo pure lo specchio di Alice nel paese delle meraviglie. Qui in Biancaneve lo specchio è sotto il potere della Matrigna che non vuole vedere la realtà bensì manipola la sua stessa coscienza e si fa dire da sola che lei è la più bella del reame. Questo capita in moltissime persone, come si suol dire: se la cantano e e la suonano da soli. La matrigna non vede nello specchio la sua invidia per Biancaneve. Questo è il pericolo dello specchio, anche quello materiale: lo specchio riflette soltanto 2 dimensioni, la tua altezza e la tua larghezza, quindi la tua forma piatta, in poche parole ti schiaccia, ma non ti fa vedere la tua profondità, quella terza dimensione che ti dà spessore, verità, consistenza. Diffidate quindi degli specchio, sono tendenzialmente superficiali, piatti, appunto apparenti ed appariscenti, fanno vedere di te la parte più sottile ed inconsistente, volubile ed effimera. Se tu ti innamori di quell'immagine rimani incantato: ti vedi fuori ma sei fuori di te non dentro, resti fuori, senza personalità, perchè lo specchio materiale non riflette l'anima, vale a dire la profondità.
IL TEMPO, LA CREATURA PIÙ SAGGIA ... TUTTO LO DICE, TUTTO LO RIVELA.
Finora la matrigna non ha fatto altro che manipolare lo specchio, cioè parla da sola, non ascolta la propria coscienza, si dice le verità che vuole sentire, si fa una morale a suo uso e consumo, crede a ciò che le piace e basta. Ma la fiaba dice che "Col tempo, a lungo andare, ad un certo punto lo specchio le dice che Biancaneve è più bella di lei".... Lo specchio per quanto un riflesso materiale è segnato dal tempo e la nostra materialità è succube del tempo che passa, possiamo inventarci il Dio che ci pare, la morale che ci fa comodo, pensare che siamo giusti buoni e corretti, ma il tempo tutto lo rivela, le rughe vengono sempre fuori, le smagliature spuntano, la cellulite non si fa attendere.... il tempo non perdona nessuno. Anche l'anima lo sente il vuoto, la bruttezza della sua mancanza di trascendenza.
Lo specchio in questo momento è il dito della coscienza, il portale che si apre ad un altra dimensione, quella dell'essenziale, della verità. Ricordiamo che sia Biancaneve che la Matrigna sono due dimensioni bipolari dentro di ognuno di noi che si combattono: Biancaneve è l'anima, figlia del Re, lo spirito, il Padre, la ragionevolezza, che però è prigioniera da una gelosia cieca, quella della sua Matrigna, l'Ego naturale, materiale, che fa finta di essere il nostro vero genitore... chi è la più bella delle due dimensioni?
L'ARCHETIPO DELLA MATRIGNA NELLE FIABE
La matrigna nelle fiabe appare come un archetipo ricorrente, basta pensare a quella di Vassilissa, oppure la matrigna di Cenerentola. La più emblematica resta sempre quella di Biancaneve (ne abbiamo già parlato altrove ). Ma la particolarità è che appare il più delle volte con sembianze di avversaria, cattiva e pericolosa. Perchè? perchè in qualche modo noi abbiamo paura di dare la colpa alla madre, meglio che rimanga salva, impeccabile, immacolata, una madonnina, e trovare meglio un altra figura su cui scaricare la colpa, ma ben sappiamo quanto male possano fare anche le madri naturali. Ben sappiamo che alla base di tanti i nostri disturbi, traumi, nevrosi, eccessi caratteriali c'è di fondo un conflitto di un rapporto fallito con i genitori dove la madre è il covo, l'utero, la vita mancante sia per causa principale o per mancanza di intervento. Sia per difetto e cioè una madre mancante, sia per eccesso e cioè una madre iperprotettiva e morbosa. La relazione madre-figlia o madre-figlio non è così lineare, idilliaca e santa come il luogo comune vorrebbe farci credere, anzi come la morale ci costringe a pensare ed affermare. E noi questo rapporto convenzionale di facciata e rispetto educativo c'è lo mangiamo come la mela avvelenata fino ad addormentarci nell'incoscienza più letale e profonda del senso di colpa contro una possibile accusa contro i nostri genitori. Abbiamo paura di dire ai nostri genitori i loro sbaglio buttarli giù dal loro altare, perchè vige il comandamento di onorare padre e madre, ma quando non sono stati loro ad onorare i figli causano in noi una marea di guai. Ed è proprio quello che stiamo per vedere nell'analisi di Biancaneve.
L'OMBRA ECLISSANTE GENITORIALE
I genitori ci generano, ci creano, si dice che ci danno alla Luce, ma attenti che in loro esiste una tendenza naturale, se non si sono evoluti, ad eclissare i figli, a rivedersi nei figli e quindi manovrarli, rimediare nei figli i loro errori, raggiungere nei figli i loro sogni falliti. La vera maternità o paternità ti apre dentro, ti spacca, di porta a morire in dono per l'altro, questo non è facile, soltanto l'amore vero può affrontare questo processo di morte, perchè soltanto l'amore sa morire. La natura invece si aggrappa al suo istinto di sopravvivenza egocentrica, ecco perchè è così difficile amare e sopratutto fare i genitori. La madre diventa Matrigna e il Padre un cacciatore (come vedremo tra poco nel seguito della fiaba). Qui la matrigna è ferma nella contemplazione della propria immagine, del suo Ego assoluto, del suo potere indiscusso: è lei la più bella del reame, lei non parla che con se stessa, con lo specchio. Questa è la situazione di ogni educatore, governante genitore autoritario egocentrista e alla fin fine diventa tiranno. Gli altri sono in funzioni di se stesso, lei o lui non sono mai in discussione, hanno la ragione dello specchio.
Possibile che questa madre, questo politico, questo Papa o capo non lo capiscano? No, non lo faranno mai !!! Per tutta la loro esistenza. Non si fermeranno mai dinnanzi a niente, mai un ripensamento o un momento di riflessione. Resteranno fermi e intransigenti nella ricerca del POTERE, lo scettro del comando, del potere sugli altri e sulla figlia. La matrigna in noi è quell'ombra accecata dal proprio narcisismo e destinata al solipsismo più disperato.
CI VOGLIONO TANTE DONNE PER COSTRUIRE UNA PSICHE VERAMENTE FEMMINILE
Nella fiaba di Biancaneve possiamo analizzare un aspetto fondamentale della psicologia femminile. Finora abbiamo parlato della madre mancante, della matrigna isterica, della bambina in crescita, ci sarà anche la strega, e la donna in fuga e rivincita matura... Possiamo dire che per costruire l'identità una Donna Vera (e della psiche femmineo in un maschio) ci vogliono diversi modelli di femminilità positive e negative, come accadeva un tempo nelle famiglie rurali e domestiche dove zie, cugine, nonne e persino suocere, cognate ed altre intervenivano costantemente nella vita di una ragazzetta (a questo serve l'inter azione delle relazioni), permettendo poi a questa di creare un mondo variopinto dell'identità femminile. Nelle famiglie più moderne la figlia ha un solo specchio: la madre, al limite le maestre a scuola e infine qualche amica, ma è proprio in quel momento, quando la ragazza cerca la sua identità al di fuori dello specchio assoluto delle brame materne, che inizia la sua vera identificazione ed individualizzazione. E' qui dove ogni donna trova la matrigna, cioè l'ideale di una madre che non corrisponde al modello che si era fatta da bambina. Avviene lo stesso per il maschio con il padre, non vede più l'eroe infantile ma si ritrova con un fuggiasco smarrito o fallito nel peggiore dei casi. Freud la chiamava "catastrofe" il confronto con questo modello... e concludeva che l'ambivalenza fa sempre parte dei legami femminili. Se la donna ha introiettato il suo principio femminile, lei può essere madre in tanti modi; mentre se è madre biologica ma non ha un femminile sano dentro di sé, lei non sarà né una buona madre né una donna realizzata: il mondo è pieno di queste madri non donne, sono le Matrigne e le streghe delle fiabe. La donna è madre perché è donna (cioè portatrice del principio femminile); non è donna perché è madre. Lei è generatrice perché il suo principio femminile è in se stesso generosità, cura e libertà.
IL TAGLIO OMBELICALE PSICOLOGICO
Diversi sono i tagli o separazioni che subiamo noi nei riguardi e confronti dei nostri genitori: il primo è il taglio fisico ombelicale, il distacco dalla placenta materna nel parto, poi il distacco dal seno, lo svezzamento materno, in seguito c'è il distacco razionale ed emotivo, cioè quando il filio o figlia inizia a pensare per conto proprio o sentire e farsi le proprie emozioni, si creano altri modelli che non sono i genitori. Qui entra il gioco il trauma della Matrigna di Biancaneve che è comune in molti genitori frustrati. La crisi avviene quando Biancaneve si distanzia dalla regina, cresce e si separa, Grimilde, la matrigna, non riesce ad elaborare il lutto per la perdita dell’oggetto narcisistico: la bellezza della figlia che la supera per cui non riesce a passare ad un attaccamento di tipo oggettuale, è significativo che nella favola sia proprio un oggetto narcisistico per eccellenza, lo specchio, a dare via al conflitto. La matrigna resta narcisista, dà la colpa alla bellezza di Biancaneve ma non vede il suo invecchiamento. Fate attenzione: quando un genitore non ha costruito nel tempo il suo valore personale indipendente dai figli, pensa che esiste solo il ruolo di mamma e papa, invece questo è a lungo andare distruttivo sia per i genitori che per i figli che devono ad un certo punto distaccarsi dai genitori: il taglio ombelicale psicologico. Gesù dice che una persona si distacca psicologicamente dai genitori soltanto quando conosce l'amore "per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie". Finchè noi non conosciamo l'amore saremo in qualche modo influenzati dalle minacce della Matrigna di Biancaneve. Dall'altra parte se i genitori come coppia non sono cresciuti con altri obiettivi si sentiranno falliti una volta i figli si rendano indipendenti (il taglio economico è l'ultimo, quando i figli diventano autonomi a livello sociale). Per il contrario se i genitori instaurano una sana distanza tra loro e i figli, si crea un valore di qualità tra tutti e per tutti, gli spazi aperti concedono a tutti autostima e libertà. Guardate il grande problema delle mamme suocere che continuano a mettere naso e parole nelle famiglie dei figli, vogliono persino educare i nipoti, sono mele avvelenate per Biancaneve.
Quando nella coppia non si crea un modo alternativo per essere e vivere per se stessi quindi non solo ridotti al ruolo di genitori, i figli una volta che decidono prendere il volo, la madre o il padre possono inciampare nella sindrome del "nido vuoto" e creare un voragine distruttiva intorno a sè e nel nome dell'amore perseguitare i figli ovunque con pretese inaudite, come vedremo a continuazione nel piano della matrigna contro Biancaneve: le dà la caccia spietata.
IL CACCIATORE DA CACCIA
Finalmente la figura maschile appare in azione nella fiaba, prima si era visto come un Re che ha voluto rimediare con il matrimonio la morte della sua prima moglie, quindi tappa un buco creandone un altro. E' tipico dei maschi, loro non buttano la polvere ma la spostano dal luogo dove voglio stare puliti o la nascondono sotto i tappeti. Qui il maschile viene addirittura comandato dalla Regina, è lei che domanda, il femminile esaurito è la voce che predomina nelle anime disturbate: "La regina, arrabbiatissima e invidiosa della sua figliastra Biancaneve, incarica un cacciatore di portare la ragazza nel bosco, ucciderla e riportarle i polmoni e il fegato come prova della conclusione del suo compito". Il cacciatore rappresenta il soggiogamento delle nostre tendenze animali, è quella dimensione psichica che pur violenta si sfoga in maniera sportiva: la caccia. Il cacciatore ha l'aria del duro, dell'assassino ma in realtà che quella parte di noi che sopprime gli istinti animaleschi. Nell'antichità questo ruolo aveva uno scopo superiore: nutrire la famiglia, donde la sua immagine paterna. La ragione che dà la caccia agli istinti animaleschi per colmare la fame del senso, dell'anima, del femmineo. Diciamo che è la dimensione maschile della ragione che insegue le bestie dell'assurdo per trovare una ragione di vita. Infatti nella fiaba lui compie il doppio ruolo: esegue gli ordine della madre ma si limita a far in modo tale che la figlia possa fuggire. E' quella parte psichica che in noi, sotto sotto, di nascosto, trasgredisce, sgarra, fa qualche birichinata ma la fa passare per eroica, come dice la fiaba proseguendo: "Il cacciatore tuttavia, impietosito, non ha cuore di svolgere l'incarico, allora decide di lasciare la fanciulla nel bosco e di uccidere al suo posto un cinghiale, portandone poi gli organi alla regina, convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce. La regina, dopo aver ricevuto il fegato e i polmoni del cinghiale, li mangia, convinta che siano quelli di Biancaneve". Fegato e polmoni sono simboli di coraggio e spazio in quanto l'aria è quello che viene a mancare ad un anima preda dalla matrigna psichica. Possono anche rappresentare non solo dimensioni interne della nostra psiche, ma anche persone esterne che svolgano il ruolo di cacciatori, come genitori che stanno sempre dietro le calcagna dei figli oppure genitori mancanti (matrigne) che si divorano ogni sogno, spazio, realizzazione dei figli.
L'ABBANDONO NEL BOSCO
Prosegue la fiaba: "Il cacciatore tuttavia decide di lasciare la fanciulla nel bosco convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce". I simboli sono chiari: il cacciatori è quella parte irrazionale, spensierata, ci tiene al senso ma è ancora insensato, ci tiene ad una ragione ma le dà la caccia in modo irragionevole; è quella dimensione maschile che in noi abbandona lo spirito nel bosco, simboli dell'inconscio smarrito, trascurato, selvaggio. Non uccide l'anima, non fa fuori Biancaneve, ma la lascia in preda alla morte naturale.
Il bosco è quasi direi un archetipo fiabesco, è la brughiera di Malefica, il luogo più naturale e primitivo della nostra psiche dove avviene l'incontro con il sè primordiale che si palesa in forma di animale, orco o, come vedremo nel caso di Biancaneve, di nani , gnomi, elfi. E' un luogo tenebroso, quindi il buio dell'incoscienza. Le belve feroci sono tali soltanto perchè non sei a loro connaturale. Biancaneve, anziché lasciarsi sopraffare da un ambiente nuovo ed ostile, lo esplora e fa amicizia con gli animali del bosco, imparando che se vivi nella loro natura e secondo le loro regole diventi animali anche tu, quindi vi nasce l'intesa e la complicità, come dovrebbe fare lì'uomo co il suo mondo interiore e psichico sconosciuto e selvaggio. Ulisse era anche mosso dal desiderio di conosce l'ignoto e senza questo desiderio, come diceva Platone, l'uomo non avrà mai la conoscenza di se stesso.
IL DISTACCO PSICOLOGICO... ANDARE VIA DA CASA
La fugga o abbandono della casa paterna e materna, ecco la tappa indispensabile ed imprescindibile nella vita di ogni persona. Quando prendiamo le distanze dalle origini nasce in noi il senso di identità, crea dolore ma anche una soddisfazione di autonomia. Il dolore è sempre presente in ogni momento di crescita, per cui non deve essere vissuto come uno ostacolo bensì come un input per proseguire nel distacco. Tutti noi, prima o poi, sentiamo che il nostro nido originale ci soffoca, le regole di casa paterna ci stanno strette, persino le cure materne ci assillano, il bisogno di farsi strada, di andare via è sintomo di normalità, di una psiche sana e in via di sviluppo, chi non lo sente e non lo fa si identifica con la strega matrigna, diventano persone tossiche, vampiri, succhia vite altrui. Non è poi tanto la paura del distacco e della nuova vita da scoprire ma il confronto con l'ombra genitoriale che si lascia alle spalle. Come spiega Freud in “Totem e Tabù”, rispetto alla fobia .... “L’odio derivante dalla rivalità per la madre non può espandersi liberamente nella vita psichica del bambino, deve lottare contro la tenerezza e l’ammirazione da sempre esistenti per la stessa persona che è oggetto di odio, il bambino si trova un atteggiamento emotivo ambiguo, ambivalente nei confronti del padre e in questo conflitto di ambivalenza si procura un sollievo spostando i suoi sentimenti di ostilità e di paura su un surrogato". Lo spostamento di un conflitto su un oggetto fobico è una soluzione abbastanza comune nell'infanzia, ecco perchè si ha paura di tutto: il buio, grandi animali, la strega, l’uomo nero (l’orco delle fiabe) sono oggetti persecutori universali che popolano i sogni e le fantasie dei bambini, ma ahimè anche di molti adulti che non hanno mai abbandonato l'ombra dei genitori. Oggi subentra anche la scusante economica per restare a casa, e dico scusante perchè non esiste in natura niente di più potente che il bisogno, basta buttarsi, andare via da casa e il bisogno di porta a cavartela sempre in qualche modo, si innescano energie di sopravvivenza che non avresti mai immaginato.
LA CASA SPERDUTA NEL BOSCO
Ecco un altro tassello immancabile nel simbolismo delle fiabe, il bosco che rappresenta quella dimensione interiore naturale in cui noi troviamo solitudine, silenzio, aria pulita, quindi pace, ma anche la paura perché vi abitano animali selvaggi. Alberi e piante sono quell'infinità di emozioni e pensieri che si annidano nel bosco dell'anima. Entrare o perdersi nel Bosco è simbolo di mettersi in viaggio iniziatico verso il mondo introspettivo della psiche che ospita forze naturali e sconosciute, gli aspetti inesplorati della psiche legati alla sopravvivenza e all'istintività. Ma una casa di primo acchito è un mistero, è prova che qualcuno vi abita e conosce quel luogo sperduto quindi ne è il padrone e il guardiano. Questa casa è manifestazione di qualcuno che ci ha lavorato per dominare quel luogo selvaggio. Nella giungla vivono o le bestie o i demoni oppure uno che ha saputo stare in una via di mezzo: l'eremita, l'elfo, il gnomo o, come nel caso di Biancaneve, i Nani che sono 7. Ma cosa rappresentano queste creature selvagge e divine?
LA CASETTA NEL BOSCO
La casa nel bosco sperduta è e resta comunque un luogo di misterioso, dunque è un luogo sperduto dove ritrovarsi, appunto come l'inconscio umano. Ma c'è un particolare prezioso se analizziamo il termine tedesco usato dai Fratelli Grimm per capanna nel bosco, loro usano la parola hütte che significa capanna, rifugio ma anche loggia, cioè quel luogo misterioso dove si forma un gruppo dedito alla ricerca di un mistero o alla confabulazione di un complotto, come la loggia dei massoni, come la lega degli assassini, come il rifugio segreto dei supereroi, come l'eremo per i solitari e via dicendo... E' quindi un luogo iniziatico, un ritiro per l'anima, un campo di concentramento per lo spirito, una vera palestra mentale, non per caso questo sarà il luogo dove una bambina come Biancaneve diventa donna, dove una debole muore e risorge, dove una perseguitata si sveglia e dà la caccia ai suoi persecutori.
SETTE NANI
Ecco arrivati ad un punto fondamentale della fiaba, l'incontro di Biancaneve con i 7 nani che abitano la casa abbandonata nel bosco, che in realtà non è abbandonata (come non lo è la nostra dimensione psicologica o spirituale) bensì sconosciuta. Nella mitologia i nani sono la rappresentazione delle forze interiori psichiche: lavorano in miniere oppure nei dungeon, luoghi misteriosi, impervi, pieni di labirinti, abitati da spiriti, mostri ma anche colmi di pietre preziose e tesori, immagine perfetta della nostra anima e del suo inconscio. Il Nano sembra grezzo, duro, ma è l'unica forza per addentrarsi nel sottofondo della psiche. I labirinti dell'anima umana sono sottili, ci vuole un intuito fine, un istinto umile ecco perchè i nani, con la loro piccolezza, sono simbolo di semplicità, umiltà e concretezza. Biancaneve però non lo sa, lei entra in casa e la trova vuota: tipico del nostro primo incontro con la psiche, con la coscienza, con lo spirito: La casa è vuota e Biancaneve, affamata e stanca, entra, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai nani, prendendone un poco di ogni porzione, e poi si addormenta nell'unico dei sette letti della propria misura. In altre parole sembra che si sia un po ubriacata, dunque non vi meravigliate se inizialmente vi gira la testa quando iniziate un cammino introspettivo, non si capisce niente di se stessi. Tra lei e i nani inizia un rapporto di collaborazione: lei serve in casa e loro lavorano in miniera. Che significa questo?
I 7 NANI
Il nano sembra un uomo incompleto, rappresenta quindi dentro di noi quella dimensione da rifinire, il nano è sempre al lavoro, come detto prima sono quelle energie piccolissime che lavorano dentro di noi, la miniera è immagine dell'inconscio, il sottosuolo, le nostre parti oscure. Il lavoro del nano è la ricerca delle gemme simbolo della virtù, della verità, della consapevolezza. Il lavoro nelle miniere è un lavoro sporco, poca luce tanta polvere, rischio di crollo e si adisce al mondo interiore: c'è la polvere della nostra trascuratezza, della nostra dimensione bruta, grezza, c'è poco ossigeno quindi poca verità nei nostri sbagli fatti, poca luce nei nostri torti subiti o commessi. Il numero 7 si presta a numerose interpretazioni simbolice: 7 sono i chakra come fonti di luce, 7 i peccati capitali da vincere con le sue corrispettive 7 gemme che sono le virtù cardinali e teologali (4+3=7). 7 i giorni della settimana e sta ad indicare il lavoro continuo su di sè, senza sosta; 7 le noti musicali, 7 i pianeti principali. In altre fiabe ci sono gli stivali delle 7 leghe; Pollicino e i suoi fratelli sono 7; sette sono i fratelli Weasley della saga di Harry Potter.
BIANCANEVE (FILM 2012)
C'è un film su Biancaneve, diretto da Tarsem Singh, che merita una visione, in particolare per la sua libera rivisitazione della fiaba dove la prospettiva è tutt'altro che scontata, anzi davvero azzeccata per tanti versi: i nani erano stati disprezzati (come lo è la vita spirituale) da una Regina despota (da un mondo materialista). Biancaneve salva il principe e non viceversa, perchè è la nostra dimensione spirituale che può dare al mondo maschile (attivo, materiale) un senso di riscatto. I nani addestrano la debole fanciulla rendendola una intrepida guerriera, appunto come fa un cammino introspettivo che rende la nostra psiche sveglia, pronta ad affrontare qualsiasi problema, trauma, umiliazione, disgrazia. Biancaneve poi libera il padre dall'incantesimo della Regina, è la riconciliazione personale con il padre psichico, con l'origine, con il divino che subisce un incantamento superstizioso da parte di religioni varie.
I NOMI DEI 7 NANI
Oltre alla simbologia del numero 7, come perfezione e ricerca di armonia in tutti i suoi multipli, anche ai nani nella fiaba viene dato un nome e persino ognuno ha un profilo caratteriale ben definito e diverso. Bene e male in ognuno di loro, pregi e virtù:
1. BRONTOLO è sempre imbronciato, scontroso ed irascibile, associato alchemicamente a Saturno per la sua ritrosia ma anche prudenza; infatti fu Brontolo è il primo dei nani a riprendere in mano la situazione dopo avere scoperto che Biancaneve è in pericolo e incita i suoi compagni a inseguire la matrigna di Biancaneve, fino a inseguirla nel dirupo della montagna. Fu lui che ricevette il bacio di Biancaneve, perchè la nostra anima ha bisogno delle coccole e la dolcezza per sconfiggere il suo lato brontolone e burbero, sintomi di un lato oscuro di un infanzia ferita ed incompresa.
2. CUCCIOLO, è il più piccolo, un nano senza barba, persino muto, la nostra dimensione più infantile, tenera, persino debole. Era collegato Mercurio perchè piccolo fa caloroso, fluido come un metallo fuso nella sua dolcezza.
3. DOTTO il più saggio, unico a portare gli occhiali, ha l'aria di essere il capo, infatti quando tutti sono in disaccordo lui li mette in riga, dà l'orientamento alle soluzioni, ma proprio come la ragione quando è nervoso sbaglia scambiando le vocali tra le parole e dice cose senza senso. Autorevole e gioviale, per ciò collegato a Giove nella sua grandezza.
4. EOLO è l'allergico, starnutisce con potenza, anche se il suo nome è quello del Dio dei venti, lui spazza via con l'aria del suo naso quanto gli si mette di mezzo, collegato a Marte per la sua irruenza, è l'aria dello spirito che allergica a quanto non è connaturale allontana da noi ciò che ci potrebbe far del male.
5. GONGOLO è il più anziano (sopraccigli bianche) è per questo è il portatore dela felicità, frutto della maturità, è il più corpulento ma la sua massa è volume di allegria per questo collegato al Sole perchè raggiante e solare.
6. MAMMOLO è quello più timido, la nostra parte mammona, ancora paurosa, arrossisce allo sguardo di Biancaneve, ma non è pudore, è sangue di passione repressa, bisognoso di cure ed attenzione, una dimensione che si nasconde in ognuno di noi, collegato quindi a Venere.
7. PISOLO rappresenta il nostro mondo onirico, la Luna, sempre con sonno, si addormenta facilmente ed ovunque, anche se disturbato da una mosca questa dorme la notte accanto a lui, è l'alter Ego buono, la vocina della coscienza nel sogno.
SERVILE O SERVIZIEVOLE
La fiaba mette subito in chiaro il rapporto tra Biancaneve e i Nani: loro la ospitano offrendole un rifugio con tanto di vito ed elogio mentre lei li aiuta accudendoli nelle faccende domestiche. Spesso entriamo in contrasto nella collaborazione che dovrebbe esserci nella convivenza di gruppo, oppure persino di coppia, tra un uomo e una donna, ognuno contribuisce con il suo dono ed operare, quindi c'è uno scopo nobile comune, allora le azioni sono servizievoli, un servizio fatto da persone libere e consenzienti, quindi fatto con piacere. Quando questo presupposto vien meno allora ci si sente schiavi, non più servizievoli ma servili, oppressi. In coppia lei si sente serva di lui e lui schiavo di lei, non si aiutano a vicenda ma si sfruttano vicendevolmente. La stessa collaborazione ed equilibrio deve avvenire a livello psichico: l'anima deve dare motivazione al corpo per godersi la vita materiale a livello emotivo senza cadere nei sensi di colpa, mentre il corpo deve offrire spazio e tempo all'anima per metabolizzare le sue intuizioni e pensieri senza far vivere al corpo vuoti emotivi.
L'ANIMA NON MUORE MAI DI MORTE NATURALE
Come l'amore la nostra anima non muore mai di morte naturale, è nata per vivere, la morte non è nella sua essenza, la si può ingannare con il sonno mortale, assopirla, dimenticarla, abbandonarla, ma lei prima o poi si muove, ci infastidisce, si fa sentire con la noia, il tedio, la nostalgia, i rimorsi, la tristezza incomprensibile, la paura e tante altre emozioni che spesso ci assalgono senza un perchè. Ecco come continua la fiaba: "La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva, grazie allo specchio fatato, scopre che la figliastra è ancora viva e in salute". Nello specchio dell'anima prima o poi si riflette il vuoto dell'Io mancante in ognuno di noi. I nostri difetti non sono che il riflesso dell'anima agonizzante. Perchè? Winnicot sosteneva che "il precursore dello specchio è la faccia della madre" . Tutti noi da bambini abbiamo cercato sempre nel volto della nostra madre le approvazioni per gettare il fondamenta della nostra identità personale. Fate caso ai bambini, in maniera speciale le bambine che hanno una capacità superiore a leggere espressioni visive e movimenti corporei, da piccoli cerchiamo nel viso e negli occhi della mamma un attenzione, un approvazione, un incoraggiamento... basta uno sguardo, un sorriso, un ghigno, un arruffarsi di sopraccigli e il fanciullo capisce al volto il messaggio. E' il rispecchiamento dell'anima nostra in quella dei genitori attenti ed amorosi, è una prassi o meccanismo con il quale l'infante costruisce la sua personalità, nell'immagine del giudizio di chi lo ama, è il riflesso nello specchio animico. Ne consegue che il bambino che trova negli occhi e nel viso della madre accoglimento, fiducia, contenimento e sostegno si vedrà restituita un’immagine sana, fiduciosa e positiva di sé; mentre il bambino che avrà davanti a sé gli occhi di una madre che, ad esempio, è assente oppure traumatica o è chiusa nella rigidità delle proprie difese, nei suoi occhi potrà solo “guardare” ma non “vedere” e trovare se stesso. E' questo ciò che capita alla Matrigna, la Regina cattiva, è persa in se stessa e vuole ritrovarsi nell'altro per distruggere nell'altro se stessa. Atteggiamento tipico degli invidiosi, dei gelosi, degli egoisti. Questo li rendi streghe nel senso negativo del termine e così continua la fiaba: "Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca di uccidere Biancaneve".
2 TENTATIVI LETALI ED UN TERZO MORTALE
La Regina cattiva prende di mira Biancaneve, questa volta lei in persona vuole ucciderla, niente commissioni, niente emissari, niente sicari comandati. Quando l'anima inizia a risvegliarsi in noi, quando prende forza nella sua casetta interiore del bosco, allora la strega, quella dimensione psichica frustrata che ci portiamo da anni nell'inconscio, ci dà la caccia. La fiabe ci dice che 3 sono stati i tentativi omicidi: "Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca per due volte di uccidere Biancaneve, prima stringendole una cintura in vita fino a toglierle il respiro, poi facendole passare tra i capelli un pettine avvelenato. In entrambi i casi la giovane sviene, ma viene salvata dall'intervento dei nani, che riescono a farle riprendere i sensi, ammonendola ogni volta di non far entrare nessuno in casa in loro assenza". Venditrice ecco l'offerta, si presenta prima come una che ha bisogno, appunto, è quella nostra dimensione di piaceri, curiosità, indigenza e vecchia in quanto infonde fiducia, maturità, ma una vecchia che ancora lavora ci fa pena, compriamo più per carità che per necessità. E' in questo modo che noi trattiamo le nostre tentazioni ancestrale. La cintura alla vite è il colpo letale alla volontà, ci cinge, ci ferma, svogliati di far qualcosa, ci toglie il respiro cioè lo spirito iniziatico, mentre il pettine avvelenato è il colpo all'intelletto (volontà ed intelletto, le sue potenze dell'anima, cuore e testa), simbolo quindi dei pensieri (Capelli) avvelenati, cioè sempre negativi, ragioni critiche distruttive. Ma a salvare Biancaneve sono sempre i Nani, quelle potenze della psiche che arrivano sempre in temp a casa, laboriose e deste. Ricordatevi che non esistevano armi o spade più potenti e magiche che non fossero forgiate dai Nani. Dopo 2 tentativi falliti dall'esterno, uno al cuore con mancanza di obiettivi ed emozioni, ed un altro alla testa con mancanza di ragioni e sensatezza, il terzo va dritto dentro, nello stomaco: la digestione della mela.
LA FATIDICA MELA
BASTA CON IL CLICHE ROMANTICISTICO DEL PRINCIPE AZZURRO
In tutte le fiabe è il principe azzurro a salvare la povera fanciulla dagli incantesimi, diventato il classico cliché dell'amore platonico. Ma la realtà è ben diversa: innanzitutto il principe, a livello psicanalitico, non è l'altro, la persona amata che ci manca, ma è quella dimensione o caratteristica interiore maschile che decide di far fronte alla situazione è l'intraprendenza, la rivoluzione interiore. Azzurro in quanto il suo orientamento è in linea con il femmineo cioè spirituale e quindi celeste. Nell'anima nessuno salva nessuno, ognuno si deve salvare da solo. Principe non significa ricchezza o sicurezza economica, ma nella fiaba è un simbolo di regalità quindi maturità, pronto ad assumersi le responsabilità delle sue azioni. Se a far sì che Biancaneve, come la bella addormentata, sia sprofondata in un sonno mortale, sia stato l'amore fallimentare con i genitori, allora la riuscita dei nostri traumi starà quando noi riusciremo ad amarci e darci la giusta autostima e questo è l'amore giusto per se stessi, ecco allora l'immagine regale del principe. Quando la nostra dimensione maschile e il femmineo s'incontrano, quando cuore e testa si allineano, quando volontà ed intelletto si mettono d'accordo, allora questa unione sublime è il bacio salvifico.
IL BACIO SALVIFICO
In molte fiabe appare questo bacio di trasformazione che sveglia il morto, che spezza un incantesimo, che trasforma il rospo in principe, che sveglia dal letargo. Ripetiamo, quando anima ed animus s'incontrano, quando cuore e testa si allineano, quando volontà ed intelletto si mettono d'accordo, allora questa unione sublime è il bacio salvifico. Il bacio è la coerenza silenziosa di 2 dimensioni, due labbra che nel bacio non parlano ma sigillano la stessa emozioni, è l'unione degli opposti (Yin e Yang), è lo sbocciare della dualità raggiunta quindi il risveglio della natura in noi. Biancaneve in realtà bacia se stessa, il Principe non è altro che il suo alter Ego, la sua dimensione maschile matura. Il bacio è una parola silenziosa, è un alito di vita condiviso, Il Principe è l'Io maturo che con la sua decisione dà vita al femmineo interiore, di prendere posizione e opposizione contro l'immagine frustrante della Matrigna (società castrante). Il risveglio di Biancaneve è simbolo di individuazione, di rinascita, libertà ed autonomia.
IL POMO D'ADAMO E' UNA MELA ALLA GOLA
Il pomo d'Adamo è l'espressione con cui si designa comunemente la sporgenza della cartilagine tiroidea che circonda la laringe, in alcune culture viene chiamata anche la mela che Adamo non digerì peccando e, guarda il caso, in alcune versioni di Biancaneve, a vegliare la Fanciulla dal sonno mortale non fu un bacio di nessun principe, bensì un colpo: Il Principe innamorato dallo splendore di questa fanciulla convinse i nani di portarla nel suo Castello soltanto per adorarla e contemplarla, è un amore puro, adorazione direi religiosa. E' quella visione astratta angelica e spirituale che abbiamo tutti noi sull'anima e lo spirito. Ma nel tragico verso il castello la carrozza viene scossa e la bara cadde violentemente per terra. Il colpo della bara fa sì che la mela che si era incastrata nella gola di Biancaneve esca fuori, proprio come quel classico colpo sulla schiena che si dà a chi si sta soffocando. Spesso noi quando abbiamo un segreto o una sentimento che ci opprime, si dice che abbiamo un nodo alla gola, ecco qui la mela avvelenata, quella verità che non riusciamo a digerire, quel sentimento non detto, quell'emozione non vissuta. Ci vuole un colpo, un incidente, un contrasto con la realtà per farci venire fuori e farci crescere nello spirito.
LA RIVINCITA DELL'ANIMA
Senza la mela in gola Biancaneve ha il potere nuovamente di parlare, è il passaggio psicologico dalla fase orale a quella genitale ecco perchè il matrimonio; con matrimonio s'intende l'unione dalle nostre due dimensioni interiori diverse ed opposte: testa e cuore, Yang e Yin, il maschile con il femmineo, la nostra capacità di vivere la materia e la forza di vivere nello spirito, quindi armonia. Biancaneve e il Principe si sposano, sono le nozze alchemiche, Anima e corpo sono in armonia con e in un unico Spirito. L'unione di queste nostre potenzialità è l'unica via per dare alla luce il Cristo, cioè la luce della consapevolezza, la coscienza cristina, il Verbo divino che s'incarna. Biancaneve diventa Regina e ha un castello suo, senza bisogno di ereditare o spodestare quello della Madre matrigna cattiva Regina. Ma ... la vecchia Regina si reca alle nozze. E la fiaba prosegue: " Questa, che non conosceva il nome della sposa ma era stata avvertita dallo specchio magico che era più bella di lei, rimane impietrita riconoscendo la sua figliastra ".
VITTIMA DELLA PROPRIA INVENZIONE
Lo specchio della coscienza continua ad avvertire la Regina della sua gelosia malefica, le dice che la sposa del Principe è la più bella del reame e lei non resiste la verità e va al ballo del matrimonio, ma resta pietrificata quando scopre che Biancaneve è viva. Vi sembrerà strano ma questa condizione mentale dell'Ego narcisistico in noi, più diventa vecchio e più fa fatica a morire, dobbiamo stare sempre all'erta con la nostra ombra, lei come la Matrigna è sempre pronta a iniziare da capo la caccia alla nostra bellezza interiore.
La strega cattiva in noi va tenuta a bada, come? ce lo dice la fiaba: "Nel frattempo erano state fatte arroventare sulle braci due scarpe di ferro, che la malvagia matrigna di Biancaneve viene costretta ad indossare. A causa del dolore procuratole dalle calzature incandescenti, la Regina cattiva è costretta a ballare finché non cade a terra morta". L'immagine sembra molto crudele ma non lo è tanto quanto la crudeltà della Matrigna. Le scarpe di ferro stanno a significare l'immobilità, come dicevamo prima tenere a bada, ferma la nostra ombra; se si muove è per ballare, cioè seguire il nostro ritmo, l'armonia. Il calore rovente è il dolore esistenziale che dobbiamo patire, è inevitabile una volta che ci siamo risvegliati alla luce, il ballo interminabile della vita sarà sempre in qualche modo pesante (la leggera pesantezza dell'essere, ecco le scarpe di ferro roventi), chi capisce sempre patisce. Un altra versione della fiaba è molto più compatibile con la serenità acquisita di Biancaneve: la strega viene rinchiusa in una cella oscura, vestita di cenci e dimenticata, tranne Biancaneve che ogni tanto la visita per darle conforto perchè i buoni non cedono all'odio.
L'ASSENZA DELLA MADRE E' LA PRESENZA DEL DIVINO
Come spiegato altrove, in moltissime fiabe la madre muore, il protagonista è spesso orfano, il Re padre si risposa ed entra in scena la matrigna cattiva: "Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Ma dopo poco si ammalò gravemente e morì. Un anno dopo il re si risposò". In realtà nella versione più originale la madre si mostra invidiosa dei propri figli e manifesta degli istinti infanticidi, essa viene fatta morire e sostituita con una matrigna cattiva, perchè nella mentalità comune è un tabù pensare ad una madre cattiva, ma credo che questo passaggio meriti un approfondimento, quindi fermiamo ci qui per un attimo: Dietro la nostra madre, che è l'origine della nostra vita, potrebbe nascondersi un ombra psichica mostruosa, la nostra fine, la nostra rovina. Bisogna adesso analizzare questo delicato passaggio interiore tra la donna e la madre.
IL FEMMINEO MORTALE
Il femmineo in noi è quella dimensione interiore portatrice di vita, come lo è la donna che genera e partorisce, anche nella psiche il femmineo dà la luce, l'illuminazione, la consapevolezza. Però quando questo femmineo è malato, storto, addormentato, prende le veci della matrigna perbenista crudele o della strega cattiva (attenzione, questa figura prende anche le sembianze della suocera irrazionale: non sei mai alla mia altezza come mamma per mio figlio), ma vediamo come prosegue la fiaba: "La sua seconda moglie era bella, ma anche gelosa e crudele , e non poteva tollerare neppure il pensiero che esistesse al mondo qualcuna più bella di lei". Il perno su cui gira la problematica di Biancaneve si sa, è uno scontro mortale tra donne, basato sull'invidia, sul problematico rapporto madre-figlia, sull'incedere impietoso del tempo che avanza sopra la bellezza e il potere della gioventù. Questa Ombra materna negativa ce l'abbiamo tutti noi dentro (noi adulti pensiamo sempre che i giovani sono stupidi e che noi abbiamo ragione per esperienza), in un angolino nascosto dell'anima, prima o poi salta fuori e ci mette con le spalle al muro: lei vuole dominare, non ci vuole far crescere, ci vuole tenere al buio, sottomessi. A livello psicanalitico tutti noi abbiamo avuto un modello materno, di cura, di attenzione, di donazione, di dedizione, di amore. Quando questo modello è mancante o deformato, in noi nasce la matrigna (sempre zitella, perchè mai contenta, i figli non sono frutto dell'amore paterno): lei ama mio padre (la mia ragione) più e meglio della mia stessa madre (il mio sentimento), donde vediamo le tipiche persone in preda all'arroganza, la tirannia, la testardaggine e persino della crudeltà. Queste persone non hanno una vita per cui devono occuparsi della vita degli altri (invidia) e quando trovano la vittima (Biancaneve) trovano lo scopo della loro vita: la morte da infliggere.
L'EGO IMPRIGIONATO IN SE STESSO (SELFIE)
La fiaba prosegue: "La seconda moglie del re è una donna bellissima e vanitosa che possiede uno specchio magico al quale chiede in continuazione chi fosse la più bella del regno, sentendosi continuamente rispondere che è lei". Lo specchio è simbolo del riflesso di se stessi quindi della nostra auto proiezione dell'Ego. Ma l'ego non si può evolvere se non esce al di fuori di se stesso, ragione per cui guardarsi sempre allo specchio è cadere nel vortice di una perdita dell'anima (ahimè come la nostra generazioni moderna che non fa altro che selfie... 50 scatti di un viso che sono tutte uguali, ma per il narciso, non bastano mai e poi mai), rispecchiarsi sempre è rimanere prigionieri di un vampirismo immaginario che ti succhia l'energia della personalità e ti svuota. Lo specchio usato in modo negativo porta al narcisismo: vedere solo stessi, è una brama, un vizio, un cancro (specchio delle mie brame). Sono persone insicure, bisognose sempre di conferma, di ammirazione, molto superficiali. Tutte le nostre parti interiori hanno delle ombre, un risvolto, mentre la parte più profonda ed essenziale (il sè, il contatto con il Divino) ha un ombra così immensa (come i buchi neri) che non riflette alcun immagine e soltanto quella dimensione ha il nostro vero volto, ragione per cui ci sentiamo attratti fatalmente da questo punto incerto psichico. Per questo abbiamo paura di guardare quel vuoto, perchè lì scopriremo che non siamo nulla, che non siamo nessuno, che nell'infinito siamo così insignificanti che nulla di ciò che abbiamo o possediamo hanno valore. Per una donna bella è terribile guardare quel brutto vuoto, per un uomo ricco è spaventoso vedere quella sua povertà ... tutti fuggiamo da quello specchio e lo faccio parlare con un fantasma che ci inganna per tenerci tranquilli e ci dice: sei tu il migliore, sei tu la più bella del reame, sei tu il più in gamba della scuola... e via dicendo (per ulteriori informazioni vedere SPECCHIO MAGICO nella nostra pagina dei Puzzle di una fiaba)
SPECCHIO SPECCHIO DELLE MIE BRAME
Molte sono le fiabe dove lo specchio è il paradigma che porta tutto il dramma. Come detto in precedenza lo specchio quando è magico non ubbidisce alle nostre aspettative. Nel mondo di Sofia la ragazza allo specchio strizzò gli occhi mentre lei non lo fece. Ricordiamo pure lo specchio di Alice nel paese delle meraviglie. Qui in Biancaneve lo specchio è sotto il potere della Matrigna che non vuole vedere la realtà bensì manipola la sua stessa coscienza e si fa dire da sola che lei è la più bella del reame. Questo capita in moltissime persone, come si suol dire: se la cantano e e la suonano da soli. La matrigna non vede nello specchio la sua invidia per Biancaneve. Questo è il pericolo dello specchio, anche quello materiale: lo specchio riflette soltanto 2 dimensioni, la tua altezza e la tua larghezza, quindi la tua forma piatta, in poche parole ti schiaccia, ma non ti fa vedere la tua profondità, quella terza dimensione che ti dà spessore, verità, consistenza. Diffidate quindi degli specchio, sono tendenzialmente superficiali, piatti, appunto apparenti ed appariscenti, fanno vedere di te la parte più sottile ed inconsistente, volubile ed effimera. Se tu ti innamori di quell'immagine rimani incantato: ti vedi fuori ma sei fuori di te non dentro, resti fuori, senza personalità, perchè lo specchio materiale non riflette l'anima, vale a dire la profondità.
IL TEMPO, LA CREATURA PIÙ SAGGIA ... TUTTO LO DICE, TUTTO LO RIVELA.
Finora la matrigna non ha fatto altro che manipolare lo specchio, cioè parla da sola, non ascolta la propria coscienza, si dice le verità che vuole sentire, si fa una morale a suo uso e consumo, crede a ciò che le piace e basta. Ma la fiaba dice che "Col tempo, a lungo andare, ad un certo punto lo specchio le dice che Biancaneve è più bella di lei".... Lo specchio per quanto un riflesso materiale è segnato dal tempo e la nostra materialità è succube del tempo che passa, possiamo inventarci il Dio che ci pare, la morale che ci fa comodo, pensare che siamo giusti buoni e corretti, ma il tempo tutto lo rivela, le rughe vengono sempre fuori, le smagliature spuntano, la cellulite non si fa attendere.... il tempo non perdona nessuno. Anche l'anima lo sente il vuoto, la bruttezza della sua mancanza di trascendenza.
Lo specchio in questo momento è il dito della coscienza, il portale che si apre ad un altra dimensione, quella dell'essenziale, della verità. Ricordiamo che sia Biancaneve che la Matrigna sono due dimensioni bipolari dentro di ognuno di noi che si combattono: Biancaneve è l'anima, figlia del Re, lo spirito, il Padre, la ragionevolezza, che però è prigioniera da una gelosia cieca, quella della sua Matrigna, l'Ego naturale, materiale, che fa finta di essere il nostro vero genitore... chi è la più bella delle due dimensioni?
L'ARCHETIPO DELLA MATRIGNA NELLE FIABE
La matrigna nelle fiabe appare come un archetipo ricorrente, basta pensare a quella di Vassilissa, oppure la matrigna di Cenerentola. La più emblematica resta sempre quella di Biancaneve (ne abbiamo già parlato altrove ). Ma la particolarità è che appare il più delle volte con sembianze di avversaria, cattiva e pericolosa. Perchè? perchè in qualche modo noi abbiamo paura di dare la colpa alla madre, meglio che rimanga salva, impeccabile, immacolata, una madonnina, e trovare meglio un altra figura su cui scaricare la colpa, ma ben sappiamo quanto male possano fare anche le madri naturali. Ben sappiamo che alla base di tanti i nostri disturbi, traumi, nevrosi, eccessi caratteriali c'è di fondo un conflitto di un rapporto fallito con i genitori dove la madre è il covo, l'utero, la vita mancante sia per causa principale o per mancanza di intervento. Sia per difetto e cioè una madre mancante, sia per eccesso e cioè una madre iperprotettiva e morbosa. La relazione madre-figlia o madre-figlio non è così lineare, idilliaca e santa come il luogo comune vorrebbe farci credere, anzi come la morale ci costringe a pensare ed affermare. E noi questo rapporto convenzionale di facciata e rispetto educativo c'è lo mangiamo come la mela avvelenata fino ad addormentarci nell'incoscienza più letale e profonda del senso di colpa contro una possibile accusa contro i nostri genitori. Abbiamo paura di dire ai nostri genitori i loro sbaglio buttarli giù dal loro altare, perchè vige il comandamento di onorare padre e madre, ma quando non sono stati loro ad onorare i figli causano in noi una marea di guai. Ed è proprio quello che stiamo per vedere nell'analisi di Biancaneve.
L'OMBRA ECLISSANTE GENITORIALE
I genitori ci generano, ci creano, si dice che ci danno alla Luce, ma attenti che in loro esiste una tendenza naturale, se non si sono evoluti, ad eclissare i figli, a rivedersi nei figli e quindi manovrarli, rimediare nei figli i loro errori, raggiungere nei figli i loro sogni falliti. La vera maternità o paternità ti apre dentro, ti spacca, di porta a morire in dono per l'altro, questo non è facile, soltanto l'amore vero può affrontare questo processo di morte, perchè soltanto l'amore sa morire. La natura invece si aggrappa al suo istinto di sopravvivenza egocentrica, ecco perchè è così difficile amare e sopratutto fare i genitori. La madre diventa Matrigna e il Padre un cacciatore (come vedremo tra poco nel seguito della fiaba). Qui la matrigna è ferma nella contemplazione della propria immagine, del suo Ego assoluto, del suo potere indiscusso: è lei la più bella del reame, lei non parla che con se stessa, con lo specchio. Questa è la situazione di ogni educatore, governante genitore autoritario egocentrista e alla fin fine diventa tiranno. Gli altri sono in funzioni di se stesso, lei o lui non sono mai in discussione, hanno la ragione dello specchio.
Possibile che questa madre, questo politico, questo Papa o capo non lo capiscano? No, non lo faranno mai !!! Per tutta la loro esistenza. Non si fermeranno mai dinnanzi a niente, mai un ripensamento o un momento di riflessione. Resteranno fermi e intransigenti nella ricerca del POTERE, lo scettro del comando, del potere sugli altri e sulla figlia. La matrigna in noi è quell'ombra accecata dal proprio narcisismo e destinata al solipsismo più disperato.
CI VOGLIONO TANTE DONNE PER COSTRUIRE UNA PSICHE VERAMENTE FEMMINILE
Nella fiaba di Biancaneve possiamo analizzare un aspetto fondamentale della psicologia femminile. Finora abbiamo parlato della madre mancante, della matrigna isterica, della bambina in crescita, ci sarà anche la strega, e la donna in fuga e rivincita matura... Possiamo dire che per costruire l'identità una Donna Vera (e della psiche femmineo in un maschio) ci vogliono diversi modelli di femminilità positive e negative, come accadeva un tempo nelle famiglie rurali e domestiche dove zie, cugine, nonne e persino suocere, cognate ed altre intervenivano costantemente nella vita di una ragazzetta (a questo serve l'inter azione delle relazioni), permettendo poi a questa di creare un mondo variopinto dell'identità femminile. Nelle famiglie più moderne la figlia ha un solo specchio: la madre, al limite le maestre a scuola e infine qualche amica, ma è proprio in quel momento, quando la ragazza cerca la sua identità al di fuori dello specchio assoluto delle brame materne, che inizia la sua vera identificazione ed individualizzazione. E' qui dove ogni donna trova la matrigna, cioè l'ideale di una madre che non corrisponde al modello che si era fatta da bambina. Avviene lo stesso per il maschio con il padre, non vede più l'eroe infantile ma si ritrova con un fuggiasco smarrito o fallito nel peggiore dei casi. Freud la chiamava "catastrofe" il confronto con questo modello... e concludeva che l'ambivalenza fa sempre parte dei legami femminili. Se la donna ha introiettato il suo principio femminile, lei può essere madre in tanti modi; mentre se è madre biologica ma non ha un femminile sano dentro di sé, lei non sarà né una buona madre né una donna realizzata: il mondo è pieno di queste madri non donne, sono le Matrigne e le streghe delle fiabe. La donna è madre perché è donna (cioè portatrice del principio femminile); non è donna perché è madre. Lei è generatrice perché il suo principio femminile è in se stesso generosità, cura e libertà.
IL TAGLIO OMBELICALE PSICOLOGICO
Diversi sono i tagli o separazioni che subiamo noi nei riguardi e confronti dei nostri genitori: il primo è il taglio fisico ombelicale, il distacco dalla placenta materna nel parto, poi il distacco dal seno, lo svezzamento materno, in seguito c'è il distacco razionale ed emotivo, cioè quando il filio o figlia inizia a pensare per conto proprio o sentire e farsi le proprie emozioni, si creano altri modelli che non sono i genitori. Qui entra il gioco il trauma della Matrigna di Biancaneve che è comune in molti genitori frustrati. La crisi avviene quando Biancaneve si distanzia dalla regina, cresce e si separa, Grimilde, la matrigna, non riesce ad elaborare il lutto per la perdita dell’oggetto narcisistico: la bellezza della figlia che la supera per cui non riesce a passare ad un attaccamento di tipo oggettuale, è significativo che nella favola sia proprio un oggetto narcisistico per eccellenza, lo specchio, a dare via al conflitto. La matrigna resta narcisista, dà la colpa alla bellezza di Biancaneve ma non vede il suo invecchiamento. Fate attenzione: quando un genitore non ha costruito nel tempo il suo valore personale indipendente dai figli, pensa che esiste solo il ruolo di mamma e papa, invece questo è a lungo andare distruttivo sia per i genitori che per i figli che devono ad un certo punto distaccarsi dai genitori: il taglio ombelicale psicologico. Gesù dice che una persona si distacca psicologicamente dai genitori soltanto quando conosce l'amore "per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie". Finchè noi non conosciamo l'amore saremo in qualche modo influenzati dalle minacce della Matrigna di Biancaneve. Dall'altra parte se i genitori come coppia non sono cresciuti con altri obiettivi si sentiranno falliti una volta i figli si rendano indipendenti (il taglio economico è l'ultimo, quando i figli diventano autonomi a livello sociale). Per il contrario se i genitori instaurano una sana distanza tra loro e i figli, si crea un valore di qualità tra tutti e per tutti, gli spazi aperti concedono a tutti autostima e libertà. Guardate il grande problema delle mamme suocere che continuano a mettere naso e parole nelle famiglie dei figli, vogliono persino educare i nipoti, sono mele avvelenate per Biancaneve.
Quando nella coppia non si crea un modo alternativo per essere e vivere per se stessi quindi non solo ridotti al ruolo di genitori, i figli una volta che decidono prendere il volo, la madre o il padre possono inciampare nella sindrome del "nido vuoto" e creare un voragine distruttiva intorno a sè e nel nome dell'amore perseguitare i figli ovunque con pretese inaudite, come vedremo a continuazione nel piano della matrigna contro Biancaneve: le dà la caccia spietata.
IL CACCIATORE DA CACCIA
Finalmente la figura maschile appare in azione nella fiaba, prima si era visto come un Re che ha voluto rimediare con il matrimonio la morte della sua prima moglie, quindi tappa un buco creandone un altro. E' tipico dei maschi, loro non buttano la polvere ma la spostano dal luogo dove voglio stare puliti o la nascondono sotto i tappeti. Qui il maschile viene addirittura comandato dalla Regina, è lei che domanda, il femminile esaurito è la voce che predomina nelle anime disturbate: "La regina, arrabbiatissima e invidiosa della sua figliastra Biancaneve, incarica un cacciatore di portare la ragazza nel bosco, ucciderla e riportarle i polmoni e il fegato come prova della conclusione del suo compito". Il cacciatore rappresenta il soggiogamento delle nostre tendenze animali, è quella dimensione psichica che pur violenta si sfoga in maniera sportiva: la caccia. Il cacciatore ha l'aria del duro, dell'assassino ma in realtà che quella parte di noi che sopprime gli istinti animaleschi. Nell'antichità questo ruolo aveva uno scopo superiore: nutrire la famiglia, donde la sua immagine paterna. La ragione che dà la caccia agli istinti animaleschi per colmare la fame del senso, dell'anima, del femmineo. Diciamo che è la dimensione maschile della ragione che insegue le bestie dell'assurdo per trovare una ragione di vita. Infatti nella fiaba lui compie il doppio ruolo: esegue gli ordine della madre ma si limita a far in modo tale che la figlia possa fuggire. E' quella parte psichica che in noi, sotto sotto, di nascosto, trasgredisce, sgarra, fa qualche birichinata ma la fa passare per eroica, come dice la fiaba proseguendo: "Il cacciatore tuttavia, impietosito, non ha cuore di svolgere l'incarico, allora decide di lasciare la fanciulla nel bosco e di uccidere al suo posto un cinghiale, portandone poi gli organi alla regina, convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce. La regina, dopo aver ricevuto il fegato e i polmoni del cinghiale, li mangia, convinta che siano quelli di Biancaneve". Fegato e polmoni sono simboli di coraggio e spazio in quanto l'aria è quello che viene a mancare ad un anima preda dalla matrigna psichica. Possono anche rappresentare non solo dimensioni interne della nostra psiche, ma anche persone esterne che svolgano il ruolo di cacciatori, come genitori che stanno sempre dietro le calcagna dei figli oppure genitori mancanti (matrigne) che si divorano ogni sogno, spazio, realizzazione dei figli.
L'ABBANDONO NEL BOSCO
Prosegue la fiaba: "Il cacciatore tuttavia decide di lasciare la fanciulla nel bosco convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce". I simboli sono chiari: il cacciatori è quella parte irrazionale, spensierata, ci tiene al senso ma è ancora insensato, ci tiene ad una ragione ma le dà la caccia in modo irragionevole; è quella dimensione maschile che in noi abbandona lo spirito nel bosco, simboli dell'inconscio smarrito, trascurato, selvaggio. Non uccide l'anima, non fa fuori Biancaneve, ma la lascia in preda alla morte naturale.
Il bosco è quasi direi un archetipo fiabesco, è la brughiera di Malefica, il luogo più naturale e primitivo della nostra psiche dove avviene l'incontro con il sè primordiale che si palesa in forma di animale, orco o, come vedremo nel caso di Biancaneve, di nani , gnomi, elfi. E' un luogo tenebroso, quindi il buio dell'incoscienza. Le belve feroci sono tali soltanto perchè non sei a loro connaturale. Biancaneve, anziché lasciarsi sopraffare da un ambiente nuovo ed ostile, lo esplora e fa amicizia con gli animali del bosco, imparando che se vivi nella loro natura e secondo le loro regole diventi animali anche tu, quindi vi nasce l'intesa e la complicità, come dovrebbe fare lì'uomo co il suo mondo interiore e psichico sconosciuto e selvaggio. Ulisse era anche mosso dal desiderio di conosce l'ignoto e senza questo desiderio, come diceva Platone, l'uomo non avrà mai la conoscenza di se stesso.
IL DISTACCO PSICOLOGICO... ANDARE VIA DA CASA
La fugga o abbandono della casa paterna e materna, ecco la tappa indispensabile ed imprescindibile nella vita di ogni persona. Quando prendiamo le distanze dalle origini nasce in noi il senso di identità, crea dolore ma anche una soddisfazione di autonomia. Il dolore è sempre presente in ogni momento di crescita, per cui non deve essere vissuto come uno ostacolo bensì come un input per proseguire nel distacco. Tutti noi, prima o poi, sentiamo che il nostro nido originale ci soffoca, le regole di casa paterna ci stanno strette, persino le cure materne ci assillano, il bisogno di farsi strada, di andare via è sintomo di normalità, di una psiche sana e in via di sviluppo, chi non lo sente e non lo fa si identifica con la strega matrigna, diventano persone tossiche, vampiri, succhia vite altrui. Non è poi tanto la paura del distacco e della nuova vita da scoprire ma il confronto con l'ombra genitoriale che si lascia alle spalle. Come spiega Freud in “Totem e Tabù”, rispetto alla fobia .... “L’odio derivante dalla rivalità per la madre non può espandersi liberamente nella vita psichica del bambino, deve lottare contro la tenerezza e l’ammirazione da sempre esistenti per la stessa persona che è oggetto di odio, il bambino si trova un atteggiamento emotivo ambiguo, ambivalente nei confronti del padre e in questo conflitto di ambivalenza si procura un sollievo spostando i suoi sentimenti di ostilità e di paura su un surrogato". Lo spostamento di un conflitto su un oggetto fobico è una soluzione abbastanza comune nell'infanzia, ecco perchè si ha paura di tutto: il buio, grandi animali, la strega, l’uomo nero (l’orco delle fiabe) sono oggetti persecutori universali che popolano i sogni e le fantasie dei bambini, ma ahimè anche di molti adulti che non hanno mai abbandonato l'ombra dei genitori. Oggi subentra anche la scusante economica per restare a casa, e dico scusante perchè non esiste in natura niente di più potente che il bisogno, basta buttarsi, andare via da casa e il bisogno di porta a cavartela sempre in qualche modo, si innescano energie di sopravvivenza che non avresti mai immaginato.
LA CASA SPERDUTA NEL BOSCO
Ecco un altro tassello immancabile nel simbolismo delle fiabe, il bosco che rappresenta quella dimensione interiore naturale in cui noi troviamo solitudine, silenzio, aria pulita, quindi pace, ma anche la paura perché vi abitano animali selvaggi. Alberi e piante sono quell'infinità di emozioni e pensieri che si annidano nel bosco dell'anima. Entrare o perdersi nel Bosco è simbolo di mettersi in viaggio iniziatico verso il mondo introspettivo della psiche che ospita forze naturali e sconosciute, gli aspetti inesplorati della psiche legati alla sopravvivenza e all'istintività. Ma una casa di primo acchito è un mistero, è prova che qualcuno vi abita e conosce quel luogo sperduto quindi ne è il padrone e il guardiano. Questa casa è manifestazione di qualcuno che ci ha lavorato per dominare quel luogo selvaggio. Nella giungla vivono o le bestie o i demoni oppure uno che ha saputo stare in una via di mezzo: l'eremita, l'elfo, il gnomo o, come nel caso di Biancaneve, i Nani che sono 7. Ma cosa rappresentano queste creature selvagge e divine?
LA CASETTA NEL BOSCO
La casa nel bosco sperduta è e resta comunque un luogo di misterioso, dunque è un luogo sperduto dove ritrovarsi, appunto come l'inconscio umano. Ma c'è un particolare prezioso se analizziamo il termine tedesco usato dai Fratelli Grimm per capanna nel bosco, loro usano la parola hütte che significa capanna, rifugio ma anche loggia, cioè quel luogo misterioso dove si forma un gruppo dedito alla ricerca di un mistero o alla confabulazione di un complotto, come la loggia dei massoni, come la lega degli assassini, come il rifugio segreto dei supereroi, come l'eremo per i solitari e via dicendo... E' quindi un luogo iniziatico, un ritiro per l'anima, un campo di concentramento per lo spirito, una vera palestra mentale, non per caso questo sarà il luogo dove una bambina come Biancaneve diventa donna, dove una debole muore e risorge, dove una perseguitata si sveglia e dà la caccia ai suoi persecutori.
SETTE NANI
Ecco arrivati ad un punto fondamentale della fiaba, l'incontro di Biancaneve con i 7 nani che abitano la casa abbandonata nel bosco, che in realtà non è abbandonata (come non lo è la nostra dimensione psicologica o spirituale) bensì sconosciuta. Nella mitologia i nani sono la rappresentazione delle forze interiori psichiche: lavorano in miniere oppure nei dungeon, luoghi misteriosi, impervi, pieni di labirinti, abitati da spiriti, mostri ma anche colmi di pietre preziose e tesori, immagine perfetta della nostra anima e del suo inconscio. Il Nano sembra grezzo, duro, ma è l'unica forza per addentrarsi nel sottofondo della psiche. I labirinti dell'anima umana sono sottili, ci vuole un intuito fine, un istinto umile ecco perchè i nani, con la loro piccolezza, sono simbolo di semplicità, umiltà e concretezza. Biancaneve però non lo sa, lei entra in casa e la trova vuota: tipico del nostro primo incontro con la psiche, con la coscienza, con lo spirito: La casa è vuota e Biancaneve, affamata e stanca, entra, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai nani, prendendone un poco di ogni porzione, e poi si addormenta nell'unico dei sette letti della propria misura. In altre parole sembra che si sia un po ubriacata, dunque non vi meravigliate se inizialmente vi gira la testa quando iniziate un cammino introspettivo, non si capisce niente di se stessi. Tra lei e i nani inizia un rapporto di collaborazione: lei serve in casa e loro lavorano in miniera. Che significa questo?
I 7 NANI
Il nano sembra un uomo incompleto, rappresenta quindi dentro di noi quella dimensione da rifinire, il nano è sempre al lavoro, come detto prima sono quelle energie piccolissime che lavorano dentro di noi, la miniera è immagine dell'inconscio, il sottosuolo, le nostre parti oscure. Il lavoro del nano è la ricerca delle gemme simbolo della virtù, della verità, della consapevolezza. Il lavoro nelle miniere è un lavoro sporco, poca luce tanta polvere, rischio di crollo e si adisce al mondo interiore: c'è la polvere della nostra trascuratezza, della nostra dimensione bruta, grezza, c'è poco ossigeno quindi poca verità nei nostri sbagli fatti, poca luce nei nostri torti subiti o commessi. Il numero 7 si presta a numerose interpretazioni simbolice: 7 sono i chakra come fonti di luce, 7 i peccati capitali da vincere con le sue corrispettive 7 gemme che sono le virtù cardinali e teologali (4+3=7). 7 i giorni della settimana e sta ad indicare il lavoro continuo su di sè, senza sosta; 7 le noti musicali, 7 i pianeti principali. In altre fiabe ci sono gli stivali delle 7 leghe; Pollicino e i suoi fratelli sono 7; sette sono i fratelli Weasley della saga di Harry Potter.
BIANCANEVE (FILM 2012)
C'è un film su Biancaneve, diretto da Tarsem Singh, che merita una visione, in particolare per la sua libera rivisitazione della fiaba dove la prospettiva è tutt'altro che scontata, anzi davvero azzeccata per tanti versi: i nani erano stati disprezzati (come lo è la vita spirituale) da una Regina despota (da un mondo materialista). Biancaneve salva il principe e non viceversa, perchè è la nostra dimensione spirituale che può dare al mondo maschile (attivo, materiale) un senso di riscatto. I nani addestrano la debole fanciulla rendendola una intrepida guerriera, appunto come fa un cammino introspettivo che rende la nostra psiche sveglia, pronta ad affrontare qualsiasi problema, trauma, umiliazione, disgrazia. Biancaneve poi libera il padre dall'incantesimo della Regina, è la riconciliazione personale con il padre psichico, con l'origine, con il divino che subisce un incantamento superstizioso da parte di religioni varie.
I NOMI DEI 7 NANI
Oltre alla simbologia del numero 7, come perfezione e ricerca di armonia in tutti i suoi multipli, anche ai nani nella fiaba viene dato un nome e persino ognuno ha un profilo caratteriale ben definito e diverso. Bene e male in ognuno di loro, pregi e virtù:
1. BRONTOLO è sempre imbronciato, scontroso ed irascibile, associato alchemicamente a Saturno per la sua ritrosia ma anche prudenza; infatti fu Brontolo è il primo dei nani a riprendere in mano la situazione dopo avere scoperto che Biancaneve è in pericolo e incita i suoi compagni a inseguire la matrigna di Biancaneve, fino a inseguirla nel dirupo della montagna. Fu lui che ricevette il bacio di Biancaneve, perchè la nostra anima ha bisogno delle coccole e la dolcezza per sconfiggere il suo lato brontolone e burbero, sintomi di un lato oscuro di un infanzia ferita ed incompresa.
2. CUCCIOLO, è il più piccolo, un nano senza barba, persino muto, la nostra dimensione più infantile, tenera, persino debole. Era collegato Mercurio perchè piccolo fa caloroso, fluido come un metallo fuso nella sua dolcezza.
3. DOTTO il più saggio, unico a portare gli occhiali, ha l'aria di essere il capo, infatti quando tutti sono in disaccordo lui li mette in riga, dà l'orientamento alle soluzioni, ma proprio come la ragione quando è nervoso sbaglia scambiando le vocali tra le parole e dice cose senza senso. Autorevole e gioviale, per ciò collegato a Giove nella sua grandezza.
4. EOLO è l'allergico, starnutisce con potenza, anche se il suo nome è quello del Dio dei venti, lui spazza via con l'aria del suo naso quanto gli si mette di mezzo, collegato a Marte per la sua irruenza, è l'aria dello spirito che allergica a quanto non è connaturale allontana da noi ciò che ci potrebbe far del male.
5. GONGOLO è il più anziano (sopraccigli bianche) è per questo è il portatore dela felicità, frutto della maturità, è il più corpulento ma la sua massa è volume di allegria per questo collegato al Sole perchè raggiante e solare.
6. MAMMOLO è quello più timido, la nostra parte mammona, ancora paurosa, arrossisce allo sguardo di Biancaneve, ma non è pudore, è sangue di passione repressa, bisognoso di cure ed attenzione, una dimensione che si nasconde in ognuno di noi, collegato quindi a Venere.
7. PISOLO rappresenta il nostro mondo onirico, la Luna, sempre con sonno, si addormenta facilmente ed ovunque, anche se disturbato da una mosca questa dorme la notte accanto a lui, è l'alter Ego buono, la vocina della coscienza nel sogno.
SERVILE O SERVIZIEVOLE
La fiaba mette subito in chiaro il rapporto tra Biancaneve e i Nani: loro la ospitano offrendole un rifugio con tanto di vito ed elogio mentre lei li aiuta accudendoli nelle faccende domestiche. Spesso entriamo in contrasto nella collaborazione che dovrebbe esserci nella convivenza di gruppo, oppure persino di coppia, tra un uomo e una donna, ognuno contribuisce con il suo dono ed operare, quindi c'è uno scopo nobile comune, allora le azioni sono servizievoli, un servizio fatto da persone libere e consenzienti, quindi fatto con piacere. Quando questo presupposto vien meno allora ci si sente schiavi, non più servizievoli ma servili, oppressi. In coppia lei si sente serva di lui e lui schiavo di lei, non si aiutano a vicenda ma si sfruttano vicendevolmente. La stessa collaborazione ed equilibrio deve avvenire a livello psichico: l'anima deve dare motivazione al corpo per godersi la vita materiale a livello emotivo senza cadere nei sensi di colpa, mentre il corpo deve offrire spazio e tempo all'anima per metabolizzare le sue intuizioni e pensieri senza far vivere al corpo vuoti emotivi.
L'ANIMA NON MUORE MAI DI MORTE NATURALE
Come l'amore la nostra anima non muore mai di morte naturale, è nata per vivere, la morte non è nella sua essenza, la si può ingannare con il sonno mortale, assopirla, dimenticarla, abbandonarla, ma lei prima o poi si muove, ci infastidisce, si fa sentire con la noia, il tedio, la nostalgia, i rimorsi, la tristezza incomprensibile, la paura e tante altre emozioni che spesso ci assalgono senza un perchè. Ecco come continua la fiaba: "La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva, grazie allo specchio fatato, scopre che la figliastra è ancora viva e in salute". Nello specchio dell'anima prima o poi si riflette il vuoto dell'Io mancante in ognuno di noi. I nostri difetti non sono che il riflesso dell'anima agonizzante. Perchè? Winnicot sosteneva che "il precursore dello specchio è la faccia della madre" . Tutti noi da bambini abbiamo cercato sempre nel volto della nostra madre le approvazioni per gettare il fondamenta della nostra identità personale. Fate caso ai bambini, in maniera speciale le bambine che hanno una capacità superiore a leggere espressioni visive e movimenti corporei, da piccoli cerchiamo nel viso e negli occhi della mamma un attenzione, un approvazione, un incoraggiamento... basta uno sguardo, un sorriso, un ghigno, un arruffarsi di sopraccigli e il fanciullo capisce al volto il messaggio. E' il rispecchiamento dell'anima nostra in quella dei genitori attenti ed amorosi, è una prassi o meccanismo con il quale l'infante costruisce la sua personalità, nell'immagine del giudizio di chi lo ama, è il riflesso nello specchio animico. Ne consegue che il bambino che trova negli occhi e nel viso della madre accoglimento, fiducia, contenimento e sostegno si vedrà restituita un’immagine sana, fiduciosa e positiva di sé; mentre il bambino che avrà davanti a sé gli occhi di una madre che, ad esempio, è assente oppure traumatica o è chiusa nella rigidità delle proprie difese, nei suoi occhi potrà solo “guardare” ma non “vedere” e trovare se stesso. E' questo ciò che capita alla Matrigna, la Regina cattiva, è persa in se stessa e vuole ritrovarsi nell'altro per distruggere nell'altro se stessa. Atteggiamento tipico degli invidiosi, dei gelosi, degli egoisti. Questo li rendi streghe nel senso negativo del termine e così continua la fiaba: "Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca di uccidere Biancaneve".
2 TENTATIVI LETALI ED UN TERZO MORTALE
La Regina cattiva prende di mira Biancaneve, questa volta lei in persona vuole ucciderla, niente commissioni, niente emissari, niente sicari comandati. Quando l'anima inizia a risvegliarsi in noi, quando prende forza nella sua casetta interiore del bosco, allora la strega, quella dimensione psichica frustrata che ci portiamo da anni nell'inconscio, ci dà la caccia. La fiabe ci dice che 3 sono stati i tentativi omicidi: "Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca per due volte di uccidere Biancaneve, prima stringendole una cintura in vita fino a toglierle il respiro, poi facendole passare tra i capelli un pettine avvelenato. In entrambi i casi la giovane sviene, ma viene salvata dall'intervento dei nani, che riescono a farle riprendere i sensi, ammonendola ogni volta di non far entrare nessuno in casa in loro assenza". Venditrice ecco l'offerta, si presenta prima come una che ha bisogno, appunto, è quella nostra dimensione di piaceri, curiosità, indigenza e vecchia in quanto infonde fiducia, maturità, ma una vecchia che ancora lavora ci fa pena, compriamo più per carità che per necessità. E' in questo modo che noi trattiamo le nostre tentazioni ancestrale. La cintura alla vite è il colpo letale alla volontà, ci cinge, ci ferma, svogliati di far qualcosa, ci toglie il respiro cioè lo spirito iniziatico, mentre il pettine avvelenato è il colpo all'intelletto (volontà ed intelletto, le sue potenze dell'anima, cuore e testa), simbolo quindi dei pensieri (Capelli) avvelenati, cioè sempre negativi, ragioni critiche distruttive. Ma a salvare Biancaneve sono sempre i Nani, quelle potenze della psiche che arrivano sempre in temp a casa, laboriose e deste. Ricordatevi che non esistevano armi o spade più potenti e magiche che non fossero forgiate dai Nani. Dopo 2 tentativi falliti dall'esterno, uno al cuore con mancanza di obiettivi ed emozioni, ed un altro alla testa con mancanza di ragioni e sensatezza, il terzo va dritto dentro, nello stomaco: la digestione della mela.
LA FATIDICA MELA
Sulla mela ne abbiamo parlato altrove in quando simbolo. Per quel che riguarda Biancaneve ancora abbiamo alcuni aspetti importanti da aggiungere. Adesso la strega vuole un colpo mortale, avvelenare Biancaneve con una mela. Paragonabile anche al frutto proibito che il serpente dona ad Eva nel giardino dell'Eden. Ma il Serpente deve prima guadagnarsi la fiducia, ecco perchè la strega si inventa uno stratagemma: per convincere Biancaneve ad accettare il frutto, taglia la mela in due e assaggia la metà che non era avvelenata. Fate caso: quello di cui siamo attratti e tentati è un qualcosa che ci piace, che ci appartiene pure... s egli altri lo fanno perchè io non dovrei? Nella fiaba originale a suscitare la curiosità di Biancaneve era il fatto che la mela avesse 2 colori: metà bianca e metà rossa, quella più luminosa era avvelenata. Ma noi siamo tentati proprio dalla parte più rossa, viva, erotica, appariscente, luminosa. Tutti noi scegliamo prima o poi il male, fa parte dell'apprendistato della vita. Il mondo con le sue meraviglie è affascinante, gustoso, bello... perchè rinunciarvi a questo piacere di vivere? Biancaneve morde la mela e subito cadde in un sonno profondo, è il sonno dell'ignoranza, dell'inconsapevolezza, delle anime di coloro per i quale esiste soltanto il sogno della materia, del mondo effimero, dei piaceri fugaci. Qui i nani non ci possono fare nulla, nessuna ragione può destarci da questo sonno mortale.
LA STREGA HA IN PARTE RAGIONE
Nella sua cattiveria la Strega ha anche una sua ragione di cui noi dovremmo prenderne coscienza per imparare, appunto dal male, il suo riflesso di bene. La classica mela proibita di cui abbiamo già tanto parlato è in sintesi la gioia anche lecita della vita di cui non possiamo essere colpevoli, altrimenti la vita stessa sarebbe una condanna già per il solo fatto di essere venuti al mondo. Ricordo in particolare un dialogo maestoso nel film l'Avvocato del Diavolo, in cui il Diavolo accusa Dio di ingannarci con il desiderio di vivere quando è stato lui stesso a donarci un tale desiderio. Ecco qui le sue parole, il veleno che ha impregnato dentro la mela di Biancaneve: "Riflettici un po': lui dà all'uomo gli istinti... ti concede questo straordinario dono e poi che cosa fa? Te lo giuro che lo fa per il suo puro divertimento, per farsi il suo bravo, cosmico, spot pubblicitario del film! Fissa le regole in contraddizione! Una stronzata universale! Guarda, ma non toccare... tocca, ma non gustare... gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all'altro lui che cosa fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate! Perché è un moralista, un gran sadico! È un padrone assenteista! Ecco che cos'è! E uno dovrebbe adorarlo? NO, MAI! " E noi su questa gustosa ragione siamo disposti a mangiare comunque la mela.
CHI E' SENZA PECCATO NON HA VISSUTO
La mela avvelenata di Biancaneve era utile, anzi necessaria, come lo fu la disobbedienza di Eva nell'Eden, senza questi passi falsi non si acquista l'equilibrio. Il morso letale che Biancaneve diede alla mela è simbolo di aver assaggiato la parte illecita non in quanto immorale ma in quanto privata (etica) cioè lei decide di distaccarsi e crescere da sola, infatti la morte che subisce è la morte alla bambina che giaceva in lei, è una morte necessaria come lo è la morte del chicco di grano, se non muore e se non si spacca sotto terra non germoglia. Quel che ci sembra quindi illecito come peccato non è altro che un rimpianto ad uno stato passivo e statico dove noi non saremmo mai che eterni nani, bambini e dipendenti. Il peccato in realtà non è quello che facciamo ma il dopo, come lo gestiamo, non è il magiare la mela ma se riesci a digerirla, non è il tradire ma quello che sentirò dopo il tradimento, quel sapore ti dice se sei pronto o se non lo eri, se l'amaro in bocca ti porta alla consapevolezza o il dolce in bocca ti porta alla fuga in bagno (diarrea emotiva e sentimentale di chi non trattiene alcun che di vitale, di vitamina spirituale dalle esperienze). Senza il confronto è impossibile conoscere il contrasto che è in linea di massima la stessa essenza della conoscenza di se stessi.
SOGNA MA NON TI ADDORMENTARE
Biancaneve, al primo morso della parte avvelenata, cade in uno stato di morte apparente da cui nessuno degli sforzi compiuti dai nani riesce a risvegliarla. Gli stessi nani, convinti che sia morta, la pongono in una bara di cristallo e la sistemano sulla cima di una collina in mezzo al bosco. Il morso della nostra dimensione materiale è sì letale ma lo dobbiamo mordere, fa parte del vivere, siamo tutti addormentati, assuefatti dalla finitezza in cui siamo stati educati quindi alimentati. L'importante è che i Nani vigilino su di noi, cioè le capacità di discernere e farci sempre una ragione dell'accaduto, è questa la bara di vetro, trasparente perchè si vede che dentro di noi comunque non è una morte totale ma una morte di gestazione, di trasformazione, è il periodo di preparazione per la nostra vera maturità. Il problema quindi come per la male, non è starci in quella bara ma rimanervi, non è dormire ma restare addormentati, l'illusione fa parte del sogno ma anche la delusione fa parte del risveglio.BASTA CON IL CLICHE ROMANTICISTICO DEL PRINCIPE AZZURRO
In tutte le fiabe è il principe azzurro a salvare la povera fanciulla dagli incantesimi, diventato il classico cliché dell'amore platonico. Ma la realtà è ben diversa: innanzitutto il principe, a livello psicanalitico, non è l'altro, la persona amata che ci manca, ma è quella dimensione o caratteristica interiore maschile che decide di far fronte alla situazione è l'intraprendenza, la rivoluzione interiore. Azzurro in quanto il suo orientamento è in linea con il femmineo cioè spirituale e quindi celeste. Nell'anima nessuno salva nessuno, ognuno si deve salvare da solo. Principe non significa ricchezza o sicurezza economica, ma nella fiaba è un simbolo di regalità quindi maturità, pronto ad assumersi le responsabilità delle sue azioni. Se a far sì che Biancaneve, come la bella addormentata, sia sprofondata in un sonno mortale, sia stato l'amore fallimentare con i genitori, allora la riuscita dei nostri traumi starà quando noi riusciremo ad amarci e darci la giusta autostima e questo è l'amore giusto per se stessi, ecco allora l'immagine regale del principe. Quando la nostra dimensione maschile e il femmineo s'incontrano, quando cuore e testa si allineano, quando volontà ed intelletto si mettono d'accordo, allora questa unione sublime è il bacio salvifico.
IL BACIO SALVIFICO
In molte fiabe appare questo bacio di trasformazione che sveglia il morto, che spezza un incantesimo, che trasforma il rospo in principe, che sveglia dal letargo. Ripetiamo, quando anima ed animus s'incontrano, quando cuore e testa si allineano, quando volontà ed intelletto si mettono d'accordo, allora questa unione sublime è il bacio salvifico. Il bacio è la coerenza silenziosa di 2 dimensioni, due labbra che nel bacio non parlano ma sigillano la stessa emozioni, è l'unione degli opposti (Yin e Yang), è lo sbocciare della dualità raggiunta quindi il risveglio della natura in noi. Biancaneve in realtà bacia se stessa, il Principe non è altro che il suo alter Ego, la sua dimensione maschile matura. Il bacio è una parola silenziosa, è un alito di vita condiviso, Il Principe è l'Io maturo che con la sua decisione dà vita al femmineo interiore, di prendere posizione e opposizione contro l'immagine frustrante della Matrigna (società castrante). Il risveglio di Biancaneve è simbolo di individuazione, di rinascita, libertà ed autonomia.
IL POMO D'ADAMO E' UNA MELA ALLA GOLA
Il pomo d'Adamo è l'espressione con cui si designa comunemente la sporgenza della cartilagine tiroidea che circonda la laringe, in alcune culture viene chiamata anche la mela che Adamo non digerì peccando e, guarda il caso, in alcune versioni di Biancaneve, a vegliare la Fanciulla dal sonno mortale non fu un bacio di nessun principe, bensì un colpo: Il Principe innamorato dallo splendore di questa fanciulla convinse i nani di portarla nel suo Castello soltanto per adorarla e contemplarla, è un amore puro, adorazione direi religiosa. E' quella visione astratta angelica e spirituale che abbiamo tutti noi sull'anima e lo spirito. Ma nel tragico verso il castello la carrozza viene scossa e la bara cadde violentemente per terra. Il colpo della bara fa sì che la mela che si era incastrata nella gola di Biancaneve esca fuori, proprio come quel classico colpo sulla schiena che si dà a chi si sta soffocando. Spesso noi quando abbiamo un segreto o una sentimento che ci opprime, si dice che abbiamo un nodo alla gola, ecco qui la mela avvelenata, quella verità che non riusciamo a digerire, quel sentimento non detto, quell'emozione non vissuta. Ci vuole un colpo, un incidente, un contrasto con la realtà per farci venire fuori e farci crescere nello spirito.
LA RIVINCITA DELL'ANIMA
Senza la mela in gola Biancaneve ha il potere nuovamente di parlare, è il passaggio psicologico dalla fase orale a quella genitale ecco perchè il matrimonio; con matrimonio s'intende l'unione dalle nostre due dimensioni interiori diverse ed opposte: testa e cuore, Yang e Yin, il maschile con il femmineo, la nostra capacità di vivere la materia e la forza di vivere nello spirito, quindi armonia. Biancaneve e il Principe si sposano, sono le nozze alchemiche, Anima e corpo sono in armonia con e in un unico Spirito. L'unione di queste nostre potenzialità è l'unica via per dare alla luce il Cristo, cioè la luce della consapevolezza, la coscienza cristina, il Verbo divino che s'incarna. Biancaneve diventa Regina e ha un castello suo, senza bisogno di ereditare o spodestare quello della Madre matrigna cattiva Regina. Ma ... la vecchia Regina si reca alle nozze. E la fiaba prosegue: " Questa, che non conosceva il nome della sposa ma era stata avvertita dallo specchio magico che era più bella di lei, rimane impietrita riconoscendo la sua figliastra ".
VITTIMA DELLA PROPRIA INVENZIONE
Lo specchio della coscienza continua ad avvertire la Regina della sua gelosia malefica, le dice che la sposa del Principe è la più bella del reame e lei non resiste la verità e va al ballo del matrimonio, ma resta pietrificata quando scopre che Biancaneve è viva. Vi sembrerà strano ma questa condizione mentale dell'Ego narcisistico in noi, più diventa vecchio e più fa fatica a morire, dobbiamo stare sempre all'erta con la nostra ombra, lei come la Matrigna è sempre pronta a iniziare da capo la caccia alla nostra bellezza interiore.
La strega cattiva in noi va tenuta a bada, come? ce lo dice la fiaba: "Nel frattempo erano state fatte arroventare sulle braci due scarpe di ferro, che la malvagia matrigna di Biancaneve viene costretta ad indossare. A causa del dolore procuratole dalle calzature incandescenti, la Regina cattiva è costretta a ballare finché non cade a terra morta". L'immagine sembra molto crudele ma non lo è tanto quanto la crudeltà della Matrigna. Le scarpe di ferro stanno a significare l'immobilità, come dicevamo prima tenere a bada, ferma la nostra ombra; se si muove è per ballare, cioè seguire il nostro ritmo, l'armonia. Il calore rovente è il dolore esistenziale che dobbiamo patire, è inevitabile una volta che ci siamo risvegliati alla luce, il ballo interminabile della vita sarà sempre in qualche modo pesante (la leggera pesantezza dell'essere, ecco le scarpe di ferro roventi), chi capisce sempre patisce. Un altra versione della fiaba è molto più compatibile con la serenità acquisita di Biancaneve: la strega viene rinchiusa in una cella oscura, vestita di cenci e dimenticata, tranne Biancaneve che ogni tanto la visita per darle conforto perchè i buoni non cedono all'odio.
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