LE 12 FATICHE DI ERCOLE
Nelle metope del Tempio di Zeus ad Olimpia, che risalgono al 450 a.C. circa, si trova una famosa rappresentazione scultorea delle Fatiche di Eracle, Ercole per i romani: potrebbe essere stato proprio il numero di queste metope, 12 appunto, ad aver fin dai tempi antichi indotto a fissare a questa cifra il tradizionale numero delle imprese. Attualmente le fatiche di Eracle non sono presenti tutte insieme in un singolo testo, ma si deve raccoglierle da fonti diverse.
CAPRICCIO DEGLI DEI
Il nome Ercole, in greco Eracle, significa “gloria di Era”. Era rappresenta Psiche, o l’anima, per cui il suo nome esprimeva la sua missione, che era quella di manifestare col lavoro concreto, sul piano fisico, la gloria e il potere della sua innata divinità. Ma dietro questo nome si cela un complotto contro lo stesso Eracle: Zeus, dopo aver reso Alcmena incinta di Eracle, proclama che il primo bambino da allora in poi nato dalla stirpe di Perseo sarebbe diventato re di Tirinto e di Micene. La moglie di Zeus, Era, però, sentito questo, fa in modo di anticipare di due mesi la nascita di Euristeo, appartenente appunto alla stirpe di Perseo, mentre quella di Eracle viene ritardata di tre.
Anni dopo, mentre si trova in preda ad un attacco di follia provocatogli da Era, Eracle uccide sua moglie e i suoi figli. Ritornato padrone di sé e rendendosi conto di ciò che ha fatto, decide di ritirarsi a vivere in solitudine in un territorio disabitato. Rintracciato dal cugino Teseo, viene convinto a recarsi dall'Oracolo di Delfi dove la Pizia gli dice che, per espiare la sua colpa, deve recarsi a Tirinto al fine di servire Euristeo per dodici anni compiendo una serie di imprese, le quali sarebbero state stabilite proprio da costui. Euristeo però, problematicamente, è l'uomo che aveva rubato ad Eracle i diritti di sovranità e che, di conseguenza, egli odia più di ogni altro. Come compenso per il completamento delle fatiche, ad Eracle sarebbe stata poi concessa l'immortalità.
Era alla fine lo rendere non di stirpe regale bensì divina, nonostante le ambigue incongruenze delle vicende.
PERCHE' SONO 12 LE FATICHE DI ERCOLE?
Molte sono le fatiche di Ercole, come già detto prima, e come vedremo ci sono altre fatiche davvero degne di questo nome e non di minor importanza, ma il fatto che siano state ridotte a 12 è un fattore simbolico che significa completezza ed organizzazione, come 12 erano le tribù di Israele, 12 le figure dello zodiaco, 12 i mesi dell'anno, 12 i principali monti dell'Olimpo, 12 i cavalieri della tavola rotonda alla corte di Re Artù, 12 gli apostoli di Gesù. Il 12 è il simbolo della prova iniziatica fondamentale. Questa prova permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Il Dodici possiede un significato esoterico molto marcato in quanto associato alle prove fisiche e mistiche che deve compire l’iniziato. Infatti in molte società antiche ai 12 anni la donna si preparava per l'ingresso al ciclo mestruale e il bambino alla pubertà, quindi una tappa di trasformazione. È per questo che il 12 traduce implicitamente gli ostacoli, i passaggi difficili, gli enigmi da risolvere. Nella maggior parte delle società, i riti iniziatici, destinati a far accedere allo stato di adulto, si praticano nel dodicesimo anno di età.
L'ESOTERISMO DELLE FATICHE DI ERCOLE
Se impariamo a vedere Eracle come la nostra forza interiore della volontà, allora le fatiche non saranno altro che delle tappe di crescita di un vero e proprio cammino spirituale. E' il viaggio che il discepolo fa eliminando le debolezze che lo allontanano dala consapevolezza. Le bestie da addomesticare non sono altro che le nostre stesse leggi della natura su cui avere la padronanza e di conseguenza conoscenza di se stessi. Alice Bailey ha avuto la grande intuizione di vedere nelle 12 fatiche i 12 tipi di energie che si manifestano nei segni zodiacali, abbinando quindi il percorso di Eracle a quello di un anno solare. In questo modo entriamo in contatto con le energie della natura esterne ed interne, questa lotta produce un equilibrio che ci rende eroi cioè maturi, con la padronanza di sè ed infine salvatori di se stessi acquistando la libertà o divinità.
ERACLE UMANO E DIVINO
Come tanti eroi la natura di Eracle è doppia: umana figlio di Alcmena e divina figlio di Zeus, la totalità della madre terrena e del padre celeste; quindi, come in tutti i figli di Dio, troviamo la stessa fondamentale simbologia di base e cioè l’essenziale dualità di Dio nella manifestazione, della vita nella forma, dell’anima nel corpo e dello Spirito nella materia. Ma è proprio questa dualità che crea la lotta umana per la conquista della sua individuazione o personalità; la lotta tra la materia e lo spirito, tra il corpo e l'anima, tra l'amore e l'odio e via dicendo. Nella vita di Eracle tutte le sue disgrazie sono state dei tranelli e delle trappole perfide fatte dalla dea Era (simbolo del femmineo) e di fatto il suo nome esalta la gloria di Era (Eracle). Tutto il male che lei cerca di fargli si rivelerà alla fine come un mezzo per raggiungere la divinità, come se in noi lo Spirito che ci tortura non ci spinge che a trovare la liberazione e la salvezza. E' con questa chiave simbolica che dobbiamo leggere i disegni divini, come d'altronde l'atroce carneficina che Eracle fece uccidendo moglie e figli in preda ad una maledizione dell'Ira ( Era combutta con Lissa, la Rabbia, fece impazzire Eracle per far sì che uccidesse quello che più amava:la famiglia). Infatti non si intraprende mai il cammino spirituale finchè non decidiamo di rinunciare alla famiglia, anche nel vangelo Gesù disse ad un discepolo che voleva seguirlo ma non riusciva perchè attaccato ai suoi parenti: " lascia che i morti seppelliscano i loro morti (mt 8, 21). E' il distacco genitoriale esterno che ci permette di intraprendere il cammino interiore per rinascere come genitori o adulti, padroni di se stessi, madri e padri per se stessi.
PIACERE O DOVERE ?
Una delle grandi lotte interiori della coscienza umana è quella tra il piacere e il dovere che non sempre coincidono ed è proprio questo il problema, non che uno deve eliminare o scegliere una a scapito dell'altra ma farle coincidere, è quella la scelta, come diceva sant'Agostino: "Se c'è il dovere e questo si ama diventa un piacere" allora non esiste più la lota e il piacere diventa un dovere. Eracle afronta questa scelta, come ci dicono i racconti: Prima di ritirarsi da questa vita faticosa ma felice, durante una meditazione, Eracle incontrò sulla via due donne affascinanti, ognuna delle quali lo invitava a raggiungerla sul proprio cammino. La prima, di aspetto florido e stupendamente vestita, rappresentava il piacere e mostrava al giovane un sentiero erboso e idilliaco. La seconda donna, in abiti solenni, era invece il Dovere, che avrebbe condotto l'eroe presso un sentiero sassoso e terribile. Eracle, benché affascinato dalle proposte del Piacere, preferì seguire il Dovere, segnando tutta la sua vita al servizio dei più deboli. Ma proprio compiendo il suo dovere il cammino divento piacevole, quindi erboso ed idilliaco, pieno di buoni frutti e soddisfazioni per questo ben presto trovò l'amore: un dovere piacevole... Creonte re di Tebe diede dunque a Eracle come segno di riconoscenza sua figlia Megara in sposa.
TRE DONI DIVINI
Il numero 3 è ricorrente spessissimo nelle fiabe e nei miti, simbolo di doni e di poteri (le 3 ninfe, le 3 grazie, i 3 porcellini, i 3 amici di Dorothy nel mago di Oz, ecc...) ... è archetipo di triade. Ricordiamo che anche Perseo ricevette 3 doni divini (sandali alati, sacca magica e l'elmo di Ade) anche Eracle ricevette ugualmente 3 doni dagli dei: Da Nettuno, il dio delle acque, ebbe i cavalli (simbolo di forza, trascinante, nella volontà quindi l'amore). La spada donata da Mercurio, simbolo di perspicacia, analisi mentale, la spada divide, scinde, coglie l'essenza razionale, come il mercurio è anche simbolo di sintesi e logica. Ed infine l'arco e le frecce di Apollo, simbolo della capacità di andare diritto alla meta e dell’illuminazione folgorante, quel dardo di Luce che, quando necessario, potrà rischiarare l’oscurità sul suo cammino. Queste 3 doni si addicono alle 3 potenzialità dell'anima: testa, cuore e consapevolezza (intelletto, volontà e ciò che unisce queste due l'intuizione della mente e l'istinto del cuore, quello che noi più comunemente chiamiamo consapevolezza). La spada agisce nella mente o intelletto, la freccia e l'arco nel cuore o sentimento, i cavalli nella volontà o forza animo.
Così equipaggiato, Ercole era pronto per la grande impresa. Ma quando tutti i doni gli
furono consegnati e fu in possesso del suo divino equipaggiamento, leggiamo di un ulteriore
piccolo, intrigante dettaglio: egli corse fuori e si fece una clava di legno. E simbolo della nostra forza grezza e della nostra naturale ingenuità con cui iniziamo sempre il cammino spirituale.
Eracli allora Brandì dunque la sua clava di legno e si accinse ad affrontare le sue fatiche.
ERCOLE E LA REGINA ONFALE
Una volta superate le 12 fatiche iniziatiche, come Ercole siamo pronti all'unione interiore in maniera duale, armoniosa e divina. Questa viene rappresentata con il meraviglioso rapporto tra Ercole e la regina Onfale (nome femminile di onfalòs, in greco significa ombelico), che indica le più intime profondità del ventre e simboleggia nelle culture antiche il centro del grande corpo vivente del mondo, è l'unione con l'origine, la genitrice primordiale. Ma analizziamo come avviene quest'unione, del tutto particolare e singolare:
Eracle diventa schiavo di Onfale (siamo al servizio dell'anima) ma lei gli dona i suoi vestiti, quindi prendiamo le abitudini (abiti) spirituali, regali, sublime ed infatti il potente femmineo, per ciò Eracle svolge i lavori domestici con grande nobiltà; acquista i caratteri e il potere della regina, grande tessitrice, signora delle trame e degli orditi (capacità intuitive). Il maschile sa mettersi nei panni del femmineo, questo si chiama empatia, istinto: Eracle si è messo nei panni di Onfale (Empatia: mettersi nei panni altrui). Nel contempo a sua volta la regina veste la pelle di leone dell’eroe e ne assume la parte, ecco qui come il femmineo incontra il maschile, la parte spirituale sa destreggiarsi negli affari materiali ed esteriori senza perdere la sua identità e potenzialità. Come nelle ierogamie, lo scambio dei ruoli porta alla nascita di un essere nuovo perfettamente androgino, di potenza straordinaria: è l'anima che sa vivere nel corpo e il corpo che sa agire ai fini dello spirito, è la dualità fattasi unità.
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