Prometeo (in greco antico Προμηθεύς, Promethéus, "colui che riflette prima"), è una figura della mitologia greca, figlio di Giapeto e di Climene. A questo eroe, amico del genere umano, sono legati alcuni antichissimi miti che ebbero fortuna e diffusione in Grecia. Una leggenda più antica lo rendeva figlio di un Gigante, chiamato Eurimedonte, il quale lo aveva generato violentando Era, il che spiegherebbe l'avversione di Zeus verso di lui. Prometeo è un titano amico dell'umanità e del progresso: ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini e subisce la punizione di Zeus che lo incatena a una rupe ai confini del mondo e poi lo sprofonda nel Tartaro, al centro della Terra. Ha spesso simboleggiato la lotta del progresso e della libertà contro il potere. Prometeo è rimasto simbolo di ribellione e di sfida alle autorità e alle imposizioni, e così anche come metafora del pensiero, archetipo di un sapere sciolto dai vincoli del mito, della falsificazione e dell'ideologia.
L'UOMO HA ABBANDONATO IL SUO REGNO ANIMALE
Nel dialogo del Protagora, Platone ci racconta il mito della creazione degli esseri umani a opera dei due titani Prometeo ed Epimeteo. Allorché i due fratelli furono incaricati di dare forma agli esseri che avrebbero popolato la terra, Epimeteo si mise all'opera per plasmare in modo armonioso i vari animali, facendo sì che nessuna specie sopraffacesse o annientasse un'altra: diede dunque velocità, zanne e artigli ai predatori (limitandone però il numero), forza, corna e zoccoli per difendersi agli erbivori, e così via. Tuttavia, quando Prometeo venne a controllare l'operato del fratello, vide che tra tutte le creature solo l'uomo era rimasto privo di difese, nudo e inerme di fronte a qualsiasi pericolo. Mosso a compassione, il titano rubò allora il fuoco a Efesto e la sapienza tecnica ad Atena, per donarli all'uomo. Forniti così di mezzi per sopravvivere, gli uomini rischiavano però di estinguersi a causa della diffidenza reciproca, che impediva la formazione di gruppi stabili e relegava gli individui alla solitudine.
Questo semplice racconto spiega in modo mirabile una situazione fondamentale per quel che riguarda l'istinto umano: finora abbiamo sempre detto che l'uomo appartiene al regno animale, ma dall'altra parte l'uomo sempre si è creduto una discendenza divina, cioè una creatura di Dio, appunto perchè la sua intelligenza lo mette al di sopra degli animali, ma ... in mezzo alla natura l'uomo pur dominando la natura si rivela alla fine disadattato nella natura, un qualcosa di mancante, anzi non in armonia con il Tutto, perchè? perchè è venuto a mancare il suo istinto animale, infatti Epimeteo diede tutti gli istinti agli animali, una volta arrivato all'uomo aveva le mani vuote. Gli animali non hanno bisogno di istituzioni, di leggi, di scuole, loro sanno cosa devono fare. Epimeteo significa quello che pensa dopo, un po è la figura degli sventati e spensierati, mentre suo fratello Prometeo significa quello che pensa prima, cioè prevede, ecco che lui per salvare l'uomo gli diede il fuoco degli dei: l'intelligenza. Ma è questa appunto che ci ha allontanato pian piano dalla natura, anzi siamo arrivati ad essere in conflitto con la natura e questa si ribella poi contro l'uomo, persino gli animali ci temono e fuggono, abbiamo perso il nostro istinto animale, per cui come dice il mito è proprio questo fuoco di Prometeo che ci divora, con il quale rischiamo di estinguerci e rimanere seppelliti nella solitudine. Politica e scienza oggi si servono della natura soltanto per sfruttarla materialmente, mentre le religioni hanno spiritualizzato tanto la natura e la materia da renderla nemica, perdendo quel sano rapporto che avevano le credenze animistiche primitive dove l'uomo è tutt'uno con il regno animale e la sua natura.
INGANNARE GLI DEI INGANNEVOLI
A quell'epoca, gli uomini erano ammessi alla presenza degli dei, con i quali trascorrevano momenti conviviali di grande allegria e serenità. Dunque gli dei erano amichevoli, non erano un élite borghese ed intoccabile. Durante una di queste riunioni fu portato un enorme bue, del quale metà doveva spettare a Zeus e metà agli uomini. Questo 50% e 50% denota l'equilibrio tra celeste e terrestre, la parità tra umano e divino. Il signore degli dei affidò l'incarico della spartizione a Prometeo che approfittò dell'occasione per vendicarsi del re degli dei. Ma perchè vendicarsi? Prometeo è quella parte umana che capisce il divino, sa cosa nasconde in serbo. Come vedremo Prometeo fu giusto ma Zeus non altrettanto.
ZEUS SI TRADISCE E PUNISCE PROMETEO, COME FANNO I FALSI GOVERNANTI CON I SUDDITI
ZEUS SI TRADISCE E PUNISCE PROMETEO, COME FANNO I FALSI GOVERNANTI CON I SUDDITI
Prometeo ammazzò l'animale, lo tagliò a pezzi e ne fece due parti. Agli uomini riservò i pezzi di carne migliori, nascondendoli però sotto la disgustosa pelle del ventre del toro. Agli dei riservò le ossa che mise in un lucido strato di grasso. Fatte le porzioni, invitò Zeus a scegliere la sua parte, il resto andava agli uomini. Fate attenzione, quella di Zeus fu una scelta non una imposizione, semmai Zeus si è ingannato da solo.
Zeus accettò l'invito e prese la parte grassa, ma vedendo le ossa abilmente nascoste, si arrabbiò lanciando una maledizione sugli uomini. Cosa significa questo? Zeus è come i nostri politici e governanti, come i falsi capi religiosi, loro vogliono il meglio, si offendono se a loro viene dato quello che veramente corrisponde loro e cioè il dolore del loro popolo, visto che dicono che ci servono, che curano della nostra sorte, loro si devono fare le ossa non noi, a loro tocca l'onore di servire, di guidare, di prendersi cura ed ecco il grasso. Ai capi religiosi tocca il nostro male da rimediare non da condannare, ed ecco le ossa. Gesù li aveva chiamati sepolcri imbiancati, qui nella parte scelta da Zeus sono ossa ricoperte di lucido grasso, ma è lo stesso. Cosa fa un politico se dovesse lavorare davvero ed avere uno stipendio da operaio? cosa farebbe un líder religioso se dovesse avere una vita comune come un semplice fedele senza alcun potere sacramentale? farebbero come Zeus: maledirebbero gli uomini. Fu da allora che gli uomini cominciarono a lasciare agli dei le parti immangiabili delle bestie sacrificate, consumandone invece la carne; ma i mangiatori di carne diverranno per questo mortali mentre gli dei rimarranno immortali. Lo sfrontato raggiro doveva essere punito e Zeus, senza colpire Prometeo, tolse il fuoco agli uomini e lo nascose: infatti a noi hanno tolto il fuoco della conoscenza, il calore di una vita degna, non agitata, ma almeno non schiavizzata, a noi hanno nascosto la dignità umana.
Prometeo ci ha indicato la strada: dobbiamo fargli morire di fame, non pagare tasse, non ubbidire alle loro leggi deposte e tiranne, non piegarci al loro autoritarismo tiranno, altrimenti come avviene sempre, loro si cibano dei nostri frutti, campano alle nostre spalle e sulla nostra pelle. Dobbiamo come Prometeo rubarli di nuovo il nostro fuoco.
Prometeo come detto prima significa "quello che prevede, che pensa prima, che ci ragiona sopra", ma non promette, non è uno di parole ma di fatti, è quella parte interiore di noi che non dice "te lo prometto" bensì "ecco te lo faccio vedere". Fu il più intelligente dei Titani, l'unico a non dare tregua a Zeus. E' quella parte di noi che si ribella alle leggi, ai potenti, ai dominatori, ai falsi profeti. Prometeo è innamorato degli uomini, della loro condizione indigente, umile, precaria, povera. E' il Cristo del Vangelo mitologico. Lui riuscì ad intromettersi nell'Olimpo, con l'anima di Atene e, appena giunto, accese una torcia dal carro di Elio e si dileguò senza che nessuno lo vedesse. Zeus promise di fargliela pagare; così ordinò a Efesto di costruire una donna bellissima, di nome Pandora, la prima del genere umano, alla quale gli dei del vento infusero lo spirito vitale e che tutte le dee dell'Olimpo dotarono di doni meravigliosi. Fermiamoci un attimo, decodifichiamo i simboli:
Per entrare nell'Olimpo ci vuole la complicità di Atene, soltanto con la sapienza si entra in quel luogo terribile della Ragione degli dei e cosa si cerca? la luce ovvio, la conoscenza, infatti accese una torcia, uno degli infiniti raggi del Sole che era simboleggiato proprio nel carro di Elio. A governanti deposti e tiranni come Zeus non piace che il popolo acquisti la conoscenza, per questo devono essere puniti. Come? con il piacere, con la distrazione, con il vizio ed ecco la donna, Pandora, ripiena e colma di ogni dono. Pandora in questo caso è l'archetipo vitale delle nostre emozioni, del nostro istinto vitale che si spinge a godere, ma dentro questo piacere di vivere, Zeus nascose un vaso che non doveva mai essere aperto, uguale all'albero dell'Eden, portatore di morte.
IL VASO DI PANDORA
Pandora fu la prima donna mortale creata dagli dei la cui bellezza avrebbe eclissato non solo la creazione degli dei ma anche l'intendimento umano rispetto agli dei, ma di lei ne parleremo a tempo dovuto, merita un post tutto suo; oltre ad essere lei stessa una bella minaccia, portava con sè un altro pericolo: il vaso che Zeus le regalò e conteneva tutti i mali agli umani sconosciuti (la vecchiaia, la gelosia, la malattia, l’odio, la menzogna, l’avidità, l’accidia... ecc).
A chi diede Zeus Pandora come moglie? Quindi Zeus affidò la fanciulla a Ermes perché la portasse in dono a Prometeo che però, pensando ad un inganno, rifiutò il dono. Allora Zeus ordinò a Ermes di portarla a Epimeteo, fratello di Prometeo, che appena la vide si innamorò di lei e l’accettò come sua sposa nonostante i moniti del fratello che gli aveva raccomandato di non accettare alcun dono dagli dei.
Epimeteo significa "quello che pensa dopo" quindi quello sventato, quello che pensa dopo il disastro, quello spensierato, quello che non ha la lingua collegata al cervello nè il pene alla ragione, quello che non riflette affatto (tutto il contrario di Prometeo: quello che pensa prima). Infatti a colpire il nostro istinto animale, la nostra passione, emotività, sessualità e sentimento è proprio la bellezza che s'incarna nel modello più perfetto per eccellenza che è il corpo della donna, opera suprema della divinità. Il racconto però ci dice che in custodia il Vaso lo teneva Epimeteo quindi alla sua stupidità si aggiunge la curiosità di Pandora nel voler sapere il suo contenuto, ovvio lui cede per amore ed aprono il vaso: questa è la prassi psicologica perfetta con cui ognuno di noi si avvicina al male (lo stesso fece Eva col Serpente): si sente compresa e capita, direi lodata donde incoraggiato ad aprire il vaso, a prendere del frutto proibito. Quello che ci interessa non è il frutto proibito nè il Vaso ma compiacere chi amiamo, cioè il nostro lato oscuro (Pandora, il Serpente). Ma senza questo male non potremmo mai sconfiggere gli dei (quella parte ignota ed oscura che ci condiziona psichicamente) quindi è necessario prendere di quel frutto, per crescere quel vaso va aperto, non importa le conseguenze, perchè il problema non è conoscere il male ma saper gestirlo, se non lo si conosce non avremmo nessun merito neppure nel fare il bene, la dualità va compresa e vissuta. Senza l'apertura del Vaso non avremmo avuto il fuoco degli dei, senza il frutto proibito non avremmo esplorato l'immensità che c'era oltre fuori l'Eden.
L'UNICA SALVEZZA ... LA SPERANZA DELLA CONOSCENZA E DELL'AMORE
Aprendo il vaso, Pandora fece uscire fuori tutti i mali del mondo che presto si sparsero per tutta la Terra, riuscì a trattenere soltanto l'ingannevole Speranza, che stava nel fondo. Tra le tante infelicità quella che più colpiva gli uomini era quella dell'ignoranza su benefici del fuoco, mangiavano ancora la carne cruda degli animali e gelavano di freddo d'inverno. Prometeo, per rimediare a tanta miseria, si recò a Lemmo dove rubò al dio Efèsto una delle sue faville di fuoco e nascondendola in un bastone la portò agli uomini.
Dunque, i mali scaturiti dal vaso servono per il confronto, senza questo non esisterebbe nemmeno l'equilibrio e tanto meno la crescita: senza l'errore non c'è apprendimento, senza una diversa tonalità nei colori non ci sarebbero le forme, un dipinto di un solo colore non formerebbe nulla. Il male è imprescindibile per comprendere il bene, anzi il male non è una punizione degli dei ma è il modo con cui loro difendono l'assolutismo imperfetto del loro bene. Buddha lo diceva: "il problema alla fine non è tra il bene e il male, ma tra l'ignoranza e la sapienza".
La speranza invece unico dono rimasto nel vaso è quella potenza umana che gli dei non hanno, perchè loro non hanno nulla da attendere: hanno tutto e questa totalità li soffoca alla fin fine. Il fuoco di cui gli umani misconoscono il potere è la conoscenza a livello razionale e l'amor a livello sentimentale (testa e cuore); infatti si parla, per quel che riguarda l'intelletto o testa, di mangiare crudo il che rispecchia il pensiero, quando non si ha una capacità intuitiva ed analitica, le persone non ragionano, non masticano, mandano giù ogni idiozia o ideologia cruda, insieme a tutte le infezioni della carne cruda (il fuoco è quello che la purifica); invece per quel che riguarda il sentimento o cuore, si parla di patire il freddo, senza l'amore l'uomo è gelido, paralizzato.
IL FUOCO DEGLI DEI
Prometeo è la controfigura di Lucifero, ci insegna che si può vivere senza dei, che il loro fuoco è la nostra ignoranza, le tenebre in cui ci vogliono prigionieri. Prometeo dona la luce della conoscenza: la scrittura, l'agricoltura, la matematica, l'architettura, la medicina, insomma la scienza, quella che oggi si è messa al posto di Dio. Il fuoco è simbolo di luce (conoscenza) energia (vita) spiritualità (Sole, rigenerazione). E continua il racconto dicendo che gli uomini presi da tante novità, iniziarono a trascurare i doveri religiosi e questa cosa irritò molto Zeus che decise di punire colui che era stato causa di cotanto oltraggio, Prometeo.
Per entrare nell'Olimpo ci vuole la complicità di Atene, soltanto con la sapienza si entra in quel luogo terribile della Ragione degli dei e cosa si cerca? la luce ovvio, la conoscenza, infatti accese una torcia, uno degli infiniti raggi del Sole che era simboleggiato proprio nel carro di Elio. A governanti deposti e tiranni come Zeus non piace che il popolo acquisti la conoscenza, per questo devono essere puniti. Come? con il piacere, con la distrazione, con il vizio ed ecco la donna, Pandora, ripiena e colma di ogni dono. Pandora in questo caso è l'archetipo vitale delle nostre emozioni, del nostro istinto vitale che si spinge a godere, ma dentro questo piacere di vivere, Zeus nascose un vaso che non doveva mai essere aperto, uguale all'albero dell'Eden, portatore di morte.
Pandora fu la prima donna mortale creata dagli dei la cui bellezza avrebbe eclissato non solo la creazione degli dei ma anche l'intendimento umano rispetto agli dei, ma di lei ne parleremo a tempo dovuto, merita un post tutto suo; oltre ad essere lei stessa una bella minaccia, portava con sè un altro pericolo: il vaso che Zeus le regalò e conteneva tutti i mali agli umani sconosciuti (la vecchiaia, la gelosia, la malattia, l’odio, la menzogna, l’avidità, l’accidia... ecc).
A chi diede Zeus Pandora come moglie? Quindi Zeus affidò la fanciulla a Ermes perché la portasse in dono a Prometeo che però, pensando ad un inganno, rifiutò il dono. Allora Zeus ordinò a Ermes di portarla a Epimeteo, fratello di Prometeo, che appena la vide si innamorò di lei e l’accettò come sua sposa nonostante i moniti del fratello che gli aveva raccomandato di non accettare alcun dono dagli dei.
Epimeteo significa "quello che pensa dopo" quindi quello sventato, quello che pensa dopo il disastro, quello spensierato, quello che non ha la lingua collegata al cervello nè il pene alla ragione, quello che non riflette affatto (tutto il contrario di Prometeo: quello che pensa prima). Infatti a colpire il nostro istinto animale, la nostra passione, emotività, sessualità e sentimento è proprio la bellezza che s'incarna nel modello più perfetto per eccellenza che è il corpo della donna, opera suprema della divinità. Il racconto però ci dice che in custodia il Vaso lo teneva Epimeteo quindi alla sua stupidità si aggiunge la curiosità di Pandora nel voler sapere il suo contenuto, ovvio lui cede per amore ed aprono il vaso: questa è la prassi psicologica perfetta con cui ognuno di noi si avvicina al male (lo stesso fece Eva col Serpente): si sente compresa e capita, direi lodata donde incoraggiato ad aprire il vaso, a prendere del frutto proibito. Quello che ci interessa non è il frutto proibito nè il Vaso ma compiacere chi amiamo, cioè il nostro lato oscuro (Pandora, il Serpente). Ma senza questo male non potremmo mai sconfiggere gli dei (quella parte ignota ed oscura che ci condiziona psichicamente) quindi è necessario prendere di quel frutto, per crescere quel vaso va aperto, non importa le conseguenze, perchè il problema non è conoscere il male ma saper gestirlo, se non lo si conosce non avremmo nessun merito neppure nel fare il bene, la dualità va compresa e vissuta. Senza l'apertura del Vaso non avremmo avuto il fuoco degli dei, senza il frutto proibito non avremmo esplorato l'immensità che c'era oltre fuori l'Eden.
L'UNICA SALVEZZA ... LA SPERANZA DELLA CONOSCENZA E DELL'AMORE
Aprendo il vaso, Pandora fece uscire fuori tutti i mali del mondo che presto si sparsero per tutta la Terra, riuscì a trattenere soltanto l'ingannevole Speranza, che stava nel fondo. Tra le tante infelicità quella che più colpiva gli uomini era quella dell'ignoranza su benefici del fuoco, mangiavano ancora la carne cruda degli animali e gelavano di freddo d'inverno. Prometeo, per rimediare a tanta miseria, si recò a Lemmo dove rubò al dio Efèsto una delle sue faville di fuoco e nascondendola in un bastone la portò agli uomini.
Dunque, i mali scaturiti dal vaso servono per il confronto, senza questo non esisterebbe nemmeno l'equilibrio e tanto meno la crescita: senza l'errore non c'è apprendimento, senza una diversa tonalità nei colori non ci sarebbero le forme, un dipinto di un solo colore non formerebbe nulla. Il male è imprescindibile per comprendere il bene, anzi il male non è una punizione degli dei ma è il modo con cui loro difendono l'assolutismo imperfetto del loro bene. Buddha lo diceva: "il problema alla fine non è tra il bene e il male, ma tra l'ignoranza e la sapienza".
La speranza invece unico dono rimasto nel vaso è quella potenza umana che gli dei non hanno, perchè loro non hanno nulla da attendere: hanno tutto e questa totalità li soffoca alla fin fine. Il fuoco di cui gli umani misconoscono il potere è la conoscenza a livello razionale e l'amor a livello sentimentale (testa e cuore); infatti si parla, per quel che riguarda l'intelletto o testa, di mangiare crudo il che rispecchia il pensiero, quando non si ha una capacità intuitiva ed analitica, le persone non ragionano, non masticano, mandano giù ogni idiozia o ideologia cruda, insieme a tutte le infezioni della carne cruda (il fuoco è quello che la purifica); invece per quel che riguarda il sentimento o cuore, si parla di patire il freddo, senza l'amore l'uomo è gelido, paralizzato.
IL FUOCO DEGLI DEI
Prometeo è la controfigura di Lucifero, ci insegna che si può vivere senza dei, che il loro fuoco è la nostra ignoranza, le tenebre in cui ci vogliono prigionieri. Prometeo dona la luce della conoscenza: la scrittura, l'agricoltura, la matematica, l'architettura, la medicina, insomma la scienza, quella che oggi si è messa al posto di Dio. Il fuoco è simbolo di luce (conoscenza) energia (vita) spiritualità (Sole, rigenerazione). E continua il racconto dicendo che gli uomini presi da tante novità, iniziarono a trascurare i doveri religiosi e questa cosa irritò molto Zeus che decise di punire colui che era stato causa di cotanto oltraggio, Prometeo.
Lo stesso avviene oggi: gli uomini presi dalla tecnologia e dal mondo stracolmo di materialismo si sono ormai dimenticati dello spirito, anzi lo ridicolizzano e persino lo disprezzano. Diventano dei, cercano con la scienza di non morire e lottano da soli contro l'universo. Ecco il doppio senso del fuoco divino: quello buono (calore vitale) e quello cattivo (distruzione). In questo modo crediamo di aver derubato gli dei ma loro ci puniscono, come farà Zeus, facendoci diventare appunto come loro: crudeli ed inumani, ma il peggio, miscredenti, perchè gli dei non sono altro che le nostre forze oscure. Infatti, basta guardare quali sono i sintomi di una società in preda alla sua propria nevrosi: la forza della violenza e cioè , la guerra... Zeus fece catturare Prometeo dai suoi servi Kratos (la forza) e Bia (la violenza). Noi con le guerra diventiamo di nuovo animali feroci: poi lo fece portare nel selvaggio paese di Sciti, sul monte più alto dove Efesto lo crocifisse, fermandolo con catene e anelli alle braccia e ai piedi e con un grosso chiodo piantato nel costato. Qui l'immagine del nuovo crocifisso è palese, emblematica. Da Lucifero, Prometeo riprende le sembianze di Cristo, e tutti sono salvatori dell'umanità.
L'AQUILA DI ZEUS E IL FEGATO DI PROMETEO
Jung diceva per quanto riguarda il simbolo dei rapaci, compresa, l'aquila: "Tutte le aquile e le altre fiere che adornano i nostri stemmi mi parvero gli adatti rappresentanti psicologici della nostra vera natura.” e cioè siamo die rapaci, pronti ad usurpare il potere e colpire le prede. L'aquila ha un aspetto positivo: la sua vista, la lungimiranza, ma uno negativo: strappa col becco le carni, rapace. L'aquila in questo caso è emblema dell'ira di Zeus, e dove colpisce l'ira? nel fegato. Infatti a livello psicosomatico l'ira è una passione che se subita colpisce il nostro fegato. L'ira non è una manifestazione di forza ma di debolezza, infatti chi ha fegato ha coraggio sa trattenersi, ha padronanza di sè, più urli e più dimostrai di non credere in quello che dici. Quante volte abbiamo provato a eliminare l'odio? inutile lui come il fegato colpito dall'aquila ricresce la notte (nell'inconscio) e la mattina è intatto, pronto nuovamente per farci rosicare e dannare. Infatti quella era la condanna: "Ogni mattina un'aquila fu mandata a divorargli il fegato, il quale poi ogni giorno miracolosamente ricresceva. Il supplizio durò secoli, nemmeno le Oceanine, che ogni giorno uscivano dal mare per consolarlo, riuscirono a convincere Prometeo di sottomettersi al potere di Zeus". Noi non ci pieghiamo per orgoglio ad un Dio superbo, mai e poi mai. Ma il problema è che quel Dio, a livello psichico, è il nostro stesso Ego. Ricordiamo che i veleni che noi ingeriamo nel nostro corpo, vengono resi inattivi dal fegato e trasformati poi in sostanze solubili per essere poi eliminate dai reni attraverso i liquidi. Quell'aquila va uccisa, ma come? Prometeo ha le mani legate, infatti la ragione non ci arriva ai nostri condizionamenti inconsci ed ecco la volta in qui entra in scena Eracle (Ercole)
LA PADRONANZA DI SE STESSI
Chi altro poteva contrarrestare la forza o ira di Zeus, incarnata nella rapacità dell'aquila, se non il suo Figlio Ercole? La forza bruta contro la forza ragionevole, per liberare la forza (il fegato) di Prometeo che non è altro che la Speranza (non dimentichiamola, è l'unico dono rimasto dal Vaso di Pandora, quel dono unico che non possiedono gli Dei). " Dopo molti anni, Eracle passò dalla regione del Caucaso, trafisse con una freccia l'aquila che tormentava Prometeo e lo liberò spezzando le catene ". Ercole incarna quella forza di volontà che ci aiuta a non scoppiare nell'ira, che domina la ragione (l'aquila). Quando siamo arrabbiati noi ci lanciamo contro la preda senza pensarci (ecco l'aquila, vola e colpisce) questo vuol dire "rodersi il fegato dalla rabbia". Ercole deve trafiggere l'aquila, vuol dire trovare una ragione (al volo, al pensiero) su cosa scatena in noi l'ira, l'odio, la spinta negativa, qual è la molla che ci fa scattare al volo rapace. Spesso ce la prendiamo con gli altri senza motivo (infatti siamo incatenati), ci sfoghiamo senza sapere il perchè. L'aquila rapace di Zeus (il Super IO) è un senso di colpevolezza che va spezzato, Ercole lo deve uccidere: ingiustizie subite nell'infanzia, lavori imposti, vergogne ed umiliazioni inflitte, ira assurda di uno dei nostri genitori o di un professore che a sua volta l'aquila divina le stava mordendo il fegato.... insomma i condizionamenti potrebbero essere tantissimi, Ercole li deve trafiggere per liberare Prometeo, la forza di volontà che sa tenere poi freno all'istinto ed acquistare padronanza su di sè. Finchè ciò non avvenga il fegato, come nel mito, ricresce ogni notte (simbolo di ombra, inconsapevolezza, ignoranza) è la mattina siamo come prima: lo stesso odio, la stessa voglia di vendetta, le stesse antipatie, le stesse noie... il fegato ricresce e l'aquila (il rimorso) ci divora tutti i giorni.
ULTIMA A MORIRE E' LA SPERANZA
Avevamo già accennano che l'unico dono ad essere rimasto in fondo al vaso di Pandora fu la Speranza. La Speranza non è un illusione attesa, ma la capacità di sopportare le delusioni inattese senza disperarsi. Proprio come fece Prometeo sino alla fine. La sua ricompensa fu l'incontro con Chirone. Poiché nacque da Filira e da Crono che per conquistarla si trasformò in un cavallo, Chirone è un essere immortale ed è metà uomo e metà cavallo. Considerato il più saggio e benevolo dei centauri, esperto nelle arti, nelle scienze ed in medicina ebbe per allievi numerosi eroi. In battaglia fu ferito da una freccia avvelenata, non poteva guarire ma nemmeno poteva portare a morte Chirone, nato immortale, cosicché gli causava indicibili sofferenze che lo portarono alla disperazione. Ha così luogo uno scambio. Prometeo, nato mortale, offre a Chirone il suo diritto alla morte e in cambio prende la sua immortalità. Entrambi sono liberi” . Prometeo diventa uomo ma immortale come gli dei senza bisogno di essere un Dio e senza il bisogno di avere un Dio; è un essere di due mondi conciliati, il divino e l'uomo, il Yin e il Yang, ubbidisce alle leggi della Giustizia ma non sa stare nei limiti degli Dei che si dicono giusti a cui cercherà sempre di sfidare attraverso l'ingegno e il coraggio.
L'AQUILA DI ZEUS E IL FEGATO DI PROMETEO
Jung diceva per quanto riguarda il simbolo dei rapaci, compresa, l'aquila: "Tutte le aquile e le altre fiere che adornano i nostri stemmi mi parvero gli adatti rappresentanti psicologici della nostra vera natura.” e cioè siamo die rapaci, pronti ad usurpare il potere e colpire le prede. L'aquila ha un aspetto positivo: la sua vista, la lungimiranza, ma uno negativo: strappa col becco le carni, rapace. L'aquila in questo caso è emblema dell'ira di Zeus, e dove colpisce l'ira? nel fegato. Infatti a livello psicosomatico l'ira è una passione che se subita colpisce il nostro fegato. L'ira non è una manifestazione di forza ma di debolezza, infatti chi ha fegato ha coraggio sa trattenersi, ha padronanza di sè, più urli e più dimostrai di non credere in quello che dici. Quante volte abbiamo provato a eliminare l'odio? inutile lui come il fegato colpito dall'aquila ricresce la notte (nell'inconscio) e la mattina è intatto, pronto nuovamente per farci rosicare e dannare. Infatti quella era la condanna: "Ogni mattina un'aquila fu mandata a divorargli il fegato, il quale poi ogni giorno miracolosamente ricresceva. Il supplizio durò secoli, nemmeno le Oceanine, che ogni giorno uscivano dal mare per consolarlo, riuscirono a convincere Prometeo di sottomettersi al potere di Zeus". Noi non ci pieghiamo per orgoglio ad un Dio superbo, mai e poi mai. Ma il problema è che quel Dio, a livello psichico, è il nostro stesso Ego. Ricordiamo che i veleni che noi ingeriamo nel nostro corpo, vengono resi inattivi dal fegato e trasformati poi in sostanze solubili per essere poi eliminate dai reni attraverso i liquidi. Quell'aquila va uccisa, ma come? Prometeo ha le mani legate, infatti la ragione non ci arriva ai nostri condizionamenti inconsci ed ecco la volta in qui entra in scena Eracle (Ercole)
LA PADRONANZA DI SE STESSI
Chi altro poteva contrarrestare la forza o ira di Zeus, incarnata nella rapacità dell'aquila, se non il suo Figlio Ercole? La forza bruta contro la forza ragionevole, per liberare la forza (il fegato) di Prometeo che non è altro che la Speranza (non dimentichiamola, è l'unico dono rimasto dal Vaso di Pandora, quel dono unico che non possiedono gli Dei). " Dopo molti anni, Eracle passò dalla regione del Caucaso, trafisse con una freccia l'aquila che tormentava Prometeo e lo liberò spezzando le catene ". Ercole incarna quella forza di volontà che ci aiuta a non scoppiare nell'ira, che domina la ragione (l'aquila). Quando siamo arrabbiati noi ci lanciamo contro la preda senza pensarci (ecco l'aquila, vola e colpisce) questo vuol dire "rodersi il fegato dalla rabbia". Ercole deve trafiggere l'aquila, vuol dire trovare una ragione (al volo, al pensiero) su cosa scatena in noi l'ira, l'odio, la spinta negativa, qual è la molla che ci fa scattare al volo rapace. Spesso ce la prendiamo con gli altri senza motivo (infatti siamo incatenati), ci sfoghiamo senza sapere il perchè. L'aquila rapace di Zeus (il Super IO) è un senso di colpevolezza che va spezzato, Ercole lo deve uccidere: ingiustizie subite nell'infanzia, lavori imposti, vergogne ed umiliazioni inflitte, ira assurda di uno dei nostri genitori o di un professore che a sua volta l'aquila divina le stava mordendo il fegato.... insomma i condizionamenti potrebbero essere tantissimi, Ercole li deve trafiggere per liberare Prometeo, la forza di volontà che sa tenere poi freno all'istinto ed acquistare padronanza su di sè. Finchè ciò non avvenga il fegato, come nel mito, ricresce ogni notte (simbolo di ombra, inconsapevolezza, ignoranza) è la mattina siamo come prima: lo stesso odio, la stessa voglia di vendetta, le stesse antipatie, le stesse noie... il fegato ricresce e l'aquila (il rimorso) ci divora tutti i giorni.
ULTIMA A MORIRE E' LA SPERANZA
Avevamo già accennano che l'unico dono ad essere rimasto in fondo al vaso di Pandora fu la Speranza. La Speranza non è un illusione attesa, ma la capacità di sopportare le delusioni inattese senza disperarsi. Proprio come fece Prometeo sino alla fine. La sua ricompensa fu l'incontro con Chirone. Poiché nacque da Filira e da Crono che per conquistarla si trasformò in un cavallo, Chirone è un essere immortale ed è metà uomo e metà cavallo. Considerato il più saggio e benevolo dei centauri, esperto nelle arti, nelle scienze ed in medicina ebbe per allievi numerosi eroi. In battaglia fu ferito da una freccia avvelenata, non poteva guarire ma nemmeno poteva portare a morte Chirone, nato immortale, cosicché gli causava indicibili sofferenze che lo portarono alla disperazione. Ha così luogo uno scambio. Prometeo, nato mortale, offre a Chirone il suo diritto alla morte e in cambio prende la sua immortalità. Entrambi sono liberi” . Prometeo diventa uomo ma immortale come gli dei senza bisogno di essere un Dio e senza il bisogno di avere un Dio; è un essere di due mondi conciliati, il divino e l'uomo, il Yin e il Yang, ubbidisce alle leggi della Giustizia ma non sa stare nei limiti degli Dei che si dicono giusti a cui cercherà sempre di sfidare attraverso l'ingegno e il coraggio.
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