e dialogare con persone diverse
rende l'uomo discreto.
Molto spesso si dice “combatti contro i mulini a vento” per esemplificare l’idea che una persona lotti contro il potere, contro il “muro di gomma”, e in questo senso si dà del Don Chisciotte una visione che è quella di un bizzarro o pazzo cavaliere animato dall’idea di combattere per una giusta causa, armandosi grottescamente contro il potere e i privilegi, che spesso sono sordi e ben ovattati, imperscrutabili o circondati da un nido di vespe. Ma c'è dell'altro, è la parabola di come la pazzia o i percorsi della mente (Don Chisciotte) e l’ignoranza (Sancho Panza) facciano perdere l'essere umano nei labirinti della conoscenza, nei meandri delle passioni e della realtà delle cose. Il tema del viaggio e della ricerca come ansia di assoluto, è l'angoscia di ogni essere umano.
Sancho, ci abbaiano, è prova che progrediamo
- Don Chisciotte -
In ognuno di noi c'è un pizzico di follia che ci dice chiaramente che il mondo va a rotoli, che lo stato è ladro, che i costumi sono condizionamenti, che la società vive di futilità, che la morale è infantile... ecco il Cavaliere Hidalgo che vuole cambiare il suo mondo, ma se affida all'istinto, alla passione cieca, al suo scudiero Sancho: se Don Chisciotte è un sognatore, anche Sancho si dimostra consapevole della pazzia del suo padrone senza venire affatto meno la sua fedeltà, perché vivere la scoperta, il viaggio, perdersi nei meandri dell’esistenza, sono tra le più grandi necessità umane, e soddisfano un indefinito piacere: l’uomo-Ulisse che alberga in ognuno di noi. Senza questa follia non troveremo mai un senso al nostro viaggiare nell'esistenza.
- Don Chisciotte -
In ognuno di noi c'è un pizzico di follia che ci dice chiaramente che il mondo va a rotoli, che lo stato è ladro, che i costumi sono condizionamenti, che la società vive di futilità, che la morale è infantile... ecco il Cavaliere Hidalgo che vuole cambiare il suo mondo, ma se affida all'istinto, alla passione cieca, al suo scudiero Sancho: se Don Chisciotte è un sognatore, anche Sancho si dimostra consapevole della pazzia del suo padrone senza venire affatto meno la sua fedeltà, perché vivere la scoperta, il viaggio, perdersi nei meandri dell’esistenza, sono tra le più grandi necessità umane, e soddisfano un indefinito piacere: l’uomo-Ulisse che alberga in ognuno di noi. Senza questa follia non troveremo mai un senso al nostro viaggiare nell'esistenza.
Fare del bene agli stolti è come buttare l'acqua nel mare
- Don Chisciotte -
Il primo fine, dichiarato esplicitamente nel Prologo dallo stesso Cervantes, è quello di ridicolizzare i libri di cavalleria e di satireggiare con il mondo medioevale, tramite il "folle" personaggio di Don Chisciotte. Oggi potremmo anche rileggere questo personaggio su un altra prospettiva: coloro che imitano cantanti, calciatori, attori famosi e qualunque personaggio dello schermo, perchè di fondo il "folle" cavaliere ci mostra il problema di fondo dell’esistenza, cioè la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà, la quale annulla l’immaginazione, la fantasia, le proprie aspettative, la realizzazione di un progetto di esistenza con cui l’uomo si identifica. Il "disinganno", cioè il tema dello scontro struggente tra ideale e reale, un po come lo fanno oggi la scuola, la politica , la religione, la tecnologia e la scienza: ti promettono un mondo di conquiste, di successo, di benessere, di perfezione, che rimane però virtuale, illusorie, inaccessibile alla maggioranza. Ma la genialità (chiamiamola follia) del Donchisciotte sta nel diventare come un bambino: scambia mulini per giganti, baffute contadine per incantesimi su donne meravigliose, animali per altrettanti sortilegi, circostanze consuete per affronti, catini per elmi, ecc. Questa che agli occhi del mondo è una pazzia, per gli occhi di un bambino è saggezza. Mentre nessuno lo prendere sul serio lui si permetterà di mettere in ridicolo le mancate serietà altrui.
Il primo fine, dichiarato esplicitamente nel Prologo dallo stesso Cervantes, è quello di ridicolizzare i libri di cavalleria e di satireggiare con il mondo medioevale, tramite il "folle" personaggio di Don Chisciotte. Oggi potremmo anche rileggere questo personaggio su un altra prospettiva: coloro che imitano cantanti, calciatori, attori famosi e qualunque personaggio dello schermo, perchè di fondo il "folle" cavaliere ci mostra il problema di fondo dell’esistenza, cioè la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà, la quale annulla l’immaginazione, la fantasia, le proprie aspettative, la realizzazione di un progetto di esistenza con cui l’uomo si identifica. Il "disinganno", cioè il tema dello scontro struggente tra ideale e reale, un po come lo fanno oggi la scuola, la politica , la religione, la tecnologia e la scienza: ti promettono un mondo di conquiste, di successo, di benessere, di perfezione, che rimane però virtuale, illusorie, inaccessibile alla maggioranza. Ma la genialità (chiamiamola follia) del Donchisciotte sta nel diventare come un bambino: scambia mulini per giganti, baffute contadine per incantesimi su donne meravigliose, animali per altrettanti sortilegi, circostanze consuete per affronti, catini per elmi, ecc. Questa che agli occhi del mondo è una pazzia, per gli occhi di un bambino è saggezza. Mentre nessuno lo prendere sul serio lui si permetterà di mettere in ridicolo le mancate serietà altrui.
E' bello comandare anche se fosse solo ad un gregge
- Don Chisciotte -
Donchisciotte non ha fatto altro che scoprire la follia collettiva del mondo materialista e dell'egoismo umano che tende alla sede del potere, in mezzo ad un tale mondo, l'unica via d'uscita è la finta follia (Erasmo da Rotterdam). Il mondo è una farsa e quindi è meglio che non lo prendano sul serio, in questo modo, come diceva Freud, scherzando puoi dire anche la verità senza essere creduto, puoi infrangere la legge senza essere punito.
- Don Chisciotte -
Donchisciotte non ha fatto altro che scoprire la follia collettiva del mondo materialista e dell'egoismo umano che tende alla sede del potere, in mezzo ad un tale mondo, l'unica via d'uscita è la finta follia (Erasmo da Rotterdam). Il mondo è una farsa e quindi è meglio che non lo prendano sul serio, in questo modo, come diceva Freud, scherzando puoi dire anche la verità senza essere creduto, puoi infrangere la legge senza essere punito.
Questa che chiamiamo fortuna, è una donna ubriaca e capricciosa, ma soprattutto cieca, e così non vede ciò che fa, né sa chi getta nella polvere né chi invece porta sugli altari.
- Don Chisciotte -
Il romanzo può anche essere letto secondo coordinate di carattere storico: il declino della Spagna di fine Cinquecento, è come ogni declino in ogni epoca e società, è sempre attuale: Il cavaliere dalla "triste figura" si scontra con un mondo che non ha più i suoi punti di riferimento e non condivide i suoi ideali di hidalgo e di cavaliere. Al cavaliere errante si sostituirà il picaro. Così la società di Don Chisciotte ha bisogno della sua follia: l’ultimo cavaliere errante, testimone di una grandezza passata, ha ancora il compito di richiamare ai propri principi una società in disfacimento, caduta perché aveva scambiato la nobiltà con la vanagloria. Un po' anche oggi sono chiamati folli tutti coloro che seguono certi ideali antichi, eremiti poeti artisti contadini, sono tutti dei moderni Donchisciotte che lottano contro un mondo fatto di mulini di vento (metropolitane, industrie, macchine, tecnologia) che però in realtà loro vedono come dei giganti che schiavizzano la società.
Niente di più pesante che avere una donna leggera
- Don Chisciotte -
Gli amori immaginari, platonici, idilliaci, persino inesistenti, sono stati sempre presenti nella letteratura, basta pensare a Ulisse e Penelope, Dante e Beatrice, Petrarca e Laura, Abelardo ed Eloisa, Sòren Kierkegaard e Regina Olsen... La stessa atmosfera di musa ispiratrice respira Donchisciotte per la dama a cui avrebbe dedicato le sue avventure: Aldonza Lorenza, una contadina che fu subito ribattezzata con il nome di Dulcinea del Toboso "La più bella tra le regine di cuori che il vecchio regno di Castiglia avesse mai generato". Questa visione folle della sua donna ideale è l'amore che noi aspettiamo ma che infondo sappiamo che non esiste, c'è da qualche parte immaginaria ma è meglio vivere della speranza, il pazzo Cavaliere vive di questo ideale ma non va mai a certificare la sua esistenza, è il tipico innamorato dell'amore, ama l'amore ma non lo vive nella realtà, tutto fantasia (seghe mentali), però manda Sancho a verificare e recapitare le lettere d'amore, ed ecco la nostra passione (la pancia, simbolo di Panza) che va a zonzo a far esperienze varie pensando chi potrebbe essere la donzella. Questo capita spesso a tutti noi: amiamo un ideale (Chisciottesco) poi andiamo a giro e troviamo persone con cui facciamo l'amore ma poi scopiamo che sono orrende: infatti Sancho non sapendo cosa fare gli porto al padrone la prima donna che vide per strada a Saragoza e lui vedendola così brutta disse che era stato l'incantesimo di Festone a renderla tale. Ci neghiamo a vedere la realtà dell'amore quando esso si rende palese, meglio dare la colpa ad un odio inesistente e continuare a credere che siamo dei bravi amanti.
I mulini a vento erano in quel tempo le multinazionali di oggi, fabbricavano il pane, erano le potenze alimentare dell'epoca, quindi erano i giganti che dominavano i campi dei poveri... il vecchio pazzo di Donchisciotte l'aveva capito, voleva battersi contro questi giganti, come oggi i poveri contro i ricchi del mondo, ma ci vietano persino di comprendere le fiabe, sono roba da bambini, meglio che leggete i loro trattati scientifici ed ascoltate i loro programmi politici, i pazzi con cuor da bambino come il Donchisciotte è da evitare, al limite da deridere.
La pazzia del Chisciotte è strumentale, cioè creata in funzione della vita che vuole vivere secondo le sue regole, a questa pazzia lui la chiama "fede", una visione che supera la realtà al punto che persino confessa che non l'importa se alla fin fine Dulcinea esista o meno, perchè qualora la realtà non coincida con il suo immaginario, lui tira in ballo l'incantesimo che lo ingannano, sa scusarsi e perdonarsi da solo ( andate a dirlo a tutti i pazienti cronici dei psicologi, ecco la chiave di guarigione: sbarazzarsi dei sensi di colpa, sentendosi vittime piuttosto che colpevoli). In questo modo e su questa strada Donchisciotte sarà sempre un eroe vincente nel bene e nel male, sia che vinca o che perda, lui è in se stesso la scusa vivente di ogni sbaglio e il merito di ogni conquista. A questo punto da pazzo diventa la chiave per guarire ogni follia: portandola a termine pur senza il bisogno impellente di arrivarci.
Non fugge chi si ritira.
- Don Chisciotte -
La giustizia? un ideale che mantiene la società affamata e nello stesso tempo alla ricerca di questa sazietà. Donchisciotte è simpatico a tutti, perchè la sua follia è il desiderio sociale più umano che ci sia: proteggere i deboli, atterrare i potenti, vendicare i torti, difendere le fanciulle indifese, punire i trasgressori, arrestati i banditi. Ma è un ideale buttato al fallimento perchè le persone "normali" non faranno mai nulla mentre i folli, disposti a realizzarlo, saranno sempre disturbati e persino arrestati.
- Don Chisciotte -
La giustizia? un ideale che mantiene la società affamata e nello stesso tempo alla ricerca di questa sazietà. Donchisciotte è simpatico a tutti, perchè la sua follia è il desiderio sociale più umano che ci sia: proteggere i deboli, atterrare i potenti, vendicare i torti, difendere le fanciulle indifese, punire i trasgressori, arrestati i banditi. Ma è un ideale buttato al fallimento perchè le persone "normali" non faranno mai nulla mentre i folli, disposti a realizzarlo, saranno sempre disturbati e persino arrestati.
Questo mio padrone ho visto da mille prove che è un matto da legare, e anche io, del resto, non gli rimango punto indietro, perché, se è vero il proverbio che dice «dimmi con chi vai e ti dirò chi sei» e l'altro «non donde nasci, ma donde pasci», sono più matto di lui perché lo seguo e lo servo.
Sancho sa di esistere perchè esiste Donchisciotte, così molti dedicano la loro vita a chi li faccia sentire importanti, a qualunque costo, persino quello della stessa vita.
Sancho sa di esistere perchè esiste Donchisciotte, così molti dedicano la loro vita a chi li faccia sentire importanti, a qualunque costo, persino quello della stessa vita.
Tutti i grandi sognatori aspirano a realizzare i propri sogni, a rivestire le proprie chimere di carne e sangue, proponendo al mondo un modello di uomo diverso e superiore rispetto a quello attuale, creatore di una corrente di vita poderosa e distruttrice delle barriere innalzate dal sentimento, dagli interessi e dalla tradizione. Sembrerebbe che sia la stessa idea che aspira a consolidarsi nella materia che, nata nel cervello come lontano eco della realtà, fatica per ritornare alla sua fonte e ad ergersi a tiranna e maestra della natura stessa. Quest’importante legge psicologica, ben conosciuta da Cervantes, si realizza in Don Quijote [S. Ramón y Cajal, Psicologia del Don Quijote e il Quijotismo]
Sappi, Sancio - disse don Chisciotte -
ci sono due modi di bellezza:
una dell'anima e l'altra del corpo;
l'anima abbonda e si mostra nella comprensione,
nell'onestà, nel agire bene, nella semplicità
e nella buona educazione,
e tutte queste qualità c'entrano
e possono far parte di un uomo brutto;
e quando si fissa lo sguardo in questa bellezza,
e non in quella del corpo,
capita che l'amore abbia più slancio e vantaggi.
ci sono due modi di bellezza:
una dell'anima e l'altra del corpo;
l'anima abbonda e si mostra nella comprensione,
nell'onestà, nel agire bene, nella semplicità
e nella buona educazione,
e tutte queste qualità c'entrano
e possono far parte di un uomo brutto;
e quando si fissa lo sguardo in questa bellezza,
e non in quella del corpo,
capita che l'amore abbia più slancio e vantaggi.
LA SCHIZOFRENIA RAGIONEVOLE
La disgrazia di DonChisciotte non è la sua fantasia, è Sancho Pancia. (Franz Kafka). Noi tutti siamo in qualche modo schizofrenici, tutti noi esperimentiamo dentro gli angoli più nascosti della nostra anima la sensazione che il mondo che viviamo è irreale, illusoria, falso, mentre un Cavaliere sorge nell'anima e ci indica la via verso un mondo vero, perfetto, morale, pieno di sani principi e valori supremi. E' quella follia che ci dice dove sta la ragione, ma ci dice anche che la società in cui viviamo non è all'altezza di una tale follia. Senza questa follia nè Donchisciotte nè il Sancio Panza avrebbero avuto così forti e grandi esperienze di vita, nel bene e nel male, è stata quella follia a far sì che loro conoscessero la realtà assurda del mondo, per deporre poi le armi e tornare a casa in santa pace: questa è la vittoria sulla guerra personale, vincere l'illusione. Sia don Chisciotte che Amleto sono due anti-eroi, due uomini che vivono un destino perdente, ma alla staticità del principe di Danimarca si contrappone l’eros dinamico di don Chisciotte che non sceglie la follia come prigione ma come espressione di libertà.
L'UOMO CHE UCCISE DONCHISCIOTTE
Questo è un film del 2018 co-sceneggiato e diretto da Terry Gilliam è un perla sublime. Ben si sa non è un film facile da capire, come non è capibile la follia donchisciottesca tra l'altro. Il film come il libro, ti porta sul piano surreale, a volte non riesci a capire dove sei (in qualche modo ti fa assaggiare la pazzia) non sai chi sei, se sei il regista, il lettore, un protagonista, se sei nel film oppure sei un personaggio del tuo stesso film, in somma non sai se ricordi oppure se sogni o davvero reciti per seguire, come nella folla sociale, un copione.
Quanti sono diventati dei matti per seguire il loro lavoro, appunto come il regista del film? Matti da immedesimarsi tanto nel loro lavoro che fanno alla fine quello che gli altri non riescono a fare, a questo punto da regista diventa protagonista, non ha un lavoro ma è il lavoro che possiede lui e lo domina, se ne impossessa e lo porta fuori dalla realtà. E chi le sta accanto lo deve assecondare, tanto lui è il capo non lo si può contraddire quindi se dice che io sono Sancho Panza io me ne adeguo, no? non vi capita questo di continuo in un posto di lavoro? a scuola con gli insegnati? nel religione con i ministri?... e vai a dir loro che sono pazzi... Il film poi ha tra le righe una critica sottile e micidiale contro il cinema stesso (strumentalizza le ragazze, le usa sessualmente, fa fare a degli incompetenti incarichi che poi vengono spacciati con la firma di un famoso ma siccome è famoso nessuno poi critica l'incompetenza e via dicendo) in questo caso l'uomo che uccise Donchisciotte è se stesso, chi uccide il cinema sono gli affaristi del cinema, chi uccide la musica sono le case discografiche, chi uccide la letteratura vera e profonda sono le case editrici che stampano qualsiasi baggianata pur che si venda, chi uccide la TV sono gli spettatori ignoranti, chi uccide la religione sono i falsi fedeli, chi uccide il commercio sono le banche, chi uccide l'amore è il matrimonio e via dicendo.. il titolo è azzeccatissimo, come lo è la metafora di una follia donchisciottesca che non sa altro che sventare e sventrare la ragione di cui nessuno ne vuol sentire nulla, perchè? perchè la predica un matto!!!.
COSA RAPPRESENTAVANO I GIGANTE DEI MULINI A VENTO DONCHISCIOTTESCHI ?
Una delle immagini più classiche del Donchisciotte è quando lo si ricorda lottando contro i mulini a vento dove lui vede dei giganti attraverso la sua pazzia, ma è davvero pazzo? è davvero una sua allucinazione? In realtà questo vecchio visionario ci ha visto benissimo: i mulini sono il simbolo di quell'epoca del potere economico, loro producono il pane, macinano il grano e siccome erano diventati tanti e così grandi, rappresentano le nostre multinazionali moderne quindi dei veri giganti che non sfamano la gente ma ci sfruttano, ci schiavizzano, ci alimentano con del grano avvelenato pieno di conservanti e pesticidi. Dunque aveva assai ragione questo vecchio cavaliere di voler buttare giù questi giganti, avessimo oggi dei pazzi così che decidessero di smontare queste catene di supermercati e negozi vari che ci incatenano ad un modo di vivere schiavizzante nel nome del progresso e la tecnologia. Credo che lo scopo di tornare indietro, di ridare vita alla vita dei cavaliere sia un richiamo donchisciottesco più che valido come un richiamo al ritorno all'agricultural domestica e alla natura senza i giganti del progresso capitalista.
UN MONDO PIENO DI PAZZI
Donchisciotte viene ritenuto pazzo perchè immedesimandosi nei libri di cavalleria che legge decide di mettersi corazza, scudo, lancia ed elmo e andare su un cavallo alla ricerca di grande imprese... e poi ci diamo e lo trattiamo per matto, vero? Ma guardatevi intorno, non vedete un modo pieno di questi pazzi? gente che gioca ala Playstation a guidare come matti e poi vanno a giro a fare le pazzie nelle loro moto e macchine, ragazzi che non si mettono la corazza come il Donchisciotte ma si pettinano come un cantante, si vestono come quell'attrice, si fanno persino chirurgie plastiche per assomigliare a qualcuno altro, non vi sembrano davvero pazzi? E quelli che vogliono essere uguale ad un calciatore, oppure seguono un idolo religioso e si fanno crocifiggere, non sono pazzi? E' quelli che lavorano dalla mattina alla sera perchè vogliono diventare ricchi e miliardari, non stanno forse seguendo un ideale donchisciottesco e cioè un ordine di guerrieri di carta igienica ormai stinto? ma il peggio è che persino questi hanno i loro ammiratori, amici, familiari e cioè un seguito di Sancho Panza che li incoraggia, li solleva, li aiuta e persino li sopporta la pazzia senza dir loro la verità.
A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.
Miguel de Cervantes
La disgrazia di DonChisciotte non è la sua fantasia, è Sancho Pancia. (Franz Kafka). Noi tutti siamo in qualche modo schizofrenici, tutti noi esperimentiamo dentro gli angoli più nascosti della nostra anima la sensazione che il mondo che viviamo è irreale, illusoria, falso, mentre un Cavaliere sorge nell'anima e ci indica la via verso un mondo vero, perfetto, morale, pieno di sani principi e valori supremi. E' quella follia che ci dice dove sta la ragione, ma ci dice anche che la società in cui viviamo non è all'altezza di una tale follia. Senza questa follia nè Donchisciotte nè il Sancio Panza avrebbero avuto così forti e grandi esperienze di vita, nel bene e nel male, è stata quella follia a far sì che loro conoscessero la realtà assurda del mondo, per deporre poi le armi e tornare a casa in santa pace: questa è la vittoria sulla guerra personale, vincere l'illusione. Sia don Chisciotte che Amleto sono due anti-eroi, due uomini che vivono un destino perdente, ma alla staticità del principe di Danimarca si contrappone l’eros dinamico di don Chisciotte che non sceglie la follia come prigione ma come espressione di libertà.
L'UOMO CHE UCCISE DONCHISCIOTTE
Questo è un film del 2018 co-sceneggiato e diretto da Terry Gilliam è un perla sublime. Ben si sa non è un film facile da capire, come non è capibile la follia donchisciottesca tra l'altro. Il film come il libro, ti porta sul piano surreale, a volte non riesci a capire dove sei (in qualche modo ti fa assaggiare la pazzia) non sai chi sei, se sei il regista, il lettore, un protagonista, se sei nel film oppure sei un personaggio del tuo stesso film, in somma non sai se ricordi oppure se sogni o davvero reciti per seguire, come nella folla sociale, un copione.
Quanti sono diventati dei matti per seguire il loro lavoro, appunto come il regista del film? Matti da immedesimarsi tanto nel loro lavoro che fanno alla fine quello che gli altri non riescono a fare, a questo punto da regista diventa protagonista, non ha un lavoro ma è il lavoro che possiede lui e lo domina, se ne impossessa e lo porta fuori dalla realtà. E chi le sta accanto lo deve assecondare, tanto lui è il capo non lo si può contraddire quindi se dice che io sono Sancho Panza io me ne adeguo, no? non vi capita questo di continuo in un posto di lavoro? a scuola con gli insegnati? nel religione con i ministri?... e vai a dir loro che sono pazzi... Il film poi ha tra le righe una critica sottile e micidiale contro il cinema stesso (strumentalizza le ragazze, le usa sessualmente, fa fare a degli incompetenti incarichi che poi vengono spacciati con la firma di un famoso ma siccome è famoso nessuno poi critica l'incompetenza e via dicendo) in questo caso l'uomo che uccise Donchisciotte è se stesso, chi uccide il cinema sono gli affaristi del cinema, chi uccide la musica sono le case discografiche, chi uccide la letteratura vera e profonda sono le case editrici che stampano qualsiasi baggianata pur che si venda, chi uccide la TV sono gli spettatori ignoranti, chi uccide la religione sono i falsi fedeli, chi uccide il commercio sono le banche, chi uccide l'amore è il matrimonio e via dicendo.. il titolo è azzeccatissimo, come lo è la metafora di una follia donchisciottesca che non sa altro che sventare e sventrare la ragione di cui nessuno ne vuol sentire nulla, perchè? perchè la predica un matto!!!.
COSA RAPPRESENTAVANO I GIGANTE DEI MULINI A VENTO DONCHISCIOTTESCHI ?
Una delle immagini più classiche del Donchisciotte è quando lo si ricorda lottando contro i mulini a vento dove lui vede dei giganti attraverso la sua pazzia, ma è davvero pazzo? è davvero una sua allucinazione? In realtà questo vecchio visionario ci ha visto benissimo: i mulini sono il simbolo di quell'epoca del potere economico, loro producono il pane, macinano il grano e siccome erano diventati tanti e così grandi, rappresentano le nostre multinazionali moderne quindi dei veri giganti che non sfamano la gente ma ci sfruttano, ci schiavizzano, ci alimentano con del grano avvelenato pieno di conservanti e pesticidi. Dunque aveva assai ragione questo vecchio cavaliere di voler buttare giù questi giganti, avessimo oggi dei pazzi così che decidessero di smontare queste catene di supermercati e negozi vari che ci incatenano ad un modo di vivere schiavizzante nel nome del progresso e la tecnologia. Credo che lo scopo di tornare indietro, di ridare vita alla vita dei cavaliere sia un richiamo donchisciottesco più che valido come un richiamo al ritorno all'agricultural domestica e alla natura senza i giganti del progresso capitalista.
UN MONDO PIENO DI PAZZI
Donchisciotte viene ritenuto pazzo perchè immedesimandosi nei libri di cavalleria che legge decide di mettersi corazza, scudo, lancia ed elmo e andare su un cavallo alla ricerca di grande imprese... e poi ci diamo e lo trattiamo per matto, vero? Ma guardatevi intorno, non vedete un modo pieno di questi pazzi? gente che gioca ala Playstation a guidare come matti e poi vanno a giro a fare le pazzie nelle loro moto e macchine, ragazzi che non si mettono la corazza come il Donchisciotte ma si pettinano come un cantante, si vestono come quell'attrice, si fanno persino chirurgie plastiche per assomigliare a qualcuno altro, non vi sembrano davvero pazzi? E quelli che vogliono essere uguale ad un calciatore, oppure seguono un idolo religioso e si fanno crocifiggere, non sono pazzi? E' quelli che lavorano dalla mattina alla sera perchè vogliono diventare ricchi e miliardari, non stanno forse seguendo un ideale donchisciottesco e cioè un ordine di guerrieri di carta igienica ormai stinto? ma il peggio è che persino questi hanno i loro ammiratori, amici, familiari e cioè un seguito di Sancho Panza che li incoraggia, li solleva, li aiuta e persino li sopporta la pazzia senza dir loro la verità.
A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.
Miguel de Cervantes
Nessun commento:
Posta un commento