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SE NON DIVENTERETE COME I BAMBINI (presenti nel presente, qui ed ora), NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI (la consapevolezza) - Gesù di Nazareth -

Gli Dei Antichi





GLI DEI SONO NATI 
DALLA SEPARAZIONE DELLE NOSTRE FORZE PSICHICHE
E MORIRANNO QUANDO NOI SAREMO CONSAPEVOLI, ILLUMINATI, CIOÈ' QUANDO QUESTE FORZE 
SARANNO DI NUOVO UNITE.










OCEANO
Il più delle volte lo confondiamo col mare, nell'antichità invece era il fiume cosmico che ricopriva l'universo e rappresentava il tempo come flusso e incessante divenire. Spesso sull'orizzonte il mare si confonde appunto con il firmamento, momento in cui Oceano si unisce alla terra, il divino all'umano. Oceano rappresenta una visione più completa dell'esistenza.Gli antichi greci, che avevano il senso dello spazio e della misura umana delle cose, hanno immaginato di volare, pensando che la terra vista dall’alto poteva accrescere la loro conoscenza del mondo. A tutti noi oggi è ben saputo quanto siano belle le cose viste dall'alto, ecco questo è l'Oceano dell'anima, luogo dove si percepisce la grandezza di una realtà vedendola nella sua piccolezza cioè da lontano. Il volare sopra la terra serve dunque a ridimensionare l’uomo, lo stesso il volo della mente nello spirito, per veder l'essere umano nella sua più esatta misura. Il volo è infatti un modo per astrarsi dal mondo, dalla superficie terrestre piena di conflitti e di tensioni, guardarla da quello strato alto e silente dal quale le cose appaiono lontane e diverse. Lo sguardo dall’alto è cioè una condizione per giungere a una verità diversa da quella che si coglie guardando le cose a fior di terra.



MITO ED ARCHETIPO DI DEMETRA
Dea delle messi (presiedeva all’abbondanza dei raccolti), nutrice e madre. I romani la conoscevano come Cerere “cereale”. E’ l’archetipo della madre, rappresenta l’istinto materno che si realizza nella gravidanza o nel dare agli altri nutrimento fisico, psicologico o spirituale. Chi incarna questo ruolo è impaziente di diventare madre. Se l’archetipo Demetra cade in depressione immediatamente sospende il contatto emotivo con il figlio o il compagno, il quale si sentirà abbandonato, ma essendo dipendente da lei potrà incontrare difficoltà gravi a livello psicologico. La donna Demetra piace preparare grandi pranzi per la famiglia e gli ospiti, ed è invasa dal piacere quando le fanno i complimenti per le sue attitudini di buona madre. Altro attributo è la perseveranza, infatti rifiuta di darsi per vinta quando è in gioco il benessere dei figli. Quando questo archetipo è predominante in una donna, e lei non riesce a gestirlo, può cadere in depressione al momento in cui i figli se ne vanno, sindrome da “nido vuoto”, e sentirsi inutile. Nei suoi rapporti è provvida e protettiva, soccorrevole e generosa, attenta a ciò che la circonda, altruista e leale verso le persone e verso i principi. Se la bambina Demetra nasce in una famiglia in cui il padre non ha un istinto paterno, svilupperà in età adulta un atteggiamento di vittima. Generalmente questo tipo di donna predilige uomini che appaiono immaturi ed insicuri, su cui lei può esercitare le sue cure, però poi molto spesso diventano completamente dipendenti da lei, si crea un legame amante-figlio e frequentemente lei è cronologicamente più grande. Sessualmente non è molto attiva, preferisce effusioni e coccole. Questo tipo di donna è vulnerabile, ed ha difficoltà a dire di no anche quando è molto stanca, ma invece di ammettere il proprio sentire diventerà apatica ed aggressiva. Queste qualità trovano espressione in professioni sociali come l’insegnamento, la cura dei malati, e nel lavoro non sarà competitiva e neanche intellettualmente ambiziosa. Manifesta vittimismo, potere e controllo, lasciandosi andare a manifestazioni di rabbia e depressione; tende a creare rapporti di dipendenza. Generalmente esercita un controllo eccessivo sull’altro e crea attorno a sè insicurezza e inadeguatezza. Dovrebbe imparare ad esprimere la rabbia, anzichè comprimerla dentro di sè, così facendo ridurrebbe il rischio di cadere in depressione; imparando anche a dire di no quando è stanca, eviterebbe la sensazione di vuoto e di depressione dovuti agli impegni eccessivi. Dovrebbe “lasciare andare e lasciare crescere”. Dovrebbe accettare di chiedere aiuto quando si trova in difficoltà, ammettendo che non è in grado di gestire la situazione, imparando a diventare madre di se stessa, chiedendosi cosa è meglio per lei. Sarebbe indicato che non restasse fissata ad una fase, reagendo all’apatia, al fine di non restare in un’esistenza vuota e sterile: imparando ad accettare che la vita ha degli alti e bassi ed attraverso la fluidità può riuscire a superare un momento difficile uscendone con una più profonda saggezza e comprensione spirituale.



L'ATTIMO FUGGENTE E L'OCCASIONE
Kairos (καιρός) è una parola che nell'antica Grecia significava "momento giusto o opportuno" o "tempo di Dio". Gli antichi greci avevano due parole per il tempo, kronos e kairos. Mentre la prima si riferisce al tempo logico e sequenziale la seconda significa "un tempo nel mezzo", un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade. Mentre chronos è quantitativo, kairos ha una natura qualitativa. Come divinità Kairos era semi-sconosciuto, mentre Crono era considerato la divinità del tempo per eccellenza. Il Kaioros regge nella mano una bilancia, immagine allegorica dell'instabilità dei momenti che bisogna saper prendere al volo, ma Kairos è un efebo alato, difficile da cogliere. Kairos unendosi alla dea fortuna genera Occasio (l'occasione) che ha le sembianze di una vergine con il volto coperto da uno spesso ciuffo di capelli (perché essa non è conosciuta dall'uomo) e la testa calva, e con le ali ai piedi che determinano la rapidità dei suoi movimenti. L'abilità dell'uomo starebbe infatti nel cogliere l'occasione al volo, afferrandole il ciuffo di capelli prima che essa scompaia: la sfera ai suoi piedi ne rappresenta infatti l'instabilità.



IL DIO MITRA (EONE) NELLA CAPPELLA SISTINA VATICANA, 
COME MAI?
Fate attenzione a questa descrizione, magnifica coincidenza oppure rivelazione?... Il Dio Padre, per così dire, della teologia mitra, Aiòn, che non soltanto è munito di due enormi chiavi (come lo è san Pietro), ma ha i suoi piedi di gallo, l'animale legato per antica tradizione al Principe degli apostoli (senza dimenticare la casa di Baba Jaga che ha le zampe di gallina). Non per nulla ,il campanile dell'antica Basilica Vaticana era sormontato, prima della demolizione cinquecentesca, da un enorme gallo metallico. Del resto i legami tra Cristianesimo e il Mitraismo erano indicati anche dal giorno di Natale ,il 25 dicembre, che già secoli prima di Cristo era considerato il giorno della nascita di Mitra, la divinità munita di cappuccio frigio rosso. Si sa
che il colle del Vaticano, ai tempi dell'Impero,era il centro dei culti di Cibele e di Mitra, tanto che in alcune città il Quartiere dove era situata la grotta di questa divinità redentrice si chiamava allora Vaticanum. Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade. Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in sé un altro essere noto come Ennoia (greco per Pensiero), o Charis (greco per Grazia), o Sige (greco per Silenzio). L'essere perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il maschio Caen (greco per Potere) e la femmina Akhana (Verità, Amore). Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie. Due degli eoni più comunemente citati erano Cristo e Sophia. Gli eoni, nel loro insieme, costituivano il pleroma, la "regione della luce." Le regioni più basse del pleroma erano anche quelle più vicine all'oscurità, ovvero al mondo fisico. Quando un eone chiamato Sophia emanò senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa creatura non apparteneva al pleroma, e l'Uno emanò due eoni, Cristo e lo Spirito Santo, per salvare l'umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della creatura umana Gesù in modo da poter insegnare all'umanità la via per raggiungere la gnosi: il ritorno al pleroma. Anche il Vangelo di Giuda, recentemente scoperto, tradotto e poi acquistato dalla National Geographic Society menziona gli eoni e parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo. Avvolto da un serpente (che finisce in doppia testa sulle spalle proprio come il Yin-Yang a spirale e la Kundaline) è simbolo dell'immortalità dell'anima. Era venerato nell'antichità come "anima del mondo e Signore della Luce". Custode delle porte degli inferi (donde il Pietro che ha le chiave del cielo) e in mano il fulmine (come Zeus) del giudizio.... Dunque, se scalpellate dietro ogni simbolo cristiano troverete sempre i rettali degli dei pagani e delle credenze popoli più antiche.



L'AURORA
Nella tradizione ermetica simbolo esoterico della sapienza, la luce che squarcia le tenebre. Il figlio dell'Aurora quindi è il Cristo, la consapevolezza che pone fine alla notte della morte. Nella mitologia romana, Aurora è la dea dell'aurora. Il suo mito è parallelo a quello della dea greca Eos e della divinità vedica Uṣas. La dea Aurora si rinnova ogni mattina all'alba e vola attraverso il cielo, annunciando l'arrivo della mattina. È figlia del Titano Iperione e i suoi fratelli sono il sole e la luna. Inoltre ha molti mariti e quattro figli, i venti: del nord (Borea), dell'est (Euro), dell'ovest (Zefiro) e del sud (Noto). Uno dei mariti è il vecchio Titone, uomo per il quale la dea aveva ottenuto da Giove l'immortalità, ma, per un errore nella richiesta, non la perenne giovinezza.


LA NOTTE (scultura di Michelangelo)
La Notte è la madre primordiale di tutti i principi cosmici. Secondo gli inni Orfici, si unì al vento e partorì un uovo d'argento (la Luna) dal quale nacque l'Eros, il desiderio che muove l'universo. Secondo Esiodo, Nyx era la personificazione della notte terrestre, in contrapposizione al fratello Erebo, che rappresentava la notte del mondo infernale. Da Notte nacquero Etere ed Emera, la luce e il giorno, oltre che Eris (la discordia), Ipno (il sonno) e il suo gemello Tanato (la Morte), Nemesi (la Vendetta), Momo (il Sarcasmo). Questa divinità fu ripresa nella mitologia romana con il nome di Nox. Dai romani era considerata anche madre di Erumna (Aerumna in latino), la dea dell'incertezza e dell'inquietudine, in costante compagnia del Dolore e del Timore.



LE GORGONI 
Erano tre sorelle, Steno, Euriale e Medusa la cui bellezza suscitava persino l'invidia (come capita di solito tra le donne) della Dea Atene. Una strategia per riuscire a degradare e soppiantare la femminilità in quanto divina e Dea, fu quella di trasformarla in una potenza o essere maligno che, in certe occasioni, a seconda della cornice religiosa dominante, veniva messa in relazione a forze infernali. Infatti spesso le donne belle vengono criticate a morte dalle altre donne con complessi d'inferiorità femminile. Ma le Gorgoni rappresentavano la perversione nelle sue tre forme: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale. E fu proprio la mentalità maschilista che rese queste bellezze perverse, portandole al limite del loro potere. Così avvenne per esempio che le terribili Gorgoni, dalla testa coperta di minacciosi serpenti (il simbolo della Dea), lunghi denti canini ed occhi enormi, che in origine furono senz’altro dee benevole. Medusa(che significava saggezza), Steno (vigore), Euriale (universalità), concetti tutti molto lontani dagli esseri mostruosi in cui le trasformarono i greci.


LA DEA BRIGID CELTICA O SANTA BRIGIDA CATTOLICA?
La Triplice Dea Brigid, formata dalle sorelle Brighid, Brigid e Bridget, fu straordinariamente popolare fra le popolazioni briganti insediate in Irlanda, Scozia, Francia e Spagna. I romani dopo la conquista dei territori dove la si adorava, associarono Brigid alla Dea Giunone, la regina del cielo, e inglobarono le sorelle nella figura di Minerva. Gli evangelizzatori cattolici non potendo sradicare la devozione alla Dea Brigit, la sostituirono con il personaggio di santa Brigida, una monaca che non è mai esistita e che venne fatta fondatrice del monastero di Kildare (L'unico testo biografico conosciuto è quello di Cogitosus, un monaco di Kildare, che scrisse o, meglio, inventò la Vita Brigidae attorno al 650) . La nuova santa ovviamente si accaparrò tutte le qualità della Dea, specialmente quelle concernenti la fertilità; veniva celebrata nello stesso giorno, il primo di febbraio che era l’inizio dell’imbolg o primavera celtica sotto il padronato di Brigid.



LA RIASSUNTA PAGANA DI FERRAGOSTO
La parola Ferragosto deriva dal latino, Feriae Augusti, la festa pagana, introdotta in onore dell'imperatore romano Augusto, con cui, dal primo giorno del mese di agosto si celebrava la raccolta dei cereali. I banchetti, le bevute, gli eccessi erano considerati leciti in quei giorni di estrema calura. Nel mese di Agosto il calendario dei romani allineava una serie di date consacrate a divinità della terra, della fecondità:
- 1 agosto: si celebrava la Dea Speranza.
- 5 agosto: la Dea Salus, garante della prosperità del popolo romano.
- 9 agosto: alle più alte temperature dell'anno, si onorava il Dio Sol Indiges, il Sole considerato come antenato ("indiges") della stirpe latina.
- 12 agosto: si accendevano le lampade in onore della dea Iside: qui siamo di fronte a un culto non originario dell'Italia, proveniente dall'Oriente.
- 13 agosto: si celebrava Diana, la dea delle selve. In quella data, servi e padroni si recavano insieme al tempio sull'Aventino e poi nei boschi per pic nic ante litteram.
Nel 18 avanti Cristo, l'imperatore Augusto decise di porre ordine in una serie di festività sparpagliate lungo il mese che in seguito avrebbe preso il suo nome: FERRAGOSTO. Quindi l'Assunta Vergine Maria è piuttosto il compendio o il riAssunta di tutte queste festività pagane, il tentativo della Chiesa di cristianizzare tutte le feste che trovò nel calendario dell'impero romano come aveva fatto il re Augusto a suo tempo.
LE DRIADI
Le Driadi erano le anime o spiriti degli alberi, figure della mitologia greca. In origine le driadi erano propriamente le ninfe delle querce, come rivela il loro nome (dryas, quercia). 
   Le driadi erano ninfe che vivevano nei boschi e ne incarnavano la forza e il rigoglio vegetativo. A differenza delle amadriadi, non facevano corpo con gli alberi, né morivano con essi, ma potevano muoversi liberamente, danzare e unirsi anche con semplici mortali. Venivano raffigurate come belle e giovani donne, con la parte inferiore della persona terminante in una sorta di arabesco che imitava un tronco d'albero. La parte superiore evidenziava invece una certa bellezza e solarità.




SUCCUBO ED INCUBO 

Succubo dal latino succuba, "amante", è un demone di aspetto femminile che seduceva gli uomini (specialmente monaci) per avere rapporti sessuali, soggetti/sottoposti alla volontà del succubo. Donde essere succubi cioè obbligati come gli amanti dalle passioni. Inizialmente quindi i sogni erotici (Succubi) era quello che noi oggi chiamiamo incubi (donde l'aspetto terribile del sesso) i succubi giacevano con gli uomini, fino a sfinirli, per poterne raccogliere il seme, che poi avrebbero utilizzato gli incubi per fecondare le donne: "Nel compiere l’atto sessuale i demoni maschi sono Incubi e le femmine Succubi.








INCUBO E SUCCUBO
Gli incubi (dal latino incubare, "giacere sopra") era un demone di aspetto maschile che giace sui dormienti, solitamente donne, per trasmettere sogni cattivi e talvolta per avere rapporti sessuali con esse (Per gli uomini che giacevano con donne non erano Incubi ma Succubi, le donne demone - vedere post precedente). Durante la caccia alle streghe, l'ammissione di aver avuto rapporti sessuali con un demone o Satana era uno dei peccati per i quali le donne venivano uccise. Si riteneva che a volte gli incubi concepissero dei figli con le donne che possedevano; una delle leggende più famose di un tale caso è quella del mago Merlino, il famoso mago della leggenda di re Artù. L'incubo quindi aveva originalmente una valenza prettamente sessuale, poi divenne macabra e violenta con l'avvenire della visione horror.




LA DEA BAUBO' ... RIDERE SUL SESSO
Vi siete mai chiesti perchè il sesso sia causa di ilarità, scherzo e persino scherno? Quante donne diventate icone di celebrità solo per aver fatto vedere le mutande o la loro nudità? Le barzellette più forti sono quelle a sfondo sessuale e le battute migliori finiscono sempre tra le nostre parti intime... come mai?
Ridere è una manifestazione di libertà interiore, il sesso è pure interiore o intimo, saper quindi abbinare sesso e humour senza scadere nella volgarità è da pochi. Nella mitologia greca, Baubò era il nome della sposa di Disaule, un antica divinità, definita dea dell'oscenità, colei che sollevando la gonna, mostra alla Dea Demetra la sua vulva e la fece sorridere, guarendola poi dalla profonda tristezza per la perdita di Persefone (si perde la figlia o gioia interiore, quando non si ha senso di umorismo o accettazione dei limiti sessuali, ecco il significato psicanalitico nascosto sotto queste mutande inconsce). Ridere è il modo più liberatorio per guarire l'anima, distenderla, rilassarsi, sdrammatizzare, è un esorcismo interiore, sapersi poi prendere in giro è da pochi; una coppia che sa scherzare sul sesso, sui loro difetti e limiti fisici e sessuali, è una coppia divina, matura, guarita. Non è da confondere col malsano esibizionismo, l'oscenità con cui viene vista poi la dea Baubò è tardiva, maschilista, quando la dea e il sesso avevano perso la loro sacralità.



DAL MITO AL LOGOS
Gli uomini antichi, quindi l'infanzia dell'umanità, avevano un approccio verso la comprensione della realtà attraverso la natura, donde la nascita dei miti, come nei bambini avviene attraverso le fiabe. Man mano poi la comprensione si è resa matura, più razionale e sorge la filosofia, la ragione, il Verbo greco o logos, ma la tragedia avviene quando l'uomo adulto (l'intellettuale, il logos) perde di vista il mito (le fiabe, la natura, la purezza dell'intuito). Rimane attaccati letteralmente alle fiabe sarebbe anacronistico nonchè limitato, come fanno tante religioni (credono ancora in paradisi del Eden dove pascolano gli anelli con i leoni, dove non si muore, dove il serpente parla alla donna, ecc...), ma andare all'estremo opposto, e cioè diventare razionali al punto che il Logos sia solo scienza, analitica e discorsi astratti è altrettanto fuorviante e nocivo all'anima ed all'animo delle persone.




DIO, IL GRANDE ESILIATO
Ma mano che la nostra anima prende coscienza nel corpo purtroppo, senza una guida spirituale, si polarizza all'esterno di se stessa, perde contatto con il regno del mito, del YIN, dell'interno e si svuota, si identica nell'esterno, il YANG e diventa il IO. Complementare all'Anima, che rappresenta l'essenza, l'Io assolve viceversa la funzione di contenitore dello spirito e costituisce il veicolo che permette all'Anima di acquisire esperienza e di materializzare i suoi desideri nel mondo, ma se i suoi desideri sono solo materiali, l'anima si fossilizza, l'energia si perde, l'essere umano diventa solo materia come qualunque altra del mondo, ala sua morte si dissolve come una foglia, va verso il nulla, perchè non ha coscienza di se stessa, non sa auto-rigenerarsi. Quando non si è consapevole di questi due mondi (cuore e testa, Yin e Yang, Anima e Corpo, Cielo e Terra, ecc), quando non abbiamo la consapevolezza di collegarli, siamo divisi, restiamo spaccati, viviamo smarriti. Siamo allora in preda all'inconscio, come diceva Jung: "La grande rimozione è Dio che è stato sepolto nelle profondità del'inconscio, così che il soggetto individuale ha perso quel TU interiore, il dialogo, il confronto, la consapevolezza". Senza questo dialogo interiore la persona è priva di Spirito, di Energia e quindi di Personalità. Qui sorge il Pathos.



IL PATHOS
Pathos, dal greco "paschein", letteralmente "soffrire" o "emozionarsi" è una delle due forze che regolano l'animo umano secondo il pensiero greco. Esso si oppone al Logos, che è la parte razionale. Il Pathos infatti corrisponde alla parte irrazionale dell'animo. Pero la sofferenza deriva dal fatto che l'emozioni sono distaccate dallo spirito, il logos in esse non ha ancora una dimora, il cuore non è in armonia (Karma-nia = armonia-ordine) con la testa. Ragione per cui attraverso la libertà si giunge alla schiavitù, l'opposto di quello voluto; attraverso la soddisfazione di tutti i desideri si arriva alla nausea e la depressione. Per gli antichi greci questa "forza emotiva" era strettamente collegata alle realtà dionisiache o comunque dei riti misterici. Per questo il Pathos indicava tutti gli istinti irrazionali che legano l'uomo alla sua natura animale e gli impediscono di innalzarsi al livello divino. Senza il Pathos però non esisterebbe l'amore umano, l'Eros, l'empatia (em-Pathos) cioè il desiderio di identificazione ed unione con il divino. Il problema allora è far sì che il Pathos incontri in maniera naturale l'Eros e questo lo trasformi in maniera tale di raggiungere il Logos, l'intuizione, la ragione. Se ciò non avviene, il Pathos non farà altro che corrompere l'Eros e rimane lontano dal Logos, donde la vita come Pathologia del divino malato ferito ed agonizzante.



EROS ... IL MOTO DELL'UNIVERSO
In origine non rappresentava il Dio dell'amore, bensì è ciò che fa muovere verso qualcosa, un principio divino che spinge verso la bellezza, è un attrazione, un moto, una forza persino irrazionale. L'Eros è terribile, temibile, pochi sanno gestirlo, ancor meno quelli che riescono a dominarlo. E' l'assenza di Paura, è la scintilla che ti fa cogliere la bellezza e perseguirla ad ogni costo, persino al costo della vita. Eros non ha nulla a che vedere con l'erotismo. L'erotismo nasce quando Eros viene imprigionato dal Pathos, quando non ha un altra via d'uscita e ciò avviene perchè non ha nessun contatto con il Logos, con la ragione, con lo Spirito. Questo Eros infatti non era l'Amore spirituale profondo intimo chiamato Àgape, in latino Caritas che significa amore disinteressato, fraterno, smisurato. Viene utilizzato nella teologia cristiana per indicare l'amor di Dio nei confronti dell'umanità. E' però l'amore più eccellente, più puro, più divino, quello materno, quello del Logos.



TRA IL DIRE E IL FARE C'E DI MEZZO IL LOGOS
Il termine "logos" in ambito cristiano è reso in italiano come "Verbo", riprendendo il latino "verbum" o "Parola". Giovanni usa il termine "logos" in una doppia accezione: sia per rendere comprensibile agli ambienti ebraici, familiari, il concetto della divina sapienza, sia per rimanere connesso con gli ambienti della filosofia ellenistica, dove il "logos" era un concetto filosofico radicato da tempo, come si legge in un frammento del Leucippo di Eraclito dove il logos ha un significato di "legge universale" che regola secondo ragione e necessità tutte le cose: « Nessuna cosa avviene per caso ma tutto secondo logos e necessità. » Ma questo Logos poi viene compreso e deformato in occidente solo come ragione, pensiero astratto, intendere, analisi, una azione solo mentale, mentre per l'antico il pensiero non era dissociato dall'azione: Dio disse una cosa ma la fa (disse Luce e la luce fu) perchè il suo VERBO o logos è creativo, quindi la parola ha un potere, oggi lo si è perso, si parla a vanvera, si giura invano su una Bibbia, dare la parola non ha più una certezza di compimento, tra il dire e il fare c'è di mezzo il modo di agire politico di promesse incompiute. Per l'antico dire era già compiere, si parla solo di quello che si è certi, si predica quello che si compie, mentre per noi, ahimè, il verbo è diventato sostantivo (idee, fantasticherie, promesse) non più carne cioè realtà. Il logos è quindi un pensiero luminoso, una certezza, è un lampo di luce che coglie il senso delle cose. Raggiungere il Logos in te è raggiungere quella capacità divina (il Cristo, il Verbo) della consapevolezza di ogni cosa, detta e fatta quindi vissuta, incarnata.



IL MITO CINESE DI PANGU
All'inizio del tempo le forze di yin e yang interagivano in modo caotico all'interno di una massa cosmica simile ad un uovo. Nel corso del tempo queste interazioni tra sostanze hanno dato vita ad un essere, un gigante di nome Pan Gu.
Pan Gu ha dormito ed è cresciuto dentro l'uovo per 18.000 anni. Al suo risveglio e trovandosi da solo, ha deciso di rompere l'uovo, iniziando la separazione tra le forze di yin e yang. Gli elementi di natura yin erano scuri e pesanti e sono affondati in basso per formare la Terra. Gli elementi di natura yang erano luminosi e chiari e sono saliti in alto per formare i Cieli. E così furono Cielo e Terra.
Pan Gu era in ansia perché le due metà si sarebbero chiuse di nuovo; così si dispose tra le due parti per tenerle separate. Ogni giorno che passava, il cielo si elevava di dieci piedi sopra di lui e la Terra si ispessiva di dieci piedi sotto; Pan Gu stesso cresceva di dieci piedi solo per tenere il passo con la crescente distesa, aspettando.
Fu un lavoro solitario e faticoso che durò altri sei milioni cinquecento settantamila giorni, o altri 18.000 anni, fino a quando si accertò che i regni si erano finalmente stabilizzati. Poi, con un grande schianto, Pan Gu si sdraiò e morì.
Dopo il crollato dello stanco Pan Gu, una trasformazione miracolosa ebbe luogo: il suo ultimo respiro si trasformò in vento e nuvole; la sua voce in un tuono rombante; il suo occhio sinistro divampò nel sole e l'occhio destro brillò nella luna; i capelli e la barba diventarono le stelle della Via Lattea; le membra, le mani e i piedi si trasformarono in grandi montagne e il sangue che gli scorreva nelle vene, in fiumi; la sua carne trasformata in fertili terreni agricoli e le sue ossa a pietre preziose e minerali; i denti e le unghie diventarono metalli lucenti; i peli della pelle fiorirono in una vegetazione lussureggiante e il sudore dalle sue immani fatiche caddero come l'acqua piovana per il mondo mortale.
Alcuni dicono che lo spirito di Pan Gu non si è estinto ma trasformato negli esseri umani, il che coincide con l'antica credenza cinese che gli esseri umani sono l'anima di tutta la materia.
Pan Gu sacrificò la sua vita e il suo corpo per creare il mondo e per arricchirlo e abbellirlo. Ora i cieli splendono di corpi celesti luminosi, la Terra è sagomata da grandi montagne e fiumi, la flora e la fauna esistono in abbondanza. Pan Gu, il gigante-dio, venuto fuori da un uovo, non è da nessuna parte, ma può essere trovato ovunque nel mondo.



L'ESOTERISMO DEL NATALE E LA SIMBOLOGIA DEL PRESEPIO
Partiamo dal fatto che il Solstizio d'Inverno coincide con il Natale di numerose divinità legate al culto solare: Horus egizio, Tammuz fenicio, Adone greco, Dionisio romano, Mithra persiano. Se ci teniamo al contesto storico, Maria e Giuseppe scendono da Betlemme a compiere un censimento, non certo nell'inverno, storicamente Gesù sarebbe nato verso la primavera, ma era importante farlo coincidere come Luce con il Dio solare che l'impero romano neo cristiano doveva sostituire. Nel presepio, la cui origine cristiana venne attribuita a san Francesco, ritroviamo alcune tradizione egiziane, ancor più antiche: la tua anima al centro è il bambino, che deve nascere sempre, ogni anno, ad ogni momento. Dietro di lui la figura di 2 adulti:
Iωσὴφ -il padre- è la continuità (letteralmente significa "àncora")
Μαριάμ -la madre - ha due significati il primo deriva dall'egizio Mr/Mry ("amore") il secondo dall'ebraico Mrym ("ribellione").
I "genitori" di Iησοῦς (Yehshwa/ Yasha o Gesù: "la salvezza") sono la propagazione dell'amore che si ribella alle regole di un mondo ("kosmos").
In altre parole quelle due figure sono la nostra maturità psicologica, essere creatori o genitori di se stessi. Per far nascere però questo BAMBINO interiore, ricordatevi che non troverete POSTO nel mondo, come Maria e Giuseppe non trovavano alloggio in tutta Betlem (Betlem significa Pane), apparentemente la casa dell'accoglienza, ma l'anima non vi trova posto. Per i "genitori" non c'è "luogo" (in greco τόπος topos). A volte cui sentiamo così, non c'è posto nel mondo per noi. Anzi il vangelo usa un vocabolo stupendo: non c'è posto nel καταλύματι (da καταλύω "la discesa nella dissoluzione"). Infatti il nostro spirito si sente decaduto, depresso. E poi aggiunge che in questo posto, loro avevano bisogno di deporre il loro αὐτός ("riflessione su se stessi") per far nascere il primogenito (in greco c'è la parola πρωτότοκον che significa "l'inizio di tutte le cose"). In poche parole: non troviamo in questo mondo posto dove riflettere e conoscere se stessi per far nascere la nostra vera identità.
A quel punto si recano in un posto isolato, ecco la solitudine come fonte di crescita e trovano un "trogolo degli anima-li" ovvero la parte più profonda da dove la natura animale attinge il proprio cibo ("mangiatoia"), è un luogo situato nella "grotta" che è il nostro inconscio. Dunque dobbiamo scendere nella nostra natura più animale, istintiva, quasi un inferno, là si nasce nell'anima.
Adesso la figura simbolica degli animali: il bue e l'asino che sono due animali totemici presenti nella cultura egizia: i neter Het Heru (Hathor) e quello delle avversità Set (Sutesh). Questi animali sono nell'ombra della nostra psiche delle forze che ci portano a spronarci in avanti (il toro) o ci fermano nella durezza e la chiusura (l'asino). Tutti noi nel trascorso della vita abbiamo momenti di luce, il Dio Toro, simbolo del dio sole egizio Horus, e ci sentiamo forti, capaci di trascinare il mondo, ma anche momenti di buio, quindi l'Asino, infatti era un'incarnazione di Seth (il dio sole oscuro e negativo) per il culto egizio, momenti di ignoranza, di caparbietà ed irragionevolezza



I LUPERCALI E SAN VALENTINO
Ben sappiamo come la Chiesa cattolica ha cristianizzato tutte le più importante feste pagane, cercando di sostituire con una festività cristiana quella pagana, avviene con le feste di Augusto o ferragosto con l'Assunta, oppure la festa del Dio sole con il Natale. Lo stesso vale per San Valentino, padrone degli innamorati che venne a ricoprire l'antica festa pagana dei Lupercali dove avveniva un matrimonio sacro con tanto di accoppiamenti quindi rituali ierogamici. Si tenga presente che l'anno nuovo iniziava il 1 marzo per cui con questa festività si cercavano due cose: risvegliare la natura, la primavera, la vita attraverso il sesso e infine le cerimonie si concludevano con l’accoppiamento e sposalizio sacro, affinché dopo nove mesi, in prossimità del nuovo Solstizio d’Inverno (dicembre), le donne che avevano partecipato al rito potessero partorire il nuovo Horus, quindi il nuovo Sole che coinciden con il Natale. I Lupercalia furono una delle ultime feste romane ad essere abolite dai cristiani. In una lettera di papa Gelasio si riferisce che a Roma durante il suo pontificato (quindi negli anni fra il 492 e il 496) si tenevano ancora i Lupercali, sebbene ormai la popolazione fosse da tempo, almeno nominalmente, cristiana.



ABRAXAS 
La parola Abraxás d'incerta etimologia, è stata ritrovata su pietre e gemme usate come talismani magici. D'origine gnostico-mitraica, rappresenta principalmente la mediazione fra l'umanità e il dio Sole. Presso la tradizione persiana arriva a simboleggiare l'unione/totalità fra Ahura Mazdā ed Arimane, ossia Bene e Male (Yin-Yang). Secondo alcuni studiosi, la parola abracadabra deriverebbe da Abraxas, sebbene esistano altre spiegazioni.
Il nome si riteneva avesse un potere apotropaico, attribuito al valore numerico delle sue sette lettere che sommate, secondo la numerazione greca, davano il numero 365
(α=1 β=2 ρ=100 α=1 ξ=60 α=1 σ=200). Secondo lo gnostico Basilide, 365 era il numero uguale ai cieli di cui era costituito il mondo materiale. I giorni di un anno solare.
Abraxas, riunisce in sé il potere di Dio, summum bonum, e del Diavolo, infimum malum. Ogni immagine divina, tramite verso la totalità, contiene sia luci che ombre. La completezza include il bene e il male nel momento in cui entra nel mondo dell'umano. Per questo nel giardino di Filemone, è necessario che il serpente nero si ricongiunga con quello bianco.(Soluzione,cap. I). Dice Marco Gay, nel suo lavoro che commenta il Libro Rosso, Archeologie junghiane, che per Jung ogni potere privo del suo opposto, rischia di operare come qualcosa di affascinante, quindi pericoloso. 



IL MITO DELLA DEA ARMONIA
Armonìa è un personaggio della mitologia greca, secondo quanto riportato da Esiodo nella sua Teogonia, figlia di Ares e Afrodite. Nel mito greco, Armonia è Figlia degli opposti, cioè del dio della guerra e della dea dell’amore, e come tale ha suscitato profondi pensieri di Eraclito di Efeso (535 – 475 a.C.). Per questo filosofo il rapporto tra gli opposti è lotta, tensione. Eraclito descrive così l’essenza dell’origine dell’Armonia: “Ciò che è opposizione è accordo, e dalle cose discordi sgorga bellissima Armonia, e tutte le cose nascono per legge di contesa. Le interazioni tra contrari producono armonia, come le forze centripete e centrifughe che, essendo reciprocamente interdipendenti, sono necessarie l’una all’altra “affinché possano entrambe vivere”. Se una di esse fosse arrestata, l’azione dell’altra diventerebbe immediatamente autodistruttiva. L’origine della rotazione dei corpi, atomi, pianeti, galassie è dovuta a una coppia di forze opposte che crea un momento rotatorio. Un sistema è vivo fintanto che è in movimento e viceversa. La Terra con la sua rotazione intorno al proprio asse, rispetto al Sole causa l’alternanza del giorno e della notte, e il pianeta respira, vive, perché il moto rotatorio alterna le due polarità essenziali. Chi vive dunque nell'armonia, è chi sa abbracciare gli estremi e tenerli in equilibrio. 
   Zeus diede Armonìa in sposa al fondatore di Tebe, Cadmo, come ricompensa per averlo liberato dal mostro Tifeo.[senza fonte] Tutti gli dei scesero a Tebe dall'Olimpo per celebrare le nozze. Secondo il mito queste furono le prime nozze della storia. Dal matrimonio nacquero quattro figlie: Agave, Autonoe, Ino e Semèle. Dopo la morte di Semele, folgorata da Zeus, Armonìa e Cadmo se ne andarono da Tebe. Al termine del loro viaggio raggiunsero la costa adriatica ed ebbero un altro figlio, Illirio, capostipite degli Illiri. Cadmo divenne re degli Illiri, ma successivamente fu trasformato in un serpente ed Armonia, nel suo dolore pregò Cadmo di recarsi da lei e mentre fu abbracciata dal serpente Cadmo gli dèi trasformarono in serpente anche lei.


FILEMONE E BAUCI
(Dipinto di Johann Carl Loth)
Zeus ed Ermes, vagando attraverso la Frigia con sembianze umane, si ritrovarono a litigare. Quegli infatti pensava che tutti gli uomini fossero cattivi, allora Ermes gli propose una sfida: travestirsi da viaggiatori cercando ospitalità nelle case vicine: «Bussando a mille porte, domandavano ovunque ospitalità e ovunque si negava loro l'accoglienza. Una sola casa offrì asilo: era una capanna, costruita con canne e fango. Qui, Filemone e Bauci, vedevano passare i loro giorni belli, invecchiare insieme sopportando la povertà, resa più dolce e più leggera dal loro tenero legame». Questo mito antico era raccontato per mettere in risalto due cose: la ricchezza dell'ospitalità e l'amore eterno di una coppia che si dona senza limiti. Infatti prosegue il racconto: "La coppia si offrì di lavare i piedi ai viaggiatori, e diede poi loro da mangiare un pranzo campestre consistente in frutta, miele e latte. Quando però versavano il vino, questo non finiva mai, per cui iniziarono a sospettare della finta identità della divinità. Sacrificarono l'unica oca che avevano e Zeus ne rimase molto grato". Il vino è simbolo di AMORE stagionato ,maturo, che dà forza, ebrezza, quindi passione. Una coppia che vive del divino ha sempre la brocca piena, non si svuota, hanno sempre di che parlare, la loro passione non finisce, è un dono degli dei. Qualcosa di simile avvenne con Gesù alle nozze di Cana: l'acqua si trasforma in vino per salvare le nozze, quindi la materia si trasforma in spirito e la coppia continua la sua festa a non finire. 
Il racconto mitologia prosegue con una sfumatura che ricorda l'evento biblico di Sodoma e Gomorra: Dopo il pranzo gli Dei si palesarono e Bauci e Filemone furono condotti sopra un'alta montagna vicina alla capanna e venne loro comandato di guardare all'indietro: mentre Zeus scatenava la propria ira contro i Frigi, videro tutto il borgo sommerso e distrutto tranne la loro povera capanna che venne trasformata in un tempio lussuoso. Zeus si offrì di esaudire qualunque loro desiderio. Filemone e Bauci chiesero solo di poter essere sacerdoti del tempio di Zeus e di poter morire insieme. Furono esauditi e quando Filemone e Bauci furono prossimi alla morte, Zeus li trasformò in una quercia e un tiglio uniti per il tronco. I nomi di Filemone e di Bauci sono passati in proverbio per indicare due vecchi sposi che in passato hanno trascorso i loro giorni in un amore reciproco, e ne conservano vivo il sentimento. 

EROS, PHOTOS, HIMERO, ANTEROS, IMENE ... GLI AMORINI GRECI
E' ben noto e famoso il Dio Eros, in greco il plurale è Eroti che sono un insieme di figure collettivamente associate all'amore, perchè spesso noi chiamiamo amore una quantità di passioni che fanno parte dell'amore ma non sempre lo esprimono in maniera totale e matura. Tra gli Eroti (amorini) c'era anche il Dio Photos (La Nostalgia), era il desiderio struggente per l'amore mancante che si trova lontano (la parola nostalgia in greco significa "ritorno al dolore). In tale contesto Eros non viene personificato, quanto piuttosto come principio divino corrisponde all'irrefrenabile desiderio fisico come quello vissuto da Paride nei confronti di Elena (Iliade III, 441-2) o ancora lo stesso desiderio provato da Zeus nei confronti di Era. Eros talvolta è persino crudele ed ingestibile sia da parte degli uomini che degli dei. Qui nasce un altro amorino (Eroti) chiamato Himeros sorge dal sentimento di brama ed è incontrollabile. In mezzo a queste divinità si erge un altro loro fratello: Anteros, la corrispondenza che potrebbe anche non essere corrisposto come amore facendo nascere la vendetta. Anteros però lascia spazio anche all'amore tra persone dello stesso sesso (amore omosessuale). Infatti l'amore per  crescere deve essere corrisposto, per questa ragione Eros non cresceva, era sempre bambino, finchè  la saggia Temi spiegò alla madre che Eros non sarebbe mai cresciuto finché non avesse avuto l'amore di un fratello. Afrodite si unì ad Ares e generò Anteros e da quel momento i due fratelli crebbero insieme, ma ogni qualvolta Anteros si allontanava da Eros, quest'ultimo ritornava bambino. Infine c'era anche Imene, un ragazzo così bello che fu rapito insieme ad altre ragazze credendo fosse una donna (è la parte maschile desiderata nella vagina). Nella tradizione greca, Imene camminava alla testa di ogni corteo nuziale, e proteggeva il rito del matrimonio.


Borevit è il dio dei boschi nella mitologia slava. L'etimologia del nome Borevit viene talvolta connessa a quella dei termini barč (alveare) e bartnik (apicoltore), figura che in alcune popolazioni svolgeva una funzione simile a quella dello sciamano. Con l'avvento del Cristianesimo venne identificato con Satana o degradato al ruolo di demone con il nome di Boruta. Borevit è assimilabile al dio Pan della mitologia greca e al Fauno e al Silvano della mitologia romana. Veniva rappresentato come un caprone o come un uomo barbuto ed era dotato di corna di cervo e grandi organi genitali, simbolo della fertilità. Si prendeva cura dei viandanti che si smarrivano nelle foreste, mentre puniva coloro che distruggevano i boschi o maltrattavano gli animali. Questi ultimi perdevano la via di casa e venivano condotti verso pantani oppure venivano colpiti da tronchi di albero. Il dio aveva anche il potere di modificare la sua altezza adattandola all'ambiente circostante. Secondo Czesław Białczyński la sorella e moglie di Borevit era Leša, conosciuta anche come Borana. In suo onore gli antichi slavi cuocevano un pane rituale chiamato borys, fatto con erbe e piante selvatiche.

FEBBRAIO ... IL DIO FEBRUUS
Februus era per gli Etruschi il dio della morte e della purificazione.
Passò poi nella mitologia romana, il nome venne modificato in Febris eD associato alla guarigione dalla malaria, donde la parola "febbre" dovute le continue malattie febbrili dell'epoca dove le popolazioni giacevano in ambienti umidi, paludosi e malsani. I Februalia, le festività a lui associate, coincidevano con i Lupercalia, dedicati al dio Fauno e alla dea Febris, e per questo motivo le tre divinità vennero in seguito spesso confuse. Con l'avvento del Cristianesimo l'eco di tali culti sembra sopravvivere (o meglio sembrano seppellite o nascoste od occulte) per giustapposizione nel culto di Santa Febronia. Dal Dio della febbre e della morte deriva quello del mese di febbraio, dal latino februare 'purificare'. Mostra meno

MARZO
Marzo è il terzo mese dell'anno nel calendario gregoriano, ma prima della riforma giuliana, era il mese con cui l'anno aveva inizio dopo lo sciogliersi della neve infernale, infatti Marzo ha segnato un ritorno alla vita attiva dell'agricoltura, della campagna militare e della vela. Il nome deriva dal latino «Martius», in riferimento al fatto che il mese fosse dedicato al dio romano Marte: alla divinità erano attribuiti il raccolto primaverile e la guerra. 
Marzo è il mese che segna il passaggio dall'inverno alla primavera nell'emisfero settentrionale (equinozio primaverile), mentre nell'emisfero meridionale si passa dall'estate all'autunno (equinozio autunnale). A Marzo noi celebriamo la festa della Donna ma ricordiamo che nella Roma antica, marzo era anche un momento di celebrazione pubblica di divinità sincretiche o internazionali femminili il cui culto era diffuso in tutto l'impero, comprese Minerva, Iside e Cibele.

SHEELA NA GIG
Nell'antico calendario celtico il 18 marzo è il giorno della Sheelah. È in quella data che si tenne un festival per onorare la dea della fertilità SHEELA-NA-GIG. Sheila o sidhe, significa femminilità nell'antica lingua gaelica, ma potrebbe anche riferirsi a una donna spirituale o strega, imparentata con la parola sidhe che si pronuncia shee e cioè quella usata per designare gli spiriti; La parola Gig viene normalmente interpretata come seno ma è anche collegata ad altre parole come "gui" che significa pregare. Si trovano in chiese, castelli e altri edifici, soprattutto in Irlanda e Gran Bretagna. Sono spesso posti sopra porte e finestre, presumibilmente per proteggere queste aperture usando la scultura come simbolo magico apotropaico (contro il malocchio o l'incantesimo). Il fatto che la vulva sia il centro dell'attrazione dell'immagine ricorda molto l'adorazione orientale della Yoni, della vagina della donna come centro della vita, fonte di energia e di divinità. Tra le culture antiche la vulva era venerata e la sua esibizione era sempre ben considerata, come simbolo di prosperità e  una benedizione.



1 commento:

  1. E' evidente e palese che la religione cattolica è profondamente connessa con gli antichi culti misterici praticati nelle aree Mesopotamiche al tempo dei Sumeri, che poi, attraverso i Babilonesi, i Greci, per arrivare fino ai Romani si diffusero anche in occidente.

    Ma questi culti non hanno NIENTE a che fare con ciò che è stato scritto e tramandato fino ad oggi dalle Sacre Scritture, ed in particolare della Verità rivelata dell ha'Mashyah.

    http://www.assembleadiyahushua.it/mitraismo-e-cristianita-il-perfetto-connubio-dellapostasia/

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