Trama
Barbablù è un uomo ricco e crudele, che ha avuto sei mogli che sono improvvisamente scomparse. Nonostante il suo passato ombroso, riesce a sposarsi con la figlia più giovane di una dama sua vicina, anche grazie all'ostentazione delle sue grandi ricchezze.
Non passa molto tempo che Barbablù annuncia alla moglie di doversi assentare per questioni di lavoro. Prima di partire, egli la guida attraverso l'intera villa, mettendole a disposizione ogni cosa e consegnandole il mazzo con tutte le chiavi della casa. Lei è libera di usare tutto, di aprire tutto, di andare dappertutto tranne che oltre la porta della camera segreta aperta da una particolare piccola chiave che Barbablù le mostra. Dopo diversi giorni dalla partenza del marito, spinta dalla molta curiosità, entra nella stanza proibita e fa una macabra scoperta: i corpi delle precedenti mogli, appese e imbrattate di sangue. Dall'emozione, lascia cadere la chiave che si sporca di sangue: cerca di pulirla, ma è fatata, così resta la macchia. Il giorno del ritorno Barbablù per prima cosa si fa riconsegnare il mazzo di chiavi: la chiavetta macchiata testimonia la disobbedienza della moglie, che lo fa infuriare.
A questo punto la sorte della ragazza è segnata: tuttavia l'uomo le concede qualche minuto di raccoglimento per raccomandare l'anima a Dio prima dell'esecuzione.
Approfittando del poco tempo, la giovane corre a chiamare la sorella Anna, anche lei ospite nella villa, e la implora di correre in cima alla torre più alta. I loro due fratelli, abilissimi combattenti, sarebbero dovuti giungere in visita di lì a poco ed era quindi necessario far loro cenno di sbrigarsi il prima possibile.
Proprio quando tutto sembra perduto, all'orizzonte compaiono i due cavalieri che, incitati dai gesti di Anna nella torre, irrompono appena in tempo per salvare la sorella più giovane dalle mani di Barbablù. Dopo un rapido combattimento il perfido signorotto ha la peggio e viene ucciso. La giovane diventa quindi la legittima vedova e approfitta delle ricchezze ereditate per vivere il resto della propria vita felice con, accanto a sé, un marito migliore del precedente.
TRA STORIA E VERITÀ
Barbablu è una fiaba trascritta da Charles Perrault nel XVII secolo. Benché la versione di Perrault avesse un tono evidentemente pedagogico che ammoniva i lettori soprattutto a non lasciarsi guidare dalla smodata curiosità, la vicenda del sanguinario uxoricida nell'immaginario collettivo finì per essere presto associata all'idea del serial killer, al punto che quello di Barbablù divenne il soprannome affibbiato ad alcuni reali assassini seriali. Nel corso degli anni molti esegeti hanno cercato di identificare quale reale personaggio si nascondesse dietro la maschera di Barbablù, essendo convinti che alla base della fiaba di Perrault ci fosse un fondo di verità. Alcuni vedono in Barbablù il re inglese Enrico VIII, che nella propria vita cambiò sei mogli, facendone condannare qualcuna a morte; altri invece lo rivedono in Gilles de Montmorency-Laval, barone di Rais, detto appunto "Barbablù", un nobile francese, proprietario di immense tenute e castelli, che aveva combattuto al fianco della Pulzella d'Orleans Giovanna D'arco. Egli venne accusato e condannato per la tortura, lo stupro e l'uccisione di un gran numero di bambini in occasione di vere e proprie cerimonie pantagrueliche di lusso e lussuria, culminanti col sacrificio di fanciulli adescati tra la povera gente, poi fatti scomparire. E infine molti vedono nella fiaba l'atteggiamento di Perrault una certa misoginia di fondo che oggi chiameremmo femminicidio. Ciò che però a noi interessa è la rilettura in chiave psicanalitica che può essere vista sia in prima persona (la ricerca del nostro Barbablù Interiore) oppure in seconda persona: il rapporto sbagliato che potremmo instaurare con una persona che vi porti alla morte fisica sentimentale o semplicemente psicologica.
LA BARBA COME SIMBOLO
La barba attraverso i secoli e soprattutto attraverso le diverse culture ha avuto moltissimi significati: mentre nell'antico Egitto era proibita per questioni d'igiene, nella cultura musulmana era segno sacro quindi proibito invece tagliarla. In alcuni popoli era segno di maturità mentre i giovanotti immaturi senza testosterone niente peli né barba erano considerati non adulti. In altri tempi era segno di potere, quindi il Re, maestri, conti usavano portare sempre la barba, per altri era segno di saggezza, specialmente negli anziani era immagine di esperienza e vita vissuta, donde maghi, monaci e santi sempre portavano una lunga e bianca barba. Ma torniamo al nostro campo psicanalitico:
La barba può avere, come tutte le cose, due connotazioni, quella positiva e cioè il crescere naturale e spontaneo dei peli il che richiama al simbolo della nostra dimensione o faccia selvaggia interiore (nascosta come lo è il viso delle persone barbute), mentre quello negativo è la trascuratezza (la si lascia crescere per mancanza di tempo voglia o mezzi igienici) il che ci rimanda nello spirito ad una mente ed un cuore selvaggio non curato, abbandonato il che lo conferma ancor di più la sua tonalità blu. Perché? perchè così come una bionda ossigenata non è naturale, non lo è nemmeno il colore blu per una barba. Dunque nell'insieme, Barbablù sta a significare quella nostra dimensione interiore selvaggia trascurata, il sapiente fallito, il mago mancato che diventa stregone cattivo, il nostro predatore psichico che ci induce nella tentazione e ci mette sempre alla prova. Nessuno è privo di questa dimensione, perchè essa cresce, come vedremo più avanti, dai nostri errori e siccome siamo essere in crescita e perfettibili, nessuno di noi è privo di errori (chi è libero di peccato che scagli la prima pietra).
QUALCHE COLLEGAMENTO TRA IL PRINCIPE AZZURRO E LA BARBA BLU ?
Leggiamo ancora il racconto: Egli possedeva palazzi in città, ville in campagna, scuderie piene di cavalli, forzieri colmi di
monete d'oro, ma aveva la barba blu, una barba che gli dava un aspetto così terribile che tutte le
ragazze scappavano non appena lo vedevano.
Aveva già chiesto la mano di parecchie fanciulle, poiché desiderava sposarsi; ma tutte lo avevano
rifiutato.
Tuttavia egli non si stancava e continuava a cercare moglie.
Nella sua stessa città viveva una gran dama che aveva tre figlie molto belle, e Barbablù ( tutti lo
chiamavano così ) ne chiese una in sposa: non gli importava se le maggiori o la minore.
La gran dama esitò: ella aveva anche due figli maschi ai quali avrebbe voluto preparare l'avvenire;
ma, rimasta vedova, era caduta in povertà.
Un matrimonio con un uomo ricco come Barbablù sarebbe stato la fortuna per tutti…Non volendo
forzare la volontà delle sue ragazze, le lasciò libere di accettare o no.
Ma nessuna delle due figlie maggiori si sentiva il coraggio di compiere quel passo, mentre la minore era in dubbio. Tanto più che, si diceva,
Barbablù era già stato sposato altre volte, ma non si sapeva dove le sue mogli fossero andate a
finire.
Allora Barbablù incominciò a coprire le tre ragazze di regali: fiori,gioielli meravigliosi, le invitò
insieme alla madre in una sua villa dove, per una settimana, si susseguirono feste da ballo, battute
di caccia, banchetti…
Infine la figlia minore concluse che quell'uomo non aveva poi la barba tanto blu…e in quattro e
quattr'otto decise di sposarlo.
Questo quadro famigliare e di corteggiamento è molto tipico in ogni epoca e cultura, dove a far colpo sui sentimenti non sono i valori ma i prezzi delle cose che si ostentano, quindi il denaro, il materialismo, dove i rapporti non nascono ma si comprano con interessi barattando la nostra anima per le cose promesse. Il nostro EGO adora la comodità, il paradiso sulla terra, il potere. Questo Barbablù agisce come uno stregone subdolo, come un vero predatore della psiche: fa colpo sulla preda debole, la figlia minore, la corteggia con le cose non con la sua personalità, lei sposa i sogni che lui le fa vivere ma è troppo ingenua per capire ancora che non sposa lui.
LE ILLUSIONI CELESTI DI BARBABLÙ
Il modo in cui Barbablù adesca la preda è una prassi quotidiana in molti campi della nostra vita, non è soltanto quello dell'apparire a scapito dell'essere: uomini e donne che ostentano denaro, ricchezza o bellezza, ma non sono alla fin fine un granché come persone interiormente, poveri di spirito e miseri di sentimenti. Ma fanno colpo sull'appariscenza, sui vestiti, sul successo, sulla fama, ecc.. sono tutte strategia di Barbablù. Pensate al mondo della pubblicità, ci offre tutto: case, ville, macchine, viaggi, lusso, amori, sesso... ma ci toglie il senso di quel tutto con una vita schiava per arrivarci ad avere quelle cose che alla fine sono solo cadaveri in una stanza buia del tempo che ci consuma e ci rottama come cose tra le cose. Il Predatore psichico agisce quindi in molti modi, nell'amore, nel lavoro, nell'inseguimento di una carriera o professione, quante illusioni, quante promesse, quanti castelli dorati e alla fin fine si finisce in una cantina buia. Dobbiamo imparare a smascherare questi falsi adulatori sia dello spirito che della materia, anzi direi che oggi nel nostro mondo capitalista, gli adescamenti di Barbablù per le cose materiali, gli ideali sociali, le convinzioni religiose e le parvenze politiche, siano ancor peggio di quelli che viviamo in maniera personale ed interiore con se stessi; vedo un Barbablù condottiero di popoli e religioni che non fa altro che ammazzare scheletri nelle guerre per il potere, oppure nei supermercati dove si mangia solo merce decadente e chimica non più naturale, nelle città dove si vive la morte dei valori e della comunicazione. Ma siccome questi veleni vengono indotti coi piaceri tutti vanno a nozze, come la famiglia della sorella minore con Barbablù.
QUANDO AD ESSERE ORFANA E' TUTTA L'INTERA FAMIGLIA
Una famiglia in disgrazia, così la introduce la fiaba: madre vedova con 5 figli, 2 maschi, due sorelle maggiori e la sorella minore su cui Barbablù farà leva e colpo. Barbablù invita tutta la famiglia ai festini, alle cavalcate nei boschi, ai picnic, compresa persino la madre che si rende complice della disgrazia della figlia: la madre non avverte la figlia del pericolo, non è una madre attenta, una guida, un'educatrice, infatti l'essere vedova è simbolo di un lutto o morte interiore che la donna si porta appresso, è una donna che ha il suo stinto interiore morto, non ha fiuto psichico. In natura le madri insegnano ai cuccioli a riconoscere i predatori, a non mangiare cadaveri con odori particolari perchè avvelenati, a non attaccare animali pur piccoli perchè velenosi e via dicendo. Quando i figli crescono senza genitori che gli insegnino ad usare il tatto e il fiuto interiore, essi saranno prede facili, appunto come la sorella minore che rimane in dubbio sulle dicerie della cattiveria di Barbablù; lei confonde il benessere di lui con la sua bontà e mette al primo posto il piacere di lei a quello che vuole lui. Le sorelle maggiori invece, appunto in quanto maggiori, rappresentano delle potenzialità dell'anima già cresciute, con esperienza, non si fidano. Analizziamo allora quando la nostra esperienza riparte dal basso, dalla figlia minore, dalle nostre ferite più ancestrali e dal nostro abbandono, meditando sulla figlia minore: L'ERRORE NON ESISTE PER LA PSICHE IN CRESCITA
Siamo esseri in evoluzione quindi nell'apprendistato lo sbaglio o l'errore fa parte integrale dell'insegnamento, della presa di coscienza, l'errore non è che il gradino, in quanto ostacolo, per superarsi, inutile evitarlo, direi impossibile; il problema non è lo sbaglio ma il non saper affrontarlo o superarlo, ma gli errori li avremo tutti e li faremo tutti. Il predatore psichico ovvio fa sempre colpo sulla nostra ingenuità, donde Barbablù finisce per tendere la rete sulla sorella minore, simbolo della nostra incapacità di riconoscere il male, lei teme ma cede, non ascolta le due sorelle maggiori (testa e cuore), ma esorcizza il male e lo minimizza quando dice: "Insomma la sua barba non è che sia poi così tanto blu", con queste parole lei si auto convince che può sopportare il predatore. Quante volte noi troviamo una persona sbagliata e ci diciamo: ma non è poi così brutto di carattere, ha i suoi difetti ma sono sopportabili, si può provare a cambiarlo, a fargli capire che poi non è tanto male, ecc quante volte diciamo lo stesso con un vizio? ma che vuoi che sia un solo bicchiere o una sola sigaretta, non che mica tanto male ... e poi? ... Pur di avere il suo piacere lei chiude non solo un occhio ma spesso anche tutti e due, non vedendo il dolore che quel piacere potrebbe recarle. Lei accetta di non sapere, si compromette, si sottomette e questa è la strada per il fallimento.
PERCHÉ SI FINGE AMABILITÀ PER CONQUISTARE AMORE?
Una delle caratteristiche più tipiche e consuete dei corteggiatori è l'atteggiamento che si assume di fronte alla persona che si vuole innamorare: si diventa disponibili, educati, cortesi, pazienti, simpatici, generosi, premurosi, delicati, persino romantici, anzi persino amabili!!! E ben sappiamo che il più delle persone nella loro quotidianità non sono così. Barbablù mette a disposizione il castello per i banchetti, i suoi cavalli per le escursioni nei boschi, i suoi giardini per i picnic, tanto di sembrare buoni e poco temibile agli occhi della sorella minore. Potrebbe sembrare ipocrisia a semplice vista un tale comportamento, e di fatto una volta che la persona amata col tempo cambia e non lo riconosciamo più, la riteniamo falsa e quindi ipocrita. Ma uno sguardo più attendo ci insegna che è un istinto naturale, quello dell'amore, che ci fa diventare per un momento quello che veramente potremmo essere se ci lasciassimo guidare da quella forza, quindi diventiamo quello che in fondo siamo destinati ad essere: persone amabili. Dunque difronte all'amore ci si trasforma, la sua magia fa effetto in tutti, buoni o cattivi, sinceri o ipocriti, questo modo di atteggiarsi non risparmia nessuno, per alcuni è più naturali per altri che si comportano in quel modo inconsueto invece, per quanto innaturale, riescono a farlo benissimo, anzi ci si sentono anche a loro agio finché la magia del corteggiamento perdura. Le persone che amano non smettono mai di conquistarti, non mancano loro attenzioni e premure nei tuoi riguardi, ma chi non è amabile ben presto il folgore celeste passa e ci si ribella per quello che si è stato sempre.
IL SILENZIO OSCURO DELLA BARBA BLU
La barba è simbolo di ignoto, oltre a coprire ilo viso, avvolge la bocca da quest'ombra come se le parole uscissero da un tunnel, un evocazione profonda, un mistero. Il nostro personaggio era eccentrico appunto per questo aspetto come ci racconta la fiaba: “per sua disgrazia, aveva la barba blu e questa lo rendeva così brutto e spaventoso che non c’era donna, ragazza o maritata che, soltanto a vederlo, non fuggisse a gambe levate dalla paura.”
La barba è simbolo di ignoto, oltre a coprire ilo viso, avvolge la bocca da quest'ombra come se le parole uscissero da un tunnel, un evocazione profonda, un mistero. Il nostro personaggio era eccentrico appunto per questo aspetto come ci racconta la fiaba: “per sua disgrazia, aveva la barba blu e questa lo rendeva così brutto e spaventoso che non c’era donna, ragazza o maritata che, soltanto a vederlo, non fuggisse a gambe levate dalla paura.”
Ben si sa che tutto ciò che ci è sconosciuto ci incute istintivamente ed inizialmente paura, ma un altra cosa avvolgeva quel silenzio di quest'uomo pur ricco e sicuro di sè, un mistero assordante per la coscienza: Aveva sposato alcune donne ma erano tutte scomparse senza lasciare alcuna traccia. Ecco la traccia unica rimasta: la scomparsa del femmineo a livello psicologico, credo che oggi noi viviamo in una società dove le donne, nonostante la loro emancipazione e liberazione femminile, siano testimoni di questa scomparsa del divino, del femmineo, della vita spirituale, della prova dell'amore di un unione matrimoniale, sì in poche parole, la scomparsa dell'amore in un mondo pieno di comodità di castelli di persone materialmente realizzate come il ricco Barbablù. Rappresentano anche queste donne scomparse, a livello psicologico, tutte le nostre speranze, sogni, ideali, opere e progetti scomparsi attraverso gli anni. La nostra psiche ha come barbablù quell'ombra di morte sulle spalle, dietro la barba, infondo al suo castello vuoto.
CHI DICE DI NON AVERE SCHELETRI NEGLI ARMADI ALLORA HA NASCOSTO BENE ANCHE L'ARMADIO.
CHI DICE DI NON AVERE SCHELETRI NEGLI ARMADI ALLORA HA NASCOSTO BENE ANCHE L'ARMADIO.
Gesù aveva immortalato la debolezza umana della nostra colpa in quella frase lapidaria: "chi sia libero di peccato scagli la prima pietra alla peccatrice". Siamo essere perfettibili quindi soggetti sempre agli errori, tutti sbagliamo, il problema non è questo, ma come affrontare l'errore? di solito per paura della punizione noi tendiamo a nascondere l'errore (non è la furbizia, questa nasce dalla paura e viene dopo) e alla fine nascondendo le cose finiamo tragicamente per nascondere persino se stessi e seppellirci con i nostri sbagli, dunque chi a non vedere più l'errore, a non essere capaci di riconoscere la colpa, perchè ormai ciechi psichicamente, si direbbe senza coscienza. Adamo ed Eva si nascosero subito appena sentirono i passi di Dio nel giardino dopo il loro sbaglio. Già da bambini, quali innocenti che ci ritengono a quell'età, nascondiamo la caramella rubata in dispensa e nascondiamo le mani sporche di terra dentro le tasche. In quel modo anche nella nostra psiche, creiamo una stanza proibita, una cantina terribile, un lato scuro del nostro inconscio, il cosiddetto armadio pieno di scheletri che non trovano pace finchè non siano seppelliti a dovere in un campo santo. Ecco l'immagine perfetta delle mogli scomparse di Barbablù, quindi allunghiamo ognuno di noi la nostra barba (sguardo introspettivo) e diamo un occhiata alla nostra stanza cimiteriale e un armadio obitoriale, nessuno può dire di non averla, a meno che non voglia pure nascondere l'armadio e la stanza!.
IL DILEMMA TRA OBBEDIRE E SENTIRSI LIBERI
Barbablù nel suo castello agisce come Dio con i primi esseri umani nel giardino dell'Eden: tutto è vostro, potete fare qualsiasi cosa tranne una... Dio disse ad Eva la stessa cosa che Barbablù alla sua mogliettina, vediamo: Dio disse "Puoi mangiare di tutti gli alberi del giardino tranne di quell'albero della conoscenza del bene e del male" mentre Barbablù disse "Puoi aprire tutte le stanze del castello tranne una sola". Questo divieto sembra quasi voluto ed indotto per farci cadere nella trappola, ben si sa che il proibito non fa altro che sollevare in noi il desiderio della scoperta, il proibito incita sempre alla trasgressione negli spiriti sani, in quelli ormai soggetti non fa altro che renderli più assoggettati e passivi. Se una persona mi nasconde qualcosa come può chiedermi poi di averne totale fiducia nei suoi riguardi? se ubbidisco non mi sento libero, mentre se agisco per conto proprio non obbedendo mi si condanna, ecco il dilemma morale dell'obbedienza verso qualcun altro e la fedeltà verso se stessi nel diventare liberi. In poche parole non è lui che le dice: "fa tutto quello che vuoi" bensì "fai tutto quello che voglio io". La libertà dentro il castello sembra infinita invece è limitata al volere e le leggi del marito, è una falsa libertà, non puoi oltrepassare i confini dell'altro, il che significa che non conoscerai i tuoi di confini. Il castello come il giardino dell'Eden diventerebbe alla fin fine una prigione per quanto paradisiaca, meglio scoprire la verità e uscirne il più presto possibile.
VIETATO VIETARE
Il divieto in psicologia è un input all'azione, in altre parole se il proibito fosse un frutto bisognerebbe comunque assaggiarlo per capirlo, perchè altrimenti senza capirlo non potrai mai veramente evitarlo e di conseguenza starne alla larga. Se quella stanza è così tua e proibita non me la far conoscere allora, non darmene la chiave, anzi cerca di far sì che io non capisca nemmeno che esista. Uguale con l'albero proibito dell'Eden, se quell'albero era una trappola, non sarebbe stata un azione più paterna di buon Dio non piantarlo in mezzo a quelli buoni? Questa fiducia di metterci in guardia contro il male è incompleta se non ci si spiega di che male si tratta, diventa un divieto despota e cieco a cui una sana mente non può obbedire, è il divieto politico che in ultima istanza si rivela non come una fiducia ma come una limitazione alla vera conoscenza. Un analisi più approfondita dell'albero proibito dell'Eden vale anche per la stanza proibita di Barbablù: quel divieto psichico è nato e fatto per essere infranto, per crescere, per distaccarsi dal Dio Genitore castratore che ci avrebbe reso dipendenti, e anche dal Barbablù che ci avrebbe alla fine scannato. Un vero Genitore non vuole che il figlio ubbidisca tutta la vita (sarebbe un bimbo mai cresciuto, sempre dipendente) ma un bimbo che impari a prendere da solo le proprie decisioni e diventi maturo, quindi l'albero in fondo della conoscenza del bene e del male era acerbo ma andava mangiato a suo tempo dovuto per sapere di cosa si trattava (non possiamo negare ad un bambino di conoscere il male altrimenti come potrebbe poi evitarlo?), come fece la sorellina minore nei confronti della stanza proibita di Barbablù: va aperta e basta!!!. Il frutto proibito va assaggiato per sapere se veramente è proibito, quindi per capirlo e davvero meritarlo, una volta meritato può essere EVITATO ma non VIETATO, cioè eviti il male perchè ormai lo conosci ma non perchè lo temi o per paura di un altro.
LA CHIAVE PROIBITA
Il paragone o corrispondenza tra Eva e la sorella minore è perfetto (non dimentichiamo anche Pandora, Psiche ed altre donne che hanno disubbidito ai dettami paterni o dell'amato infrangendo divieti e luoghi proibiti), si trovano con un divieto entrambe: non mangiare dell'albero della conoscenza per Eva e non aprire la porta della stanza segreta. La chiave è simbolo di conoscenza quindi aprirla significa usare la propria testa, e la stanza macabra sta all'albero dell'Eden come la consapevolezza alla conoscenza, collegati profondamente. Il proibito nella psiche è la consapevolezza, come la conoscenza nel misticismo è il peccato perchè va oltre ed infrange il mistero. Barbablù come il Serpente dell'Eden spingono la loro amata alla disubbidienza, in altre parole il divieto psichico spinge l'anima ad affrontare la sua vera MORTE: l'omologazione, la segregazione, la non libertà che sarebbe il risultato di una cieca sottomissione al potere qualunque esso sia: matrimoniale, politico, religioso. Parlare di frutto proibito è una contraddizione in termine, perchè se è un frutto vuol dire che lo sia è in qualche modo conosciuto (mangiato) e per farlo, per conoscerlo, hai dovuto in qualche modo infrangerlo: la psiche si vieta soltanto quello che ormai ha assaggiato fino in fondo, qualsiasi altro divieto cieco è alienante e la nostra psiche prima o poi lo infrangerà, perchè ogni limite per la nostra mente non è che un richiamo al superamento. La chiave per conoscere una chiave proibita è appunto eliminare il divieto, per aprire (conoscere) una chiave ci vuole appunto un altra chiave (la conoscenza). L'inconscio in questo linguaggio speculare (una chiave da capire) capisce il "non farlo" come "cerca di farlo al più presto possibile!". I bambini sono maestri nell'usare queste chiavi proibiti, per la loro psiche trasparente il NO è un consiglio affermativo mai un divieto.
IL DILEMMA TRA OBBEDIRE E SENTIRSI LIBERI
Barbablù nel suo castello agisce come Dio con i primi esseri umani nel giardino dell'Eden: tutto è vostro, potete fare qualsiasi cosa tranne una... Dio disse ad Eva la stessa cosa che Barbablù alla sua mogliettina, vediamo: Dio disse "Puoi mangiare di tutti gli alberi del giardino tranne di quell'albero della conoscenza del bene e del male" mentre Barbablù disse "Puoi aprire tutte le stanze del castello tranne una sola". Questo divieto sembra quasi voluto ed indotto per farci cadere nella trappola, ben si sa che il proibito non fa altro che sollevare in noi il desiderio della scoperta, il proibito incita sempre alla trasgressione negli spiriti sani, in quelli ormai soggetti non fa altro che renderli più assoggettati e passivi. Se una persona mi nasconde qualcosa come può chiedermi poi di averne totale fiducia nei suoi riguardi? se ubbidisco non mi sento libero, mentre se agisco per conto proprio non obbedendo mi si condanna, ecco il dilemma morale dell'obbedienza verso qualcun altro e la fedeltà verso se stessi nel diventare liberi. In poche parole non è lui che le dice: "fa tutto quello che vuoi" bensì "fai tutto quello che voglio io". La libertà dentro il castello sembra infinita invece è limitata al volere e le leggi del marito, è una falsa libertà, non puoi oltrepassare i confini dell'altro, il che significa che non conoscerai i tuoi di confini. Il castello come il giardino dell'Eden diventerebbe alla fin fine una prigione per quanto paradisiaca, meglio scoprire la verità e uscirne il più presto possibile.
VIETATO VIETARE
Il divieto in psicologia è un input all'azione, in altre parole se il proibito fosse un frutto bisognerebbe comunque assaggiarlo per capirlo, perchè altrimenti senza capirlo non potrai mai veramente evitarlo e di conseguenza starne alla larga. Se quella stanza è così tua e proibita non me la far conoscere allora, non darmene la chiave, anzi cerca di far sì che io non capisca nemmeno che esista. Uguale con l'albero proibito dell'Eden, se quell'albero era una trappola, non sarebbe stata un azione più paterna di buon Dio non piantarlo in mezzo a quelli buoni? Questa fiducia di metterci in guardia contro il male è incompleta se non ci si spiega di che male si tratta, diventa un divieto despota e cieco a cui una sana mente non può obbedire, è il divieto politico che in ultima istanza si rivela non come una fiducia ma come una limitazione alla vera conoscenza. Un analisi più approfondita dell'albero proibito dell'Eden vale anche per la stanza proibita di Barbablù: quel divieto psichico è nato e fatto per essere infranto, per crescere, per distaccarsi dal Dio Genitore castratore che ci avrebbe reso dipendenti, e anche dal Barbablù che ci avrebbe alla fine scannato. Un vero Genitore non vuole che il figlio ubbidisca tutta la vita (sarebbe un bimbo mai cresciuto, sempre dipendente) ma un bimbo che impari a prendere da solo le proprie decisioni e diventi maturo, quindi l'albero in fondo della conoscenza del bene e del male era acerbo ma andava mangiato a suo tempo dovuto per sapere di cosa si trattava (non possiamo negare ad un bambino di conoscere il male altrimenti come potrebbe poi evitarlo?), come fece la sorellina minore nei confronti della stanza proibita di Barbablù: va aperta e basta!!!. Il frutto proibito va assaggiato per sapere se veramente è proibito, quindi per capirlo e davvero meritarlo, una volta meritato può essere EVITATO ma non VIETATO, cioè eviti il male perchè ormai lo conosci ma non perchè lo temi o per paura di un altro.
LA CHIAVE PROIBITA
Il paragone o corrispondenza tra Eva e la sorella minore è perfetto (non dimentichiamo anche Pandora, Psiche ed altre donne che hanno disubbidito ai dettami paterni o dell'amato infrangendo divieti e luoghi proibiti), si trovano con un divieto entrambe: non mangiare dell'albero della conoscenza per Eva e non aprire la porta della stanza segreta. La chiave è simbolo di conoscenza quindi aprirla significa usare la propria testa, e la stanza macabra sta all'albero dell'Eden come la consapevolezza alla conoscenza, collegati profondamente. Il proibito nella psiche è la consapevolezza, come la conoscenza nel misticismo è il peccato perchè va oltre ed infrange il mistero. Barbablù come il Serpente dell'Eden spingono la loro amata alla disubbidienza, in altre parole il divieto psichico spinge l'anima ad affrontare la sua vera MORTE: l'omologazione, la segregazione, la non libertà che sarebbe il risultato di una cieca sottomissione al potere qualunque esso sia: matrimoniale, politico, religioso. Parlare di frutto proibito è una contraddizione in termine, perchè se è un frutto vuol dire che lo sia è in qualche modo conosciuto (mangiato) e per farlo, per conoscerlo, hai dovuto in qualche modo infrangerlo: la psiche si vieta soltanto quello che ormai ha assaggiato fino in fondo, qualsiasi altro divieto cieco è alienante e la nostra psiche prima o poi lo infrangerà, perchè ogni limite per la nostra mente non è che un richiamo al superamento. La chiave per conoscere una chiave proibita è appunto eliminare il divieto, per aprire (conoscere) una chiave ci vuole appunto un altra chiave (la conoscenza). L'inconscio in questo linguaggio speculare (una chiave da capire) capisce il "non farlo" come "cerca di farlo al più presto possibile!". I bambini sono maestri nell'usare queste chiavi proibiti, per la loro psiche trasparente il NO è un consiglio affermativo mai un divieto.
CURIOSITÀ O INTROSPEZIONE ?
La fiaba di Barbablù spesso viene intesa in maniera riduttiva come un messaggio contro la curiosità tipicamente femminile, il che sarebbe oltre che un'interpretazione superficiale persino maschilista e di conseguenza fuorviante. Perchè? Come abbiamo visto la sorella minore non è altro che un dinamica interiore della nostra anima, anima che possiedono sia uomini che donne, altrimenti sarebbe come dire che le donne curiose sono delle ficcanaso ed impiccione, mentre l'uomo curioso sarebbe in investigatore interessato ed introspettivo... altro che assurdo!. Anzi a dir il vero la fiaba non è contro la curiosità bensì a favore del dubbio, motore di ricerca ed approfondimento. Infatti nella fiaba ci vien detto chiaramente che ha spinto la sorella minore alla ricerca della stanza proibita: sono state le sue sorelle maggiori (testa e cuore), le potenzialità dell'anima che vogliono il confronto con al realtà, la valutazione e infine la consapevolezza. Testa e Cuore devono trascinare questo istinto neonato alla ricerca del senso, ecco le sorelle maggiori che entrano in azione.
LA FEDE NASCE DALLA RAGIONE
Il perno di un amore, come di una fede religiosa, è la fede cieca nell'altro, in Dio, nell'amato, donde la fiducia incondizionata. Ma la fede, attenzione, non nasce dalla cecità, dal negarci di pensare, dal proibirci di dubitare sull'altro, ma nasce dalla ragione, quando essa trova il senso a quello che sembra assurdo e lo affronta. La fede e fedeltà in questo caso è frutto supremo di una ragione illuminata, niente a che vedere con la fede cieca di coloro che credono senza aver capito nulla, tipica dei fedeli pecoroni nelle religiosi che credono senza sapere il perchè, delle persone che seguono le leggi senza chiedersi se sono giuste, delle coppie che assecondano l'amato senza vedere se sono forse pilotate piuttosto che guidati: non confondete mai l'essere guidati con l'essere pilotati, in quest'ultima azione non hai scelta, nella guida sei tu a scegliere dove quando e come girare. Se una fede, un amore, una fiducia in qualsiasi persona o credo ti chiede di non farti ragioni, di non dare spazio al dubbio, allora fuggite, non è fede ma cecità, la vera fede illumina la ragione quella falsa la nega, ti proibisce di pensare con la propria testa e ti impone le leggi altrui. Ecco il ruolo delle sorelle maggiori (testa e cuore) ti spingo alla sana e sapiente curiosità: "dai sorellina cerchiamo la porta che corrisponde a questa chiave proibita". Una persona che non ha dubbi non avrà mai nemmeno delle vere e personale certezze. Il dubbio come motore di ricerca è la più grande certezza intellettuale che esista.
QUANDO L'UBBIDIENZA NON E' PIÙ UNA VIRTÙ
La vera ubbidienza è quell'atteggiamento nelle mani delle persone autorevoli che porta i loro discepoli a diventare autonomi, razionali, indipendenti e alla fine non più bisognosi dell'ubbidienza stessa, quindi l'ubbidienza vista e vissuta come un mezzo per arrivare ad un fine: la padronanza di sè. L'ubbidienza corrotta invece è quell'arma politica nelle mani degli autoritari che porta i discepoli a rimanere sempre soggetti, schiavi della leggi, dipendenti, impauriti di non fare sempre la volontà di chi li governa, non è più un mezzo ma un fine: manipolazione mentale e distruzione della personalità. Ahimè sembra strano ma l'ubbidienza che vige nelle religioni e nella politica che ci governa oggi è quella strumentale, falsa, manipolatrice, persino in molte famiglie l'ubbidienza richiesta dai genitori ai figli è di questo cattivo stampo. Le sorelle maggiori l'hanno capito, per ciò incitano la sorellina alla ribellione non alla disubbidienza, ma alla ribalta: E' importante, anzi vitale, disubbidire al predatore, non dare retta ai provocatori, non avvicinarsi ai cattivi, non seguire il Dio padrone, non abbassare la testa al re o politico totalizzante e superbo, non sottomettersi ad un compagno despota e prepotente, anzi è importante scoprire e smascherare che la loro fiducia nei nostri confronti (ci danno la chiave proibita, il voto in parlamento, il trono nel castello, ecc...) non è altro che un modo subdolo per condizionare la nostra fedeltà alla loro crudeltà in un modo cieco, perchè il potere ci vuole sempre ignari e quindi ignoranti: o ci nega di pensare o ci taglia la testa, tipico di Barbablù.
LA PORTA COME SIMBOLO
La porta rappresenta la separazione o la comunicazione tra i due ambiti, ma anche come passaggio tra due livelli: il noto e l’ignoto, il profano e il sacro (se la porta è di un tempio) dell'interno e dell'esterno, del cittadino e dello straniero come nel caso delle porte di una città.
D'altra parte, a seconda che essa si apra o si chiuda diventa il simbolo della separazione o della comunicazione, dell'accoglienza (porte aperte) della negazione (porte chiuse del ghetto).
Il passaggio, la porta, è anche elemento di identificazione della vita, che non è altro che un continuo varcare soglie, attraverso il passaggio da una fase all'altra: la nascita è una porta, come lo è la morte, vanno varcate, lo stesso per ogni nostra tappa nella vita, la porta del matrimonio, della scuola, del mondo del lavoro.... il castello della nostra esistenza ha infinite stanze e quindi infine porte. Ma un altra porta è quella mentale della psiche e quella sentimentale del cuore: la porta che cerca la sorellina è proprio quella dell'anima segregata. Dubitare e domandare sono le chiave che aprono le porte psichiche, confrontarsi, contraddirsi, correggersi sono chiavi essenziali per trascendere e crescere. Chiedersi cosa che sempre al di là di ogni parole, intenzione, sguardo, regalo, critica, sorriso, ecco il modo giusto di aprire porte proibite. I bambini sono geniali ad aprire il cuore, le loro domande sono chiavi maestre, aprono menti e cuori in modo sbalorditivo con le loro domande ma adulti, è questo il mondo coretto da scendere in cantina (inconscio) per scoprire il peggio ma anche il vero.
LO SCANTINATO HORROR
La stanza segreta di Barbablù è uno scantinato dove il Io nasconde i suoi crimini, i cadaveri delle spose finora scomparse. Lo scantinato rimanda simbolicamente a quello che c'è sotto, simbolo nella nostra struttura o castello o casa psichica dell'inconscio, un luogo buio, nascosto, segreto persino il più delle volte impenetrabile, chiuso a chiave cioè l'incomprensione. Tutti noi abbiamo questo scantinato, lì ci sono nell'umidità della nostra incoscienza i nostri cadaveri: fallimenti, traumi, brutti ricordi, sogni ed amori infranti e mai realizzati. La bestia agisce in quel luogo, il cosiddetto uomo nero, il Barbablù della nostra fiaba, è il nostro lato oscuro, è quel nostro alter Ego a cui non ci teniamo, non amiamo, ma inconsciamente ci governa. In questa dimensione psichica c'è solo morte ed orrore. Una parte della nostra anima inconsciamente lo sa che c'è questo luogo in noi, ma diciamo che quasi per un istinto di sopravvivenza non ci piace affatto entrare in questa stanza. Ma prima o poi nella vita a tutti noi arriva il momento della noia, della disperazione, dell'ansia e del malessere, ecco la chiave che brilla nell'intelletto e ci spinge a cercare questa stanza, a scavare dentro di noi per trovare il malessere che ci divora. Chi non entra mai in questa stanza psichica, saranno persone ormai destinate a vivere tutta la loro esistenza in preda al terrore, alle manie, alle fobie, ai loro complessi, vittime di Barbablù, persone morte in vita, persone bloccate, legate, impacciate, mai libere, mai spontanee, mai felici, scomparse alla ragione dell'Essere.
LA CHIAVE SANGUINA
Una volta inserita la chiave (conoscenza) nella porta dello scantinato (il lato oscuro della psiche) la prima cosa che lei vede è ovviamente il buio, l'incomprensione iniziale di sbalordimento quando iniziamo a capire il nostro smarrimento interiore. Dopodichè con qualche barlume di torcia (istinto) percepisce le pozze di sangue, queste rappresentano il dolore esistenziale che di primo colpo affrontiamo dentro l'anima; subito questa chiave inizia a sanguinare, un emorragia interiore si subisce quando si entra nella consapevolezza di se stessi. Non vi meravigliate se le persone che intraprendono questa scoperta diventino per un tempo tristi, malinconiche, turbate, impaurite.. è normale, non si può non rimanere paralizzati quando si vede la morte che ci portiamo dentro. le anime che sanguinano però devono solo fare attenzione, come il ferito in mare il cui sangue attira gli squali, anche le anime ferite esistenzialmente attirano i predatori della coscienza: i consolatori che ti dicono di lasciare stare per cercare la pace, i predicatori che ti dicono dove hai sbagliato, i dottori che ti dicono cosa devi fare per rimettere a posto i tuoi errori, i giudici che ti fanno sentire in colpa per i fallimenti, ecc.. ecco sono tutti squali dell'anima, le ombre di Barbablù che ti colpiranno e ti scopriranno. Lei per ciò decide di pulire e nascondere la chiave... ma...
METTERE LA CHIAVE SOTTOCHIAVE
Un saggio detto è lapidale nella sua profondità: "chi capisce patisce", la comprensione profonda della nostra psiche ci porta a comprendere anche il dolore e persino a volte l'assurdità che comporta alcune situazioni della vita, ecco il sanguinamento costante della chiave, inutile pulirla, il sangue è arteriale, non si ferma, cioè esistenziale, le anime profonde e consapevoli sono tutte destinate a subire anche il peso dell'assurdo, della falsità, della pesantezza, della vulnerabilità e debolezza umana. Tutto quello che tocca la chiave si impegna del suo sangue, per ciò non vi meravigliate se spesso le anime nel loro risveglio sono tristi, malinconiche, persino depresse. La chiave non cauterizza, chi entra nell'inconscio selvaggio non potrà mai più dimenticare i cadaveri, cioè i fallimenti nell'amore. Non resta che affrontare Barbablù e... morire?
LA PENA DI MORTE
Per l'essere umano ben si sa che essendo un essere finito nella materia, la pena o castigo più grande che può ricevere è la morte. Dio disse all'Adamo ed Eva nel giardino: "qualora doveste prendere dell'albero allora morirete". La stessa risposta trovò indirettamente la sorella minore nella stanza di Barbablù, per cui la sentenza è la stessa: "qualora dovresti aprire la stanza segreta, allora morirai". Eva ben sappiamo prese dell'albero proibito e ben sappiamo che non morì subito, non era un frutto avvelenato sicuramente, si parlava di una morte interiore, ma era una morte negativa? No, affatto era la morte di dipendenza dal padre, il dover decidere da soli senza seguire i dettami della legge. In altre parole, credo che la vera Eva avrebbe risposto così al buon Dio: "No, non mio Signore, io non morirò, sarai tu a morire, non avrò più paura di te, non dipenderò dal tuo giudizio, dal tuo parere, dall'economia del tuo giardino per sopravvivere". Infatti come ben vedremo anche nella fiaba a morire sarà proprio Barbablù.
LE SPOSE SCOMPARSE
Chi sono o, meglio ancora, cosa rappresentano a livello psicanalitico le spose scomparse di Barbablù? Sono quelle dimensioni della nostra psiche senza vita: l'autocritica incapace di riconoscere gli sbagli, la nostra creatività mutilata, la dimensione spirituale in molti accecata, la vita introspettiva che molti hanno seppellito, sono quei sogni che molti non hanno il coraggio di realizzare, sono quei traumi risentimenti odio e segreti che non riusciamo a tirar fuori, a far risorgere a vita nuova... sono tutti cadaveri. Scopriamo allora quanto tempo abbiamo perso, quante persone amate in maniera sbagliata, quante altre abbiamo tradito e invece ci avevano amato, vediamo i cadaveri dell'amore: le spose di Barbablù scomparse. Quante volte ci sposiamo con la persona sbagliata? ecco un cadavere nell'anima. Quante volte intraprendiamo una professione o un lavoro che non è il nostro? ecco il altro peso morto da portare addosso e sopportare il suo fetore interiore. Barbablù le fa vivere in uno scantinato irreale, mostruoso, le tiene al limite mummificate, nascoste, ma ben sappiamo che prima o poi qualche persona a noi cara richiamerà l'eco di questi silenzi sordi e stordenti dell'anima nostra non in pace.
AFFRONTARE LA MORTE PSICHICA
In molte fiabe c'è una sentenza di morte: se mangi una mela, se entri una stanza, se vedi in faccia la Medusa oppure persino, ricordate, se vedi a Dio in viso, come recita la Bibbia, morirai. Il significato è chiaro: una volta scoperta una verità muore in noi l'ignoranza, muore in noi la falsità, vien meno la paura, cessa di esistere il fantasma. La delusione pur crudele spodesta il trono delle illusioni che ci tenevano addormentati nella falsa vita. La sorella minore sa che adesso "tocca a lei" la sorte delle spose scomparse, tocca a lei affrontare in faccia Barbablù. E' facile riconoscere il momento in cui Barbablù torna al castello (all'anima) perchè i suoi passi sono la noia, la depressione, lo stress, la tristezza, la paura, il rancore e tutto senza un vero motivo, non sappiamo il perchè, ci sentiamo in cantina, simbolo di uno stato d'animo umido e buio, ma mortale. Barbablù sempre si insinua in noi con una forza negativa, distruttrice e terroristica, è quella spinta interiore cieca che ci spinge nel vuoto (chi al suicido, chi ad abbandonare moglie figli marito, chi a scomparire senza una metà, chi a rinchiudersi in una stanza senza cibo, chi a ingolfarsi nell'alcool o nelle droghe... ecc ecco dove si finisce: nello scantinato di Barbablù, anfiteatro della nostra morte e scomparsa interiore.
UNA TREGUA DI PACE ARMATA IN MEZZO AD UNA GUERRA
Quando siamo in crisi, quando sprofondiamo nella depressione, nella tristezza, nello stress, sembra tutto perduto, la tentazione è quella di mollare la preda e persino di farla finita. Ma una psiche sana cerca di non farsi uccidere, non cede alle pulsioni nevrotiche (la paura per le minacce di Barbablù) ed agisce come la sorella minore: chiede a lui una tregua, chiede a Barbablù un po di tempo per pentirsi dell'errore. Simbolicamente è il tempo della riflessione, dell'introspezione, della presa di coscienza del proprio errore quindi il momento per svegliarsi, per ravvedersi. Infatti chi non si ferma è fregato, ben sappiamo quanto sia nocivo agire in preda alla paura o nei momenti di ira, di ansia, o anche prendere decisioni nei momenti di grandi euforie, sono tutte azioni avventate di Barbablù, senza cognizione di ragionevolezza. Bisogna ritirarsi, nascondersi, riprendere lucidità, aspettare che passi la tempesta. Dunque nel momento in cui noi scorgiamo l'errore, i cadaveri, nel momento in cui il nostro super IO morale (barbablù) ci vuole tagliare la testa, è fondamentale prendersi una pausa da tutto e da tutti, stare da soli, come fece la sorella minore di fronte a Barbablù. Ma come mai Barbablù concede a lei una tregua? che significa questa azione di benevolenza da parte di un criminale?
LA RINCORSA PSICHICA
Nei momenti di introspezione noi vediamo che le persone si isolano, si nascondono, sembra quasi come se fossero sull'orlo dell'abisso, ma una mente sana non da un passo in dietro per cadere, bensì per prendere la rincorsa e lo slancio per poi buttarsi in avanti con maggior forza e decisione. E' questa la mossa tattica della sorella minore di fronte a Barbablù:identifica il predatore e non lo affronta ma lo evita con prudenza, poi si allontana con delicatezza, si dimostra persino debole, pentita, confusa, intuisce l'inganno e non scende a patti con il ladro, ecco cosa dovremmo fare sempre di fronte alle situazioni pericolose nella vita, sia razionale, sentimentali, caratteriali, questo agire si chiama spirito si sopravvivenza, buon senso. Barbablù cede perchè crede che l'anima è in agonia, la lascia cadere pensando che può colpirla con più facilità nell'umiliazione; infatti lei gli disse: "lasciami che mi prepari alla morte", il nostro lato oscuro adora quando noi facciamo le vittime, quando cediamo alla tentazione di mollare e farla finita. Ma una mente sana in questi momenti, per quanto apparentemente abbia deciso di non parlare, non dormire, non mangiare, non uscire da casa, ecc. non farà altro che raccogliersi per ritrovare le forse, donde nella fiaba si vede apparire la strategia della sorella minore: chiama in aiuto le sorelle maggiori: cuore e testa.
TRA IL DIRE E IL FARE CHE DI MEZZO LA CONSAPEVOLEZZA
Due sono le potenzialità dell'anima umana: l'intendimento e la volontà, queste hanno sede in quelle dimensioni che noi ordinariamente chiamiamo testa e cuore, quindi ragione e sentimento. Ben sappiamo che spesso queste due dimensioni non sono coerenti, anzi a volte persino sono in contrasto, vogliamo una cosa ma sappiamo che è nociva (si pensi a chi fuma pur volendo smettere, a chi sceglie un compagno perchè gli piace ma sapendo che ha un carattere tossico e pericoloso, e così via dicendo). Nella Fiaba la svolta avviene proprio quando la sorella minore (lo sbaglio) ci riflette (chiede una tregua) e fa affidamento alla sorelle maggiori: testa e cuore. La fiaba dice che queste si recano nei bastioni, quindi trovano l'impostazione giusta, il modo di agire, in alto, allude alla crescita; A sua volta queste sorelle nelle torri (quindi vedute alte) chiamano dunque a raccolta le sue forze morali, psicologiche e fisiche simboleggiate dall'aspetto battagliero dei fratelli, gli aspetti forti del suo carattere che aveva sempre negato in se stessa (l'aspetto maschile dell'anima umana, quindi forza e concretezza in azione). Ora li fa entrare nel suo palazzo , dice la fiaba, si fida ormai del suo giudizio e si sente legittimata a difendersi. Passa dunque all'azione, dal dire al fare, a traverso la sua forza per liberarsi dal suo persecutore.
LA CONTEMPLAZIONE
La nostra dimensione femminile psichica è quella che contempla, osserva, intuisce, ammira, sono le sorelle maggiori che fanno rumore, pianificano, mentre la sorella minore temporeggia. Ma dalla teoria, una mente e un cuore coerente, si passa all'azione, la parola stessa lo dice: contempla- azione, dunque non è solo vedere ma agire, non solo pensare ma anche fare. Testa e cuore sanno bene quello che pensano e vogliono per cui chiamano all'azione la volontà e l'intelletto, entrano in scena i fratelli, loro portano con se le spade, cioè l'arma è la capacità dell'anima di affrontare la realtà: la consapevolezza, la convinzione, la determinazione... Barbablù non ha scampo. Dunque le nostre potenzialità interiori devono avere una interazione coerente, come in una famiglia, è l'unione che fa la forza, mentre le persone psichicamente disgregate, confuse, sono interiormente orfane, sole, smarrite, senza appoggio. Vedete che la più grande forza e compagni la dobbiamo trovare in noi stessi, chiamando a raccolta l'unione di tutte le nostre dimensioni e potenzialità, ma spesso le persone non si conoscono, non sanno di avere questi parenti psichici, queste forze spirituali da sè e in se stesse.
L'ANIMA EVOLUTA HA RISORSE INFINITE
La sorella minore, la più piccola e fragile, ecco la dimensione interiore della nostra anima esperimentale, curiosa, assettata di conoscenza, di verità. E' quella che più si caccia nei guai, nelle incertezze, nei traumi, insomma è quella che si ingarbuglia sempre nella barbablù del suo predatore psichico: la paura, la depressone, i sensi di colpa e via dicendo. Una persona che non conosce se stessa, che non ha interiorità, che non fa mai uso dell'introspezione, che non possiede l'autocritica, è un anima orfana, senza forza interiore, senza parenti o potenzialità psicologiche, e cioè non ha sorelle maggiori per complottare, non ha fratelli maschi, forza d'animo e carattere decisionale, fratelli che la liberino dagli attacchi mortali di Barbablù. Sono persone incapaci di ragione, di analizzare, di cogliere le trappole di un falso sentimento, le insidie di una passione cieca, le frustrazioni di una nevrosi, quindi sono preda mortale di Barbablù. Avete mai trovato delle persone che al minimo problema fanno in panico, si paralizzano, piangono, non sanno assolutamente cosa fare, non cercano neppure un consigli e si limitano a vegetare, rinchiudersi in se stesse, non mangiano, non dormono? ecco sono anime senza parenti psichici, sono come le spose scomparse di Barbablù, una volta si trovano da sole con lui, egli le depreda, uccide e rinchiude in cantina. L'anima evoluta invece agisce come la sorella minore della nostra fiaba: chiama in raccolta mente e cuore (sorelle maggiori) e queste in aiuto le potenzialità dell'anima quali forza d'animo, decisione, volontà ed intraprendenza (i fratelli maschi). Barbablù ha le ore contate.
DA PREDATORE A PREDA
Barbablù viene sconfitto, ucciso, fatto a pezzi. Il predatore diventa preda. E adesso? la tentazione sarebbe quella di fargli fare la stessa fine che lui ha fatto alle sue spose, quindi rinchiuderlo nella cantina, ma così facendo Barbablù sarebbe diventato il primo di tanti mariti scomparsi mentre lei diventerebbe la vedova nera (altro che blù). La fiaba disse che il cadavere di Barbablù fu gettato all'aperto, vale a dire il riconoscimento della colpa, la sua testa tagliata diventa trofeo di ragionevolezza. La guarigione psichica è trasparenza, non si nascondono i corpi, ma si lasciano all'aperto, alla luce del sole, della verità. Una persona che supera i suoi traumi non nasconde i suoi limiti, non ha ferite da nascondere o proteggere ma cicatrici che possono essere accarezzate senza farsi più male, anzi sa ridere di se stesso, lascia in pasto le sue debolezze alle carogne, si lascia persino criticare, giudicare, deridere, ormai non lo toccano, le anime sublimi non scendono a queste bassezze, non le sfiorano il che diranno della gente, i loro scheletri non conoscono armadi, sono stati consumati alla luce del sole. Ecco qui il senso dei mangia peccati, delle carogne. Che significano?
LA PUREZZA DEI MANGIA MORTI
Il corpo di Barbablù fu gettano all'aperto nei campi, quindi non nascosto come le sue spose scomparse, questo particolare è di massima importanza a livello psicologico. Tutto ciò che nascondiamo è ancora ferito e non guarito, ci vuole la cicatrice come segno di vincita e guarigione totale. Spesso si parla con disprezzo e persino con fastidio di alcune creature il cui compito è quello di mangiare le carogne, i morti, i cadaveri: avvoltoi, poiane, iene, sciacalli... animali che in verità contribuisco a pulire e risanare l'ambiente, senza di loro le carcasse e i cadaveri dei morti potrebbero diventare un pericolo di virus malattie ed epidemie. Questi animali a livello psicanalitico sono quelle potenzialità introspettive che ci ripuliscono, prendono il peggio di noi e lo trasformano, come il concime (merda) in minerali vitali, sono esperienza di vita fattasi convinzioni vitali. In molti popoli antichi esisteva il mangiatore di peccati, il capro espiatorio, una figura indispensabile per la comunità, persino Gesù assume questo ruolo: prende su di sé tutti i peccati del mondo per redimerli e spiarle. In una psiche sana ci sono questi animali rapaci, e cioè delle capacità intuitive che trasformano il male che è in noi in azioni di bene.
LO SCANTINATO HORROR
La stanza segreta di Barbablù è uno scantinato dove il Io nasconde i suoi crimini, i cadaveri delle spose finora scomparse. Lo scantinato rimanda simbolicamente a quello che c'è sotto, simbolo nella nostra struttura o castello o casa psichica dell'inconscio, un luogo buio, nascosto, segreto persino il più delle volte impenetrabile, chiuso a chiave cioè l'incomprensione. Tutti noi abbiamo questo scantinato, lì ci sono nell'umidità della nostra incoscienza i nostri cadaveri: fallimenti, traumi, brutti ricordi, sogni ed amori infranti e mai realizzati. La bestia agisce in quel luogo, il cosiddetto uomo nero, il Barbablù della nostra fiaba, è il nostro lato oscuro, è quel nostro alter Ego a cui non ci teniamo, non amiamo, ma inconsciamente ci governa. In questa dimensione psichica c'è solo morte ed orrore. Una parte della nostra anima inconsciamente lo sa che c'è questo luogo in noi, ma diciamo che quasi per un istinto di sopravvivenza non ci piace affatto entrare in questa stanza. Ma prima o poi nella vita a tutti noi arriva il momento della noia, della disperazione, dell'ansia e del malessere, ecco la chiave che brilla nell'intelletto e ci spinge a cercare questa stanza, a scavare dentro di noi per trovare il malessere che ci divora. Chi non entra mai in questa stanza psichica, saranno persone ormai destinate a vivere tutta la loro esistenza in preda al terrore, alle manie, alle fobie, ai loro complessi, vittime di Barbablù, persone morte in vita, persone bloccate, legate, impacciate, mai libere, mai spontanee, mai felici, scomparse alla ragione dell'Essere.
LA CHIAVE SANGUINA
Una volta inserita la chiave (conoscenza) nella porta dello scantinato (il lato oscuro della psiche) la prima cosa che lei vede è ovviamente il buio, l'incomprensione iniziale di sbalordimento quando iniziamo a capire il nostro smarrimento interiore. Dopodichè con qualche barlume di torcia (istinto) percepisce le pozze di sangue, queste rappresentano il dolore esistenziale che di primo colpo affrontiamo dentro l'anima; subito questa chiave inizia a sanguinare, un emorragia interiore si subisce quando si entra nella consapevolezza di se stessi. Non vi meravigliate se le persone che intraprendono questa scoperta diventino per un tempo tristi, malinconiche, turbate, impaurite.. è normale, non si può non rimanere paralizzati quando si vede la morte che ci portiamo dentro. le anime che sanguinano però devono solo fare attenzione, come il ferito in mare il cui sangue attira gli squali, anche le anime ferite esistenzialmente attirano i predatori della coscienza: i consolatori che ti dicono di lasciare stare per cercare la pace, i predicatori che ti dicono dove hai sbagliato, i dottori che ti dicono cosa devi fare per rimettere a posto i tuoi errori, i giudici che ti fanno sentire in colpa per i fallimenti, ecc.. ecco sono tutti squali dell'anima, le ombre di Barbablù che ti colpiranno e ti scopriranno. Lei per ciò decide di pulire e nascondere la chiave... ma...
METTERE LA CHIAVE SOTTOCHIAVE
Un saggio detto è lapidale nella sua profondità: "chi capisce patisce", la comprensione profonda della nostra psiche ci porta a comprendere anche il dolore e persino a volte l'assurdità che comporta alcune situazioni della vita, ecco il sanguinamento costante della chiave, inutile pulirla, il sangue è arteriale, non si ferma, cioè esistenziale, le anime profonde e consapevoli sono tutte destinate a subire anche il peso dell'assurdo, della falsità, della pesantezza, della vulnerabilità e debolezza umana. Tutto quello che tocca la chiave si impegna del suo sangue, per ciò non vi meravigliate se spesso le anime nel loro risveglio sono tristi, malinconiche, persino depresse. La chiave non cauterizza, chi entra nell'inconscio selvaggio non potrà mai più dimenticare i cadaveri, cioè i fallimenti nell'amore. Non resta che affrontare Barbablù e... morire?
LA PENA DI MORTE
Per l'essere umano ben si sa che essendo un essere finito nella materia, la pena o castigo più grande che può ricevere è la morte. Dio disse all'Adamo ed Eva nel giardino: "qualora doveste prendere dell'albero allora morirete". La stessa risposta trovò indirettamente la sorella minore nella stanza di Barbablù, per cui la sentenza è la stessa: "qualora dovresti aprire la stanza segreta, allora morirai". Eva ben sappiamo prese dell'albero proibito e ben sappiamo che non morì subito, non era un frutto avvelenato sicuramente, si parlava di una morte interiore, ma era una morte negativa? No, affatto era la morte di dipendenza dal padre, il dover decidere da soli senza seguire i dettami della legge. In altre parole, credo che la vera Eva avrebbe risposto così al buon Dio: "No, non mio Signore, io non morirò, sarai tu a morire, non avrò più paura di te, non dipenderò dal tuo giudizio, dal tuo parere, dall'economia del tuo giardino per sopravvivere". Infatti come ben vedremo anche nella fiaba a morire sarà proprio Barbablù.
LE SPOSE SCOMPARSE
Chi sono o, meglio ancora, cosa rappresentano a livello psicanalitico le spose scomparse di Barbablù? Sono quelle dimensioni della nostra psiche senza vita: l'autocritica incapace di riconoscere gli sbagli, la nostra creatività mutilata, la dimensione spirituale in molti accecata, la vita introspettiva che molti hanno seppellito, sono quei sogni che molti non hanno il coraggio di realizzare, sono quei traumi risentimenti odio e segreti che non riusciamo a tirar fuori, a far risorgere a vita nuova... sono tutti cadaveri. Scopriamo allora quanto tempo abbiamo perso, quante persone amate in maniera sbagliata, quante altre abbiamo tradito e invece ci avevano amato, vediamo i cadaveri dell'amore: le spose di Barbablù scomparse. Quante volte ci sposiamo con la persona sbagliata? ecco un cadavere nell'anima. Quante volte intraprendiamo una professione o un lavoro che non è il nostro? ecco il altro peso morto da portare addosso e sopportare il suo fetore interiore. Barbablù le fa vivere in uno scantinato irreale, mostruoso, le tiene al limite mummificate, nascoste, ma ben sappiamo che prima o poi qualche persona a noi cara richiamerà l'eco di questi silenzi sordi e stordenti dell'anima nostra non in pace.
AFFRONTARE LA MORTE PSICHICA
In molte fiabe c'è una sentenza di morte: se mangi una mela, se entri una stanza, se vedi in faccia la Medusa oppure persino, ricordate, se vedi a Dio in viso, come recita la Bibbia, morirai. Il significato è chiaro: una volta scoperta una verità muore in noi l'ignoranza, muore in noi la falsità, vien meno la paura, cessa di esistere il fantasma. La delusione pur crudele spodesta il trono delle illusioni che ci tenevano addormentati nella falsa vita. La sorella minore sa che adesso "tocca a lei" la sorte delle spose scomparse, tocca a lei affrontare in faccia Barbablù. E' facile riconoscere il momento in cui Barbablù torna al castello (all'anima) perchè i suoi passi sono la noia, la depressione, lo stress, la tristezza, la paura, il rancore e tutto senza un vero motivo, non sappiamo il perchè, ci sentiamo in cantina, simbolo di uno stato d'animo umido e buio, ma mortale. Barbablù sempre si insinua in noi con una forza negativa, distruttrice e terroristica, è quella spinta interiore cieca che ci spinge nel vuoto (chi al suicido, chi ad abbandonare moglie figli marito, chi a scomparire senza una metà, chi a rinchiudersi in una stanza senza cibo, chi a ingolfarsi nell'alcool o nelle droghe... ecc ecco dove si finisce: nello scantinato di Barbablù, anfiteatro della nostra morte e scomparsa interiore.
UNA TREGUA DI PACE ARMATA IN MEZZO AD UNA GUERRA
Quando siamo in crisi, quando sprofondiamo nella depressione, nella tristezza, nello stress, sembra tutto perduto, la tentazione è quella di mollare la preda e persino di farla finita. Ma una psiche sana cerca di non farsi uccidere, non cede alle pulsioni nevrotiche (la paura per le minacce di Barbablù) ed agisce come la sorella minore: chiede a lui una tregua, chiede a Barbablù un po di tempo per pentirsi dell'errore. Simbolicamente è il tempo della riflessione, dell'introspezione, della presa di coscienza del proprio errore quindi il momento per svegliarsi, per ravvedersi. Infatti chi non si ferma è fregato, ben sappiamo quanto sia nocivo agire in preda alla paura o nei momenti di ira, di ansia, o anche prendere decisioni nei momenti di grandi euforie, sono tutte azioni avventate di Barbablù, senza cognizione di ragionevolezza. Bisogna ritirarsi, nascondersi, riprendere lucidità, aspettare che passi la tempesta. Dunque nel momento in cui noi scorgiamo l'errore, i cadaveri, nel momento in cui il nostro super IO morale (barbablù) ci vuole tagliare la testa, è fondamentale prendersi una pausa da tutto e da tutti, stare da soli, come fece la sorella minore di fronte a Barbablù. Ma come mai Barbablù concede a lei una tregua? che significa questa azione di benevolenza da parte di un criminale?
LA RINCORSA PSICHICA
Nei momenti di introspezione noi vediamo che le persone si isolano, si nascondono, sembra quasi come se fossero sull'orlo dell'abisso, ma una mente sana non da un passo in dietro per cadere, bensì per prendere la rincorsa e lo slancio per poi buttarsi in avanti con maggior forza e decisione. E' questa la mossa tattica della sorella minore di fronte a Barbablù:identifica il predatore e non lo affronta ma lo evita con prudenza, poi si allontana con delicatezza, si dimostra persino debole, pentita, confusa, intuisce l'inganno e non scende a patti con il ladro, ecco cosa dovremmo fare sempre di fronte alle situazioni pericolose nella vita, sia razionale, sentimentali, caratteriali, questo agire si chiama spirito si sopravvivenza, buon senso. Barbablù cede perchè crede che l'anima è in agonia, la lascia cadere pensando che può colpirla con più facilità nell'umiliazione; infatti lei gli disse: "lasciami che mi prepari alla morte", il nostro lato oscuro adora quando noi facciamo le vittime, quando cediamo alla tentazione di mollare e farla finita. Ma una mente sana in questi momenti, per quanto apparentemente abbia deciso di non parlare, non dormire, non mangiare, non uscire da casa, ecc. non farà altro che raccogliersi per ritrovare le forse, donde nella fiaba si vede apparire la strategia della sorella minore: chiama in aiuto le sorelle maggiori: cuore e testa.
TRA IL DIRE E IL FARE CHE DI MEZZO LA CONSAPEVOLEZZA
Due sono le potenzialità dell'anima umana: l'intendimento e la volontà, queste hanno sede in quelle dimensioni che noi ordinariamente chiamiamo testa e cuore, quindi ragione e sentimento. Ben sappiamo che spesso queste due dimensioni non sono coerenti, anzi a volte persino sono in contrasto, vogliamo una cosa ma sappiamo che è nociva (si pensi a chi fuma pur volendo smettere, a chi sceglie un compagno perchè gli piace ma sapendo che ha un carattere tossico e pericoloso, e così via dicendo). Nella Fiaba la svolta avviene proprio quando la sorella minore (lo sbaglio) ci riflette (chiede una tregua) e fa affidamento alla sorelle maggiori: testa e cuore. La fiaba dice che queste si recano nei bastioni, quindi trovano l'impostazione giusta, il modo di agire, in alto, allude alla crescita; A sua volta queste sorelle nelle torri (quindi vedute alte) chiamano dunque a raccolta le sue forze morali, psicologiche e fisiche simboleggiate dall'aspetto battagliero dei fratelli, gli aspetti forti del suo carattere che aveva sempre negato in se stessa (l'aspetto maschile dell'anima umana, quindi forza e concretezza in azione). Ora li fa entrare nel suo palazzo , dice la fiaba, si fida ormai del suo giudizio e si sente legittimata a difendersi. Passa dunque all'azione, dal dire al fare, a traverso la sua forza per liberarsi dal suo persecutore.
LA CONTEMPLAZIONE
La nostra dimensione femminile psichica è quella che contempla, osserva, intuisce, ammira, sono le sorelle maggiori che fanno rumore, pianificano, mentre la sorella minore temporeggia. Ma dalla teoria, una mente e un cuore coerente, si passa all'azione, la parola stessa lo dice: contempla- azione, dunque non è solo vedere ma agire, non solo pensare ma anche fare. Testa e cuore sanno bene quello che pensano e vogliono per cui chiamano all'azione la volontà e l'intelletto, entrano in scena i fratelli, loro portano con se le spade, cioè l'arma è la capacità dell'anima di affrontare la realtà: la consapevolezza, la convinzione, la determinazione... Barbablù non ha scampo. Dunque le nostre potenzialità interiori devono avere una interazione coerente, come in una famiglia, è l'unione che fa la forza, mentre le persone psichicamente disgregate, confuse, sono interiormente orfane, sole, smarrite, senza appoggio. Vedete che la più grande forza e compagni la dobbiamo trovare in noi stessi, chiamando a raccolta l'unione di tutte le nostre dimensioni e potenzialità, ma spesso le persone non si conoscono, non sanno di avere questi parenti psichici, queste forze spirituali da sè e in se stesse.
L'ANIMA EVOLUTA HA RISORSE INFINITE
La sorella minore, la più piccola e fragile, ecco la dimensione interiore della nostra anima esperimentale, curiosa, assettata di conoscenza, di verità. E' quella che più si caccia nei guai, nelle incertezze, nei traumi, insomma è quella che si ingarbuglia sempre nella barbablù del suo predatore psichico: la paura, la depressone, i sensi di colpa e via dicendo. Una persona che non conosce se stessa, che non ha interiorità, che non fa mai uso dell'introspezione, che non possiede l'autocritica, è un anima orfana, senza forza interiore, senza parenti o potenzialità psicologiche, e cioè non ha sorelle maggiori per complottare, non ha fratelli maschi, forza d'animo e carattere decisionale, fratelli che la liberino dagli attacchi mortali di Barbablù. Sono persone incapaci di ragione, di analizzare, di cogliere le trappole di un falso sentimento, le insidie di una passione cieca, le frustrazioni di una nevrosi, quindi sono preda mortale di Barbablù. Avete mai trovato delle persone che al minimo problema fanno in panico, si paralizzano, piangono, non sanno assolutamente cosa fare, non cercano neppure un consigli e si limitano a vegetare, rinchiudersi in se stesse, non mangiano, non dormono? ecco sono anime senza parenti psichici, sono come le spose scomparse di Barbablù, una volta si trovano da sole con lui, egli le depreda, uccide e rinchiude in cantina. L'anima evoluta invece agisce come la sorella minore della nostra fiaba: chiama in raccolta mente e cuore (sorelle maggiori) e queste in aiuto le potenzialità dell'anima quali forza d'animo, decisione, volontà ed intraprendenza (i fratelli maschi). Barbablù ha le ore contate.
DA PREDATORE A PREDA
Barbablù viene sconfitto, ucciso, fatto a pezzi. Il predatore diventa preda. E adesso? la tentazione sarebbe quella di fargli fare la stessa fine che lui ha fatto alle sue spose, quindi rinchiuderlo nella cantina, ma così facendo Barbablù sarebbe diventato il primo di tanti mariti scomparsi mentre lei diventerebbe la vedova nera (altro che blù). La fiaba disse che il cadavere di Barbablù fu gettato all'aperto, vale a dire il riconoscimento della colpa, la sua testa tagliata diventa trofeo di ragionevolezza. La guarigione psichica è trasparenza, non si nascondono i corpi, ma si lasciano all'aperto, alla luce del sole, della verità. Una persona che supera i suoi traumi non nasconde i suoi limiti, non ha ferite da nascondere o proteggere ma cicatrici che possono essere accarezzate senza farsi più male, anzi sa ridere di se stesso, lascia in pasto le sue debolezze alle carogne, si lascia persino criticare, giudicare, deridere, ormai non lo toccano, le anime sublimi non scendono a queste bassezze, non le sfiorano il che diranno della gente, i loro scheletri non conoscono armadi, sono stati consumati alla luce del sole. Ecco qui il senso dei mangia peccati, delle carogne. Che significano?
LA PUREZZA DEI MANGIA MORTI
Il corpo di Barbablù fu gettano all'aperto nei campi, quindi non nascosto come le sue spose scomparse, questo particolare è di massima importanza a livello psicologico. Tutto ciò che nascondiamo è ancora ferito e non guarito, ci vuole la cicatrice come segno di vincita e guarigione totale. Spesso si parla con disprezzo e persino con fastidio di alcune creature il cui compito è quello di mangiare le carogne, i morti, i cadaveri: avvoltoi, poiane, iene, sciacalli... animali che in verità contribuisco a pulire e risanare l'ambiente, senza di loro le carcasse e i cadaveri dei morti potrebbero diventare un pericolo di virus malattie ed epidemie. Questi animali a livello psicanalitico sono quelle potenzialità introspettive che ci ripuliscono, prendono il peggio di noi e lo trasformano, come il concime (merda) in minerali vitali, sono esperienza di vita fattasi convinzioni vitali. In molti popoli antichi esisteva il mangiatore di peccati, il capro espiatorio, una figura indispensabile per la comunità, persino Gesù assume questo ruolo: prende su di sé tutti i peccati del mondo per redimerli e spiarle. In una psiche sana ci sono questi animali rapaci, e cioè delle capacità intuitive che trasformano il male che è in noi in azioni di bene.
L'EREDITA' DI BARBABLÙ
La fiaba finisce così: "E perché Barba-blu non aveva eredi, la moglie sua rimase padrona di tutti i suoi beni: dei quali, ne dette una parte in dote alla sua sorella Anna, per maritarla con un gentiluomo, col quale da tanto tempo faceva all'amore: di un'altra se ne servì per comprare il grado di capitano ai suoi fratelli: e il resto lo tenne per sé, per maritarsi con un fior di galantuomo, che le fece dimenticare tutti i crepacuori che aveva sofferto con Barbablù". Chi dovrebbe ereditare i nostri traumi, le nostre nevrosi, i nostri errori? NESSUNO, se noi riusciamo a vincere il nostro barbablù interiore le persone che ci stanno accanto non erediteranno i nostri sbagli, ma saremo noi l'erede unico della ricchezza di Barbablù i cui beni erano enormi. Infatti un anima ricca sa donare agli altri le sue qualità e virtù, di una anima saggia ne godono tutti quelli che la circondano, di una persona positiva traggono beneficio tutti coloro che la incontrano. NO SI TAGLIA LA BARBA AL PROBLEMA, MA LA TESTA AL BARBONE
Questa fiaba ci ha portato per mano nella stanza degli orrori, ci ha fatto infrangere le leggi aprendo porte proibite, ci ha fatto macchiare di sangue per farci capire che nessuno è innocente ma neppure tanto colpevole se non nei riguardi di sè stessi. Barbablù il cattivo ha, come l’orco, la strega, l’antagonista di turno, svolto la sua funzione, ha condotto la protagonista dinanzi alla sua morte per consentirle la rinascita, il passaggio ad un livello superiore nel suo percorso di crescita. Alla fin fine a cosa ci ha portato dunque Barbablù consegnandoci le chiavi d’oro della porta proibita? A consapevolezza e ricchezza. E questo ha comportato necessariamente il superamento delle nostre paure e persino alla fin fine a ringrazia il male subito, grazie a barbablù lei risorge matura e arricchisce sè stessa e i suoi parenti (sorelle e fratelli), cioè Un equilibrio tra energie distruttive e costruttive, entrambe necessarie, che con la loro interazione generano continuamente vita.
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