LA PARABOLA EVANGELICA DEL CHICCO DI GRANO
(rilettura psicanalitica e decodificazione degli archetipi)
Disse Gesù: "In verità, in verità io vi dico:
se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde
e chi odia la propria vita in questo mondo,
la conserverà per la vita eterna".
(Vangelo Giovanni 12)
VI SENTITE SICURI DENTRO IL GRANAIO DELLA SOCIETÀ ?
Molti si accontentano, come il chicco nel granaio, di stare al riparo, sicuri. Il chicco è la personalità, il granaio è la nostra sicurezza, le nostre concezioni utilitaristiche su Dio, la società che apparentemente ci protegge e ci dice cosa fare, che ci promette un futuro. In mezzo alla folla molti non si sentono soli, donde le nostre metropoli che non sono altro che la dimostrazione più eclatante della solitudine del campo del cuore da cui si vuole fuggire. Invece il grano deve morire, deve essere messo sotto terra...
DIO SI TROVA PRIMA SOTTO TERRA MAI PRIMA NELL'ALTO DEI CIELI.
Ma arriva il giorno in cui il chicco è portato fuori del granaio, là fuori all’aperto avrà più ragioni di lodare Dio (Dio inteso come vita, l'Uno), contemplando il sole gli alberi l’aria i fiori e sentendo la frescura della terra. Ma un Dio che lascia il chicco in queste condizioni è soltanto un idolo, molti avranno tante ragioni per lodare questo Dio, ma il loro Dio non esiste, è una loro proiezione. Auguro a tutti questa felicità che pur essendo bella e piccola diventa alla fin fine troppo umana e vana. Di fronte a questi desideri è la spina degli atei che, non senza ragione, rinnegano questo Dio che non fa altro che nausea con la sua gioia mal distribuita, poiché sono i potenti ad avere in mano ciò che i miseri desiderano del loro Dio.
Ma, dopo un po’, il chicco viene ricoperto di terra, non vede più nulla, come gli atei sotto la terra della frustrazione, come i miseri sotto l’umiliazione dei potenti. Il chicco però non sa fare altro che rimpiangere il granaio. La freschezza della terra si converte in umidità che gli penetra fino alle ossa fino a farlo spaccare e morire. Si sente allora un grido di lamento: “Se Dio davvero esistesse non succederebbero cose simili”. Peccato, proprio qui, come mai, siamo alla presenza di Dio. Il chicco con la morte diverrà proprio quello che deve essere: una spiga rigogliosa ripiena di tanti altri chicchi.
SE IL CHICCO DI GRANO NON MUORE NON NASCE
Molte persone ignorano o non vogliono capire questa legge della natura: la luce passa attraverso il buio, la vita attraverso la morte e viceversa. Se il grano sotto terra non si spacca non germoglia quindi non dà il suo frutto. Molti vogliono avere tutto ma non fare nulla, vogliono essere qualcuno ma non sanno chi sono, voglio correggere gli altri ma non sanno criticare se stessi, vogliono trovare la persona giusta ma sono persone ingiuste, vogliono comprendere la vita e non hanno inteso la morte.
NON ESISTE CRESCITA SENZA TRASFORMAZIONE
NON ESISTE TRASFORMAZIONE SENZA MORTE.
Il passaggio della vita umana a quella divina è la sublimità della vita spirituale, ma il sublime non sarebbe tale se il suo contrario non fosse il tragico: la morte. Dal nulla alla vita siamo venuti senza il nostro consenso, come i chicchi sulla spiga, contrariamente però dall'esistenza umana a quella divina, il passaggio (pasqua) non può avvenire senza il nostro consenso, è un consenso che si traduce nel “fiat” di lasciarsi mettere sottoterra. Dio non lo farà mai, non si permetterà di violentare la verginità della terra della nostra volontà.
IL SOLE DELLA SOFFERENZA CHE CUOCE IL GRANO DELLA FELICITA
Diceva Dostojievski: “Se ad un popolo viene dato di scegliere tra la felicità e la libertà, ahimé è capace di preferire la felicità”. La felicità del chicco nel granaio delle persone che si accontentano soltanto del materiale e superfluo, di una vita di schiavi estremamente mediocre a patto che abbia un tetto, un vestito, un po’ di cibo, quel minimo indispensabile che dovremmo avere per diritto per sentirci essere umani, eppure è quella parte che li fa stare senza patria, senza dipendenza, senza quella responsabilità che dona la libertà percchè dietro quella semplicità si nasconde il desiderio di volere sempre di più senza fare nulla per se stessi fino infondo, con valori autentici dell’essere umano. Soltanto quando Israele fu conficcato nel deserto, come un chicco sotto terra che rimpiange le cipolle del vecchio granaio dell'Egitto, allora viene trasformato, divenne un popolo libero, proprietari di quella ricca terra di spighe piene di frutti: la vita del chicco è in ognuno di noi. Fuggite la sofferenza con mille pasticche, non volete le fatiche, ma la sofferenza è insita nel grano che deve morire e spaccarsi, altrimenti non c'è frutto; le anime redente passano sempre attraverso la morte dell'IO, più la evitate e più sarete nella disperazione.
Diceva Dostojievski: “Se ad un popolo viene dato di scegliere tra la felicità e la libertà, ahimé è capace di preferire la felicità”. La felicità del chicco nel granaio delle persone che si accontentano soltanto del materiale e superfluo, di una vita di schiavi estremamente mediocre a patto che abbia un tetto, un vestito, un po’ di cibo, quel minimo indispensabile che dovremmo avere per diritto per sentirci essere umani, eppure è quella parte che li fa stare senza patria, senza dipendenza, senza quella responsabilità che dona la libertà percchè dietro quella semplicità si nasconde il desiderio di volere sempre di più senza fare nulla per se stessi fino infondo, con valori autentici dell’essere umano. Soltanto quando Israele fu conficcato nel deserto, come un chicco sotto terra che rimpiange le cipolle del vecchio granaio dell'Egitto, allora viene trasformato, divenne un popolo libero, proprietari di quella ricca terra di spighe piene di frutti: la vita del chicco è in ognuno di noi. Fuggite la sofferenza con mille pasticche, non volete le fatiche, ma la sofferenza è insita nel grano che deve morire e spaccarsi, altrimenti non c'è frutto; le anime redente passano sempre attraverso la morte dell'IO, più la evitate e più sarete nella disperazione.
CHI SA PERDERE E' UN VINCITORE
Le parole iniziali di Gesù sembrano un gioco filosofico e sofista di parole: "Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterno"... ma in realtà sono molto chiare in controluce: se ami vivere secondo il modello sociale perderai la tua vita, perchè non ha un fondamento naturale, se invece odi quella superficialità di massa e follia collettiva, allora ti salverai dell'ignoranza della folla e vivrai.
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