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SE NON DIVENTERETE COME I BAMBINI (presenti nel presente, qui ed ora), NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI (la consapevolezza) - Gesù di Nazareth -

Frankenstein




FRANKENSTEIN ... Introduzione
E’ ben noto a livello mondiale questo romanzo di Mary Shelley, scritto nell’anno 1816, epoca in cui il romanticismo permeava la letteratura; fu allora che la storia d’amore del dottor Victor Frankenstein con la sua amata Elisabeth si tinse anche con tinte di satira scientifica e di horror, una nuova tendenza d’allora in crescita. Nella nostra concessione comune però, spesso la figura di Frankenstein è falsata, sia perché la si dipinge come una parodia (col film Frankenstein Junior), oppure come nella famiglia Adams, dove il mostro è un essere ridicolo e meccanico, sia come una figura infernale, nei film di terrore in cui dipingono questo mostro senza sentimenti umani. La realtà, come vedremo in questo album, è ben diversa, degna di una fiaba con dei messaggi spirituali e psicanalitici davvero affascinanti.



L'ARCHETIPO DEL VIAGGIO... SI PARTE 
La storia inizia con un viaggio… questo viaggio è simbolo della nostra ricerca, un viaggio spirituale, il viaggio alla conquista di se stessi. In tutti i grandi libri c’è il contesto del viaggio: i viaggi dei 12 cavalieri della tavola rotonda alla ricerca del Santo Graal, Il viaggio della compagnia dell’Anello nel Signore degli Anelli, i viaggi che Donchisciotte fa attraverso la Castilla, i viaggi nelle cronache di Narnia, ecc. Nel nostro romanzo di Frankenstein, il viaggio è verso il polo Nord, il capitano Robert con i suoi uomini vogliono conquistare questa metà finora sconosciuta, correva l’anno 1794.


DOBBIAMO TORNARE IN DIETRO... NEL PASSATO
Partire alla ricerca di un qualcosa di nuovo, di sacro, di grande e, in qualche modo, di divino o magico. Questo viaggio porterà alla scoperta di un qualcosa di vecchio: la riaffermazione del mondo caduto, del tuo IO. Lo diceva già Aristotele: “Non è tanto la scoperta di cose nuove, quanto il sapere rendere sempre nuove e vitali le cose antiche”. Il Polo Nord, quindi il lato più lontano della terra, è simbolo d’origine, di nascita, è il viaggio del salmone che torna alle sorgenti del fiume che lo vide nascere, il il tuo inconscio e l'orientamento della tua anima. A livello psicologico il polo Nord della coscienza umana è l’infanzia…, infatti, il capitano Robert si trova davvero nei guai, perché il ghiaccio ha fatto incagliare la sua nave (non ricordiamo bene l'infanzia, incagliata nella dimenticanza), i suoi uomini rischiano di morire, ma egli ostinato vuole andare avanti senza guardare indietro: come molti di noi, vogliamo guardare avanti nel futuro negandoci a dare uno sguardo indietro al nostro passato. E’ allora quando Robert e i suoi uomini, vedono un uomo che si trascina a mala pena: è il dottor Frankenstein che consiglia a tutti i marinai di tornare indietro se vogliono vivere.




QUANDO LA TESTA ASCOLTA IL CUORE
Il dottor Frankenstein consiglia a tutti i marinai di tornare indietro se vogliono vivere. Robert (l’uomo della scienza) non accetta ordini, perché egli è il capitano, però in lontananza le urla di panico di una Creatura strana incute in tutti la paura. La ragione non può capire questa paura, l’essere umano non deve fidarsi soltanto della sua ragione o intelletto, ma anche ascoltare il suo cuore e i suoi sentimenti. E’ allora quando il capitano Robert decide di ascoltare la storia del dottor Frankenstein che spiegherà loro chi è il mostro che li dà la caccia (un mostro che alberga in ognuno di noi). Il vero saggio, o scienziato come diremmo noi oggi, conosce bene il principio dell’INCERTEZZA, per questo ascolta.







L'INFANZIA DI VICTOR FRANKENSTEIN


Il dottor Victor Frankenstein porta indietro nel tempo il capitano Robert. Inizia raccontando la sua storia, 21 anni prima, 1773, quando era bambino e ballava nei salotti con sua madre (amore edipico per i genitori che consideriamo degli dei quando siamo bambini), mentre la badante d’onore suonava il piano. Questa badante o domestica di fiducia, insegnava anche a sua figlia Giustine a suonare il piano. Giustine aveva, press’a poco, la stessa età di Victor e già d’allora lo guardava con un certo contegno di grazie e piacere. Giustine rappresenta nella nostra vita una situazione condizione o persona a cui noi non diamo importanza (è la figlia della domestica) eppure suona il piano, ha una sensibilità notevole, è la strada dell'umiltà e dell'empatia a cui noi di solito non diamo importanza (non è abitudine sociale vedere le realtà che contano). Tra Victor e Giustine però c'è una terza nuova arrivata: il padre entra in casa ed è accompagnato da una bambina orfana chiamata Elisabeth, la quale sarà adottata dalla famiglia.






 LA MORTE MATERNA, UN TAGLIO ESISTENZIALE 

Un taglio ombelicale esistenziale: la morte della madre, questo archetipo avviene in quasi tutte le fiabe. E' la ricerca oggettuale del senso dell'esistenza. Frankenstein vuole seguire l’eredità del padre: essere medico, persino la madre onora Victor quando gli dice: “Sarai un medico migliore di tuo padre”. Pur essendo il miglior medico di Ginevra il padre non riuscirà a salvare dalla morte la moglie mentre partorisce il fratello minore di Victor. La madre di Victor muore nel 1780, d’allora il ragazzo vuole superare il padre e sconfiggere con la medicina la morte. Questa è l'essenza della RELIGIONE: dare un senso alla morte, non alla vita e per questo sbaglierà tanto quanto la scienza.

FRANKENSTEIN E IL NUOVO PROMETEO

L'esistenza di Frankestein viene sconvolta dalla morte della madre, contagiata da Elizabeth, ammalata di una forma lieve di scarlattina. La madre deve morire per poter lasciare spazio all'amore di adulto nel figliolo (morire in senso di dipendenza psichica), Elisabeth sarà la futura moglie di Victor, il simbolo è chiaro, il contagio che uccide la suocera è salvare il figlio dalla sua ossessione di amore possessivo. Questa follia si riversa nei confronti della vita: vogliamo possederla e dominarla e sarà questa la follia di Victor (della scienza e della religione): sconfiggere la morte: Sulla tomba della madre, il giovane Victor disse: “Madre, non dovevi morire, a questo metterò fine. Lo prometto”. Da quel momento Victor s’impegna con maggiore sforzo allo studio della medicina, dimenticando però che la medicina è una scienza che difende e al limite allunga la vita, mentre Victor vuole una medicina che uccida la morte, che mantenga le persone sempre in vita. E' un prometeo che vuole rubare il fuoco della vita o il segreto della morte agli dei.

L'AMORE E' ORFANO FINCHÉ NON LO LASCI LIBERO

Elisabeth diventa una bella signorina, carina, attraente, molto affezionata a Victor: l’orfanella sarà l’amore di Victor (perché l’amore avrà sempre un sapore d’orfano di fronte alla grandezza delle persone che amiamo e non possiamo mai possedere in maniera assoluta), lei diventa la luce dei suoi occhi, la donna sognata ed amata. Elisabeth è molto materna con Victor, lo spinge a divertirsi, a scoprire che la vita è piena di cose belle oltre ai libri e alle sue ricerche, proprio come anni indietro faceva la madre stessa con il Victor ragazzo. Noi cerchiamo tracce genitoriali nella persona amata finchè restiamo ancora bambini e con loro ci comporteremo come dei genitori mancanti: possessivi e gelosi.


LASCIA LA CASA O UTERO DEI TUOI E NASCI AL MONDO, PARTORISCI LA PROPRIA VITA.

Nel 1793, Victor Frankenstein si reca nella città d’Ingolstadt, per frequentare l’università di medicina. Il cammino spirituale inizia sempre con la separazione, il distacco dalla propria famiglia, dalla propria patria, dai propri amici, l’abbandono della casa dei genitori, il taglio di quel cordone ombelicale psicologico, perché la nostra indipendenza dai genitori non deve essere soltanto economia o topografia, cioè andando a vivere in un altro luogo lontano da loro, ma soprattutto psicologica. Le persone devo imparare, lungo il cammino della vita, a separarsi da tutto e da tutti, persino a giungere alla separazione stessa dell'uomo da Dio: conviene per voi che io me ne vada (disse Gesù ai suoi discepoli)… Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato (disse Gesù al Padre Eterno), perché alla fine con la morte dobbiamo anche separarci dalla vita.




SIAMO ASSETTATI D'INFINITO

Il dottore Victor Frankenstein non si conforma alle regole scolastiche, vuole andare oltre i principi della medicina, ha uno spirito geniale, come diceva sua madre: “Eri così arido di conoscenza”. Victor vuole creare l’uomo, un po’ come Dio, però un uomo immortale, un uomo perfetto, senza difetti. A livello psicologico anche ognuno di noi crea nella propria mente un’immagine di se stesso: “C’è chi si ritiene bello, o forte, o intelligente, o sexy, o superiore, ecc”. In altre parole, la stima di sé è l’immagine sentita che ognuno ha di se stesso. E’ impossibile vivere in una situazione di non stima di sé, sarebbe come vivere senza ossigeno, o lasciare aperta una ferita senza curarla.



FACCIAMO UN IO A NOSTRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA

Quello che ha fatto Victor Frankenstein è quello che ha fatto Dio ed è quello che ognuno di noi fa nella vita quotidiana: Un immagine di se stesso!. Ma a chi imitiamo noi? Victor per costruire questo Uomo, che sarà poi il mostro che noi conosciamo come Frankenstein, ricuciva pezzi di cadaveri rubati dai cimiteri (il cervello di uno scienziato, con le braccia di un guerriero, e il cuore di un contadino ecc...), un po come facciamo noi: abbiamo il pensieri di Gesù, i propositi di Buddha, i sentimenti di madre Teresa di Calcutta, la forza di lottare di un Ulisse... altri invece hanno la pettinatura di Michael Jackson, camminano come le veline, parlano come il loro cantante preferito... tutti noi ci costruiamo un Frankenstein a nostra immagine e somiglianza... ma siete sicuri che i pezzi che prendete sono quelli giusti? Davvero stiamo costruendo un Uomo perfetto o un mostro che ci darà la caccia e la morte?



FRANKENSTEIN MODERNI, CORPI RIFATTI AD USO E CONSUMO DELLA SOCIETÀ.


E’ particolare notare come il dottore Victor Frankenstein non abbia in mente il valore spirituale del corpo. Egli prende pezzi di cadaveri e li unisce, per lui “sono solo materie prime. Tessuti da riutilizzare”. Questa è l’immagine perfetta della mentalità materialista contemporanea che misconosce il valore dell’anima, dei sentimenti e della spiritualità. L’esempio eclatante è anche quello della medicina moderna con la clonazione, vede l’uomo come una macchina, un marchingegno, senza fare in conti con i sentimenti e con l’anima, per non parlare degli interventi di chirurgia estetica dove le persone non accettandosi per quello che sono cercano di modificarsi bocca naso seni glutei orecchie e quant'altro... è una ricerca di non vedere le parti MORTE che giacciono seppellite nel nostro inconscio e voler dar loro una vita artificiale, quindi di conseguenza persone con una personalità psicologica distrutta, a pezzi, secondo uno standard sociale impersonale che vuole tutto dei manichini omologati.

OSTRUIRE UN IO SENZA L'AMORE DI UN TU


Victor Frankesntein è assorto preso oberato dal suo sperimento, costruire un ESSERE UMANO, come ognuno di noi cerca di farsi un IO, tanto da dimenticarsi dell'amore: Victor non vuole affrontare l’incontro con Elisabeth che viene a trovarlo, non vuole lasciare la città che è colpita dalla peste del colèra. L’amore per Elisabeth e la paura per la vita sono inferiori al desiderio di continuare a costruire il suo Uomo, la sua Creatura.
- “Come fai a vivere in questo fetore?” gli chiese la sua amata, ma egli non capisce.
- “Elisabeth, io ti amo infinitamente, ma…” Allora lei gli dice “Addio”.
Infatti spesso non vediamo l'amore perchè guardiamo soltanto se stessi, persi in se stessi non riconosciamo quando una persona che ci ama e ci incontra potrebbe aiutarci a ritrovarci.





IL MOSTRO E' DENTRO OGNUNO DI NOI


Dopo grandi fatiche quel mucchio di carne ed organi, cuciti assieme e sottoposti a grandi scariche elettriche, acquistano vita, si muovono, il dottor Victor Frankenstein ha creato un uomo fatto a sua immagine e somiglianza, ha sconfitto la morte, ma… la voce della coscienza, sotto la forma della voce del suo professore di medicina lo rimprovera: “Come potevate immaginare quello che avresti liberato. Che cosa avrete messo insieme con pezzi di ladri, pezzi d’assassini? Il male cucito al male, cucito al male, cucito al male. Credete veramente che questa cosa vi sarà grata della sua mostruosa nascita? Il male avrà la sua vendetta. E’ da aiutare coloro che amate”. E’ terribile quando noi scopriamo che questo mostro è una parte che vive in ognuno di noi: è l'immagine di noi stessi che abbiamo cucino nell'anima tramite ideologie, tendenze sociali, influenze culturali, modelli morali ed etici, imitazioni di idoli e stars, traumi infantili, delusioni amorose, ... ecc. Noi ci identifichiamo con questo mostro a tal punto che lo chiamiamo sbagliatamene "FRANKESNTEIN" ma in realtà nel libro il mostro non ha un nome, prende il nome del suo creatore, personifica qualcosa che non siamo veramente noi stessi.



FRANKENSTEIN, L'OMBRA DI VICTOR
Ogni persona ha dentro di sé queste due dimensioni: un angelo e un demone, un Dio è un satana. Dostoevskij ha descritto meravigliosamente questa nostra dualità interiore: ci sono dei giorni che ci sentiamo buoni e bravi, con desideri celesti, come se fossimo santi, così vicini allo spirito che tocchiamo il cielo con un dito, sorridiamo a tutti, siamo altruisti,pronti a dare una mano; altri giorni invece vogliamo uccidere tutti, fare del male a chi ci guarda male o a chi non ci guarda nemmeno, abbiamo in mente dei desideri così perversi, dei rancori così crudeli, delle tentazioni di male così atroci, che nemmeno il diavolo ci farebbe paura, andremmo all'inferno per dispetto di chi crede che possiamo soffrire. Questi due stati dell’animo umano sono come uno zig-zag, ogni tanto appare l’uno o l’altro, giorni di sorriso e giorni di pianto, alle volte desideriamo vivere il più a lungo possibile e altre volte vorremmo morire subito. “Un abisso chiama l’altro abisso, al fragore delle sue cascate” come dice il salmista. L’uomo maturo è proprio colui che mantiene in equilibrio questi due mondi, colui che accetta il suo male e non s’illude del suo bene, colui o colei che non si lascia scoraggiare del suo limite ma non si lascia nemmeno illudere della sua capacità illimitata di sognare, ha piedi per terra pur avendo sempre uno sguardo nel firmamento. Riuscire a guardarci in faccia, vedere questa creatura che, come disse Victor Frankenstein “appare deforme e mostruoso alla vista”, senza rimpianti pur pendendoci, senza disperarci, questa è la grandezza di un’anima. Victor invece appena vide la sua opera si disperò, si guardò allo specchio e si fece paura di sé stesso.



IL DIARIO DEL NOSTRO INCONSCIO 


Victor pensa che la Creatura sia morta, così come noi pensiamo che il nostro vero Io, l’inconscio, l'anima non esista, che la nostra dimensione spirituale sia inesistente. Victor chiude il diario (simbolo della nostra coscienza, la voce dell'anima) dove aveva scritto tutto sulla sua opera, il diario che la madre (archetipo del divino in noi) gli aveva lasciato in regalo prima della morte. Mette il Diario in un mantello a forma di cappotto (la ragionevolezza), ma ciò che non sa è che la Creatura, nuda, prima di fuggire dal laboratorio, prese con se quel cappotto per coprirsi, quindi il diario che c’era in tasca rimane nella mani della Creatura, infatti è il nostro inconscio consapevole di tutte le nostre mosse, intenzioni, ricordi, dimenticanze, traumi, emozioni... Ma la Creatura non sa leggere ancora, così come noi non sapiamo ascoltare nè capire l'inconscio.









"Imparate dal mio esempio, 

se non dalle mie parole, 

q
uanto sia pericoloso acquisire la conoscenza 
e quanto sia più felice l'uomo convinto 
che il suo paese sia tutto il mondo, 
di colui che aspira a un potere più grande 
di quanto la natura non conceda".



-- Victor Frankenstein --













LA CREATURA IN ESILIO


La creatura inizia il suo viaggio come un mendicante, misero, vagabondo, sbandato per le strade… è la classica immagine della nostra ombra: dimenticata nelle regioni più remote della nostra mente e della nostra anima. Siamo noi anche nell'esistenza esiliati da un Dio creatore che sembra averci abbandonato.
- “Prendetelo… è lui il demonio che diffonde il contagio”, urla la gente per le piazze, mentre la Creatura viene derisa e bastonata. Un’idea comunemente generalizzata, in maniera del tutto erronea, è quella di vedere l’inconscio come un secchio della spazzatura, un luogo dove vanno a finire tutte le nostre disgrazie dimenticate, i nostri sbagli non accettati, le nostre ferite non guarite, quando in realtà c’è dell’altro e del meglio: la Creatura per esempio dimostra una forza fuori dal comune: ribalta carrozze, scaraventa con la sua forza sei e sette uomini tutti insieme. Questa è la perfetta immagine dell’inconscio, perché lì si trovano le nostre potenzialità nascoste, i nostri pregi non riconosciuti, i nostri sogni più reali. La creatura è docile, quindi non malvagia, però diventa violenta quando la si tratta con crudeltà, proprio come avviene con la nostra coscienza.









Non avevo idea
che tanta infelicità
potesse nascere dall'amore

--- Victor Frankenstein ---






















LA CREATURA VIVE ALLO STATO BRADO 
La Creatura fugge verso la foresta, un’immagine simbolica molto appropriata per l’inconscio, perché significa la pace della natura, il silenzio del cuore, la tranquillità dello spirito, l'habitat naturale della nostra dimensione interiore. La creatura è costretta a mangiare il cibo dei porci e delle bestie, quindi se spesso nella nostra incoscienza serbiamo del male è perché siamo noi ad alimentarlo, è quello che abbiamo raccolto. La creatura però trova una capanna e guardando dietro le inferiate e gli spifferi dei muri scorge una famiglia ideale, proprio quello di cui ha bisogno la nostra interiorità: l’unione e l’amore di una famiglia. Se noi dimostriamo nella maniera giusta amore verso se stessi, allora l’inconscio si ammorbidisce: la creatura s’intenerisce di fronte all’amore di quella famiglia e persino, a sua insaputa (proprio come fa l’inconscio), aiuta loro: raccoglie tutte le patate che loro non erano riusciti a far, a cause della terra dura e del gelo. La creatura mette al servizio della famiglia la sua forza bruta ma benefica, pura e disinteressata.

LA TENEREZZA DELLA CREATURA

La creatura (che noi arbitrariamente conosciamo con il nome di Frankenstein) si innamorata di quella famiglia, li ascolta sempre dietro le mura, li osserva, nella notte mentre dormono fa le raccolte di patate, spacca la legna e la porta davanti casa... E' l'amore e la tenerezza che si nasconde dietro ogni anima se la si sa ascoltare e dare un esempio.
"Poteva essere l'uomo a un tempo possente, virtuoso e magnifico, eppure così vizioso e vile? [...] Per lungo tempo non riuscii a concepire come un uomo potesse spingersi ad assassinare il suo amico, o anche perché ci fossero leggi e governi[...] Sentii parlare di divisione di proprietà, di ricchezze immense e di squallida miseria, di ceto, di discendenza e di nobiltà. [...] Ed io che ero? [...] Ero dotato di un aspetto spaventosamente deforme e ripugnante; non ero neppure della stessa natura dell'uomo"....


L'INTUIZIONE DEL NONNO 

In quella famiglia c’è un nonno, cieco, che di fronte a questi avvenimenti strani dice: “Sicuramente sono doni dello spirito buono della foresta”. Gli altri membri della famiglia non credono che sia uno spirito ma qualcuno, come disse il padre di famiglia: “Si paga sempre un prezzo per ogni cosa a questo mondo. Io vorrei sapere chi è stato e perché”. Perdere di vista il senso della gratuita è una delle più grandi tragedie dei nostri giorni, perché il vero amore vive soltanto della gratuità. Il nonno suona il flauto mentre in silenzio la creatura ascolta ed impara. La musica è simbolo della nostra introspezione, della nostra preghiera, della capacità di metterci in contatto con noi stessi. E’ attraverso la bellezza che noi facciamo esperienza ed abbiamo un contatto con il soprannaturale e con l’inconscio. Il nonno è simbolo della sapienza arcana che comprende capisce intende ascolta e sa quello che ti senti.



ESSERE AMICI DI SE STESSI
La Creatura vive dietro i muri, nascosta, spia la famiglia tra gli infissi del legno, dalle crepe dei muri, proprio come l’inconscio in noi, vede tutto, persino ciò che noi non vediamo. La Creatura oltre alla musica impara anche a leggere mentre vede la mamma che insegna le lettere alla bambina. Questo brano è commovente nel romanzo: anche il nostro inconscio sa parlare se noi lasciamo che in lui si esprima il bambino che giace in ognuno di noi. La prima parola che la Creatura pronuncia è “Amico”. L’amicizia è il rapporto più equilibrato che possa esistere in amore, non pecca di mancanza d’affetto come la semplice conoscenza e non pecca d’eccesso di possessione come avviene spesso tra gli amanti. Anche nel signore degli anelli, la compagnia era rimasta bloccata di fronte alle porte di Moria (l’inconscio), il cancello non si apriva, doveva essere pronunciata la parola magica, finché il mago Gandalf la trovò: “Dite amici ed entrate!”.


FRANKENSTEIN METAFORA DELLA MISERA CONDIZIONE UMANA 

La nostra mentalità? è quella di un mostro fatto a pezzi di pezzi, pezzi di ideologie, mode, tendenza, religioni, sogni utopici, siamo stati fatti e creati ad immagine e somiglianza della società di consumo, per consumarci, per produrre, spendere, per essere robot, mostri al servizio di una scienza dominante .... “Lei non ha mai desiderato fare qualcosa di pericoloso? Dove saremmo se nessuno cercasse di scoprire cosa c’è al di là? Non ha mai desiderato di guardare oltre le nuvole, le stelle? O di scoprire che cosa fa fiorire gli alberi? E cosa trasforma in luce l’oscurità? Ma se uno parla così, la gente dice che è un pazzo. Ebbene, se potessi scoprire anche una sola di queste cose, che cos’è l’eternità per esempio, non mi importerebbe niente se tutti pensassero che sono pazzo”...
--- Mr Whale ---


QUANDO SEI IN PACE COL TUO MOSTRO INTERIORE LUI GUARISCE E TU SEI SANO
Quando impariamo ad avere un rapporto intimo con noi stessi, l’amicizia con l’anima ci apre degli spazi enormi. Allora i punti delle cuciture della Creatura di Frankesntein cominciano a cascare, quindi le ferite cicatrizzano, è la via della guarigione dell’anima. Quando noi scopriamo questa dimensione infinita dentro di noi, scopriamo un amico. La persona matura ha un contatto con il suo mondo sconosciuto, è in armonia e in tranquillità, tutte qualità che si rinchiudono nel regalo di natale che la famiglia pone fuori il portico di casa, aspettando che quella Creatura buona che aiuta loro di nascosto venga a prenderlo.
Il regalo di natale ha due particolari molto essenziali: la dedica: “Per lo spirito buono della foresta” e il fiore. Sono manifestazioni d’apprezzamento ed amore, l’unica cosa di cui ha bisogno il nostro inconscio per aprirsi e guarire: autostima ed amore.


ACCAREZZA LA TUA OMBRA
Quando noi siamo in rapporto con il nostro mondo interiore, esso ci protegge: la Creatura protegge la famiglia dal suo latifondista che venne bruscamente a chiedere l’affitto di casa. Questa protezione è l’intuizione, la perspicacia e la prudenza che acquista la nostra parte razionale e cosciente quando abbiamo una vita interiore; il dialogo tra il nonno e la Creatura, è la dimostrazione meravigliosa di quest’incontro tra il Io cosciente e la nostra ombra:
-Nonno: “Sono contento che finalmente tu sia entrato. Un uomo non dovrebbe stare nascosto nell’Ombra”
-Creatura: “Meglio in questo modo per me”
-Nonno: “Perché?”
-Creatura: “Perché tutti hanno paura tranne te”
-Nonno: “Non può essere così terribile”
-Creatura: “Peggio”
-Nonno: “Io posso vederti con le mie mani, se tu…”

Noi abbiamo paura di vedere quella parte di noi che non è poi tanto così bella come ce l’immaginiamo, ma è quella vera, quindi è quella reale. Ecco il perché è necessario toccarla con mano, cioè con la realtà. Il nonno tocca la creatura, ma la creatura si sente anche accarezzare, allora nasce nella persona la consapevolezza della realtà:

-Nonno: “Povero uomo. Amici non ne hai?”
-Creatura: “Ci sono delle persone, ma loro non conoscono me”
-Nonno: “E allora perché non ci vai, che aspetti?”
-Creatura: “Non vedi che io so che sono così tanto brutto, mentre loro così tanto belli”.



SIAMO INNOCENTI DIFRONTE ALLA VITA


Se il male è una cecità mentale, chi lo compie non ne è consapevole in pienezza, per questo diceva Gesù: "se sapessero quello che fanno non lo farebbero... solo un peccato non ha perdono, quello contro lo spirito, cioè quello fatto con consapevolezza... Dio mio perdonali perchè non sanno quello che fanno". Fino a questo punto il romanzo ci rivela due strade, una buona, cioè quella di entrare in contatto amoroso con la Creatura, redimerla, non avere paura di lei, apprezzarla, tirar fuori di lei la sua potenzialità. Ma la realtà del romanzo è anche sconvolgente, quando ci rivela l’altra strada, quella del male: La bambina crede che il nonno è in pericolo, malmenato da parte del latifondista, informa il padre (la nostra parte razionale), lui corre a casa, trova il nonno con la Creatura, il qui pro quo è immediato, colpisce e mena la Creatura senza ragione. La bambina è quella parte della nostra infanzia che noi non vogliamo affrontare, quella frettolosa, quella sfuggevole, eppure quell'innocente, come la bambina, perché incosciente ed ingenua. La famiglia lascia la casa, questo dimostra l’abbandono della vita interiore, della relazione con la Creatura, questa si dispera, piange, ha una possibilità di dimostrare la sua innocenza: Il fiore che le avevano lasciato come regalo di natale! Il fiore è l'innocenza dell'anima, tutti noi siamo innocenti di fronte alla vita, di fronte al male che non comprendiamo; ma quando la Creatura torna a casa la trova vuota, allora la brucia e chiama vendetta. Se siete vuoti dentro la vostra ombra vi darà la caccia.





LA PAZZIA INTERIORE
La casa bruciata nelle fiabe è la classica immagine della vita interiore devastata, in preda all'istinto animale, perché d’allora in poi la Creatura di Frankenstein si rivela bestia, mostro, irrazionale, proprio nel momento in cui si sente accusata ingiustamente, incompresa e quando percepisce di aver perso l'amore, come molte persone che non hanno né sentimenti profondi né vita spirituale, quando rimangono deluse frustrate e senza amore, l'anima brucia. E’ allora quando la creatura legge il diario, si delude, sa di essere stato non amato ma solo "USATO" e finisce la sua lettura in maniera tragica, come molte persone di fronte al senso della vita: “Questi esperimenti devono considerarsi conclusi”... farla finita. Credo che questo pensiero e tentazione prima o poi passi (con diverse intensità) per la mente più corretta moralista e sana dell'umanità: non voler vivere.





LA NOSTRA FALSA IMMAGINE DI SE STESSI


Appena tornata a casa, Elisabeth mostra a tutti il medaglione che porta la figura di Victor, la nostra immagine fatta di apparenze. Quel medaglione per lei è come un trofeo d’amore. Ma di Victor ha solo quello l'immagine , l'apparenza, spesso è quello che noi prendiamo della vita e delle persone e nei sentimenti: apparenze fittizie e fasulle. Ma la contraddizione sta in questo: cerchiamo negli altri quello che odiamo in noi stessi per distruggerlo... infatti William, il fratello minore di Victor prende il medaglione e lo porta con sé alla foresta, proprio il luogo dove si trova la Creatura. La Creatura attraverso la sfinge del medaglione riconosce Victor ed uccide William. Ecco la forza che dentro di noi distrugge rapporti, sentimenti, amicizie, amori, distrugge carriere... tutto quello che assomigli alla nostra dimensione mancante spirituale: il padre, Dio, Victor il creatore del mostro.











LE VITTIME DELLA CREATURA 



La prima vittima è l'infanzia rappresentata in William il fratello minore di Victor, la creatura o l'ombra in noi uccide il bambino che giace in noi. La seconda vittima sarà Giustine che, alla ricerca di William si addormenta nel bosco, mentre la Creatura posa silenziosamente su di lei il medaglione di Victor: questo silenzio nel sonno e il silenzio del suo amore per Victor che la porterà alla morte. Le guardie la trovano addormentata in un fienile con la medaglia al petto e la incriminano a morte. Dentro di ognuno di noi c’è sempre un amore latente, un desiderio proibito, quel demone che non è stato mai sazio, mai ascoltato, mai preso in considerazione. Victor impotente assisterà, davanti ad una folla inferocita, alla morte di Giustine appesa alla fune nella piazza pubblica.
Nella misura in cui noi c’impegniamo di più a nasconderci da noi stessi, saltano fuori le nostre tragedie.
 







INCONTRO CON L'OMBRA 


Arriva un momento nella vita di ognuno di noi in cui percepiamo la morte, la vacuità, il senso di finitudine, è quando nel buio Victor vede la Creatura e questa gli dice: “Sul mare di ghiaccio…là c’incontreremo”. Questo è l’incontro con se stessi, l’appuntamento con la verità, con la vita, con Dio… è il momento di guardarci in faccia. Il luogo dell’incontro prende sempre i connotati del deserto, di luoghi inospitali, del freddo, della solitudine: i ghiacciai nel caso di Frankenstein. Appena Victor giunse al luogo dell’incontro la Creatura gli piomba addosso, il nostro passato è lì, latente, sempre presente, pronto a saltarci fuori sulle spalle e ferirci; Victor cade in un burrone profondo: la coscienza. In questo luogo avviene il dialogo più commovente e reale di tutto il romanzo, è l’incontro dell’uomo con la sua anima, di Victor con il suo Io, la sua immagine, di Dio con l’uomo che ha creato ad immagine e somiglianza, quell’uomo però che ha creato un Dio a suo uso e consumo.





SE VUOI VEDERE DIO DEVI MORIRE
Questa frase biblica ha un senso simboli: "per vedere Dio devi morire" cioè Dio è la tua verità più profonda, la consapevolezza, la luce interiore di chiaroveggenza dalla quale sgorga la pace la libertà la felicità l'amore, ma non la puoi vedere se non muori alla tua meschinità, futilità, ignoranza. Il dialogo tra Victor Frankenstein e la sua creatura è proprio questo incontro di morte che avviene tra noi e la nostra coscienza:
- Creatura: “Alzati”
- Victor: “Tu puoi parlare?”
- Creatura: “Sì, io parlo e leggo e penso… conosco gli usi degli uomini”.
- Victor: “Come hai fatto a trovarmi?”
- Creatura: “Il tuo diario”
- Victor: “Hai intenzioni di uccidermi?”
- Creatura: “No”
- Victor: “Hai ammazzato mio fratello, non è vero?”

La creatura descrive con freddezza commovente il modo con cui ha ucciso il bambino William (è il modo cinico con cui i piaceri puramente materiali uccido la spiritualità delle persone), ma questa descrizione crudele che sembra non avere una risposta viene subito messa in confronto con la domanda della Creatura:

- Creatura: “Tu mi hai dato queste emozioni, ma non mi hai detto come dovevo usarle. Ora due persone sono morte per colpa nostra?”. (Questa frase sentenziosa giace nel profondo del cuore d’ogni essere umano, sia nei confronti di Dio che ci ha creato, sia nei confronti di se stessi che non sappiamo come scrutare il nostro cuore). Quindi se noi siamo in qualche modo condannati il colpevole non è altro che Dio, il nostro creatore, ma siccome siamo noi chiamati a scoprire quel Dio in noi se ci condanniamo siamo noi stessi ad uccidere Dio in noi. Dio non è altro che la nostra semplicità e serenità assoluta nel profondo dell'anima capace di amore.



L'UOMO E' L'INFERNO DI DIO, IL MOSTRO CHE LUI HA CREATO
-Victor: “C’è qualcosa che consuma la mia anima e che io non riesco a comprendere”.
- Creatura: “E la mia anima? Ne ho una! O questa è una delle parti che hai trascurato (E’ questa l’accusa che l’anima fa a coloro che vivono soltanto nella sfera materiale) … Chi erano le persone di cui sono composto? Persone buone? Persone cattive? (di cosa formiamo noi la nostra anima, che cibo diamo alla mente e allo spirito?).
- Victor: “Materiale, niente più di questo!” (Ecco l’uomo che non crede nello spirito e tanto meno nell’anima)
- Creatura: “Ti sbagli. Lo sapevi che so suonare? (La musica come prova spirituale). In quale parte di me risiedeva questa conoscenza? Nelle mani? In questa mente? In questo cuore? E leggere e parlare? Non sono cose apprese queste cose ritrovate nella memoria”.
- Victor: “Tracce residue del cervello forse!”
- Creatura: “Ti sei mai fermato a riflettere sulle conseguenze delle tue azioni? Tu mi hai dato la vita e poi mi hai lasciato a morire. Chi sono io?”
- Victor: “Non lo so”.
- Creatura: “E tu, credi che io sia malvagio?” (Questa domanda è il culmine d’esistenzialismo: rivolta a Dio è l’incognita che regge il mondo e l’amore divino; rivolta a se stessi è lo scacco matto contro la nostra paura di affrontare l’ombra, perché spesso crediamo che l’inconscio è cattivo senza accorgerci che siamo noi a farlo diventare tale).


LA NOSTRA OMBRA NON VUOLE ALTRO CHE LA LUCE DELL'AMORE

- Victor: “Che posso mai fare?”. (Ecco qui dove radica il male umano: l’uomo invece di riconoscere che la Creatura è buona, s’impegna d’essere buono lui al posto della creatura, ecco l’uomo che vuole essere Dio, in questo modo però non riconosce lo sbaglio; allora la Creatura porta Victor agli estremi della sua incoerenza…)
- Creatura: “C’è qualcosa che potresti fare per me. Voglio una persona, una donna, un’amica, una compagna, un essere come me. Colei non finirà per odiarmi” (Qui si ribalta l’immagine biblica della genesi: è Dio il solitario, è Dio che ha bisogno di una donna, di un amore, una che sia divina, questo è il sorgere della religione nel mondo, della falsità dell’uomo, dell’inganno con il quale l’uomo crede di illudere Dio, come farà Victor con la Creatura…)
- Victor: “Come te?… Oh Dio, non sai quello che stai chiedendo” (Ma nemmeno Victor ha saputo quello che ha fatto creando la Creatura!).
- Creatura: Io so solo che mi basterebbe la comprensione di un essere vivente per farmi sentire in pace con tutti” (Questa è la frase di cui è appeso il senso della vita nel mondo, cioè l’amore; la Creatura fa una descrizione del suo sentimento in maniera straordinaria:) l’amore che è in me è talmente grande che tu stenteresti ad immaginarlo. E il mio furore ha un’intensità che tu non puoi concepire (ecco qui i nostri due abissi). Se non troverò il modo di soddisfare l’uno, darò libero sfogo all’altro”.
- Victor: “E se io acconsento, come farete a vivere?”
- Creatura: “Noi andremo subito al Nord, la mia sposa ed io, fino alle più remote regioni del polo. Dove nessun uomo ha mai messo piede. Lì vivremo per il resto della nostra vita insieme; nessun occhio umano (la critica) si poserebbe più su di noi, questo te lo giuro. Ora però devi aiutarmi, ti prego!”.
- Victor: “Se possibile porre rimedio a quest’ingiustizia…”







L'INCONSCIO CHIEDE SPIRITUALITÀ




La creatura chiede solo una cosa a Victor Frankenstein: “C’è qualcosa che potresti fare per me. Voglio una persona, una donna, un’amica, una compagna, un essere come me. Colei non finirà per odiarmi” . Se la creatura sta per la nostra Ombra inconscia, l'amore sta all'amore o scoperta del femmineo che giace in ognuno di noi. Sembrano due dimensioni distanti, come i nostri emisferi cerebrali destro e sinistro, ma alla luce dell'amore si uniscono. La nostra ombra ci lascerà in pace solo se le diamo amore, spiritualità, una visione del femmineo, della trascendenza della vita. Altrimenti ci darà la caccia.











C'E CHI TRASCURA L'AMORE PER AMORE
Quanti dedicano la vita a pensare alla persona amate senza amarla? quanti genitori spendono la vita per la famiglia senza passarci del tempo con essa? quanti di noi passiamo la vita aspettando qualcosa di meraviglioso senza accorgercene che è la meraviglia del vivere ciò che sta andando?.... Il dottor Frankenstein sembra di acconsentire la richiesta della Creatura, le ha creato l’amato ma non l’amante, perciò non può sorgere l’amore nel suo mondo interiore. Tutto però diventa un dramma, deve anteporre il suo matrimonio con Elisabeth per eseguire il progetto di creare una compagna alla Creatura.
Elisabeth però non crede più alle promesse di Victor, perché quando noi non facciamo partecipe l’amore delle cose che amiamo, allora l’amore ci si rivolge contro. Nel momento in cui Victor avrebbe trovato la strada giusta, Elisabeth lo porta fuori strada, lei è questo l’amore irrazionale, l’amore carnale, la passione fisica, la possessione ossessiva:
“Non sai pensare a nient’altro al infuori di te stesso”, qui Elisabeth mente e ferisce Victor che, per la prima volta sta pensando davvero alla Creatura e non a se stesso.



DIO CREO' L'UOMO, IL SUO FRANKENSTEIN, MA LA CREATURA CREA L'ASSURDO: L'AMORE PER UN FALSO DIO.


Victor decide di creare la donna… “Dio mio perdonami”, adesso è consapevole del male, ma questo sarebbe il suo bene, il perdono doveva chiederlo prima eppure non l’ha fatto. Elisabeth copre con un panno nero (lutto) il suo abito da sposa. E’ un azione antagonista: Lei seppellisce l’amore, mentre Victor sta creando l’amore, sono le azioni contrastante della nostra vita. Il problema sorge quando La creatura trova il corpo della donna per farlo rivivere: è il corpo di Giustine di fronte al quale Victor cede e si ribella. Non accetta di far rivivere un amore che non ha mai considerato né riconosciuto:

- Victor: “Perché Lei?”
- Creatura: “Materiale, niente di più… l’hai detto proprio tu!”

Allora Victor percepisce l’anima dietro il corpo, i sentimenti dietro alla ragione scientifica, va da Elisabeth e confessa il suo male:

- Victor: “Ti prego, non andartene. Ho paura”
- Elisabeth: “Di cosa?”
- Victor: “Quello che ho fatto è così terribile… così malvagio che, ho paura che se ti dico la verità, allora ti perderò”
- Elisabeth: “Mi perderai se non me la dici”
- Victor: “Io non so cosa devo fare”.
- Elisabeth: “Vuoi sposarmi Victor? Sposami oggi stesso. Domani mi racconterai tutto. Ma devi dirmi la verità. Insieme possiamo affrontare qualunque cosa, non so cosa è successo, non so cosa tu abbia fatto, ma io ti amo”.

Victor confessa il suo male senza pentirsi, perché sa che la sua scelta sarà la rovina della Creatura. Infatti tante persone credono che la loro coerenza consista nel continuare a fare il male piuttosto che correggersi, vedono il correggersi un rinnegarsi e il continuare nel male una certezza in se stessi.






L'INCONTRO TRA L'AMORE E LA VERITÀ
Elisabeth sta sposando un uomo senza amore (soltanto alla fine lei lo scoprirà): Victor ha ucciso la Creatura negandogli l’amore, la donna, allora la Creatura nega a Victor la presenza d’Elisabeth, come vedete tutto ciò che noi neghiamo all'inconscio lui ce lo dimostra come vero nell'esperienza della vita: Mentre Victor ed Elisabeth stanno per consumare la loro unione d’amore, si sente in lontananza il suono del flauto, è l’eco dello spirito della Creatura… Victor cerca la Creatura per ucciderla, intanto la Creatura cattura Elisabeth: La creatura ed Elisabeth, faccia a faccia si guardano agli occhi, sono tutti e due le proiezioni interiori di Victor: la Creatura l’amore il Io inconscio di Victor, Elisabeth l’amore cosciente il surreale di Victor. 



- Elisabeth: “Ti prego, non farmi del male” (Lei vede allora la vera immagine di Victor nella Creatura).


- Creatura: “Sei più bella di quanto non potessi immaginare” (La Creatura vede quello che dovrebbe essere agli occhi di Victor, quello che il suo creatore non gli ha mai concesso e riconosciuto). Allora la Creatura strappa il cuore d’Elisabeth. In questo modo Victor è costretto di vedere nel corpo morto d’Elisabeth non più materiale e basta, ma l’amore mancante, l’anima che mai aveva visto nei corpi.





SPESSO NON RICONOSCIAMO L'AMORE
La Creatura possiede il cuore d’Elisabeth, è nella nostra realtà profonda dell’inconscio dove si annida il cuore, la ragione di tutto, mentre Victor nella sua disperazione fa il più grande errore: Ci sono i corpi morti di Elisabeth e di Giustine, però Victor rifiuta di cucire il cuore di Giustine nel corpo di Elisabeth, questa sarebbe stata la scelta giusta, avrebbe riconosciuto l’amore inconscio per Giustine e l’amore fisico per Elisabeth; invece volendo nascondere questa verità rivela la sua falsità… stacca la testa di Elisabeth e la attacca al corpo di Giustine. Questa nuova creatura però avrà il cuore di Giustine e non quello d’Elisabeth.
Spesso noi non sappiamo distinguere il bene dal male, perché s’intrecciano e si identificano secondo le circostanze: Giustine avrà il volto di Elisabeth o Elisabeth avrà il corpo di Giustine?. Victor continua a vedere in quella donna che ha il volto di Elisabeth soltanto l’apparenza, non l’anima, non il cuore di Giustine. Quante volte noi amiamo chi non ci ama? quante volte non amiamo chi davvero darebbe la vita per noi? Perchè spesso desideriamo quello che sappiamo infondo non ci conviene? è il mistero che giace sotto la mancanza del femminio, della consapevolezza che spinge Victor Frankenstein a commettere questo ennesimo sbaglio: vuole creare un altra creatura fatta a suo uso piacimento (rappresentata in Elisabeth senza cuore e con il corpo di Giustine).





IO AMO NON TE MA IL TUO AMORE CHE HAI PER ME, AMO QUINDI ME STESSO ATTRAVERSO TE
La creatura appena vede la donna dei suoi sogni, cioè la realtà e la verità di Victor, esclama:

- Creatura: “Sei bellissima”
- Victor: “Non è per te”
- Creatura: “Viene qui” (disse alla donna)
- Victor: “Elisabeth, dì il mio nome!”
- Creatura: “Elisabeth… sì, sei bellissima, vieni da me”

Mentre la creatura chiama la donna per nome e descrive quello che lei è, Victor la chiama per nome ma vuole sentirsi chiamare lui per quello che lui è. Victor ama se stesso attraverso il corpo d’Elisabeth ecco il perché non vede il suo cuore, la sua anima.








LE OMBRE TRA DI LORO SI AMMUCCHIANO SENZA CREARE CATASTE, UNA SULL'ALTRA SI NASCONDONO A VICENDA
La donna, la nuova Creatura, si avvicina alla Creatura non a Victor, vede in questa Creatura deforme le sue stesse ferite, si riconosce, capisce che Victor per amore di Elisabeth l’ha usata, lei però non è Elisabeth, è Giustine, vede che Victor non l’ha mai amata, anzi l’ha usata per far vivere nel suo corpo il volto di un’altra donna… non accetta nemmeno alla Creatura che non è altro che l’immagine reale di Victor, allora questa donna si dà fuoco e muore. Anni indietro, quando era scoppiato il colèra, Giustine aveva detto ad Elisabeth: “Se Victor mi appartenesse io sarei già in viaggio, ma non appartiene a me. E tuo, devi andare subito da lui”. Quando la tua coscienza non accetta la tua verità la ragione viene spinta alla follia, alla morte, al suicidio, ecco la fine di Elisabeth\Giustine. 





NON PUOI FUGGIRE DA TE STESSO, PRIMA O POI LA TUA STANCHEZZA TI RAGGIUNGE
La fine dell’uomo senza spiritualità è tragica, vive come una preda del suo inconscio, della materialità che lo uccide. Le parole finali che Victor disse al capitano Robert sono laceranti: “Tutto ciò che ho amato giace in una fossa che io ho scavato. Ho seguito il sentiero che lui mi ha tracciato. Nord, sempre a nord. Da mesi ormai, con un solo scopo… ucciderlo. Ora sono stanco, sono stanco, troppo stanco”. Victor muore rincorrendo la sua immagine, il suo sogno, la sua follia. Il capitano anche, come ogni uomo ha un sogno, conquistare il polo Nord, la sua follia. Dopo aver sentito la storia di Victor, credendo fosse un’invenzione (così come molti pensano sia un’invenzione l’anima e Dio e l’inconscio) voleva persino seguire verso il Nord e sempre al Nord, finché non vide la Creatura.





VOGLIAMO LA MORTE DEL PADRE, MA POI CI MANCA
Il capitano Robert e i suoi uomini sentono piangere la Creatura sul cadavere di Victor Frankenstein e allora credono e vedono la realtà:

- Creatura: “Non mi ha mai dato un nome”
- Robert: “Perché piangete?”
- Creatura: “Era mio Padre”.

Il padre è comunque la nostra origine, per quanto essa sia futile ci mancherà. Nietzsche profetizzo a livello sociale la morte di Dio, il padre che muore, ma il suo cadavere è più grande dell’universo: “Dove lo seppelliremo? La sua puzza e la sua decomposizione ci ucciderà tutti quanti!”. Dopo la morte del padre capiamo il suo sbaglio, siamo pronti a perdonare il suo errore, allora, pur avendolo ucciso con il nostro di dolore, ne sentiamo la mancanza; finché l’umanità non farà la pace con il suo destino, non avverrà la salvezza: il ghiaccio si scioglie, la nave incagliata torna a gala, Robert e i suoi uomini si mettono in salvo. La Creatura seppellisce suo padre.






A VOLTE PERDERE E' IN MIGLIOR MODO DI VINCERE
Il libro si conclude con la decisione giusta da parte del capitano Robert, colui che finora si era ostinato di continuare a perpetuare la follia, perché come capitano egli faceva l’inconscio dei suoi marinai e li stava portando alla morte.
- Marinai: “E ora, dove andiamo Signore?”
- Robert: “A casa”.
Tornare a casa significa vivere in pace con se stessi, avere quella tranquillità d’animo e serenità di spirito.

“Nacqui una seconda volta,
quando la mia anima e il mio corpo
si innamorarono e si sposarono”

Kahil Gibran.



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