IL BRUTTO ANATROCCOLO
QUANDO LA DIVERSITÀ VIEN VISTA COME CONTRASTO
Disse la fiaba: "Tutto procedeva nel migliore dei modi per mamma anitra, e alla fine una dopo l'altra le uova presero a tremare e a vacillare finchè i gusci si schiusero, e ne uscirono barcollando i piccoli anatroccoli. Ma restava un grosso uovo, lì immobile come una pietra. Arrivò una vecchia anitra, e mamma anitra le mostrò i suoi piccoli. "Non sono graziosi?". Ma l'uovo non ancora dischiuso attrasse l'attenzione della vecchia anitra, che cercò di dissuadere mamma anitra dal continuare la cova".
Le chiavi di lettura sono diverse. La prima è quella sociale: siamo tutti considerati una covata, la mamma società dovrebbe covarci cioè educarci farci crescere proteggerci, ma on sempre come vedremo ne è all'altezza. Infatti la vecchia anitra più saggia consocia l'anatra a non vantarsi dei piccoli schiusi ma di continuare a covare l'uovo diverso. La diversità fa sempre paura in un mondo uniforme, la singolarità è sempre scomoda in una società omologata. La società è fatta per la massa, pensata per il mucchio, quindi le singolarità e le diversità sono destinate all'emarginazione e la non accettazione.
QUANDO SI VIVE IN FUNZIONE DEGLI ALTRI
Viviamo in una società maternamente crudele, perchè ci offre modelli standard che non favoriscono le qualità delle singole persone, ma cerca di uniformare le persone ad un cliché impersonale, quindi siamo brutti se non abbiamo un terminato lavoro, se non usiamo vestiti firmati, se non abbiamo un corpo conforme a certe misure, se non frequentiamo certi posti e via dicendo. La fiaba insegna che la mamma società ci fa sentire sempre dei brutti anatroccoli: "Alla fine il grosso uovo prese a tremare e a rotolare. Si schiuse e ne spuntò una grossa creatura sgraziata. Mamma anitra lo osservò attentamente. Non potè trattenersi: lo definì proprio brutto". Lo stesso avviene nella piccola società chiamata famiglia, se i genitori non presentano modelli costruttivi ma luoghi comuni i figli verranno visti come brutti, senza autostima, senza personalità e questi piccoli finiranno per cercare di uniformarsi al gregge senza pastore della massa, cercheranno il branco che non appartiene alla loro natura e finiranno sulla brutta strada.
OGNI SCARRAFONE E' BELLO A MAMMA SUA
Mamma anitra lo osservò attentamente. Non potè trattenersi: lo definì proprio brutto. "Forse è davvero un tacchino" pensò preoccupata. Ma quando il brutto anatroccolo entrò in acqua con gli altri piccoli, vide che nuotava benissimo. "Sì è proprio mio, anche se ha un aspetto strano. Alla luce giusta… è quasi carino". Infondo mamma sa quale siano i nostri difetti, in fondo mamma sa quali siano i nostri limiti, ma il cuore di mamma spesso si scontra tra il sentimento e la ragione e perciò tende a non giudicare il difetto come mancanza e neppure vedere le diversità come un potenziale di singolarità e tende senza saperlo ad uniformarci agli altri per apparentare la conformità. Queste tendenze sono spinte cieche emotive comuni in quasi tutti i genitori sprovveduti. Un vero genitore non dovrebbe mai offrire il modello sociale ai propri figli ma offrire se stesso come esempio perchè sono i genitori il primo riflesso dell'identità dei figli. Un genitore che per falso amore si rende complice dei difetti dei figli, insegnerà ai figli a non avere mai fiducia nell'amore. Amare un difetto non significa non riconoscerlo, ma tollerarlo il che vuole dire non subirlo e non accettarlo.
LA CULTURA DOMINANTE DELL'OMOLOGAZIONE
Mamma Anatra lo presentò alle altre creature della fattoria, ma un'altra anatra beccò il brutto anatroccolo sul collo. Mamma anatra riassettò le piume del brutto anatroccolo leccandogliele tutte per bene. Gli altri fecero di tutto per tormentarlo. Lo attaccarono, lo morsero, lo beccarono gli gridarono contro. E di giorno e di notte aumentavano i tormenti. Lui si nascondeva, si scansava, camminava zigzagando, ma non sfuggiva (ecco l'errore: fuggire è differenziarsi, avere personalità, lui invece si adatta e soffre). Era al massimo dell'infelicità.
La massa vive secondo la filosofia del branco: chi non si lascia trascinare dall'uguaglianza piatta e superficiale viene tagliato fuori e noi pur di non essere soli, derisi, esclusi, rischiamo di essere trascinati dentro il vortice di recitare un ruolo che non è nostro: ecco il cigno che deve far da anatroccolo, l'aquila che si credeva un pollo, un altra fiaba classica che mette a fuoco il problema del falso adattamento. ”se ci umiliamo di fronte alla collettività e ci sottomettiamo alle pressioni volte a ottenere una stupida conformità, saremo protette dall'esilio ma nel contempo metteremmo in pericolo proditoriamente la nostra vita selvaggia” (Clarissa Pinkola Estes).
LA SOCIETÀ E' PER SUA NOCIVA NATURA DISPERSIVA E MAI INTEGRANTE
L'anatroccolo non è brutto, semplicemente non è come gli altri. Lui ha il cuore spezzato perché i suoi lo rifiutano. Se chiedete ad un bambino speciale di inserirsi in un gruppo di compagni mediocri subirà incomprensione, se giudicate di timidezza un bambino sensibile soltanto perchè non si adatta ad un gruppo violento, lo costringete all'isolamento o a subire la violenza del branco, così l’addomesticamento si trasforma in umiliazione di fronte alla collettività. Il genitore deve insegnare al figliolo a non accettare patti con il parere o il volere del cortile o la piazza sociale, se ciò non avviene il genitore è negativo, immaturo, il bambino non vedrà una sana proiezione di se stesso nel genitore, quindi se spesso vedete che vostro figlio è socialmente inadeguato potrebbe essere che ha un genitore non adeguato alla vita di relazione complicità e confronto all'interno famigliare. Per questo nel racconto la mamma anatra condanna il cucciolo all'esilio: "Inizialmente la madre lo difese, ma poi anche lei si stancò della situazione ed esclamo disperata "Desidero soltanto che tu te ne vada". E così il brutto anatroccolo fuggì". Non accusate i figli se si trovano volentieri sulla strada, magari non si trovano a loro agio in casa.
QUANDO LA TUA PATRIA DIVENTA L'ESILIO DEVI SCAPPARE DA TUTTO E TUTTI
L'abbandono sociale, l'incomprensione del gruppo e persino spesso il processo di distinzione tra parenti che ci criticano,ci portano ad un momento che arriva prima o poi per tutti: l'abbandono!. Da un punto di vista psicologico è fondamentale abbandonare la casa paterna, le idee comuni della mentalità sociale e cercare al di fuori dal proprio ambiente una ragione per essere e per vivere. Vi è un’iniziale identificazione con la Persona: il piccolo anatroccolo comincia a credere nell'immagine negativa che di lui rimandano gli altri, ma accetta questa sfida: non rimanere dentro quel cliché che lo devasta: il suo brutto aspetto diviene causa di movimento, tensione verso la coscienza. Fa della sua debolezza il punto di partenza e forza di superamento e non rimane prigioniero del parere altrui e tanto meno si adegua agli altri e va via: " Corse e corse finché non giunse a una palude. Là giacque sul bordo, con il collo allungato, bevendo di tanto in tanto un po' d'acqua".
L'ISOLAMENTO FISICO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA SOLITUDINE DELL'ANIMA
Il brutto anatroccolo non vuole identificarsi con il parere sociale, non vuole essere addomesticato, quindi viene discriminato, la sua fuga esteriore è un salto verso la creatività interiore, lui che non ha avuto una madre modello è chiamato ad essere madre e padre di se stesso: è quando l'isolamento negativo diventa solitudine positiva, momento di riflessione, di comprensione, di crescita. La solitudine diventa punto d'incontro con se stesso più che punto di non incontro con gli altri. E' vita vissuta con l'esperienza e qui inizia il brutto anatroccolo a fare le più svariate esperienze...
TRASFORMAZIONE ED ACCETTAZIONE DI SE
Il brutto Anatroccolo inizia il cammino sinuoso dell'esperienza vissuta attraverso una serie di eventi apparentemente negativi che lo portano a scoprire la sua vera natura:
- tra le papere rischia di essere colpita dal fucile dei cacciatori (quante donne seguendo modelli sbagliati sono prede sessuali da cacciatori? ... quanti uomini che si sottovalutano si degradano dandosi a dei vizi cacciatori? ... è un bussare a porte sbagliate)
- mendica l'affetto di un'anziana ma è preda della gelosia del gatto e della gallina della padrona ( ecco la ricerca sbagliata di affetto e di emozioni attraverso gelosie e falsi compiacimenti)
- La vecchia fu felice di aver trovato un'anatra. Forse farà le uova, pensò, oppure possiamo sempre mangiarla ( ecco chi vuole cambiarti natura e costringerti a cambiare la tua personalità per i piaceri altrui, ti vogliono sfruttare, ti apprezzano non per quello che sei ma per quello che tu fai sentire loro).
- Il gatto non ama l'acqua che tanto ama l'anatroccolo (ecco la compagnia di persone che ci allontanano dagli elementi naturali che ci fanno crescere, persone che ci fanno perdere solo del tempo, dei valori, degli orizzonti).
Per conoscere quello che siamo dobbiamo imparare quindi a riconoscere tutto quello che non siamo e questo tipo di esperienze non sono per niente gradevoli ma necessarie per la finale accettazione di se stessi e la comprensione degli altri.
Il brutto Anatroccolo inizia il cammino sinuoso dell'esperienza vissuta attraverso una serie di eventi apparentemente negativi che lo portano a scoprire la sua vera natura:
- tra le papere rischia di essere colpita dal fucile dei cacciatori (quante donne seguendo modelli sbagliati sono prede sessuali da cacciatori? ... quanti uomini che si sottovalutano si degradano dandosi a dei vizi cacciatori? ... è un bussare a porte sbagliate)
- mendica l'affetto di un'anziana ma è preda della gelosia del gatto e della gallina della padrona ( ecco la ricerca sbagliata di affetto e di emozioni attraverso gelosie e falsi compiacimenti)
- La vecchia fu felice di aver trovato un'anatra. Forse farà le uova, pensò, oppure possiamo sempre mangiarla ( ecco chi vuole cambiarti natura e costringerti a cambiare la tua personalità per i piaceri altrui, ti vogliono sfruttare, ti apprezzano non per quello che sei ma per quello che tu fai sentire loro).
- Il gatto non ama l'acqua che tanto ama l'anatroccolo (ecco la compagnia di persone che ci allontanano dagli elementi naturali che ci fanno crescere, persone che ci fanno perdere solo del tempo, dei valori, degli orizzonti).
Per conoscere quello che siamo dobbiamo imparare quindi a riconoscere tutto quello che non siamo e questo tipo di esperienze non sono per niente gradevoli ma necessarie per la finale accettazione di se stessi e la comprensione degli altri.
L'ANIMA GEMELLA SI RIVELA COME CONTRARIA
Spesso noi siamo attratti da persone a noi contrarie e persino contraddittorie, donde il famoso detto che gli opposti si attraggono (l'anima gemella non è altro che quella parte dentro di noi stessi che è uguale a noi ma in quanto interiore è contraria, è la nostra essenza speculare). In realtà è un impulso istintivo che non coincide con la consapevolezza dell’Io, non sappiamo di avere dentro di noi quelle potenzialità, quella bellezza, quelle piume di cigno che l'anatroccolo non ha mai visto in se stesso. L’anatroccolo non conosce quegli uccelli ma li ama, ha paura di quella parte di sé che non conosce: "Arrivò a uno stagno e mentre nuotava sentì che l'acqua diventava più fredda. Su di lui volò uno stormo di creature, le più belle che avesse mai visto, gli lanciarono delle grida e a sentirle il cuore gli battè forte e si spezzò. Lanciò un urlo che mai gli era uscito dalla gola. Non aveva mai visto creature tanto belle e non si era mai sentito così infelice. Si girò e rigirò nell'acqua per osservarle mentre volavano, fino a sparire. Era fuori di sé perché provava un amore disperato per quei grandi uccelli bianchi, un amore che non riusciva a comprendere".
NON SI ARRIVA ALLA PRIMAVERA SE NON ATTRAVERSO UN LUNGO INVERNO
D'improvviso prese a soffiare sempre più forte un gran vento gelido per giorni e giorni, e cominciò a cadere la neve. E giù allo stagno l'anatroccolo doveva nuotare sempre più velocemente in tondo per conservarsi un posto nel ghiaccio e così passò tutto l'inverno, tra la vita e la morte.
L'inverno è archetipo di passaggio dalla morte alla vita, è tempo di raccoglimento, di riflessione, di scoperta silenziosa, di letargo, spesso di inattività quindi momenti in cui si crede di perdere anche del tempo, di aver sbagliato tutto, di non aver concluso mai niente dopo tanto faticare... l'inverno dell'anima che lotta per progredire non ha nulla a che vedere con l'inverno delle anime pigre il cui risultato è la freddezza relazionale (come già analizzato nella piccola fiammiferaia). Bisogna attendere l’arrivo del sole primaverile, il cui calore dona vita, perché l’anatroccolo si accorga di avere nuove risorse “... le ali forti e sicure ...”
LA FUGA NON HA NULLA A CHE VEDERE CON UN VIAGGIO
Tornò il soffio gentile di primavera e nello stagno l'acqua divenne più tiepida e l'anatroccolo distese le ali. Com'erano grandi e forti le sue ali. Lo sollevavano in alto. Sullo stagno nuotavano tre cigni, le stesse creature bellissime che aveva visto in autunno. Provò l'impulso di raggiungerli.
Adesso l'anima sa ciò che desidera, non è più una fuga ma un viaggio consapevole, non ha paura del rifiuto e prova a raggiungere i cigni: " Discese lentamente nello stagno e intanto il cuore gli batteva forte. Non appena lo scorsero i cigni presero a nuotare verso di lui. Sicuramente la mia fine è vicina, pensò l'anatroccolo". Non è disposto ad sopportare le umiliazioni di una vita che non gli appartiene e si avvicina al suo polo opposto, i bellissimi cigni. Allora l'anima comprende che meglio essere rifiutato da una persona saggia e degna che essere accettato da mille sciocche ed indegne... questo è l'incontro umile con la propria verità ed identità...
VEDERSI ATTRAVERSO LA BELLEZZA DELL'AMORE ALTRUI
Il Brutto Anatroccolo piegò la testa in attesa dei colpi. Ma ecco che riflesso nello stagno vide un cigno in perfetta tenuta: piumaggio bianco come la neve, occhi color prugna, e tutto il resto. All'inizio non si riconobbe, perché era esattamente come quei bellissimi estranei. Era uno di loro.
Il cambiamento è psicologico, interiore, attraverso uno sguardo introspettivo (Il riflesso nello specchio d'acqua cioè nella coscienza), quel personale rifiuto di non essere accettato nè amato, viene superato riconoscendosi cigno, quindi degno di ammirazione di valore e di amore. Tutto avviene con l'umiltà: abbassa la testa, se non lo fai non vedi il tuo riflesso nello stagno della consapevolezza. Lui incontra se stesso ed allora può essere trovato e cercato anche dagli altri che gli sono degni e simili. Non ci lamentiamo quindi di attirare a noi persone negative, ciò capita perchè lo siamo anche noi, in natura le specie simili si attirano. Finalmente il cigno spicca un volo, ha raggiunto un più elevato livello di coscienza, ha trovato negli altri cigni la conferma, l'amore, l'accettazione vera, di essere se stesso consapevole, non ha più il fardello del passato, ha capito e perdonato il suo condizionamento, una colpa che non era sua: " Era uno di loro. Per caso il suo uovo era finito in una famiglia di anatre. Lui era un cigno, un glorioso cigno ".
MESSAGGIO PER UN'AQUILA CHE SI CREDE UN POLLO
Epilogo del brutto Anatroccolo: le uova sono giuste, spesso è sbagliato il nido dove vengono messe covate e cresciute!!!... Per finire la fiaba del brutto Anatroccolo, penso che il racconto di Anthony di Mello sia lo specchio di questa fiaba rivista con altri simboli:
Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia.L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelli della covata, e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l'aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni, e l'aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le sue robuste ali dorate. La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?" chiese. "E' l'aquila, il re degli uccelli" rispose il suo vicino. "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli". E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.
Epilogo del brutto Anatroccolo: le uova sono giuste, spesso è sbagliato il nido dove vengono messe covate e cresciute!!!... Per finire la fiaba del brutto Anatroccolo, penso che il racconto di Anthony di Mello sia lo specchio di questa fiaba rivista con altri simboli:
Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia.L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelli della covata, e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l'aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni, e l'aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le sue robuste ali dorate. La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?" chiese. "E' l'aquila, il re degli uccelli" rispose il suo vicino. "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli". E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.
IL BRUTTO ANATROCCOLO (di Hans Christian Andersen)
L'estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna. In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova. Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l'altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.
- Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi nati, il mondo è grande ed è bello vivere!
- Il mondo non finisce qui, li ammonì mamma anatra, si estende ben oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai andata. Ci siete tutti? - Domandò.
Mentre si avvicinava, notò che l'uovo più grande non si era ancora schiuso e se ne meravigliò. Si mise allora a covarlo nuovamente con aria contrariata.
- Buongiorno! Come va? - Le domandò una vecchia anatra un po' curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
- Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?
- Mostrami un po' quest'uovo. - Disse la vecchia anatra per tutta risposta. - Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche io, tempo fa, Questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua. Quest'uovo è certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli!
- Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un po'. - Rispose l'anatra ben decisa.
- Tu sei la più testarda che io conosca! - Borbottò allora la vecchia anatra allontanandosi.
Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande anatroccolo brutto e tutto grigio.
- Sarà un tacchino! - Si preoccupò l'anatra. - Bah! Lo saprò domani!
Il giorno seguente, infatti, l'anatra portò la sua piccola famiglia ad un vicino ruscello e saltò nell'acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti, compreso quello brutto e grigio.
- Mi sento già più sollevata, - sospirò l'anatra, - almeno non è un tacchino! Ora, venite piccini, vi presenterò ai vostri cugini.
La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli salutarono le altre anatre.
- Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già numerosi!… e questo anatroccolo grigio non lo vogliamo! - Disse una grossa anatra, morsicando il poverino sul collo.
- Non fategli male! - Gridò la mamma anatra furiosa
- E' così grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! - Aggiunse la grossa anitra con tono beffardo.
- E' un vero peccato che sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili, - rincarò la vecchia anitra che era andata a vedere la covata.
- non sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo , cambi; e poi ha un buon carattere e nuota meglio dei suoi fratelli, - assicurò mamma anatra, - la bellezza, per un maschio, non ha importanza, - concluse, e lo accarezzò con il becco - andate, piccoli miei, divertitevi e nuotate bene!
Tuttavia, l'anatroccolo, da quel giorno fu schernito da tutti gli animali del cortile: le galline e le anatre lo urtavano, mentre il tacchino, gonfiando le sue piume, lo impauriva. Nei giorni che seguirono, le cose si aggravarono: il fattore lo prese a calci e i suoi fratelli non perdevano occasione per deriderlo e maltrattarlo.
Il piccolo anatroccolo era molto infelice. Un giorno, stanco della situazione, scappò da sotto la siepe. Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono nei cespugli. "sono così brutto che faccio paura!" pensò l'anatroccolo. Continuò il suo cammino e si rifugiò, esausto, in una palude abitata da anatre selvatiche che accettarono di lasciargli un posticino fra le canne. Verso sera, arrivarono due oche selvatiche che maltrattarono il povero anatroccolo già così sfortunato. Improvvisamente, risuonarono alcuni spari… le due oche caddero morte nell'acqua! I cacciatori, posti intorno alla palude, continuarono a sparare. Poi i lori cani solcarono i giunchi e le canne. Al calar della notte, il rumore cessò. Il brutto anatroccolo ne approfittò per scappare il più velocemente possibile. Attraversò campi e prati, mentre infuriava una violenta tempesta. Dopo qualche ora di marcia, arrivò ad una catapecchia la cui porta era socchiusa. L'anatroccolo si infilò dentro: era la dimora di una vecchia donna che viveva con un gatto ed una gallina. Alla vista dell'anatroccolo, il micio cominciò a miagolare e la gallina cominciò a chiocciare, tanto che la vecchietta, che aveva la vista scarsa, esclamò:
- Oh, una magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche le uova… purché non sia un' anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo un po'!
La vecchia attese tre lunghe settimane… ma le uova non arrivarono e cominciò a domandarsi se fosse davvero un'anatra! Un giorno, il micio e la gallina, che dettavano legge nella stamberga, interrogarono l'anatroccolo:
- Sai deporre le uova? - domandò la gallina;
- No… - rispose l'anatroccolo un po' stupito.
- Sai fare la ruota? - domandò il gatto;
- No, non ho mai imparato a farla! - rispose l'anatroccolo sempre più meravigliato.
- Allora vai a sederti in un angolo e non muoverti più! - gli intimarono i due animali con cattiveria.
Improvvisamente, un raggio di sole e un alito di brezza entrarono dalla porta. L'anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e scappò lontano da quegli animali stupiti e cattivi. L'autunno era alle porte, le foglie diventarono rosse poi caddero. Una sera, l'anatroccolo vide alcuni bellissimi uccelli bianco dal lungo collo che volavano verso i paesi caldi. Li guardò a lungo girando come una trottola nell'acqua del ruscello per vederli meglio: erano cigni! Come li invidiava! L'inverno arrivò freddo e pungente; l'anatroccolo faceva ogni giorno un po' di esercizi nel ruscello per riscaldarsi. Una sera dovette agitare molto forte le sue piccole zampe perché l'acqua intorno a lui non gelasse: ma il ghiaccio lo accerchiava di minuto in minuto… finché, esausto e ghiacciato, svenne. Il giorno seguente, un contadino lo trovò quasi senza vita; ruppe il ghiaccio che lo circondava e lo portò ai suoi ragazzi che lo circondarono per giocare con lui. Ahimè, il poveretto ebbe una gran paura e si gettò prima dentro un bidone di latte e poi una cassa della farina. Finalmente riuscì ad uscire e prese il volo inseguito dalla moglie del contadino. Ancora una volta il brutto anatroccolo scappò ben lontano per rifugiarsi, esausto, in un buco nella neve. L'inverno fu lungo e le sue sofferenze molto grandi… ma un giorno le allodole cominciarono a cantare e il sole riscaldò la terra: la primavera era finalmente arrivata! L'anatroccolo si accorse che le sue ali battevano con molto più vigore e che erano anche molto robuste per trasportarlo sempre più lontano. Partì dunque per cercare nuovi luoghi e si posò in un prato fiorito. Un salice maestoso bagnava i suoi rami nell'acqua di uno stagno dove tre cigni facevano evoluzioni graziose. Conosceva bene quei meravigliosi uccelli! L'anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando:
- Ammazzatemi, non sono degno di voi!
Improvvisamente si accorse del suo riflesso sull'acqua: che sorpresa! Che felicità! Non osava crederci: non era più un anatroccolo grigio… era diventato un cigno: come loro!! I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono con il becco dandogli così il benvenuto, mentre alcuni ragazzi attorno allo stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua eleganza. Mise la testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tana fortuna: lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e ammirato.
L'estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna. In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova. Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l'altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.
- Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi nati, il mondo è grande ed è bello vivere!
- Il mondo non finisce qui, li ammonì mamma anatra, si estende ben oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai andata. Ci siete tutti? - Domandò.
Mentre si avvicinava, notò che l'uovo più grande non si era ancora schiuso e se ne meravigliò. Si mise allora a covarlo nuovamente con aria contrariata.
- Buongiorno! Come va? - Le domandò una vecchia anatra un po' curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
- Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?
- Mostrami un po' quest'uovo. - Disse la vecchia anatra per tutta risposta. - Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche io, tempo fa, Questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua. Quest'uovo è certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli!
- Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un po'. - Rispose l'anatra ben decisa.
- Tu sei la più testarda che io conosca! - Borbottò allora la vecchia anatra allontanandosi.
Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande anatroccolo brutto e tutto grigio.
- Sarà un tacchino! - Si preoccupò l'anatra. - Bah! Lo saprò domani!
Il giorno seguente, infatti, l'anatra portò la sua piccola famiglia ad un vicino ruscello e saltò nell'acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti, compreso quello brutto e grigio.
- Mi sento già più sollevata, - sospirò l'anatra, - almeno non è un tacchino! Ora, venite piccini, vi presenterò ai vostri cugini.
La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli salutarono le altre anatre.
- Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già numerosi!… e questo anatroccolo grigio non lo vogliamo! - Disse una grossa anatra, morsicando il poverino sul collo.
- Non fategli male! - Gridò la mamma anatra furiosa
- E' così grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! - Aggiunse la grossa anitra con tono beffardo.
- E' un vero peccato che sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili, - rincarò la vecchia anitra che era andata a vedere la covata.
- non sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo , cambi; e poi ha un buon carattere e nuota meglio dei suoi fratelli, - assicurò mamma anatra, - la bellezza, per un maschio, non ha importanza, - concluse, e lo accarezzò con il becco - andate, piccoli miei, divertitevi e nuotate bene!
Tuttavia, l'anatroccolo, da quel giorno fu schernito da tutti gli animali del cortile: le galline e le anatre lo urtavano, mentre il tacchino, gonfiando le sue piume, lo impauriva. Nei giorni che seguirono, le cose si aggravarono: il fattore lo prese a calci e i suoi fratelli non perdevano occasione per deriderlo e maltrattarlo.
Il piccolo anatroccolo era molto infelice. Un giorno, stanco della situazione, scappò da sotto la siepe. Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono nei cespugli. "sono così brutto che faccio paura!" pensò l'anatroccolo. Continuò il suo cammino e si rifugiò, esausto, in una palude abitata da anatre selvatiche che accettarono di lasciargli un posticino fra le canne. Verso sera, arrivarono due oche selvatiche che maltrattarono il povero anatroccolo già così sfortunato. Improvvisamente, risuonarono alcuni spari… le due oche caddero morte nell'acqua! I cacciatori, posti intorno alla palude, continuarono a sparare. Poi i lori cani solcarono i giunchi e le canne. Al calar della notte, il rumore cessò. Il brutto anatroccolo ne approfittò per scappare il più velocemente possibile. Attraversò campi e prati, mentre infuriava una violenta tempesta. Dopo qualche ora di marcia, arrivò ad una catapecchia la cui porta era socchiusa. L'anatroccolo si infilò dentro: era la dimora di una vecchia donna che viveva con un gatto ed una gallina. Alla vista dell'anatroccolo, il micio cominciò a miagolare e la gallina cominciò a chiocciare, tanto che la vecchietta, che aveva la vista scarsa, esclamò:
- Oh, una magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche le uova… purché non sia un' anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo un po'!
La vecchia attese tre lunghe settimane… ma le uova non arrivarono e cominciò a domandarsi se fosse davvero un'anatra! Un giorno, il micio e la gallina, che dettavano legge nella stamberga, interrogarono l'anatroccolo:
- Sai deporre le uova? - domandò la gallina;
- No… - rispose l'anatroccolo un po' stupito.
- Sai fare la ruota? - domandò il gatto;
- No, non ho mai imparato a farla! - rispose l'anatroccolo sempre più meravigliato.
- Allora vai a sederti in un angolo e non muoverti più! - gli intimarono i due animali con cattiveria.
Improvvisamente, un raggio di sole e un alito di brezza entrarono dalla porta. L'anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e scappò lontano da quegli animali stupiti e cattivi. L'autunno era alle porte, le foglie diventarono rosse poi caddero. Una sera, l'anatroccolo vide alcuni bellissimi uccelli bianco dal lungo collo che volavano verso i paesi caldi. Li guardò a lungo girando come una trottola nell'acqua del ruscello per vederli meglio: erano cigni! Come li invidiava! L'inverno arrivò freddo e pungente; l'anatroccolo faceva ogni giorno un po' di esercizi nel ruscello per riscaldarsi. Una sera dovette agitare molto forte le sue piccole zampe perché l'acqua intorno a lui non gelasse: ma il ghiaccio lo accerchiava di minuto in minuto… finché, esausto e ghiacciato, svenne. Il giorno seguente, un contadino lo trovò quasi senza vita; ruppe il ghiaccio che lo circondava e lo portò ai suoi ragazzi che lo circondarono per giocare con lui. Ahimè, il poveretto ebbe una gran paura e si gettò prima dentro un bidone di latte e poi una cassa della farina. Finalmente riuscì ad uscire e prese il volo inseguito dalla moglie del contadino. Ancora una volta il brutto anatroccolo scappò ben lontano per rifugiarsi, esausto, in un buco nella neve. L'inverno fu lungo e le sue sofferenze molto grandi… ma un giorno le allodole cominciarono a cantare e il sole riscaldò la terra: la primavera era finalmente arrivata! L'anatroccolo si accorse che le sue ali battevano con molto più vigore e che erano anche molto robuste per trasportarlo sempre più lontano. Partì dunque per cercare nuovi luoghi e si posò in un prato fiorito. Un salice maestoso bagnava i suoi rami nell'acqua di uno stagno dove tre cigni facevano evoluzioni graziose. Conosceva bene quei meravigliosi uccelli! L'anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando:
- Ammazzatemi, non sono degno di voi!
Improvvisamente si accorse del suo riflesso sull'acqua: che sorpresa! Che felicità! Non osava crederci: non era più un anatroccolo grigio… era diventato un cigno: come loro!! I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono con il becco dandogli così il benvenuto, mentre alcuni ragazzi attorno allo stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua eleganza. Mise la testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tana fortuna: lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e ammirato.
Bellissimo! E'la mia fiaba. Ci ho messo più di 50 anni a capirlo perché ero convinta di essere un brutto anatroccolo e certo non un cigno non riconosciuto. La frase che più mi sono sentita dire da mia madre era una domanda: " Ma perché devi essere sempre diversa dagli altri?"
RispondiEliminaIl mondo sarebbe un paradiso di bellezza se tutti fossimo dei Brutti Anatroccoli, cioè , se stessi !!! Grazie della sua attenzione
EliminaGrazie di cuore, Dio ti benedica!
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