Niente di strano che il sole sia stato simbolo e figura di quasi tutti gli dei: Ammon Ra, Baal, Tammuz, Apollo, Osiride e persino Gesù Cristo. E' la sorgente della luce, lui dà vita al giorno con l'alba risvegliando la natura dal torpore del sonno e la morte della notte. E' lui il Dominus, Signore, cioè chi governa il ciclo del nostro spazio astrale. Ha una connotazione perciò maschile (la luna femminile) la forza Yang bianco del giorno (contrapposta alla forza nera Yin della notte). Il sole a livello psicologico è simbolo di luce quindi di coscienza, intelligenza, chiaroveggenza, saggezza. Il sole perciò può essere come tutte le cose distruttivo nella sua valenza negativa: brucia, rende la terra un deserto, immagine di anime senza acqua spirituale che vengono stressate dal calore materiale di una vita senza OMBRA di dubbi, di ricerca intellettuale, d'intimità spirituale.
LA LUNA
La luna è un astro prettamente femminile, il suo ciclo come quello della vita nelle 3 grazie femminile: crescente della fanciulla, piena della donna matura, calante della vecchiaia e la morte della luna nuova che ridà senso ad una nuova speranza di vita. La sua luce è riflesso della maschile (il sole) mancante, quindi compagna nel buio. Simbolo quindi delle grande Dee antiche da Diana, Selene, Ishtar fino alla vergine Maria. A livello psicologico significa la rigenerazione creatrice e la creazione dell'universo interiore.
PS: da tenere presente la cultura in cui la luna è vissuta a livello linguistico, per esempio nella lingua polacca la luna è un termine maschile.
L'UOVO
L'uovo ha diversi significati simbolici: uovo come ovulo quindi germe di vita, come cosmo da cui l'uovo alchemico, il granello da cui prende vita l'universo, l'uovo della perfezione per cui spesso si vede il Cristo avvolto dalla sua luce ovale come un aureola; l'uovo dello Yin-Yang come mistero degli opposti; uovo come mandala e via dicendo... Nella Bibbia fa allusione allo Spirito di Dio (sotto forma di Colomba) che aleggiava (covava) il creato (un uovo) . Nell'uovo è rinchiusa la vita, per questo anche l'Uovo di pasqua rinchiude la sorpresa: l'immortalità. Le uova quindi sono simbolo di vita.
L'uovo ha diversi significati simbolici: uovo come ovulo quindi germe di vita, come cosmo da cui l'uovo alchemico, il granello da cui prende vita l'universo, l'uovo della perfezione per cui spesso si vede il Cristo avvolto dalla sua luce ovale come un aureola; l'uovo dello Yin-Yang come mistero degli opposti; uovo come mandala e via dicendo... Nella Bibbia fa allusione allo Spirito di Dio (sotto forma di Colomba) che aleggiava (covava) il creato (un uovo) . Nell'uovo è rinchiusa la vita, per questo anche l'Uovo di pasqua rinchiude la sorpresa: l'immortalità. Le uova quindi sono simbolo di vita.
L'ARGENTO
Questo metallo ricorre in molte fiabe, basta pensare alla ragazza senza le mani a chi fu dato un paio di mani d'argento. L'argento per eccellenza era il metallo lunare connesso quindi ai grandi valori della femminilità, della fecondità, della rinascita e della notte. Era il metallo preferito per le armi: cotte d'argento, corone d'argento e spade d'argento, perchè sono in questi casi simboli di idee brillanti, di intuizioni infrangibili, di fantasie preziose. L'argento nelle fiabe viene lavorato per lo più da esseri magici come i folletti, gli elfi e basta pensare ai Nani di Moria o Erebor del Signore degli anelli. Questi personaggi sono per lo più irritabili e laboriosi, vitali ed ironici, tipico dello spirito artisticamente ed analiticamente inquieto, proprio di chi si addentra nelle profondità dell'anima, miniere accessibili appunto solo a questi spiriti. Nella mitologia greca spunta Efesto con la sua fucina, dove con l'argento ricostruiva ogni cosa, simbolo quindi di riparare cuori infranti, sogni perduti, ideali traditi, tutti rimessi in sesto con l'argento: la luce di vita.
Questo metallo ricorre in molte fiabe, basta pensare alla ragazza senza le mani a chi fu dato un paio di mani d'argento. L'argento per eccellenza era il metallo lunare connesso quindi ai grandi valori della femminilità, della fecondità, della rinascita e della notte. Era il metallo preferito per le armi: cotte d'argento, corone d'argento e spade d'argento, perchè sono in questi casi simboli di idee brillanti, di intuizioni infrangibili, di fantasie preziose. L'argento nelle fiabe viene lavorato per lo più da esseri magici come i folletti, gli elfi e basta pensare ai Nani di Moria o Erebor del Signore degli anelli. Questi personaggi sono per lo più irritabili e laboriosi, vitali ed ironici, tipico dello spirito artisticamente ed analiticamente inquieto, proprio di chi si addentra nelle profondità dell'anima, miniere accessibili appunto solo a questi spiriti. Nella mitologia greca spunta Efesto con la sua fucina, dove con l'argento ricostruiva ogni cosa, simbolo quindi di riparare cuori infranti, sogni perduti, ideali traditi, tutti rimessi in sesto con l'argento: la luce di vita.
LE CORNA
Oggi in moltissime culture le corna sono ben note come simbolo d'infedeltà, l'uomo cornuto quindi è quello che porta in testa le diavolerie della moglie (sempre il maschilismo a regnare visto che non si dice donna cornuta come se il marito non mettesse le corna alla moglie). La mitologia racconta che il Minotauro, concepito dal tradimento di Pasifae regina di Creta con il Toro di Creta, era cornuto e il popolo ricordava al suo re, Minosse, il tradimento, mostrandogli il tipico gesto con la mano delle corna. Il corno però è sempre stato anche visto come simbolo di potere: corna del toro, dell'Unicorno, sono forza che esce dalla testa, dal pensiero; perfino Michelangelo scolpì il Mosè con le corna caprine. L’origine di questa leggenda nasce dalla sbagliata trascrizione del versetto 34:30 dell’Esodo, dove viene descritto Mosè con il capo ornato da un’aura di luce. La parola ebraica per “aura” è stata confusa con quella che indica “corna”, molto simile. Il corno quindi con la sua forza come un parafulmine viene fatto scaramanticamente nel desiderio di evitare la malasorte o guai, quando questi vengono menzionati, con lo stesso significato del toccare oggetti di ferro o toccarsi i testicoli o la mammella sinistra. In questo caso (ossia in senso scaramantico) il gesto può essere tipicamente rivolto verso il basso (ciò anche per distinguerlo dal significato precedente, "infedeltà", tipicamente rivolto verso l'alto).
Oggi in moltissime culture le corna sono ben note come simbolo d'infedeltà, l'uomo cornuto quindi è quello che porta in testa le diavolerie della moglie (sempre il maschilismo a regnare visto che non si dice donna cornuta come se il marito non mettesse le corna alla moglie). La mitologia racconta che il Minotauro, concepito dal tradimento di Pasifae regina di Creta con il Toro di Creta, era cornuto e il popolo ricordava al suo re, Minosse, il tradimento, mostrandogli il tipico gesto con la mano delle corna. Il corno però è sempre stato anche visto come simbolo di potere: corna del toro, dell'Unicorno, sono forza che esce dalla testa, dal pensiero; perfino Michelangelo scolpì il Mosè con le corna caprine. L’origine di questa leggenda nasce dalla sbagliata trascrizione del versetto 34:30 dell’Esodo, dove viene descritto Mosè con il capo ornato da un’aura di luce. La parola ebraica per “aura” è stata confusa con quella che indica “corna”, molto simile. Il corno quindi con la sua forza come un parafulmine viene fatto scaramanticamente nel desiderio di evitare la malasorte o guai, quando questi vengono menzionati, con lo stesso significato del toccare oggetti di ferro o toccarsi i testicoli o la mammella sinistra. In questo caso (ossia in senso scaramantico) il gesto può essere tipicamente rivolto verso il basso (ciò anche per distinguerlo dal significato precedente, "infedeltà", tipicamente rivolto verso l'alto).
IL VELO
Nella più remota antichità il velo era un simbolo di divinità, Dio non lo si poteva vedere se non attraverso il velo del simbolismo, il velo del confronto, il velo dell'analogia, le fiabe sono tutte velate, come i santuari, tabernacoli e persone sagge si coprivano tutte il volto... la loro luce era sì abbagliante, che non li si poteva guardare in faccia senza rimanere ciechi, come il sole... La parola RIVELARE significa appunto comprendere qualcosa in quell'attimo che il velo si toglie e si ri-vela cioè si ricopre, un attimo, ma è un eterno Velare quindi incita alla scoperta, come si copre con un velo il pane per fermentarlo, lo stesso la psiche e la ragione sono misteriosamente velate dal mistero. Il velo è lo sguardo attraverso il sogno, è la penombra del mattino. Oggi purtroppo le si dà poca importanza al velo, lo si è usato come strumento di segregazione quando era uno spazio di privacy e di rispetto, un prendere le distanze in maniera velata, discreta, silenziosa. Oggi le donne specialmente non hanno più il fascino di essere libere e sapersi velare con mistero, sono state scoperte e spogliate e lodate come tali. La natura è velata, lo è Dio, il mistero, il velo è la pelle dell'essenza del divino. Il velo è naturale, quello finto è forzato, chi si nasconde per essere cercato non ha nulla di vero da mostrare. Neppure l'occulto ha a che vedere col velato, l'occulto è maligno, il velato è semplice e docile, quindi buono per natura.
Nella più remota antichità il velo era un simbolo di divinità, Dio non lo si poteva vedere se non attraverso il velo del simbolismo, il velo del confronto, il velo dell'analogia, le fiabe sono tutte velate, come i santuari, tabernacoli e persone sagge si coprivano tutte il volto... la loro luce era sì abbagliante, che non li si poteva guardare in faccia senza rimanere ciechi, come il sole... La parola RIVELARE significa appunto comprendere qualcosa in quell'attimo che il velo si toglie e si ri-vela cioè si ricopre, un attimo, ma è un eterno Velare quindi incita alla scoperta, come si copre con un velo il pane per fermentarlo, lo stesso la psiche e la ragione sono misteriosamente velate dal mistero. Il velo è lo sguardo attraverso il sogno, è la penombra del mattino. Oggi purtroppo le si dà poca importanza al velo, lo si è usato come strumento di segregazione quando era uno spazio di privacy e di rispetto, un prendere le distanze in maniera velata, discreta, silenziosa. Oggi le donne specialmente non hanno più il fascino di essere libere e sapersi velare con mistero, sono state scoperte e spogliate e lodate come tali. La natura è velata, lo è Dio, il mistero, il velo è la pelle dell'essenza del divino. Il velo è naturale, quello finto è forzato, chi si nasconde per essere cercato non ha nulla di vero da mostrare. Neppure l'occulto ha a che vedere col velato, l'occulto è maligno, il velato è semplice e docile, quindi buono per natura.
LA CROCE
La figura originaria della Croce è il cerchio, indicativo dell’intero Universo, suddiviso nei suoi quattro quadranti, oppure il cerchio simboleggiante il sole, privato di parti della circonferenza, per suggerirne la dinamicità (la rotazione) e l’emanazione di energia. È da questa seconda forma che prende origine la svastica, croce di origine indiana e diffusa nell’antichità greco-romana. Il segmento orizzontale rappresenta la polarità negativa, la materia, la superficie terrena che separa i due regni, quello inferno da quello celeste ed ha una valenza passiva. Il segmento verticale, la polarità positiva, mette in comunicazione il mondo celeste con quello sotterraneo, perciò ha una valenza attiva collegando il basso con l’alto. L’attivo che attraversa il passivo si ricollega all’idea di fecondità: Dio si unisce alla Natura per generare ciò che è. Infatti il punto d’intersezione delle due braccia è il simbolo del Principio universale, dove gli opposti da antitetici diventano complementari, riducendosi armonicamente in unità: nell’esoterismo islamico e in quello ebraico, esso è chiamato Shekinàh, Palazzo Santo, la dimora dell’Uno. La croce rappresenta sia i quattro punti cardinali, sia le due vie sacre che ogni popolo o individuo può percorrere. I quattro punti cardinali rappresentano: l’Est, dove sorge il sole, è il potere spirituale, la luce, la vita stessa e la conoscenza; il Sud, promessa di vita dal bassi fondi, il sud è povertà, inconscio; l’Ovest il tramonto il buio i misteri ma anche la rinascita primaverile; il Nord è riferimento, forza, fuoco. Le due linee che si incrociano e il loro punto di intersezione rappresenta l’equilibrio. E infine il simbolo della sua risoluzione dialettica degli opposti (maschio/femmina; vita/morte; verticale/orizzontale; razionalità/intuizione, ecc.).
La figura originaria della Croce è il cerchio, indicativo dell’intero Universo, suddiviso nei suoi quattro quadranti, oppure il cerchio simboleggiante il sole, privato di parti della circonferenza, per suggerirne la dinamicità (la rotazione) e l’emanazione di energia. È da questa seconda forma che prende origine la svastica, croce di origine indiana e diffusa nell’antichità greco-romana. Il segmento orizzontale rappresenta la polarità negativa, la materia, la superficie terrena che separa i due regni, quello inferno da quello celeste ed ha una valenza passiva. Il segmento verticale, la polarità positiva, mette in comunicazione il mondo celeste con quello sotterraneo, perciò ha una valenza attiva collegando il basso con l’alto. L’attivo che attraversa il passivo si ricollega all’idea di fecondità: Dio si unisce alla Natura per generare ciò che è. Infatti il punto d’intersezione delle due braccia è il simbolo del Principio universale, dove gli opposti da antitetici diventano complementari, riducendosi armonicamente in unità: nell’esoterismo islamico e in quello ebraico, esso è chiamato Shekinàh, Palazzo Santo, la dimora dell’Uno. La croce rappresenta sia i quattro punti cardinali, sia le due vie sacre che ogni popolo o individuo può percorrere. I quattro punti cardinali rappresentano: l’Est, dove sorge il sole, è il potere spirituale, la luce, la vita stessa e la conoscenza; il Sud, promessa di vita dal bassi fondi, il sud è povertà, inconscio; l’Ovest il tramonto il buio i misteri ma anche la rinascita primaverile; il Nord è riferimento, forza, fuoco. Le due linee che si incrociano e il loro punto di intersezione rappresenta l’equilibrio. E infine il simbolo della sua risoluzione dialettica degli opposti (maschio/femmina; vita/morte; verticale/orizzontale; razionalità/intuizione, ecc.).
AUREOLA
L'aureola o nimbo è un attributo figurativo usato nell'arte sacra, non solo cristiana (anzi deriva dai re solari indoiranici, adottata dagli imperatori bizantini e poi trasferita al cristianesimo), per indicare la santità o sapienza di un personaggio. Consiste in un alone di luce (come il sole in testa simbolo di consapevolezza) che ne avvolge la testa o il corpo; più specificamente, l'aureola è la luce che circonda il corpo, il nimbo è il cerchio di luce che circonda il capo.
L'aureola o nimbo è un attributo figurativo usato nell'arte sacra, non solo cristiana (anzi deriva dai re solari indoiranici, adottata dagli imperatori bizantini e poi trasferita al cristianesimo), per indicare la santità o sapienza di un personaggio. Consiste in un alone di luce (come il sole in testa simbolo di consapevolezza) che ne avvolge la testa o il corpo; più specificamente, l'aureola è la luce che circonda il corpo, il nimbo è il cerchio di luce che circonda il capo.
LE PIETRE PREZIOSE
Le pietre, dette "figlie della terra", da sempre affascinano l'uomo, interi popoli e civiltà, che hanno attribuito ad esse particolari virtù, significati e poteri magici. Le pietre preziose sono il frutto di duro e lungo lavoro della terra nel suo evolversi e per questa ragione sono state scelte come simboli delle virtù che l'uomo può acquisire se impara a lavorare sulla propria materia. Trovare quindi una persona rara è come trovare un diamante, trovare un uomo di valore è come trovare un pezzo d'oro, avere una donna fedele è come avere uno smeraldo o un rubino, ecc... Il simbolo è quello che conta se vissuto, ma quando non viene vissuto allora si riempiono le vesti, le corone, gli anelli di pietre preziose, le persone si appendono al collo catene d'oro, orecchini con topazi, ma se tali persone hanno il cuore marcio e la mente vuota non valgono nulla. Re, Presidenti, Papi, divi ecc... hanno spesso reso con la loro vita futile queste pietre solo delle avidità demoniache. Non per caso oggi nel nostro pianeta scarseggiano i tre metalli che non appartengono alla terra (oro, platino ed argento... sono il frutto delle esplosioni stellari più grandiose dette supernove). Le qualità di questi tre metalli preziosi è la dimostrazione di quanto oggi la terra sia priva di spiritualità e di trascendenza verso l'universo esterno.
Le pietre, dette "figlie della terra", da sempre affascinano l'uomo, interi popoli e civiltà, che hanno attribuito ad esse particolari virtù, significati e poteri magici. Le pietre preziose sono il frutto di duro e lungo lavoro della terra nel suo evolversi e per questa ragione sono state scelte come simboli delle virtù che l'uomo può acquisire se impara a lavorare sulla propria materia. Trovare quindi una persona rara è come trovare un diamante, trovare un uomo di valore è come trovare un pezzo d'oro, avere una donna fedele è come avere uno smeraldo o un rubino, ecc... Il simbolo è quello che conta se vissuto, ma quando non viene vissuto allora si riempiono le vesti, le corone, gli anelli di pietre preziose, le persone si appendono al collo catene d'oro, orecchini con topazi, ma se tali persone hanno il cuore marcio e la mente vuota non valgono nulla. Re, Presidenti, Papi, divi ecc... hanno spesso reso con la loro vita futile queste pietre solo delle avidità demoniache. Non per caso oggi nel nostro pianeta scarseggiano i tre metalli che non appartengono alla terra (oro, platino ed argento... sono il frutto delle esplosioni stellari più grandiose dette supernove). Le qualità di questi tre metalli preziosi è la dimostrazione di quanto oggi la terra sia priva di spiritualità e di trascendenza verso l'universo esterno.
LO SAPEVATE CHE .... IL DIAMANTE
I diamanti sono la modificazione cristallizzata del carbonio puro che sotto l'effetto di una formidabile pressione e di un'altissima temperatura, si trasforma al punto di diventare la più brillante fra le pietre. Provengono da una grande profondità del mantello terrestre. Il diamante è il minerale di origine naturale più duro che si conosca, dovuta alla presenza di legami covalenti estesi a tutta la struttura e in tutte le direzioni, ma ... ecco la contraddizione:
I diamanti sono la modificazione cristallizzata del carbonio puro che sotto l'effetto di una formidabile pressione e di un'altissima temperatura, si trasforma al punto di diventare la più brillante fra le pietre. Provengono da una grande profondità del mantello terrestre. Il diamante è il minerale di origine naturale più duro che si conosca, dovuta alla presenza di legami covalenti estesi a tutta la struttura e in tutte le direzioni, ma ... ecco la contraddizione:
Un altro particolare: spesso troviamo in canzoni e frasi che dicono "brilla come un diamante" ma il diamante non brilla riflette!.
LA VERGINITÀ NELL'ANIMA
Ben nota è la pratica della verginità fisica, una vera è propria fissazione direi non dell'imene intatto ma mentale, una fissa morbosa, resa tabù, in moltissime culture e tradizione, fino all'inverosimile e persino all'assurdo. Se la si ritiene simbolo di purezza e già in partenza le si dà una connotazione prettamente sessuale e quindi deviante, nevrotica, per cui i non vergini son impuri e il sesso sporco (niente di più storto). Il tutto rende ovvio la nostra natura squilibrata: è implicito nella natura il sesso, farlo fa parte dell'evoluzione umana, quindi esagerato limitare il simbolo solo alla sfera fisica e del corpo. Una persona può essere vergine fisicamente ma dentro marcia, perfida e maligna e viceversa. L'imene non è una chiusura nel corpo ma una apertura nella mente, come il nodo di un fiocco, di un regalo, è un dono di pienezza fisica che sgorga in una pienezza interiore (altrimenti se è solo fisica il vergine è solo un imbranato più che un iniziato all'esperienza), quindi la verginità vera non si perde mai, si dona, è l'integrità dell'anima che una volta raggiunta la sua pienezza non è più attratta da nessun male, quindi non è più corruttibile, ecco la purezza raggiunta dopo tanti sbagli, fallimenti, travagli, per cui la verginità interiore si raggiunge e una volta acquisita non si perde mai, anzi cresce. Il segno della vergine rappresenta così il termine dell'involuzione dello spirito nella materia, è allo stesso tempo una conclusione ed una partenza. Conclusione del ciclo vegetale, la fine dell'estate è anche l'epoca dei raccolti, la terra producendo, ha esaurito tutte le sue risorse. È ora stanca, sterile. Ma è anche una Terra Vergine, pronta a ricevere una nuova semenza. L'anima vergine quindi non è quella senza esperienza e novizia, tutto il contrario è quella forgiata da mille errori, viaggi ovunque, navigata e piena di ferite. E' il passaggio della coscienza nel suo vuoto alla pienezza dello spirito. Ma ancora una volta è l’Egitto che ci dà la chiave. L'ideogramma astrologico del segno della Vergine ricorda la lettera M, cioè rappresenta la materia prima. E nei geroglifici egizi, questa lettera è rappresentata dalla civetta, giustamente ripresa come simbolo dalla tradizione greca. La civetta è quello sguardo saggio, divino che riesce a cogliere nel buio, cioè nell'inconscio e nell'ignoranza, la luce della ragione, la verità delle cose, della Materia. L'anime vergine quindi non è quella ingenua che non ha fatto esperienza, anzi il suo potere è quello della penetrazione dello spirito, quello di uno sguardo diverso portato sul mondo e che permette di percepire realtà che sfuggono agli altri.
ALDILÀ
Il termine designa l'altra sponda o riva dell'Acheronte, il fiume mitologico che conduceva al regno dei morti. La nostra stessa natura duale ci indica per logica che c'è un oltre, il nostro essere è dinamico quindi tende a trascendere e questo ci fa sentire che esiste un aldilà. Tutte le religioni e concezioni spirituali l'hanno concepito addirittura come il regno di origina a cui dobbiamo fare ritorno. Le tombe più antiche che conosciamo ci dimostrano che i morti veniva seppelliti con armi, cibo, indumenti, manufatti di vario genere come se il morto dovesse ancora fare un viaggio. Per cristiani, ebrei e musulmani quello che continua il viaggio è l'anima, per gli induisti è l'Atman, mentre il budista anche se non concepisce un aldilà ultra terreno, comunque crede che le parti che ci compongono quando si disgregano vanno a comporre un altro stato di esistenza più o meno cosciente. A livello psicologico, quello che a noi più interessa, l'aldilà è quella comprensione e quella sensazione che ci permette di comprendere e sentire una persona una parola un evento in maniera profonda, quindi aldilà delle apparenze. E' una visione nuova che si acquista appunto con la morte del Io e del se personale per rinascere ad una nuova forma di sentire e pensare interiormente.
LA SPADA NELLA ROCCIA
Molte sono le leggende che fanno riferimento ad una spada conficcatasi dentro una roccia in maniera tale da non poterla più estrarla; Excalibur è la più conosciuta, la spada magica di Re Artù profetizzata da Merlino. Ma ci sono anche le 3 spade nella montagna di Sverd i Fjell in Norvegia. La spada più grande rappresenta il vittorioso Harald, mentre le più piccole simboleggiano i due re vinti. Il monumento vuol anche simboleggiare la pace, visto che le spade sono infisse nella solida roccia, dalla quale non dovranno essere mai rimosse.
Ma cosa possiamo dire a livello archetipo e simbolico? Nella psiche umana la spada, lo dice bene anche la Bibbia ed anche i tarocchi, è la parola, quella che taglia i significati, discerne, giudica, analizza come un bisturi in cerca di senso. Se la pietra sta al cuore chiuso o l'inconscio, tutti noi abbiamo dentro una spada nella roccia e come ha predetto Merlino, soltanto l'eletto, cioè colui o colei che riesce a tirarci fuori quelle nostre parole segrete, costui o colei saranno il nostro amore, la persona di cui ci fidiamo, ha in mano il potere di farci del male (la spada) ma siamo sicuri che non lo farà: questo si chiama amore, fiducia, ammirazione. Questa persona, come l'eletto è l'unica capace di brandire la spada della ragione e qualora non fosse una persona, c'è sempre da aspettare che sia in noi quella potenza spirituale della pace con se stessi, possibile soltanto quando accettando la durezza della nostra pietra fallimentare possiamo estrarre la parola dela verità: il sapere chi siamo, disarmati, impotenti ma proprio per questo mai sconfitti.
IL PENTACOLO
Un simbolo magico molto antico, a volte tergiversato come satanico (se capovolto) ma è molto di più. Pentacolo cioè una stella a cinque punte appesa al collo (da pend- pendere, à al, col o cou collo). Utilizzato nell'occultismo, nelle liturgie, in alcune Chiese veniva persino associata ad ogni punta una lettere in maniera che formasse il nome di Joshua (Gesù in ebraico) come protezione contro gli spiriti maligni. In oriente invece, come nel Tao e nella filosofia Yin Yang, simbolo del macro e microcosmo, ad ogni punta corrispondeva un elemento della natura. Facendo riferimento al celebre Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci appare evidente come il pentagramma possa essere la rappresentazione schematizzata di un corpo umano con braccia e gambe divaricate. Il cerchio che attornia il pentagramma sta poi a simboleggiare l'infinito; dunque questa alternativa interpretazione simboleggerebbe la relazione che accomuna l'uomo all'infinitezza dell'universo e alla sua valenza mistica, ovvero la Divinità. Nella filosofia dello Yin Yang si studia il ciclo sia delle stagione che del metabolismo degli organi del corpo in base alla struttura del Pentacolo.
IL PENTACOLO AL ROVESCIO.... E' DAVVERO UN SIMBOLO SATANICO?
La figura da qui viene tratto il simbolo satanico della stella a 5 punte rovesciata e la testa di un demone chiamato Baphomet.
E' androgino, maschio e femmina, ha il fallo e i seni, sono le due dimensioni psicologiche dell'anima ben equilibrate ed integrate, cioè Yang e Yin, attivo e passivo, intuitivo e istintivo. Ali di pipistrello perchè sa volare nella notte, quindi vede la luce al buio: la verità nell'inconscio.
Le braccia indicano una il cielo l'altra la terra (come cielo così in terra) e in corrispondenza due scritte sulle braccia: solve e coagula. L'energia che si coagula è quella che si incarna che dà vita ad ogni cosa, quando ci identifichiamo, quando si mette in pratica un idea, è l'incarnazione della materia, ma una volta compresa la verità si deve dissolvere, non ci dobbiamo attaccare a nulla, neppure al bene, diventerebbe un male. Se cessa questo ciclo tra il coagulare e dissolvere si creano gli attaccamenti e non c'è più circolazione di energia, si resta incastrati o nell'emozione femminile o nell'astrazione maschile. Il fallo è attorcigliato da 2 serpenti, uno bianco e uno nero, il bene e il male, perchè in questo caso (la potenza del fallo) Il Diavolo diventa una potenzialità psichica di comprensione delle nostre più basse pulsioni e delle nostre tendenze egoiche, ci rivela la nostra dimensione umana ed animale, selvaggia ma anche divina. Il diavolo quindi è portatore di Luce, cioè ti rivela la tua falsità, le tue lacune, ti mette di fronte all'evidenza dei tuoi fallimenti, averne paura è rifiutare il cambiamento, fuggire al diavolo è fuggire a se stessi. Ecco perchè si deve affrontare, non puoi vincere un nemico se non lo si conosce, ma una volta conosciuto, te ne accorgi che non va eliminato bensì integrato (ama il tuo nemico, disse Gesù, cioè ama te stesso soltanto se conoscerai te stesso).
Le corna sono simbolo di potere, di forza, erano in antichità simbolo di intelligenza, queste formano le prime due punta della stella rovesciata che però se ben analizzate dentro quella stella unendo sempre i 5 angolo interni si riforma la stella a 5 punte non rovesciata, perchè il diavolo fa questo gioco: rovesciando la verità non solo ti rivela il falso ma dietro quella falsità si trova un altra verità.
Se non c'è tentazione non c'è virtù, senza il confronto non c'è la differenza e senza questa non potremmo avere mai la chiarezza, come con la luce senza le ombre non potremmo mai distinguere le forme, Lucifero è indispensabile, è quella parte di Dio che apparentemente ci ostacola ma in verità ci sprona a superare tali ostacoli per superarci.
Lucifero quindi è in noi il Prometeo incatenato che potrebbe darci il dono degli dei, il fuoco della verità. Ricordiamo nella stella le cinque punte del pentagramma interno simboleggiano i cinque elementi metafisici dell'acqua, dell'aria, del fuoco, della terra e dello spirito. Questi cinque elementi sintetizzerebbero i gruppi in cui si organizzano tutte le forze elementari, spiritiche e divine dell'universo. La punta in alto è lo spirito, invece nella stella rovesciata le 2 punte in alto sono il fuoco e l'acqua, equilibrio della materia il che equivale ugualmente ad una visione molto spirituale, dunque come vedete niente di satanico o blasfemo nel rovescio della stella (questo è un pensiero accusatorio di matrice cristiana e di un falso intendimento affibbiato a satanisti poco istruiti). Anche la svastica fa pensare ai nazisti invece è un simbolo antichissimo usato dai Buddisti come l'energia solare della vita, dai Nativi Americani come la ruota della vita.
IL SIMBOLO DEL MERCURIO
“Quando l'alchimista parla di Mercurius, di fronte ad esso significa argento vivo (mercurio), ma interiormente intende lo spirito che crea il mondo nascosto o imprigionato nella materia. Il drago è probabilmente il più antico simbolo pittorico dell'alchimia di cui abbiamo prove documentate. Sembra il Ouroboros, che si corde la coda, nel Codice Marcianus, che risale al X o all'XI secolo, insieme alla leggenda "L'Uno e il Tutto". Di volta in volta gli alchimisti ribadiscono che l'opus, l'opera alchemica, procede dall'uno e riconduce all'uno, che è una sorta di cerchio come un drago che si morde la coda. Per questo motivo l'opus veniva spesso chiamato circulare (circolare) o altrimenti rota (la ruota). Mercurius si trova all'inizio e alla fine dell'opera: è la prima materia, il caput corvi, il nigredo; come drago si divora e come drago muore, per risorgere nel lapislazzuli. È il gioco di colori nella cauda pavonis e la divisione in quattro elementi. È l'ermafrodita che era all'inizio, che si divide nella classica dualità fratello-sorella ed è riunito nella coniunctio, per apparire di nuovo alla fine nella forma radiosa del lumen novum, la pietra. È metallico ma allo stesso tempo liquido, materia e ancora spirito, freddo ma infuocato, veleno e ancora guarigione, un simbolo che unisce tutti gli opposti. "
- C.G. Jung
IL LABIRINTO A SPIRALE
Questo simbolo è molto famoso e lo si trova già dai tempi antichissimi in tantissime culture diverse, ma infondo come archetipo ha sempre lo stesso significato: rappresenta il viaggio iniziatico, l’evoluzione dell’uomo, la discesa agli inferi e la ricerca della conoscenza. E' il percorso che più si approfondisce e più si avvicina al centro, al culmine, al punto zero, l'occhio del ciclone. La croce al centro è la terra mentre il turbine nei dintorni è l'universo. E' l'unione duale tra il macro e il microcosmo. Labirinto viene dal latino labor intus, che significa “lavoro interiore” infatti rappresenta il lungo e difficile cammino dell’iniziato alla ricerca continua del “centro“, ma anche dal greco labyrinthos labbra interiore (ripiegamento) o nascondiglio interno. Il Labirinto in quanto inconscio serva anche delle sorprese, come nell’Eneide nasconde l’entrata dell’Ade. Gli indiani D’America pensano che sia il passaggio da cui emersero ed entrarono nel mondo i loro antenati. Questo labirinto assomiglia a tre forme del nostro corpo: un cervello (testa) un utero (cuore) e l'intestino (istinto/intuito), proprio le 3 dimensioni dell'anima umana (intelletto, volontà e consapevolezza). In India lo Yogi lo definisce come un percorso per fuggire dall'illusione (il mondo Maya). Nel mito di Teseo e il Minotauro il “cuore” del labirinto assomiglia ad un utero materno “rigeneratore” e il filo di Arianna ad un cordone ombelicale. Il Minotauro è un embrione, un germoglio nel ventre della madre, un ombra inquietante con cui ciascuno è chiamato a confrontarsi. Il ritorno alla luce rappresenta una nuova nascita, ma la spinta ad affrontare questo labirinto, come in quello dantesco, è sempre la forza dell'amore, per l'amore di Beatrice per Dante e l'amore di Teseo per Arianna.
श्रीवत्स śrīvatsa
Ben nota è la pratica della verginità fisica, una vera è propria fissazione direi non dell'imene intatto ma mentale, una fissa morbosa, resa tabù, in moltissime culture e tradizione, fino all'inverosimile e persino all'assurdo. Se la si ritiene simbolo di purezza e già in partenza le si dà una connotazione prettamente sessuale e quindi deviante, nevrotica, per cui i non vergini son impuri e il sesso sporco (niente di più storto). Il tutto rende ovvio la nostra natura squilibrata: è implicito nella natura il sesso, farlo fa parte dell'evoluzione umana, quindi esagerato limitare il simbolo solo alla sfera fisica e del corpo. Una persona può essere vergine fisicamente ma dentro marcia, perfida e maligna e viceversa. L'imene non è una chiusura nel corpo ma una apertura nella mente, come il nodo di un fiocco, di un regalo, è un dono di pienezza fisica che sgorga in una pienezza interiore (altrimenti se è solo fisica il vergine è solo un imbranato più che un iniziato all'esperienza), quindi la verginità vera non si perde mai, si dona, è l'integrità dell'anima che una volta raggiunta la sua pienezza non è più attratta da nessun male, quindi non è più corruttibile, ecco la purezza raggiunta dopo tanti sbagli, fallimenti, travagli, per cui la verginità interiore si raggiunge e una volta acquisita non si perde mai, anzi cresce. Il segno della vergine rappresenta così il termine dell'involuzione dello spirito nella materia, è allo stesso tempo una conclusione ed una partenza. Conclusione del ciclo vegetale, la fine dell'estate è anche l'epoca dei raccolti, la terra producendo, ha esaurito tutte le sue risorse. È ora stanca, sterile. Ma è anche una Terra Vergine, pronta a ricevere una nuova semenza. L'anima vergine quindi non è quella senza esperienza e novizia, tutto il contrario è quella forgiata da mille errori, viaggi ovunque, navigata e piena di ferite. E' il passaggio della coscienza nel suo vuoto alla pienezza dello spirito. Ma ancora una volta è l’Egitto che ci dà la chiave. L'ideogramma astrologico del segno della Vergine ricorda la lettera M, cioè rappresenta la materia prima. E nei geroglifici egizi, questa lettera è rappresentata dalla civetta, giustamente ripresa come simbolo dalla tradizione greca. La civetta è quello sguardo saggio, divino che riesce a cogliere nel buio, cioè nell'inconscio e nell'ignoranza, la luce della ragione, la verità delle cose, della Materia. L'anime vergine quindi non è quella ingenua che non ha fatto esperienza, anzi il suo potere è quello della penetrazione dello spirito, quello di uno sguardo diverso portato sul mondo e che permette di percepire realtà che sfuggono agli altri.
ALDILÀ
Il termine designa l'altra sponda o riva dell'Acheronte, il fiume mitologico che conduceva al regno dei morti. La nostra stessa natura duale ci indica per logica che c'è un oltre, il nostro essere è dinamico quindi tende a trascendere e questo ci fa sentire che esiste un aldilà. Tutte le religioni e concezioni spirituali l'hanno concepito addirittura come il regno di origina a cui dobbiamo fare ritorno. Le tombe più antiche che conosciamo ci dimostrano che i morti veniva seppelliti con armi, cibo, indumenti, manufatti di vario genere come se il morto dovesse ancora fare un viaggio. Per cristiani, ebrei e musulmani quello che continua il viaggio è l'anima, per gli induisti è l'Atman, mentre il budista anche se non concepisce un aldilà ultra terreno, comunque crede che le parti che ci compongono quando si disgregano vanno a comporre un altro stato di esistenza più o meno cosciente. A livello psicologico, quello che a noi più interessa, l'aldilà è quella comprensione e quella sensazione che ci permette di comprendere e sentire una persona una parola un evento in maniera profonda, quindi aldilà delle apparenze. E' una visione nuova che si acquista appunto con la morte del Io e del se personale per rinascere ad una nuova forma di sentire e pensare interiormente.
LA SPADA NELLA ROCCIA
Molte sono le leggende che fanno riferimento ad una spada conficcatasi dentro una roccia in maniera tale da non poterla più estrarla; Excalibur è la più conosciuta, la spada magica di Re Artù profetizzata da Merlino. Ma ci sono anche le 3 spade nella montagna di Sverd i Fjell in Norvegia. La spada più grande rappresenta il vittorioso Harald, mentre le più piccole simboleggiano i due re vinti. Il monumento vuol anche simboleggiare la pace, visto che le spade sono infisse nella solida roccia, dalla quale non dovranno essere mai rimosse.
Ma cosa possiamo dire a livello archetipo e simbolico? Nella psiche umana la spada, lo dice bene anche la Bibbia ed anche i tarocchi, è la parola, quella che taglia i significati, discerne, giudica, analizza come un bisturi in cerca di senso. Se la pietra sta al cuore chiuso o l'inconscio, tutti noi abbiamo dentro una spada nella roccia e come ha predetto Merlino, soltanto l'eletto, cioè colui o colei che riesce a tirarci fuori quelle nostre parole segrete, costui o colei saranno il nostro amore, la persona di cui ci fidiamo, ha in mano il potere di farci del male (la spada) ma siamo sicuri che non lo farà: questo si chiama amore, fiducia, ammirazione. Questa persona, come l'eletto è l'unica capace di brandire la spada della ragione e qualora non fosse una persona, c'è sempre da aspettare che sia in noi quella potenza spirituale della pace con se stessi, possibile soltanto quando accettando la durezza della nostra pietra fallimentare possiamo estrarre la parola dela verità: il sapere chi siamo, disarmati, impotenti ma proprio per questo mai sconfitti.
IL PENTACOLO
Un simbolo magico molto antico, a volte tergiversato come satanico (se capovolto) ma è molto di più. Pentacolo cioè una stella a cinque punte appesa al collo (da pend- pendere, à al, col o cou collo). Utilizzato nell'occultismo, nelle liturgie, in alcune Chiese veniva persino associata ad ogni punta una lettere in maniera che formasse il nome di Joshua (Gesù in ebraico) come protezione contro gli spiriti maligni. In oriente invece, come nel Tao e nella filosofia Yin Yang, simbolo del macro e microcosmo, ad ogni punta corrispondeva un elemento della natura. Facendo riferimento al celebre Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci appare evidente come il pentagramma possa essere la rappresentazione schematizzata di un corpo umano con braccia e gambe divaricate. Il cerchio che attornia il pentagramma sta poi a simboleggiare l'infinito; dunque questa alternativa interpretazione simboleggerebbe la relazione che accomuna l'uomo all'infinitezza dell'universo e alla sua valenza mistica, ovvero la Divinità. Nella filosofia dello Yin Yang si studia il ciclo sia delle stagione che del metabolismo degli organi del corpo in base alla struttura del Pentacolo.
IL PENTACOLO AL ROVESCIO.... E' DAVVERO UN SIMBOLO SATANICO?
La figura da qui viene tratto il simbolo satanico della stella a 5 punte rovesciata e la testa di un demone chiamato Baphomet.
E' androgino, maschio e femmina, ha il fallo e i seni, sono le due dimensioni psicologiche dell'anima ben equilibrate ed integrate, cioè Yang e Yin, attivo e passivo, intuitivo e istintivo. Ali di pipistrello perchè sa volare nella notte, quindi vede la luce al buio: la verità nell'inconscio.
Le braccia indicano una il cielo l'altra la terra (come cielo così in terra) e in corrispondenza due scritte sulle braccia: solve e coagula. L'energia che si coagula è quella che si incarna che dà vita ad ogni cosa, quando ci identifichiamo, quando si mette in pratica un idea, è l'incarnazione della materia, ma una volta compresa la verità si deve dissolvere, non ci dobbiamo attaccare a nulla, neppure al bene, diventerebbe un male. Se cessa questo ciclo tra il coagulare e dissolvere si creano gli attaccamenti e non c'è più circolazione di energia, si resta incastrati o nell'emozione femminile o nell'astrazione maschile. Il fallo è attorcigliato da 2 serpenti, uno bianco e uno nero, il bene e il male, perchè in questo caso (la potenza del fallo) Il Diavolo diventa una potenzialità psichica di comprensione delle nostre più basse pulsioni e delle nostre tendenze egoiche, ci rivela la nostra dimensione umana ed animale, selvaggia ma anche divina. Il diavolo quindi è portatore di Luce, cioè ti rivela la tua falsità, le tue lacune, ti mette di fronte all'evidenza dei tuoi fallimenti, averne paura è rifiutare il cambiamento, fuggire al diavolo è fuggire a se stessi. Ecco perchè si deve affrontare, non puoi vincere un nemico se non lo si conosce, ma una volta conosciuto, te ne accorgi che non va eliminato bensì integrato (ama il tuo nemico, disse Gesù, cioè ama te stesso soltanto se conoscerai te stesso).
Le corna sono simbolo di potere, di forza, erano in antichità simbolo di intelligenza, queste formano le prime due punta della stella rovesciata che però se ben analizzate dentro quella stella unendo sempre i 5 angolo interni si riforma la stella a 5 punte non rovesciata, perchè il diavolo fa questo gioco: rovesciando la verità non solo ti rivela il falso ma dietro quella falsità si trova un altra verità.
Se non c'è tentazione non c'è virtù, senza il confronto non c'è la differenza e senza questa non potremmo avere mai la chiarezza, come con la luce senza le ombre non potremmo mai distinguere le forme, Lucifero è indispensabile, è quella parte di Dio che apparentemente ci ostacola ma in verità ci sprona a superare tali ostacoli per superarci.
Lucifero quindi è in noi il Prometeo incatenato che potrebbe darci il dono degli dei, il fuoco della verità. Ricordiamo nella stella le cinque punte del pentagramma interno simboleggiano i cinque elementi metafisici dell'acqua, dell'aria, del fuoco, della terra e dello spirito. Questi cinque elementi sintetizzerebbero i gruppi in cui si organizzano tutte le forze elementari, spiritiche e divine dell'universo. La punta in alto è lo spirito, invece nella stella rovesciata le 2 punte in alto sono il fuoco e l'acqua, equilibrio della materia il che equivale ugualmente ad una visione molto spirituale, dunque come vedete niente di satanico o blasfemo nel rovescio della stella (questo è un pensiero accusatorio di matrice cristiana e di un falso intendimento affibbiato a satanisti poco istruiti). Anche la svastica fa pensare ai nazisti invece è un simbolo antichissimo usato dai Buddisti come l'energia solare della vita, dai Nativi Americani come la ruota della vita.
IL SIMBOLO DEL MERCURIO
“Quando l'alchimista parla di Mercurius, di fronte ad esso significa argento vivo (mercurio), ma interiormente intende lo spirito che crea il mondo nascosto o imprigionato nella materia. Il drago è probabilmente il più antico simbolo pittorico dell'alchimia di cui abbiamo prove documentate. Sembra il Ouroboros, che si corde la coda, nel Codice Marcianus, che risale al X o all'XI secolo, insieme alla leggenda "L'Uno e il Tutto". Di volta in volta gli alchimisti ribadiscono che l'opus, l'opera alchemica, procede dall'uno e riconduce all'uno, che è una sorta di cerchio come un drago che si morde la coda. Per questo motivo l'opus veniva spesso chiamato circulare (circolare) o altrimenti rota (la ruota). Mercurius si trova all'inizio e alla fine dell'opera: è la prima materia, il caput corvi, il nigredo; come drago si divora e come drago muore, per risorgere nel lapislazzuli. È il gioco di colori nella cauda pavonis e la divisione in quattro elementi. È l'ermafrodita che era all'inizio, che si divide nella classica dualità fratello-sorella ed è riunito nella coniunctio, per apparire di nuovo alla fine nella forma radiosa del lumen novum, la pietra. È metallico ma allo stesso tempo liquido, materia e ancora spirito, freddo ma infuocato, veleno e ancora guarigione, un simbolo che unisce tutti gli opposti. "
- C.G. Jung
IL LABIRINTO A SPIRALE
Questo simbolo è molto famoso e lo si trova già dai tempi antichissimi in tantissime culture diverse, ma infondo come archetipo ha sempre lo stesso significato: rappresenta il viaggio iniziatico, l’evoluzione dell’uomo, la discesa agli inferi e la ricerca della conoscenza. E' il percorso che più si approfondisce e più si avvicina al centro, al culmine, al punto zero, l'occhio del ciclone. La croce al centro è la terra mentre il turbine nei dintorni è l'universo. E' l'unione duale tra il macro e il microcosmo. Labirinto viene dal latino labor intus, che significa “lavoro interiore” infatti rappresenta il lungo e difficile cammino dell’iniziato alla ricerca continua del “centro“, ma anche dal greco labyrinthos labbra interiore (ripiegamento) o nascondiglio interno. Il Labirinto in quanto inconscio serva anche delle sorprese, come nell’Eneide nasconde l’entrata dell’Ade. Gli indiani D’America pensano che sia il passaggio da cui emersero ed entrarono nel mondo i loro antenati. Questo labirinto assomiglia a tre forme del nostro corpo: un cervello (testa) un utero (cuore) e l'intestino (istinto/intuito), proprio le 3 dimensioni dell'anima umana (intelletto, volontà e consapevolezza). In India lo Yogi lo definisce come un percorso per fuggire dall'illusione (il mondo Maya). Nel mito di Teseo e il Minotauro il “cuore” del labirinto assomiglia ad un utero materno “rigeneratore” e il filo di Arianna ad un cordone ombelicale. Il Minotauro è un embrione, un germoglio nel ventre della madre, un ombra inquietante con cui ciascuno è chiamato a confrontarsi. Il ritorno alla luce rappresenta una nuova nascita, ma la spinta ad affrontare questo labirinto, come in quello dantesco, è sempre la forza dell'amore, per l'amore di Beatrice per Dante e l'amore di Teseo per Arianna.
श्रीवत्स śrīvatsa
Nel buddismo tibetano è il simbolo del nodo infinito simboleggia la promessa, l'unità tra compassione e saggezza infinita, cioè senza inizio né fine, perchè è un nodo che non ha un inizio e non ha una fine, come la saggezza e la conoscenza dell'illuminato. E’ spesso associato al srivasta hindu. In origine sembra essere stato un simbolo delle divinità naga (in tibetano klu) divinità che governano i regni sotterranei, le acque, le rocce, i fiumi, i laghi, la pioggia, la fertilità e l’integrità della terra. srivasta significa amato dalla Dea Madre Sri o Lakshmi, dea dell'abbondanza, della luce, della saggezza e del destino.
SIMBOLOGIA ESOTERICA NEL PRESEPIO DI NATALE
Dietro la festa del Natale si nascondono antichi simboli tradizionali.
La parola PRESEPIO o PRESEPE deriva dal latino “præsepium” significa: ’recinto chiuso’. La più antica origine di questa parola deriva dalle panche o recinzioni (in greco “fathne” = mangiatoia) usate nel culto di Mithra. La data del 25 dicembre venne adottata solo per sovrapporsi alla festa di Mithra (la nascita del Dio Sole nel solstizio) così l'Impero romano convertitosi al cristianesimo coprì e nascose le feste pagane del antica Roma con le nuove cristiane.
La nascita del Presepio cristiano risale alla note di Natale del 1223 quando un certo Giovanni Bernardone meglio noto come San Francesco d’Assisi, in una grotta naturale della valle di Rieti, a Greccio Italia, ricompose dal vivo la Nascita di Gesù, con la partecipazione di confratelli, animali e genti che accorsero da tutte le parti circostanti con fiaccole accese e illuminarono la valle. Ma nell'antico Egitto quando un bambino nasceva era usanza mettere accanto alla sua culla 4 statuette: la donna, l'uomo, il bue e l'asinello. Perchè?
L'UOMO rappresenta il Principio Maschile (Yang) e simboleggia il lavoro umano necessario all'Ascesi spirituale. San Giuseppe rappresenta intimamente lo Spirito del Sole, il Padre nei Cieli, il vero Spirito monadico.
LA DONNA rappresenta il Principio Femminile (Yin) e simboleggia l'Energia Spirituale che discende nella Coscienza. Il nome Maria proviene originariamente dall'Egiziano e significa Amare (Myryam).
Il BUE ha un aspetto positivo che lo contrappone al toro, simbolo della forza temibile dei re e degli Dèi: il bue invece è l’animale pacifico usato nel tiro del carro e dell’aratro, simbolo di bontà e di tranquillità, è la cavalcatura di Lao Tze, l’animale tanto sacro per i greci. E' la padronanza di se, l'Ego addomesticato.
L'ASINO simboleggia la personalità umana con i difetti dell'ego, che sono trasmutati nel Servizio al Sé superiore, ed inoltre rappresenta la forma dei Pagani che portano il peso dell’idolatrìa. In India è la cavalcatura del Re dei Morti, in Egitto è l’animale di Seth, il Dio del Caos primordiale, signore della terra arida che si oppone alla fertile terra nera ai lati del Nilo e lo stesso Seth è raffigurato proprio con la testa di asinello.
Dunque noi abbiamo due forze interne una forza buona (il bue e la Donna, il Yin) che sono la forza portante, mentre la forza cattiva (l'asino, l'uomo, il Yang) è necessaria perchè è quella che dubita, si ribella, cerca le novità, la trasgressione, è testarda, ma va controllata e tenuta a bada.
Infine tutta la vicenda si vive dentro una GROTTA , sinonimo di Caverna, simboleggia il Centro del Cuore, il Chakra Anahata, dove Nasce il Santo Bambino, l'Amore Cristico, dove vive il nostro bambino interiore. Per l'Alchimia la grotta rappresenta l'athanòr, ossia il “recipiente” dove si svolgono i procedimenti di “trasmutazione dei metalli vili in oro”. Vi è nella testa umana una piccola cavità ossea che protegge e custodisce una delle più importanti ghiandole del corpo: la pituitaria. Quando questa ghiandola è in piena e giusta attività, abbiamo una personalità completa ed attiva, autocontrollata, con notevole attività mentale e resistenza, nasce in noi la luce divina, il Cristo.
IL CENTRO SACRO
Il Centro Sacro è uno dei simboli esoterici fondamentali specialmente nel medioevo. Esso rappresenta l’Uno, l’origine di tutte le cose, il principio primo da cui ha inizio la creazione, è come i raggi del sole che partono dal centro e vanno ovunque e tutto riempiono. E' simbolo dell'irradiazione della luce. Il Centro Sacro è costituito da un quadrato nel quale sono iscritti otto raggi, perchè il numero 8 è simbolo di giustizia. Quando la si moltiplica per 4 a ruota forma il famoso gioco da tavola chiamato alquerque, da dove viene il tris e la reete dela dama e la strella cinese. Questi formano all’intero dello stesso due croci greche una ortogonale e un’altra diagonale. Una delle figure moderne dove si condenza questo simbolo è quello della bandiera britannica.
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