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SE NON DIVENTERETE COME I BAMBINI (presenti nel presente, qui ed ora), NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI (la consapevolezza) - Gesù di Nazareth -

CHIAVI DI LETTURA

L'INCONSCIO E' UNO SPECCHIO
Quando guardiamo un film, quando ascoltiamo una canzone, quando leggiamo soprattutto una fiaba, resta in noi un imprinting che è il riflesso delle verità percepite, donde il voler avere il coraggio del protagonista o magari ballare come il personaggio, oppure non voler essere come il perfido della fiaba. Le immagini sopratutto più che le parole sono speculari, incidono di più sul nostro inconscio che sa dialogare con simboli. Quando imparerete ad ascoltare le immagini silenziose avrete una chiave di lettura di ogni minima cosa ed avrete accesso nel regno onirico, il mondo dei sogni dove la realtà prende le sue più essenziali forme.


LA VERACITÀ DEL MITO

Il mito non è una storia falsa come comunemente si pensa, ma è il linguaggio con cui gli antichi trasmettevano la verità. I popoli antichi non avevano un ragionamento analitico discorsivo e tanto meno astratto come il nostro, loro non dicevano "amicizia" questo è un concetto astratto universale, loro parlavano di "amico Tizio Caio e sempronio" quindi il singolo concreto più vicino alla realtà. Questo linguaggio è anche quello dell'inconscio, del mondo onirico e quindi di quello più vicino all'essenziale e di conseguenza del reale. Per questa ragione le fiabe sono un linguaggio infantile, come lo è l'era antica, l'infanzia dell'umanità nella sua purezza, per ciò anche il più perfetto in quanto armonioso e simile alla naturale percezione dell'istinto. Il mito va decodificato per trovarvi dentro un universo di bellezza e verità.





IL MITO MANCANTE
Oggi viviamo in una società senza mito portante, questo è un aspetto inquietante a livello psicologico. Ogni grande cultura ha avuto un mito portante: Socrate, Ulisse, Budda... ecc. L'ultimo mito portante, Gesù, sta già tramontando. Senza un mito la massa sociale ha l'onere pesante di farsi da sola degli idoli e questi sono quasi sempre "personaggi" vuoti (veline, calciatori, attori, cantanti) e non delle "personalità" di spessore (Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa). Una mente lucida cerca sempre il SUO mito portante (ognuno ha il SUO, gli altri sono soltanto di orientamento confronto arricchimento, basta che siano di spessore, persino chi dice che non si devono avere Miti sicuramente è stato un Mito ad insegnarglielo ma non se ne accorge), una mente addormentata si lascia plasmare dai personaggi della pubblicità di turno. I miti come Gesù o Buddha hanno avuto un punto di riferimento attraverso il quale hanno trovato poi se stessi. Non dobbiamo Imitare il MITO alla perfezione altrimenti non saremmo mai se stessi, ma senza il mito portante è molto faticoso trovare il proprio archetipo o mito personale.




PERSONAGGI O PERSONALITÀ ?
I modelli che oggi conformano la nostra cultura sono "personaggi" e non sono "personalità"; la personalità come quelle presente nei miti e nelle fiabe hanno dei valori interiore: la perseveranza di Ulisse, la fedeltà di Penelope, la sapienza di Socrate, l'umanesimo di Gandhi... questi valori vengono INTERIORIZZATI quindi diventano COMPORTAMENTI, modi di vivere che fanno la personalità vera. Al contrario il personaggio ha soltanto degli aspetti esterni: i capelli della barbie, i vestiti di Shakira, il balletto delle veline, la pettinatura di Elvis Presley, ecc. Questi aspetti vengono solo esteriorizzati e diventano ATTEGGIAMENTI, modi di fare, superficialità omologata. Ahimè, oggi abbondano solo atteggiamenti e personaggi, finte imitazioni, stereotipi e prototipi di essere umani che conformano una massa smarrita e senza una guida portante, senza un mito fondante.


PARTECIPAZIONE MISTICA

Quando leggi una fiaba, ascolti una canzoni, leggi un libro, guardi un film e lasci entrare in te gli archetipi, allora si rispecchiano nell'anima i valori e i significati delle cose che hai letto e visto. Come avviene tra gli innamorati: ci si apre, ci si allontana dal proprio IO e scopri il mondo dell'altro, ti fondi con il mistero di ogni piccola cosa ed essa ti si rivela nei suoi molteplici significati. Questa forza si chiama "partecipazione mistica" tra i junghiani, mentre la scuola Freudiana la chiama "identificazione proiettiva". Avere questa disponibilità è indispensabile per accostarsi a leggere una fiaba. Guardate i bambini quando leggono una fiaba, loro si immedesimano nei personaggi, aprono gli occhi quando sentono una meraviglia, spalancano la bocca quando percepiscono nelle fiaba un timore... ecco l'esempio perfetto dell'empatia perfetta mistica.





IL BENE CONTRO OGNI SPERANZA, PERCHE' ALLA FINE IL MALE NON E' POI COSI MALE !!!

Le fiabe di solito hanno una lieta fine: vince sempre il buono, il cattivo è punito, regna sempre il bene. Ma le fiabe in realtà hanno sempre il risveglio di una nuova tappa, del male che potrebbe sempre di nuovo insinuarsi: la Bestia è bella dentro ma la Bella potrebbe essere bestia dentro, perchè la bestia era un principe che a sua volta una strega lo punì per qualche sua mancanza. Il bene quindi è il motore che muove l'azione, ma è sempre il male a prendere più spazio nella scena, proprio come nella natura abbonda l'incolto, nella crescita umana il difetto, nella conoscenza l'ignoto. La fiaba ti insegna non ad eliminare il male bensì a guardarlo con bontà e tenerlo a bada persino servendosene qualora ci fosse bisogno, così come ci serviamo di un vaccino pur essendo velenoso per curare una malattia.

L'ANIMA SAGGIA E' CALLOSA 

L'anima si forgia con tantissime prove, spesso nelle fiabe ricorre il fatto di arrivare persino all'assurdo, ma in natura questa è una prassi di sopravvivenza: mamma lupa porta il cucciolo attraverso la neve, arrampicate su sassi, corse fino a tremare le gambe. Il cuore umano deve, come le mani del contadino, farsi tante vesciche da cui usciranno forti e resistenti calli. Ma non si confondono con la durezza d'animo bensì con la resistenza d'anima. Fa parte del cammino iniziatico dell'anima selvaggia, dell'archetipo del Padre maturo e la Madre sapiente psichica.


RITROVARE LA NOSTRA NATURA SELVAGGIA
Il nostro istinto primordiale psichico è selvaggio, cioè connaturale agli aspetti più semplici, più concreti, più remoti della nostra essenza umana. Selvaggio si intende in senso positivo quindi puro, arcaico, originale. Non a caso le antiche dimore lande faune e caverne selvagge oggi sono quasi scomparse come habitat, man mano che svanisce anche la nostra comprensione dell'istinto antico primitivo e naturale in noi, ci allontaniamo sempre di più dai campi e ci rinchiudiamo nelle giungle di cemento (città). Oggi pochi sarebbero capaci di vivere o riadattarsi alle caverne, ai boschi, alle giungle, proprio perchè abbiamo perso il nostro habitat naturale, ma comunque sia rimane in noi come un sogno di reminiscenza antica, persino poetica e romantica, poter viverci come nelle ere antiche almeno in campagna e, ahimè, molti neppure qui ce la fanno a starci, ma chissà perchè il più lo desidera almeno per le ferie e ciò dimostra l'impronta psichica della nostra natura selvaggia.


LA FIABA, ARCHEOLOGIA DEI BAMBINI

La nostra anima ha strati, come la terra, la nostra psiche si forma come le ere storiche, traumi come terremoti, emozioni forti come diluvi, conquiste d'amore come civiltà del cuore... Leggere le fiabe è come scavare nel sottoterra dell'anima, è archeologia dei bambini, sotto i simboli si trovano sempre i reperti e le tracce più antiche dell'essenza umana, il suo significato primordiale e quindi l'orientamento futuro.




IL CICLO DI MATURAZIONE DELLA FIABA

Le fiabe pongono il bambino di fronte ai principali problemi umani (il bisogno di essere amati, la sensazione di essere inadeguati, l’angoscia della separazione, la paura della morte ecc), esemplificando tutte le situazioni e incarnando il bene e il male in determinati personaggi, rendendo distinto e chiaro ciò che nella realtà è confuso. Esse esprimono in modo simbolico un conflitto interiore e poi suggeriscono come può essere risolto.





IL BENE E IL MALE IN NOI

Nelle fiabe troviamo sempre dei personaggi con un carattere ben definito: o buoni o cattivi, ma proprio perchè sono dei simboli della nostra stessa ambiguità interiore. In noi c'è sempre questa lotta tra la nostra educazione morale ed etica (il Super Io) e la nostra tendenza personale (il IO), tra la conoscenza e l'inconscio ( l'Es ); la lotta tra i nostri desideri e i nostri limiti, tra le nostre mancanze delusioni traumi e i nostri sogni. Nelle fiabe questa lotta è quella che porta alla vittoria: la maturazione interiore della persona e quindi la personalità. Le fiabe parlano, oltre che all'io cosciente, al nostro inconscio: l'ambiguità contenuta nelle fiabe si sviluppa nell'inconscio dando significati diversi alla medesima storia.

L'EVOLUZIONE PSICHICA NELLA FIABA

Il processo di sviluppo del bambino inizia con una fase di resistenza ai genitori (ecco l'apparire nelle fiabe della matrigna, la strega, l'assenza dei genitori mancanti) e con la paura di crescere (le difficoltà ad uscire dal castello, i divieti di percorre i territori nemici) e termina quando il giovane ha realmente trovato se stesso (uno scopo, un tesoro da scoprire, una principessa da salvare, un mostro da uccidere), e raggiunge l’indipendenza psicologica e la maturità morale quando infrangendo le regole rimane innocente e persino eroe, non considera più l’altro sesso come minaccioso ed è capace di entrare positivamente in relazione con esso. Le fiabe hanno sempre questo percorso, un itinerario che demarca bene i limiti e confini della psiche sia da rispettare che da valicare al momento opportuno. 



LA FIABATERAPIA 


Narrare o ascoltare storie affascina, diverte, stimola la creatività individuale e collettiva, ma può anche avere una funzione psicoterapeutica. Quest'ultima concezione, per altro, non è un'invenzione del 20° secolo: già nell'antica medicina indù veniva praticata una simile forma di 'cura dell'anima'. Le persone con problemi di ordine psichico si rivolgevano a un guaritore riconosciuto, e questi sceglieva dal proprio repertorio di fiabe (ricco di centinaia di storie imparate a memoria) quella che gli pareva più adatta alle circostanze e ai problemi del richiedente: la meditazione su tale storia avrebbe aiutato il 'paziente' a superare i propri disturbi e conflitti emotivi.



LA FIABA RISPECCHIA PRIMA EMOZIONI E POI CONCETTI MAI IL CONTRARIO.

La fiaba è come uno specchio, silenzioso, riflette subito emozioni e non ragioni idee o concetti come fanno altri racconti filosofici analitici o scolastici. La fiaba trasmette emozioni vive, anche se il piccolo non sa spiegarle, le vive. Mai dire: “Sono tutte stupidaggini!” Se il bambino ci chiede: “Ma è proprio vero?” ricordate che le fiabe sono vere in quanto simboli. Non appartengono al mondo immediato che sperimentiamo con i nostri sensi, eppure descrivono un mondo interiore reale, che è quello che sogni.


LINGUAGGIO UNIVERSALE

C’è una sostanziale convergenza nel riconoscere la fiaba come un genere letterario universale, identico in tutte le latitudini del mondo; infatti, che pur cambiando nomi e dettagli, le fiabe sono tutte uguali; le fiabe sono monotipiche e i personaggi fanno sempre la stessa cosa perché attingono all'inconscio collettivo per questo si assomigliano pur in diverse culture e tempi.








La fiaba è speculare, 
come lo è il mito e le immagini dei sogni, 
bisogna rovesciarla 
per scoprire dietro il senso della realtà che, 
come il divino, vi si nasconde 
sempre sotto strane parvenze.



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